Abeat Records/ distribuzione
IRD
10 brani - 49.11 min.
Affrontare il commento
di “DUNE”, utilizzando una descrizione
tradizionale, reca in sé il rischio di fornire poche indicazioni al curioso di
turno. Che fare allora per disegnare un’immagine che abbia parvenza di
rappresentatività? Forse lasciarsi andare in totale libertà può essere l’ideale
prosecuzione degli intenti di Ermanno
Librasi, Max De Aloe, Elias Nardi e Francesco D'Auria, quattro artisti virtuosi, ricercatori,
innovatori e… cittadini del mondo: l’ensemble si chiama SHARG ULDUSU’ 4Tet.
La lettura della
strumentazione utilizzata (metal & bass clarinet, balaban, furulya chromatic
& bass harmonica, oud, drums, percussion, hang) regala una prima
indicazione sull’affascinante viaggio che ci accingiamo ad intraprendere dando
lo start alla prima traccia.
I brani d’autore si
mischiano a quelli tradizionali, ma il sapore non cambia, e il comune
denominatore è la volontà di proporre culture alternative, lasciando largo
spazio all’improvvisazione inserita all’interno di schemi precostituiti.
Il jazz penetra nella
musica mediterranea, folk ed etnica e gli spazi reali - ed ideologici - si
accorciano, sino a scomparire nel corso di un ascolto rilassato.
E’ uno “… sguardo rigorosamente laico, perché quando
c’è di mezzo la religione la gente non ragiona più…”, chiosa Ermanno
Librasi, e così, traccia dopo traccia, emerge un perfetto dialogo che appare
sempre più difficile in questi giorni carichi di dolore, dove si arriva a
negare la funzione della musica, accostandola spesso ad elemento da osteggiare.
Le dieci tracce di
DUNE sono al contrario un possibile antidoto all’irragionevolezza dell’uomo -
spesso cieco e insensibile - perché l’incontro musicale di mondi differenti, di
culture spesso agli antipodi, di tradizioni radicate - e che nessuna persona
ragionevole vorrebbe stravolgere - dovrebbe condurre a momenti di pura felicità
e sintonia totale all’interno di questo universo.
Ma la musica di SHARG ULDUSU’ 4Tet può anche essere
afferrata in modo meno razionale - e forse utopistico -, traendo beneficio
dalla mera fruizione dei suoni.
Ascoltare l’hang, che
prendo come esempio di novità, ha a che fare con il pieno trasporto verso
luoghi da sogno, dove la meditazione nasce spontanea e le atmosfere orientali
si ergono, e poco importa se lo strumento sia nato nella pragmatica Svizzera.
Ma anche l’aspetto
visual legato alla percussione dell’hang ha qualcosa di magico, un’esperienza
dentro all’esperienza, e ciò mi spinge a
pensare che le performance live di SHARG ULDUSU’ 4Tet siano momenti in cui si
compiano alcune importanti alchimie, quegli attimi in cui le ferite comuni possono
trovare momentanea fermatura, in un rapporto osmotico che lega musicisti ad audience.
Il video che propongo
a seguire chiarirà i miei concetti.
Grande album, grande
musica che lascia uno stato prolungato di serenità, e di questi tempi non si
può proprio chiedere di più!
Formazione:
Ermanno Librasi: metal & bass clarinet, balaban,
furulya
Max De Aloe: chromatic & bass harmonica,
percussion
Elias Nardi:
oud
Francesco
D'Auria: drums, percussion, hang