mercoledì 8 aprile 2015

Qualche domanda a Mauro Rattaggi degli ANALOGY



ANALOGY

Una leggenda del rock psichedelico, un primo album che oggi vale in media 4.000 euro (alla fiera di Utrech in questi giorni è esposto a 6000 euro) sul mercato dei collezionisti, ecco gli ANALOGY. Rock italiano? Si tratta di un gruppo veramente europeo con musicisti tedeschi, italiani ed inglesi. Il gruppo nacque nel 1970 in Lombardia, quando tre studenti tedeschi della Scuola Europea di Varese e un italiano, formarono un complesso che velocemente acquistò fama in Svizzera ed in Italia, partecipando ai grandi festival della musica rock come Villa Pamphili a Roma, Be-In di Napoli ed il festival di Re Nudo a Zerbo (PV) oltre al Cantagiro del 1972.
Il loro primo LP del 1972, con una cover ed una foto con i componenti completamente nudi, fece scandalo a suo tempo, ma concorreva ad indirizzare i giovani alla musica psichedelica di ispirazione inglese/americana. Questo album ha avuto innumerevoli ristampe in Germania, Italia e Giappone, l'ultima in ordine di tempo uscirà fra 2 mesi in Italia con l'etichetta AMS/BTF.
Due anni fa (2012) gli Analogy si riunirono dopo quasi 40 anni. I tre membri originali: Jutta Nienhaus(voce), Martin Thurn (chitarra) e Mauro Rattaggi (basso) e i due musicisti del gruppo inglese EARTHBOUND, fondato da Jutta e Martin nel 1977 a Londra: Scott Hunter (batteria) e Richard Brett (chitarra/basso), andarono alla ricerca di un tastierista di genio e riuscirono a convincere un grande della scena italiana, Roberto Carlotto conosciuto come Hunka Munka ed ex componente dei Dik Dik, a far parte di questo progetto. Il risultato: un tour nel 2012 con il concerto d'apertura a Lamezia Terme che venne registrato ed uscì come live album con il titolo "Konzert" nel maggio del 2013, presentato a Roma Saxa Rubra UNO Mattina.
Un ritorno di successo! Seguirono concerti a Pavia (Festival di Zerbo), a Milano (Bloom di Mezzago) ed infine l'applaudita partecipazione al Festival Radici del Rock a Viterbo, al quale i grandi del Progrock italiano furono invitati (Banco del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi, Osanna, New Trolls, Trip, R.R.R. ed altri). Recentemente reduci da Sanremo dove nell'ambito della manifestazione culturale SanremoOn hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti per la loro musica. Musica che non ha perso freschezza e sound durante gli ultimi quattro decenni.


L’intervista a Mauro Rattaggi

Gli Analogy fanno parte dell’origine del prog italico, essendo nati a Varese, ma la line up era, ed è, molto “tedesca”: mi racconti come si costituì la band nel 1970?

In origine, nel 1970, eravamo in quattro: “Mopsy” H.J. Nienhaus alla batteria, sua sorella Jutta voce della band, Martin Thurn alla chitarra ed io Mauro Rattaggi al basso, tre tedeschi ed un italiano, il mome era “Joice”. Nel ‘71 registrammo il primo disco con canzoni nostre e per un errore di stampa, nostro malgrado,  il nome divenne “Yoice”. In quell’anno, si erano intanto aggiunti alla formazione, prima Wolfgang Schoene chitarra ritmica, poi Nicola Pankoff alle tastiere e in una casetta di famiglia, in una valle alpina, dove ci radunammo per una settimana a sperimentare musica, nacque il brano “Analogy”. Il suono della band a questo punto era veramente completo. Stavamo provando il nuovo repertorio con l’idea fissa di farne un Lp, ma si avvicinava il ‘72  e per me era un anno  critico: le mie alternative erano o la partenza per il servizio di leva o, per evitarlo, lasciare l’italia, in ogni caso lasciare la band e tutto il mondo musicale italiano. Optai per la prima soluzione che mi avrebbe permesso di partecipare se non a tutti almeno a molti concerti. In conseguenza di ciò Wolfgang (chitarra ritmica) mi sostituì al basso e con la pubblicazione del primo Lp la band prese il definitivo nome di “Analogy”.

