Scrivere di musica in questo nuovo mondo, dove non esistono filtri e censure,
dove chiunque può andare alla ricerca della visibilità, con l’alibi di darne ad
altri, pone qualche problema di coscienza. Proprio un paio di giorni fa ho
captato in rete un commento che riassumo: “Gli
scrittori, oggi, non sono più quelli di un tempo, artefici o maestri di
cultura, gli scrittori di oggi sono comunicatori di sé stessi, aggrappati al
proprio inconscio, alla propria esperienza di vita”.
Perché parto da qui per commentare “From a Distance”,
il secondo album di Not a Good Sign, band milanese nata nel 2011?
Sono molto lontano dal pensiero appena descritto, tanto che ho atteso qualche mese prima di affrontare l’argomento -fatto inusuale per me-, e pur
avendo il CD vicino al computer, in bella evidenza, ho aspettato il momento
giusto per ascoltarlo, e il tanto lavoro arretrato è diventato una perfetta
giustificazione all’accantonamento momentaneo.
Nondimeno non riesco a trovare assoluta obiettività, lasciandomi spesso coinvolgere
con aneddoti personali, che mi aiutano a marcare il pensiero, e in questo caso
trovo conforto parziale nelle parole del tastierista e fondatore Paolo «Ske» Botta, che racconta: “Quando si parla di musica di commistione
troviamo sia molto limitante ancorarci ad un genere, preferiamo lasciare una
libera interpretazione a chi ci ascolta. Se creiamo magia, se generiamo
emozioni, l’obiettivo è raggiunto, l’etichetta è meno importante”.
Quindi l’interazione è uno dei punti focali della proposta musicale, e il
raccontare ciò che un album del genere può provocare, dal mero punto di vista
emozionale, magari sorpassando l’aspetto tecnicistico -che col passare del
tempo mi interessa sempre di meno- è forse quello che può essere più utile a
chi si avvicina ad una musica nuova… il curioso di turno.
Quando i NAGS debuttarono dal
vivo, un amico musicista, molto competente e solitamente equilibrato, presente
appositamente in quell’occasione, mi riportò le sue idee, basate su una
straordinaria perizia tecnica e su un amalgama sorprendente in rapporto alla
poca vita di gruppo, ma mi parlò anche di una sua difficoltà nell’entrare in
sintonia con qualcosa di… estremamente complesso.
Questo giudizio mi ha un po’ condizionato, e non sono poi riuscito a sfruttare
la loro performance al FIM 2014, per il mio “lavoro” in qualità di conduttore
da palco, impegno che mi ha precluso un
ascolto attento.
Tutto da cancellare. I Not a Good
Sign sono tutt’altro, almeno a giudicare da questo fantastico “From a Distance”, oltre cinquanta minuti
di musica suddivisi su dieci tracce, di cui una strumentale.
E parto proprio da questo, dalla centralità della voce di Alessio Calandriello, che ho più volte visto impegnato con l’altro nucleo di cui fa parte, La Coscienza di Zeno, ma la cui vocalità mi pare modellata sul
progetto, che nel caso dei NAGS richiede un bilanciamento tra atmosfere soffuse
e tinte dark, con testi che contrappongono “la narrazione a una visione distopica del mondo, presentando una
certa dinamicità di situazioni”.
L’abilità e le idee “progressive” della band producono un sound in cui ci
si possono ritrovare le tinte dell’originalità dei seventies, e trovo che in “From a Distance” ci sia una buona cura
dell’aspetto melodico, forse non sempre richiesta da chi tende a radicalizzare
il genere, ma ritengo che una delle caratteristiche più importanti del
movimento prog sia proprio quella di fuggire da regole e codificazioni.
Sintetizzo: non so se possa far piacere o meno ai NAGS, ma l’album è a mio
giudizio … semplice, facile nell’ascolto intendo, mentre dal punto di vista
costruttivo è un grattacielo, e stupisce la rapidità realizzativa e il poco
spazio intercorso tra i due dischi rilasciati; credo anche che questa
convivenza tra situazioni oggettivamente
contrastanti -o apparentemente distanti- sia uno dei segreti della musica di
qualità.
Leggendo le note biografiche dei NAGS appare chiaro l’obiettivo di
fotografare la realtà, traducendo in musica la crisi globale, ma utilizzando l’energia
che li contraddistingue per superare il negativismo e guardare oltre in modo
propositivo.
Vitalità estrema? Spinta propulsiva?
Sto facendo jogging e nelle cuffie ho messo tutto l’album dei NAGS: ho un’ora
per me, per sentirlo in solitudine. La musica gira, partendo da un punto
casuale. Mancano cinquecento metri alla fine della meta, ma … non ho più benzina
in corpo e sto pensando di rallentare. Sul lettore arriva al momento giusto “Pleasure of Drowning” e io… trovo la
forza per accelerare! Disegno metaforico e di effetto? Quando la musica ti da di più di quello che ti aspetti ogni possibile descrizione va nel senso giusto.
Tra i migliori album ascoltati in questo 2015!
Not a Good Sign- From a Distance
Not a Good Sign
From a Distance
(51.33 - 10 brani)
Fading Records/AltrOck
Distribuzione Marquee, BTF,
Just For Kicks, Pick Up
Line up
Paolo «Ske» Botta, keyboards
Alessio Calandriello, vocals
Alessandro Cassani, bass
Martino Malacrida, drums
Francesco Zago, guitars
Guests:
Maurizio Fasoli (Yugen), grandpiano
Eleonora Grampa, corno inglese/oboe
Jacopo Costa, vibrafono/glockenspiel
Live 2015 line-up:
Paolo «Ske» Botta, keyboards
Alessio Calandriello, vocals
Alessandro Cassani, bass
Martino Malacrida, drums
Gian Marco Trevisan, guitars
Info:
Not a Good Sign:
Fading Records/AltrOck:
Ufficio Stampa Synpress44: