Carlo Aonzo, mandolinista savonese di spessore
internazionale, ha grandi meriti supplementari rispetto al tradizionale musicista specialista, quello che dedica la vita al proprio strumento e,
spesso, si protegge e si nasconde facendosi scudo del know how specifico,
magari dosando le sue uscite dedicate ad una nicchia.
Non ho mai visto Aonzo tirarsi indietro rispetto ad un genere lontano dalla sua classicità basica, al contrario, è famosa la sua voglia di misurarsi con ambienti musicali meno conosciuti, e devo dire di averlo sempre visto eccellere, col sorriso sulle labbra, senza forzature: anche il divertimento fa parte del contesto.
Esiste poi un Aonzo studioso, che ama gli aspetti didattici conseguenti, non per pontificare ma per fare opera di sharing, in qualsiasi parte del mondo si trovi.
Potrei parlare a lungo della sua figura e delle suo “buone azioni”, avendo anch’io beneficiato dei suoi insegnamenti, ma l’argomento del giorno è l’uscita dell’album “A Mandolin Journey”, realizzato con il Carlo Aonzo Trio, un ensemble di virtuosi che si completa con il bassista - e molto di più - Luciano Puppo e il giovane Lorenzo Piccone, astro nascente del panorama musicale italiano e non, nell’occasione “solo” chitarrista: di loro ci parla Aonzo nell’intervista a seguire.
Non ho mai visto Aonzo tirarsi indietro rispetto ad un genere lontano dalla sua classicità basica, al contrario, è famosa la sua voglia di misurarsi con ambienti musicali meno conosciuti, e devo dire di averlo sempre visto eccellere, col sorriso sulle labbra, senza forzature: anche il divertimento fa parte del contesto.
Esiste poi un Aonzo studioso, che ama gli aspetti didattici conseguenti, non per pontificare ma per fare opera di sharing, in qualsiasi parte del mondo si trovi.
Potrei parlare a lungo della sua figura e delle suo “buone azioni”, avendo anch’io beneficiato dei suoi insegnamenti, ma l’argomento del giorno è l’uscita dell’album “A Mandolin Journey”, realizzato con il Carlo Aonzo Trio, un ensemble di virtuosi che si completa con il bassista - e molto di più - Luciano Puppo e il giovane Lorenzo Piccone, astro nascente del panorama musicale italiano e non, nell’occasione “solo” chitarrista: di loro ci parla Aonzo nell’intervista a seguire.
Il tema è il
viaggio nel senso più ampio del termine: cambiamenti temporali, modifiche
geografiche, modulazione dei generi, proposizione di infinite culture… il tutto
si trasforma nella sinossi musicale di Carlo Aonzo.
Protagonista il mandolino, quello che resta in ombra nelle case del mondo - dal nostro continente all’estremo occidente toccando chissà quali aree -, lo strumento quasi tascabile che, al momento opportuno, esce fuori dall’armadio e diventa elemento aggregativo, capace di creare melodie e accompagnamenti, un mezzo approcciato con differente tecnica a seconda del genere, dal blues al folk, passando per il bluegrass o un’ampollosa orchestra dal rigido protocollo.
Il “Journey” di cui si tratta nell’album non conosce confini musicali, ovviamente.
La rielaborazione di brani tipici della tradizione italiana si miscela al jazz e allo swing, e il mandolino, relegato da luoghi comuni in un contesto sempre uguale, diventa poliedrico attore protagonista, dimostrando una modernità unica, un sentirsi a proprio agio in ogni situazione, polo catalizzatore e mezzo trainante.
La semplicità di ascolto, contrapposta alla difficoltà creativa della proposta, è una garanzia, perché un contenitore perfetto dal punto di vista tecnico e stilistico non è di per sé sinonimo di godibilità, quella dolce fruizione che deve essere ben incisa nella mente di Aonzo, se è vero che l’obiettivo primario è la diffusione del messaggio, la penetrazione nei molteplici tessuti culturali, l’abbattimento delle tante barriere ancor oggi esistenti.
Il lavoro al contrabbasso di Luciano Puppo è fondamentale, per la sua capacità di interpretare con discrezione il ruolo ma fornendo con decisione l’elemento ritmico che permette le variazioni sul tema.