Osservando la vostra discografia si notano lunghi periodi tra le varie registrazioni, legate probabilmente al difficile mantenimento di stabilità di percorso della band: è questo il motivo per cui nei seventies è uscito un solo vostro album?

Infatti! Nonostante si facessero molti concerti, nel ‘72 e nel ‘73 alcuni attriti sui nuovi indirizzi musicali da prendere portarono Nicola ad abbandonarci. Io finivo il servizio militare, le tastiere di Nic furono sostituite con il flauto di Rocco Abate e nel frattempo era pronto il nuovo repertorio “The suite”. Orbassano, Moog Club ad Aosta, Castiglione delle Stiviere, sono solo alcuni dei concerti dove, insieme alla compagine delle band (“Trip”, Battiato, “Alphataurus”, Claudio Rocchi, “Jumbo”, “Garybaldi”“Osanna” ecc. ecc.) dell’agenzia “Trident” di Maurizio Salvadori, presentammo “The Suite”. Il nuovo materiale venne considerato troppo avveniristico dagli allora nostri produttori e, ad un passo dal nuovo contratto discografico, la cosa sfumò. Nel frattempo, con l’autoriduzionismo che incalzava, era diventato sempre più difficile suonare, erano troppi i concerti che, con noi già presenti sul retro del palco, a pochi minuti dall’inizio con sfondamenti e cariche della polizia, saltavano. La conseguenza fu da lì a poco lo scioglimento della band. L’anno successivo a Soriasco, un frazione di Santa Maria della Versa, nell’oltrepò Pavese in cima ad un colle, in un vecchio castello con altri musicisti (un nome fra tutti Sergio Conte, tastierista degli amici “Jumbo”) ci trovammo io, Jutta, Mopsy e Martin (i quattro dell’inizio) per circa 40 giorni a comporre musica. L’idea per un nuovo spettacolo da proporre sotto forma di opera rock, con la partecipazione di attori e mimi ci intrigò notevolmente. I testi erano del regista Gianni Damiani e la storia era quella mitologica di “Arianna e Teseo” traslata ai nostri giorni: il Minotauro era il capo del sistema (il labirinto) che macinava cose e persone dove il povero Teseo (giovane ragazzo venuto dalla campagna) se non fosse stato per merito della “buona” Arianna sarebbe stato fagocitato e si sarebbe perso, ecc. ecc. Incidemmo parte di questo materiale insieme a nuovi arrangiamenti e nuovi brani nel 1995 nel mio studio di registrazione a Laveno, in ricordo del nostro compianto batterista e soprattutto mio grande amico Mopsy,  e fu pubblicato un Cd nel 1996 dalla casa editrice tedesca “Ohrwaschl Record” con il titolo “25 Years Later”. Dopo alcune esperienze, da parte mia in alcuni concerti e di Jutta e Martin in altri, con il “Collettivo Teatrale La Comune” di Paolo Ciarchi e Dario Fo, dopo la collaborazione con Franco Battiato, per la poesia in tedesco antico e l’interpretazione vocale sull’Lp “Sulle Corde di Aries” di Jutta,  lei e Martin partirono per Londra dove fondarono la band “Earthbound”. Fecero due tour in Italia nel 78 e nel 79, poi anche quella formazione si sciolse. Per questo periodo ovviamente sarebbe opportuno che a raccontare fossero Jutta e Martin. Comunque, per quel che ricordo, anche dopo lo scioglimento del gruppo si riunirono in uno studio e registrarono “The Suite” dal repertorio “Analogy” del 74. Se non sbaglio è nel ‘93 che anche questo materiale fu pubblicato in Germania, poi in seguito ripreso e ristampato dalla “Akarma” di La Spezia.

Come definiresti la musica che gli Analogy erano in grado di proporre in quegli anni gloriosi?

