Nel dicembre scorso raccontai qualcosa del nuovo corso di Andrea Vercesi,
rappresentato dall’album album “Blue”,
di imminente uscita.
Il mio pensiero, e quello di Andrea, è fruibile al link seguente:
Sono dieci i brani del disco, ma ciò che avevo potuto
ascoltare era solo una parte - sei tracce - mente mancavano all’appello: Why Don’t You Want To Stay With Me, Where Are Those People Going, Light That Shines On Me e One Day You Will Ask To Me (A Song For My Son).
Il mood generale è quello che ho descritto nell’articolo
precedente, e per chi come me segue da sempre l’evoluzione musicale di Vercesi pare
evidente un forte cambiamento personale in atto che, inevitabilmente, si
travasa nella sua musica, nel suo modo di comporre, nel suo diverso approccio
alla composizione.
E questo suo stato di One Man Band, spesso nascosto dalle
tante collaborazioni, ma probabilmente la vera essenza del cantautore pavese, produce
temi musicali di largo respiro che riportano a menestrelli stranieri di un
mondo lontano, e fuori dai nostri confini.
Nei brani che non avevo ancora ascoltato ho ritrovato una
buona vena beatlesiana (Why Don’t You…)
e un modello interpretativo più ricercato, riconducibile all’espressività di
Tom Waits (One Day You Will Ask…), e
il tutto conferma che l’attuale percorso intrapreso da Andrea Vercesi è l’unico
possibile, o meglio, l’unico soddisfacente in questo particolare momento della
sua vita, dove appare chiara la necessità di rendere concreti e marchiati per
sempre i sentimenti del momento vissuto.
E se tutto questo vuol dire realizzare un album acustico
godibile, dal vestito molto british, beh… forse lo si può afferrare senza tanta
razionalità e ragionamento, accogliendo la musica con semplicità e lasciandosi
andare ad un piacevole ascolto.