Nathan e Fungus a fine concerto
Sabato 9 aprile dedicato
alla musica prog - e dintorni - in un luogo di incrocio tra i vari generi
musicali, un club genovese dedito alla proposizione della musica di qualità: Il Cancello del
Cinabro.
Di scena un paio di band, i “casalinghi” Fungus e i savonesi Nathan.
Alle 21,30, alla presenza di un pubblico attento, iniziano i Fungus, gruppo che avevo avuto modo di
ascoltare al FIM 2014 e di cui conosco il terzo e, al momento ultimo album, “The Face of Evil”, rilasciato nel 2013.
L’attuale formazione prevede, accanto al fondatore Zerothehero/Carlo Barreca - basso, flauto e tromba - Dorian Deminstrel - vocalist a chitarra acustica -, Cajo - batteria -, Mercante di Sogni - sintetizzatore e tastiere - e Alefuzz Caorsi alla chitarra elettrica.
Largo uso di nickname che accompagna lo spirito della band,
propositrice di un sound non certo usuale.
Sono sette i brani che propongono i Fungus, un set incentrato
principalmente sull’ultimo album, fatta eccezione per “Eternal Mind” - a seguire nel video - e “The Sealed Room” - composta da chi ci ha lasciato con largo
anticipo e a cui è dedicato il brano, e forse molto di più, il cofondatore Alejandro J. Blissett /Alessandro Vernetti.
Per chi fosse interessato al mio pensiero relativo all’album,
e ad un’esaustiva intervista con il gruppo, sarà sufficiente un clic al
seguente link…
… il gioco di domande e risposte inquadra perfettamente ciò
che si palesa sul palco, una musica a cui è possibile dare una definizione, che
si discosta dall’ortodossia prog ma allo stesso tempo ci rientra in pieno,
vista l’assoluta libertà espressiva. E anche l’aspetto scenico contribuisce a
rendere piacevole lo spettacolo, anche se il palco “da club” del Cinabro - con l’aggravante di due ensemble presenti,
con i loro strumenti - non permette grande movimento, e quindi anche il
Theremin in dotazione - strumento certamente affascinante e usato da pochissime
band - non ha trovato spazio.
Ma il cuore viene fuori, un sound che mi riporta sempre verso
una certa “acidità” musicale tipica della costa ovest americana a cavallo tra
gli anni ’60 e ’70, con l’intromissione di certa follia canterburyana, quella
discendente dal signor Allen.
Dorian Deminstrel incarna in modo perfetto il frontman
conseguente, l’unico possibile per rappresentare la filosofia musicale dei
Fungus, vocalist quasi posseduto da quella musica che sul palco si diffonde con
equilibrio, ma che lascia spazio alla fuoriuscita di schegge impazzite, con l’imprevisto
in agguato ad ogni angolo.
I loro concerti? Esperienza quasi mistica…
La set
list:
-Share Your Suicide Part III
-Eternal Mind
-The Face Of Evil
-The Great Deceit
-Rain
-The Sun
-The Sealed Room
Dopo una breve sosta
tecnica è la volta dei Nathan.
E’ un momento
importante per il gruppo savonese, che dopo anni di gavetta fatta soprattutto
di tributi, rigorosamente in ambito prog, propongono il loro primo album di inediti che
ha visto la luce pochi giorni fa, il 1° aprile, ed è il frutto di una
lunghissima elaborazione.
Il risultato è un
concept album - realizzato con AMS - che propone una metafora della vita quanto
mai attuale, drammatica ma permeata di speranza.
Ma la loro esibizione
era una totale incognita: prima proposizione live dell’album, formazione
diversa dal solito e mancanza di un paio di elementi presenti sul disco, gli “ospiti”
Marco Milano al pianoforte e Davide Rivera al flauto.
Lo zoccolo duro è
presente, rinforzato da un giovane chitarrista, Daniele Ferro, già con Il
Cerchio D’oro e impegnato in altro importante progetto parallelo, quello dei Dagma
Sogna.
Accanto al fondatore Bruno Lugaro - solitamente al basso, ma
in questo caso solo vocalist -, autore delle liriche di “Nebulosa”
- è questo il nome del disco -, Piergiorgio
Abba, tastierista e creatore della parte musicale, Fabio Sanfilippo, drummer da sempre nei Nathan, Monica Giovannini alla voce, Mauro Brunzu al basso e il già citato
chitarrista elettrico Daniele Ferro.
Un‘incognita dicevo, ma
l’esibizione fa ben sperare, perché se è chiaro che un lavoro così complesso
non può trovare immediata corrispondenza sul palco, l’impatto è stato a mio
giudizio superiore alle attese. I meccanismi vanno oliati, gli equilibri necessitano
sempre di una messa a punto, e il rodaggio richiede per tutti un certo numero
di live.
“Nebulosa” è andata in scena in toto e ho trovato certi passaggi
emozionanti, trame in cui ho ritrovato i miei amori musicali che ho in comune
con la band che, occorre sottolineare, ha lunga esperienza alle spalle.
Un bel prog sinfonico
che credo abbia divertito il pubblico di appassionati e che verrà riproposto il
24 aprile al Raindogs House di Savona.