Lorenzo Piccone stupisce per la sua adattabilità e la sua voglia di spaziare, deviando in questo caso dai suoi amori iniziali, ma la sensazione è che le scintille schiocchino per lui ogni volta che appare la parola “MUSICA”.
“A Mandolin Journey” è da premiare, con gli ascolti e la condivisione, avendo bene in testa che è un disco… democratico, su cui tutti, ma proprio tutti, possono trovarsi d’accordo.
E poi, dice Carlo Aonzo: “Quella dello strumento più italiano è una storia ancora tutta da scoprire e valorizzare”.
Protagonista il mandolino, quello che resta in ombra nelle case del mondo - dal nostro continente all’estremo occidente toccando chissà quali aree -, lo strumento quasi tascabile che, al momento opportuno, esce fuori dall’armadio e diventa elemento aggregativo, capace di creare melodie e accompagnamenti, un mezzo approcciato con differente tecnica a seconda del genere, dal blues al folk, passando per il bluegrass o un’ampollosa orchestra dal rigido protocollo.
Il “Journey” di cui si tratta nell’album non conosce confini musicali, ovviamente.
La rielaborazione di brani tipici della tradizione italiana si miscela al jazz e allo swing, e il mandolino, relegato da luoghi comuni in un contesto sempre uguale, diventa poliedrico attore protagonista, dimostrando una modernità unica, un sentirsi a proprio agio in ogni situazione, polo catalizzatore e mezzo trainante.
La semplicità di ascolto, contrapposta alla difficoltà creativa della proposta, è una garanzia, perché un contenitore perfetto dal punto di vista tecnico e stilistico non è di per sé sinonimo di godibilità, quella dolce fruizione che deve essere ben incisa nella mente di Aonzo, se è vero che l’obiettivo primario è la diffusione del messaggio, la penetrazione nei molteplici tessuti culturali, l’abbattimento delle tante barriere ancor oggi esistenti.
Il lavoro al contrabbasso di Luciano Puppo è fondamentale, per la sua capacità di interpretare con discrezione il ruolo ma fornendo con decisione l’elemento ritmico che permette le variazioni sul tema.
Lorenzo Piccone stupisce per la sua adattabilità e la sua voglia di spaziare, deviando in questo caso dai suoi amori iniziali, ma la sensazione è che le scintille schiocchino per lui ogni volta che appare la parola “MUSICA”.
“A Mandolin Journey” è da premiare, con gli ascolti e la condivisione, avendo bene in testa che è un disco… democratico, su cui tutti, ma proprio tutti, possono trovarsi d’accordo.
E poi, dice Carlo Aonzo: “Quella dello strumento più italiano è una storia ancora tutta da scoprire e valorizzare”.
Aonzo ha risposto a qualche mia domanda e il video a fine articolo potrà forse chiudere un cerchio e stimolare la giusta curiosità.
L’INTERVISTA A CARLO AONZO
E’ appena uscito un tuo nuovo album, e unendo il titolo ad altri
tuoi progetti passati -i concerti del “Mandolin
Cocktail” ad esempio - viene facile immaginare un viaggio tra i generi
caratteristici di ogni paese: come nasce “A Mandolin Journey”, e qual è la spinta che ti ha portato
alla sua realizzazione?
“A Mandolin Journey” è
un pò il sunto della mia personale esperienza musicale, iniziata a Savona
grazie all’humus artistico vissuto in casa e alla passione di mio papà Pino per
lo strumento e per la musica nella sua interezza: “Non esiste buona o cattiva musica” diceva, “esiste musica suonata bene o musica suonata male”. Il suo messaggio
è arrivato dritto a me permettendomi di non chiudere mai a nessun genere
musicale, e mi ha stimolato a cercare il meglio in qualsiasi forma di
espressione musicale.
Nell’ora di musica proposta si ha la sensazione di toccare la
storia e la geografia del nostro mondo, colorata da trame musicali senza tempo:
come si inserisce il tuo strumento, il mandolino, in un contesto così ampio?
Il mandolino è un illustre sconosciuto. Rappresenta l’Italia e gli
italiani in tutto il mondo con una connotazione estremamente positiva e
gioviale, e simbolicamente lega e dà voce alla nostra tradizione e cultura.
