“Generazione
Liga” è il libro pubblicato da Emanuela Papini, nell’occasione in
veste di scrittrice/ fan e promulgatrice del verbo di Luciano
Ligabue.
Ho avuto l’opportunità
di introdurre una sua presentazione alla Libreria
Ubik di Savona, il 13 Dicembre, e ne approfitto per fornire un mio pensiero, rafforzato
dalle immagini di fine post, ovvero uno stralcio di incontro, con la presenza
di Luca Lanfranco come testimonial
musicale.
Le mie passioni sono
varie e conservo una buona curiosità che mi porta alla ricerca continua di
dettagli relativi a mondi che non mi appartengono in toto, anche se rimango
ancorato alla musica che ha rappresentato la colonna sonora della mia vita, e che
ho bazzicato in tempi in cui Luciano Ligabue era probabilmente un bambino. E da qui si desume che non sono più giovanissimo!
Ma sono fermamente
convito che l’occhio esterno possa essere utile, così come spesso accade nel
quotidiano, in ambito lavorativo.
Cosa c’è da chiedersi?
Beh, come è possibile
che esistano persone, pochissime, che riescono a suscitare un enorme spirito
aggregativo?
Perché un uomo può
essere seguito quasi come atto di fede?
Perché un artista di
statura internazionale riesce a mantenere l’umiltà delle origini?
Perché una canzone del
Liga può diventare testo scolastico o brano che allieta le enormi sofferenza
che la vita ci “regala” ad ogni angolo?
E come è possibile
portare ad un concerto 180000 persone, quando gente che ha fatto la storia
della musica mondiale è felice nel trovarne 500?
Non ho avuto tutte le
risposte, ovviamente, ma l’entusiasmo dei presenti, e quello di Emanuela, è
contagioso e fa trasparire un universo che mi piacerebbe conoscere in modo più
approfondito.
L’dea di Emanuela è
frutto della passione per un uomo, un’icona vivente che riceve dai fans, come spesso accade
in questi casi, e contraccambia, fatto non così scontato.
Tutto nasce tutto per
caso, dopo un concerto al Teatro Regio di Torino… una scintilla che scocca, un’idea
coraggiosa ed ecco nascere un progetto che Ligabue abbraccia, favorendo la
creazione di un contenitore fatto di testimonianze reali, disegnato poi nelle
linee guida dalla casa editrice, la Einaudi.
Era il 2011, e a
seguito di un bando posto sui canali specifici, 3000 persone decidono di rispondere
e di caricare involontariamente Emanuela di una bella responsabilità, quella
della scelta dei racconti significativi, con la necessità di bilanciamento, di
azzeramento anagrafico e chissà di quale altra cura del dettaglio.
Ne escono fuori 16
episodi che sottolineano tragicità e normalità, trattati attraverso l’ironia e la
trasparenza, con giovani anime che si raccontano, liberandosi forse da un peso,
e trovando la corretta soddisfazione nell’appagamento che una musica, solo
quella musica, riesce a dare.
Il collante, il comune
denominatore è il Liga, e quando un uomo raggiunge questo elevato grado di autorevolezza e seguito, fatalmente aumenta la sua responsabilità, situazione
che, credo, sia ben chiara a Luciano.
Mi sono chiesto, alla
fine della lettura, se esistessero anche storie molto più banali, quelle che
raccontano di una fruizione semplice, legata al mero piacere da ascolto, ma al
tirar delle somme ho constatato che molte delle cose scritte da altri mi avevano
toccato, nel mio percorso di vita, e anche per me esisteva una canzone
per ogni momento significativo del mio viaggio.
Il tourbillon di
contatti, tra Emanuela e il resto dei fans, ha provocato un "terremoto positivo",
una catene di amicizie che hanno trovato conferma e consolidamento. Si ha
spesso paura ad utilizzare il termine “amicizia”, “… tacito accordo tra persone sensibili e virtuose…”: Amicizia?
Trovata in rete? Basata su che cosa?
Emanuela conferma
nella sua esposizione che l’esperienza, nata dall’idea del book, ha dato frutti
che hanno oltrepassato lo spunto iniziale, e la fitta rete di “amici” è
diventata realmente un filo d’acciaio a cui non si può più rinunciare: e cosa
c’è di meglio, soprattutto di questi tempi, che vivere il consolidamento di
importanti relazioni interpersonali? Non sono questi i veri valori a cui sempre
ci aggrappiamo nei momenti di crisi?
E intanto Emanuela
vola Oltreoceano e porta il suo verbo alla comunità italiana di San Francisco,
luogo in cui Ligabue si esibisce in un contesto che sa di antico, con spazi che
favoriscono il contatto con l’artista, spesso irraggiungibile se si è immersi
nella folla.
Tutto questo mentre
stanno per avviarsi tour mondiali e locali, senza sosta, perché la gente
chiama, ama, scambia (affetti), e ha bisogno della sua dose di ossigeno, di un
uomo semplice che… semplicemente ha il dono di far stare bene.
Ho provato a pensare
se il libro realizzato da Emanuela Papini sia buono solo per la nicchia che ha contribuito
alla realizzazione ma, ritornando al mio “entrare” nella lettura, credo proprio
che chiunque si avvicinasse per caso a “Generazione Liga”, a patto di lasciare
fuori dalla porta ogni tipo di preconcetto, troverebbe giovamento nel vedere un
film fatto di storie comuni e reali che,
se non tutte a lieto fine, propongono almeno una possibile via di fuga verso la
limatura degli spigoli della nostra vita.
Nel corso della
presentazione ho chiesto ad Emanuela quale fosse per lei il ruolo della Musica
(con la M maiuscola!), e ci siamo trovati in pieno accordo nell’affermare che,
se attraverso di essa non si può forse cambiare il mondo, è altrettanto certo
che lo può migliorare, e se non c’è felicità che ci sia almeno serenità!
Una bella giornata,
dove ho avuto modo di apprendere, osservando, ascoltando e captando nell’aria
segnali che mi sono piaciuti, e se questi insegnamenti arrivano dai giovani,
beh, ben vengano.