Beh, a sconfessare la casa produttrice di allora, la “Produzioni 28”  che dopo il primo 45 giri e l’Lp del 72, non se la sentì di farci registrare e pubblicare “The Suite”  troppo avanti per il periodo storico (oggi si morderebbero le dita), ci pensò l’elevatissimo valore oggi raggiunto da quel primo Lp. Dunque la nostra musica era perfettamente in sintonia con i tempi. Certo non erano più la canzoncine, ormai erano brani strutturati che pescavano nell’esperienza maturata e “dall’analogia” che c’era fra di noi, sul come intendere il mondo e la vita ma… soprattutto la Musica.

Quale è stata la molla che ha portato alla reunion, nel 2012?

Eh eh, questa è una bella storia. Con l’amico cantautore ed editore Claudio Fucci ed alla ricerca di nostro materiale inedito, vecchi nastri, cassette audio ecc. ecc., per proporre un’edizione straordinaria dei nostri lavori, in mancanza di brani audioqualitativamente accettabili nei quali avesse suonato anche Rocco Abate (nostro flautista nel 73/74 che sostitui Nikola), ci ritrovammo in studio di registrazione per incidere “Intermission” uno dei brani di “The Suite”, che faceva parte del programma che presentavamo in quel tempo. Riunito tutto il materiale ripescato dai cassetti, unito al repertorio “Earthbound” ed alla nuova incisione, ce n’era abbastanza per riempire addirittura 3 cd. Pubblicato e prodotto da “VOLOlibero” e “AMS RECORDS” (Claudio Fucci e Matthias Scheller) “The complete works” vide la luce nel 2010, in un elegante cofanetto, rappresentava praticamente tutti i lavori della band. La loro preveggente insistenza nel chiederci di presentare questo nostro prodotto con un, anche se piccolo, concerto è stata la scintilla. Ritrovarsi sul palco del “Bloom” di Mezzago tutti assieme, a così tanti anni di distanza è stata una cosa bellissima, incredibili ed entusiasmanti emozioni che come per magia fecero sparire gli anni trascorsi dagli ultimi concerti. Presentammo alcuni brani dei reciproci repertori nelle due formazioni, “Analogy” ed “Earthbound”. L’idea della reunion a quel punto era partita, c’erano però un paio di problemi da risolvere, fondere le due formazioni e, dal momento che interpellato Nicola non se la sentiva di aderire, bisognava trovare chi lo sostituisse alla tastiere, stumento indispensabile nel nostro sound. Venne a trovarmi in quei giorni un amico che non vedevo da tempo, aveva bisogno di informazioni inerenti al mixer del mio studio (mixer che era nel frattempo diventato suo), quell’amico era Roberto Carlotto alias “Hunka Munka”. Non abitava più qui ma a Lamezia Terme, così, mangiando una pizza e bevendoci una birra, parlammo delle varie esperienze e di cosa bollisse in pentola in quei tempi. Lo misi al corrente della nostra idea di rifondare la band e gli chiesi: “Roby, te la senti di provarci e di partecipare anche tu a questa nuova avventura?” - “mi sembra una bella idea, possiamo provarci” rispose lui e allora, messi al corrente i miei compagni, combinammo di fare una serie di prove per vedere se la cosa potesse musicalmente funzionare. Gli stili differenti si integravano alla perfezione, quello che scaturiva era una musica che, anche se pescava nei vecchi  repertori, aveva una nuova energia, il suono era diventato più corposo ed era bellissimo suonare assieme. Dal momento che le distanze che ci separano però sono grandi, Scott Hunter-batteria, vive nei dintorni di Londra, Martin ad Amburgo, Jutta nell’interland di Saarbruken, Roberto a Lamezia, Richard Brett, bassista negli Earthbound, in Belgio ed io sul Lago Maggiore a Laveno, i tempi per trovarci  sono stati scarsini, e solo nella immediata vicinanza della preparazione di concerti. Pensa che Lp “Konzert” registrato a Lamezia, nel 2012, l’ultimo nostro prodotto e primo live della band è la registrazione del primo concerto dopo 40 anni e con soli tre giorni di prove.