Dall’Italia lo strumento è partito al seguito dei nostri emigranti e si è
diffuso dappertutto nel mondo integrandosi con le culture locali. E’ per questo
che oggi lo troviamo sorprendentemente protagonista di tantissimi generi
musicali diversi, molti dei quali rappresentati nel nostro CD. Quella dello
strumento più italiano è una storia ancora tutta da scoprire e valorizzare.
Che tipo di aiuto, collaborazione - ed entusiasmo - hai avuto
dall’Accademia Internazionale di Mandolino, che assieme a voi ha prodotto
il disco?
L’Accademia è l’associazione che è naturale espressione degli
appassionati dello strumento. Nasce a Savona come comitato organizzatore del
corso estivo che ormai si tiene da 11 anni, e che essendo itinerante è partito
da Savona e ha viaggiato negli anni alla ricerca dei luoghi storici di
tradizione mandolinistica. E’ la naturale casa dell’Orchestra Internazionale di
Strumenti a Pizzico di cui ha anche curato l’edizione dell’Album di repertorio
contemporaneo e continua a produrre cultura in tal senso. Il nostro progetto si
inserisce in questo programma di divulgazione culturale di quella che noi ormai
chiamiamo affettuosamente ”L’Accademia”.
Mi parli della tua squadra, dei due terzi che completano il trio?
Lorenzo Piccone alla chitarra e Luciano Puppo al contrabbasso.
Quando si ha la fortuna di incontrare musicisti di tale valore musicale e
umano, mossi dalla stessa passione che mio papà mi ha trasmesso, il connubio è
quasi automatico e subito proficuo. Lorenzo è una giovane promessa savonese, di
lui sicuramente sentiremo parlare; oltre a essere un bravissimo chitarrista, si
distingue come cantautore e si sta preparando per eccellere ulteriormente. E’
già molto apprezzato oltreoceano, dove riscuote notevole successo. Luciano è il
nostro veterano, ha un preziosissimo bagaglio d’esperienza che spazia nei
generi. E’ di una generosità quasi proverbiale e ha curato tutto il
coordinamento del progetto, nei minimi dettagli, dalle registrazioni in studio
alla grafica della copertina del CD. Un uomo d’oro! Una particolare menzione va
fatta anche ad Alessandro Mazzitelli che nel suo studio di registrazione ha
dato un notevole contributo per la buona riuscita dell’album.
Polka, Mazurka, Jazz, Swing, Folk, Classica, tradizione italiana…
sembra che tutti i paletti che per comodità si creano per definire delle
categorie crollino improvvisamente davanti ad uno strumento come il mandolino
che pare in grado di far bella figura in ogni situazione… cosa ne pensi?
Effettivamente non finisce mai di sorprendere nemmeno me! Siamo
talmente vittime degli stereotipi che sistematicamente ci vengono trasmessi ed
inculcati che crediamo che questi paletti esistano veramente. Il bello èche… ne
sentiremo ancora delle belle!
Che cosa significa per te, con una formazione classica e legata a
canoni ben precisi, trovarsi a spaziare senza limiti nel mare magnum della
musica?
E’ un’opportunità immensa in termini di possibilità espressive.
Ogni genere musicale è un linguaggio a sé. Immagina di poter parlare decine di
lingue differenti, ognuna dà la possibilità di affrontare gli argomenti da
prospettive completamente diverse. Mi sento molto fortunato ad avere questa
capacità poliedrica, e di poterlo fare su uno strumento considerato ancora
inconsueto in tanti ambiti. Forse la fortuna dei musicisti con formazione
classica è che la musica classica, di per sé, dà infinite possibilità di
approccio al materiale musicale e apre la strada a chi vuole esprimersi
attraverso altri stilemi; tutto questo ovviamente se si ha la sensibilità per
farlo.
Come proporrete dal vivo il
vostro lavoro? Son previsti tour o presentazioni promozionali?
Sì, stiamo
organizzando tutte le nostre date di presentazione e lancio del CD. Iniziamo il
18 marzo a Torino (Folk Club), poi saremo a Loano (7 maggio, biblioteca
Comunale), a Genova (26 maggio, Castello d’Albertis), a Varazze (2 giugno,
Teatro Salesiano), altre date si stanno aggiungendo al calendario per cui stay
tuned!
INFO
Immagini di repertorio, Carlo
Aonzo Trio live…