Articolo apparso su MAT 2020
di Aprile 2014
Nel bel mezzo della
visione del fantastico DVD degli Osanna, “Tempo”, da poco rilasciato, mi
imbatto in un mito televisivo che ha caratterizzato parte del mio percorso
musicale. Lui, insieme a molti altri, bazzicava con costanza la TV, a contatto
con il mio elemento naturale - la musica - con quella sua voce così particolare
e quel viso d’angelo che non lasciava indifferenti. Tanta TV come dicevo, ma
molta radio e progetti trasversali portati avanti per tutta la vita, con tante
soddisfazioni e, forse, qualche amarezza, come in tutti i percorsi di vita.
A un certo punto l’ho
perso, e rivederlo in video ha scatenato in me la voglia di ricostruire un po’ di
storia, la sua, e forse anche la mia. Santa tecnologia! Lo contatto e, nel giro
di pochissimo, soddisfa qualche mia curiosità. Gentilissimo, e fuori dallo
standard: “… sono troppo impegnato, non
riesco a risponderti!”.
Leggiamo il suo
pensiero.
Ah, dimenticavo, lui è
Gianni De
Berardinis.
L’INTERVISTA…
Vorrei partire dal
mezzo che ha permesso questo nostro contatto, la rete, e quindi la tecnologia
avanzata: puoi fare un bilancio di quanto ha tolto e quanto ha dato internet ai
vari “attori musicali”, tra artisti e operatori del settore?
Internet ha dato e dà tutto
quello che altri media non hanno più fornito alla musica (radio e Tv) per cui
parliamone sempre molto bene. Considero la rete una opportunità da cogliere
continuamente, una fonte eterna a cui anche tanti addetti come me attingono. Tanta
roba buona ci è sfuggita dal Bel Paese, e quindi rivivono sulla rete pezzi di Tv storica, pezzi di
concerti… o live interi non goduti che ci arricchiscono. Sinceramente
non credo che abbia tolto proprio nulla, anzi, la rete favorisce “il libero
scambio di informazioni e servizi”.
Restando sempre in fase
di comparazione, che cosa ti manca e cosa non rimpiangi degli anni un po’ meno
facili dal punto di vista della comunicazione?
Beh, qualche danno
forse è stato provocato alla passione che anima tutti noi. La comodità ci ha
coccolati tutti e costretti quasi all’immobilismo nel pratico. Ai tempi tutti
noi lavoravamo incessantemente sulle notizie, sulle fonti, sulla stampa estera.
Se poi come me vivevi in provincia dovevi sgambettare il doppio per rimanere
informato (New Musical Expresse, Melody maker… etc. etc.). Questo mondo di
“topi di archivio” era formativo e solido anche se qualche volta, dico la
verità, estremamente faticoso.
Ti ho ritrovato nel
corso della visione del DVD degli Osanna, splendido esempio di musica eterna: esistono
dal tuo punto di vista significativi talenti alle spalle dei grandi nomi che ci
accompagnano da quarant’anni?
GLI AREA ed il BANCO in
testa, a loro vanno tutti i meriti di una coraggiosa carriera dall’Italia per
il Mondo. Loro avevano un atteggiamento veramente radicale e quindi serio e
costruttivo, diverso dagli altri che ho amato meno.
Mi dai un tuo giudizio
sui tanto famigerati “Talent”?
Non mi piacciono, non servono.
Tra i tanti generi che
hai amato, quale continua a darti enormi soddisfazioni?
Io sono attratto dal
Folk, quindi pane e folk misto a tutto. Ogni musica che si muove con
intelligenza ed innovazione, e che produce un effetto vivo e sincero tra la
gente, mi coinvolge. Ho tanto materiale e di ogni tipo, di ogni epoca e genere.
Vado dai Velvet a John Cage, da Dave Van Ronk a Satie… Miles Davis, Coltrane,
Sun Ra… i Weather Report.
Mi dai una tua
definizione di “concerto perfettamente riuscito”?
Il concerto è “un
momento di comunicazione alto” nel quale il
palco ed il pubblico comunicano
costantemente. Non e’ giusto pensare alla esibizione e basta, ma se dovessero
esserci “dubbi verbali” (mi riferisco a infelici tellers autori che parlano
male o a sproposito) mi va bene lo stesso, sinceramente amo la vibrazione e
odio tutto quello che la impedisce. Il concerto è la ragione per cui la musica
conserva un valore ancora o diversamente lo perde. E’ sostanza e verità, e’
magia…
Se dovessi ripensare a incontri
musicali significativi nel tuo percorso di vita, quelli da lasciare il segno
intendo, chi metteresti tra i primi tre?
Peter Gabriel a Canale
5 nel 1983… David Bowie per RAI 1, S. Siro 1987… David Gilmour 1982… Freddie
Mercury, Festival di San Remo 1984… Frank Sinatra 1987 Stadio La Favorita
Palermo… Paul Mc Cartney 2013, radio R 101 (di tutti questi incontri ho
realizzato un intervista), B.B.King Teatro Smeraldo, 1998.
Nel corso di una
carriera lavorativa i tratti positivi e quelli negativi si bilanciano, ma…
esiste un tuo rammarico per qualche occasione che non hai sfruttato per
eccessiva cautela?
Sai ti dico la verità’ …
no nessuna … ho fatto tutto quello che potevo ed anche di più della mia
carriera artistica, e non è detto che non accada ancora qualcosa. Sono “un
ragazzo di provincia” appassionato, ed
il mio sogno si e’ avverato il giorno in cui ho cominciato a muovermi, parlare,
agire con piacere
nell’ambito radio-televisivo.
Come è cambiato il modo
di fare giornalismo, e mi riferisco allo stile, dagli anni ’70 ad oggi?
Se parli di radio o di
Tv il modo e’ cambiato rispetto ai tempi di cui disponi, che sono oggi
estremamente veloci. Poi è cambiata la selezione degli artisti che entrano e
diventano servizi solo se hanno mosso le cronache (gossip ecc ). In sostanza è
difficile trattare musiche coraggiose sempre di più, quindi direi ancora una
volta questione di contenuti, di spirito di avventura, di proposte, di
spessore.
Di cosa ti occupi oggi
e che cosa ha pianificato per l’immediato futuro?
Ho pensato dopo 39 anni di onorato servizio
direi… di guardarmi un po’ intorno e di fare nella musica qualcosa solo ne
sento il bisogno, solo se ricevo una ispirazione autentica e invento una cosa
che non ho fatto prima. Ho prodotto dischi, suonato chitarre, prodotto radio
shows, tv shows, e poi composto musiche per commercials, che vuoi che faccia
più! Vedremo..