Che cosa c’è alla base del ritrovarsi dopo molti anni: possiamo dire che nella piena maturità la mera voglia di suonare supera qualsiasi altra motivazione?

Infatti, la voglia di suonare, di essere di nuovo assieme a fare musica in questo bel mix di musicisti veramente europeo, è la cosa trainante. Purtroppo ci scontriamo con il problema dei costi legati alla logistica e stiamo inventandocele tutte per poterci riunire. Per esempio l’occasione di una sessione di prove, qui nel varesotto (evento che spero di poter riorganizzare, magari anche altrove) ci ha dato la possibilità di realizzare una festa/concerto (fra l’altro andata benissimo) per i nostri amici, alla quale abbiamo avuto l’onore di avere ospiti con noi  amici musicisti di vecchia data: Silvana Aliotta dei “Circus 2000”, Marcello Capra dei “Procession”, Pino Sinnone batterista dei “Trip”, Marco Croci dei “Maxophone” e tanti altri e anche amici musicisti più recenti: il pianista Franco Barbera, Ivan Carletta e il chitarrista Davide Tornambè che ha partecipato con noi nell’esecuzione di alcuni brani. I problemi legati alla distanza sono anche la causa per la quale Richard Brett ha dovuto rinunciare per almeno un paio di anni a questa nostra nuova esperienza, io l’ho sostituito nei brani del repertorio “Earthbound”, in attesa di un suo rientro appena potrà, e forse sì allora (speriamo) avremo l’occasione di integrare i due bassi nell’intero repertorio.

Che differenza trovi tra lo stare sul palco oggi rispetto ai tuoi inizi? Quanto è cambiato il rapporto con l’audience e la modalità di fruizione di un evento live da parte del pubblico?

Risalire con i miei amici e compagni di avventura sul palco è davvero molto bello e, a differenza di allora, l’esperienza e la maturazione musicale giocano un ruolo fondamentale. Purtroppo soprattutto nel Prog non ci sono moltissimi eventi qui in Italia, anzi, di una discreta levatura, sembrano proprio pochini. In compenso ce n’è una miriade di piccole se non microscopiche dimensioni, spesso in concomitanza e in concorrenza fra loro e che al massimo riescono a raggiungere ma difficilmente a superare il centinaio di partecipanti. Va da se che diventa difficile, se non impossibile, soprattutto per un gruppo come il nostro partecipare a queste manifestazioni. La scarsa presenza di pubblico, o la dimensione ridotta dell’evento non produce nemmeno i denari per coprire i costi dei viaggi, figurarsi se poi consideri che arrivando da lontano, servirebbero poi un minimo di coperture per il vitto e l’alloggio. Una carta che gioca a sfavore di queste piccole organizzazioni è che spesso la pubblicità dell’evento è lasciata a Fb o a qualche altro socialnetwork che stranamente, nonostante la cassa di risonanza che dovrebbe avere, non riesce ad arrivare al passaparola di un tempo, vedi il pop festival di Zerbo, quel tam-tam, nel 72 radunò oltre 20.000 persone. E poi basta con queste tributeband e coverband, lasciamo spazio a chi ha qualcosa di originale da dire musicalmente. Vedo che queste situazioni ormai girano anche nel Prog e sinceramente non mi sembra costruttivo.

La formazione attuale presenta una particolarità, una doppia presenza bassistica: mi racconti le motivazioni?

Come ti dicevo prima, la fusione delle due band ha portato ad impostare i concerti con i rispettivi repertori. Non abbiamo mai avuto l’occasione di suonare simultaneamente il basso io e Dick, ma è un cosa che ci riproponiamo di fare al suo rientro fra qualche anno. In aprile sono andato in Belgio dove vive a trovarlo e insieme provare le parti nelle quali lo devo sostituire, abbiamo così avuto la possibilità di provare l’esecuzione con i due bassi di alcuni brani e constatare che l’unione dei due stili, può portare ad un particolare arricchimento del sound.

Che rapporto hanno gli Analogy con la tecnologia applicata alla musica?

Noi nelle esecuzioni non adoperiamo particolari effetti (ad eccezione per la chitarra un distorsore, corus e flanger rigorosamente analogici) e preferiamo lasciare alla abilità delle nostre mani la qualità del suono, certo le amplificazioni odierne danno un grossa mano per ottenere quel nostro particolare sound. La potenza, la dinamica degli impianti ed amplificazioni oggi non è paragonabile  a quella degli anni 70. Noi cerchiamo di riproporre il più fedelmente possibile la nostra musica rispettando l’atmosfera che si creava quando suonavamo allora gli stessi brani, non amiamo filtrare, processare e alterare il suono che singolarmente ognuno di noi riesce a produrre. In questo modo oggi i nostri concerti  portano il pubblico a rivivere ed apprezzare quelle dimensioni di un tempo.

Qual è l’artista che più ti ha influenzato nel corso della tua carriera?

Sono parecchi i bassisti che mi piacciono: dal mitico Jaco Pastorius a John Baldwin, alias “John Paul Jones”, mitico basso dei “Led Zeppelin”, al grande John Entwistle degli “Who”, a Roger Waters, basso e mente dei “Pink Floyd”, per non parlare del grande e appena scomparso Jack Bruce ecc. ecc., ma non so se si può parlare di influenze,  ho sempre cercato di non lasciarmi troppo orientare dalle varie interpretazioni stilistiche e mantenere un mio particolare approccio allo strumento. Diverso ovviamente è il discorso per quanto riguarda l’ascolto della musica, mi è davvero difficile quantificare dato che sono troppi i generi e gli interpreti che mi piacciono, dal jazz, al rock, al bues al folk di stile inglese o americano per finire al classico.

E il tuo album “perfetto”?

Per me uno dei migliori album nell’ambito della musica progrock resta “The dark side of the moon” dei Pink ed un altro che per me resta una pietra miliare del genere è “666”  degli “Aphrodite's Child”. Stranamente anche quest’ultimo disco messo a suo tempo dai produttori in un cassetto e ripreso e pubblicato alcuni anni dopo.

Che cosa accadrà nel futuro prossimo degli Analogy?

Come ti spiegavo prima, la nostra voglia di suonare e portare fra il pubblico la nostra musica è tantissima, l’energia che c’è dentro anche. Purtroppo però ci scontriamo con un mondo dove è sempre più richiesta la musica gratuita, ma non possiamo permetterci di suonare senza almeno coprire le spese che come dicevo, date le distanze che ci separano, sono inevitabili. Stiamo provando di tutto per riuscirci comunque, dal crowdfunding a cercare di mettere assieme una serie di 5/6 date consecutive per ridurre, o quantomeno spalmare i costi su più concerti. Stiamo anche preparando molto e nuovo  materiale inedito nell’attesa di riuscire a programmare un tour. Certo la nostra buona volontà c’è tutta, ma avremmo bisogno di un’agenzia o di un manager che si prenda cura dell’organizzazione e della logistica dei vari eventi. Spesso arrivano richieste per una data, ma così singolarmente e senza un coordinamento generale diventa difficile esaudirle.  Ci sono anche agenzie che spesso mi contattano, ma non credo che siano quelle adatte ad una band come la nostra, vorrebbero dei compensi in cambio di ipotetiche promozioni, che non si sa bene poi a cosa portino, oggi noi più che di promozioni abbiamo bisogno di suonare e certo non troviamo giusto dover sborsare denari per poterlo fare.

Grazie a tutti gli amici che leggeranno queste mie righe e soprattutto a te Athos che mi dai la possibilità di invitare gli organizzatori legati a questo genere musicale a contattarmi/ci per riuscire a coordinare un po’ di date.

Un saluto a tutti e a risentirci sulle nostre pagine  di Fb:

www.analogy.it


                  Articolo già pubblicato sul sito Unprogged