I veronesi Astrolabio esordiscono con un album dal titolo
esaustivo, almeno per chi ha un minimo di conoscenza e cognizione delle varie
diramazioni musicali: “L’isolamento dei numeri pari”. Vedremo perché.
Album di debutto, certo, ma band costituita da musicisti carichi di
esperienze e dalle idee chiarissime.
Lo scopo che mi prefiggo è sempre quello di stimolare la curiosità di
chi ha fame di novità, e al contempo cerco di rendere il più visibile
possibile il lavoro di chi, mettendo vero impegno e passione, arriva a
risultati di grande qualità.
Certo è che la precisione, la giusta sintesi e la cura del dettaglio
utilizzate nell’intervista a seguire sono per me un chiaro biglietto da visita,
e per il lettore una facilitazione, una lunga didascalia posta sotto un
percorso di vita, che oltrepassa l’album in oggetto.
Paolo Iemmi, il bassista della band, che ho conosciuto personalmente,
mi raccontava di come tutto in lui fosse… dispari, evidenziando così un
elemento tipico della musica progressiva, l’abbandono dei tempi regolari a
favore di quelli più complessi, quelli dispari appunto, utilizzati, anche, per rompere ogni tipo di
schema e quindi con risvolti non solo tecnici ma anche filosofici e sociali.
E lo scardinamento dei ruoli e le provocazioni appaiono alla base di
Astrolabio: ritmi asimmetrici, rock “Degressivo”, liriche precise che
abbisognano della lingua italiana, per essere capite nei dettagli, perché la
denuncia e la riflessione multipla sul quotidiano e su tutte le sue componenti
sono una delle fondamenta del combo veronese.
Per l’approfondimento sul termine “Rock Degressivo” rimando alla
lettura delle righe seguenti.
Sono undici le tracce (rigorosamente abbinate a numeri dispari) di un
disco che, pur non essendo concettuale, nel senso “prog” del termine, presenta
una precisa linea guida, un percorso che si ha la netta sensazione di seguire
durante l’ascolto, e che ben si abbina alla lettura in contemporanea dei testi:
è la strada che percorre l’uomo comune, mai come in questi giorni carica di
insoddisfazione e dolore.
Spazio importante - l’atto conclusivo - è dedicato al Maestro Demetrio
Stratos, per debito di riconoscenza, per significativo contributo -“Pugni Chiusi”
-, per aiutare a tener viva una figura
che, al dire il vero, viene ricordata sempre con piacere e onestà intellettuale,
seppur in un ambito elitario.
La Musica di Astrolabio è dichiaratamente Prog… quello è l’amore,
quella è la direzione che piace e che è pienamente condivisa.
Ma… “E’ stato detto tutto”?
Viene abbastanza facile ritrovare tracce di passato in ogni nuovo disco
della famiglia del Rock Progresssive. Non è questa una ricerca che l’ascoltatore promuove con lo scopo di
bocciare l’eventuale copiatura, ma l’istinto guida verso il conosciuto, perché
l’utilizzo di una determinata strumentazione e l’applicazione di armonizzazioni
e melodie che impregnano il DNA del musicista prog confluiscono in situazioni
che, pur nella loro enorme elasticità, hanno una cornice standard.
Uno degli sforzi di Astrolabio, l’atto più ambizioso, è proprio lo
sguardo verso il futuro, la proposizione dell’originalità che emerge dopo un
lungo studio, una lunga assimilazione del pregresso, un mondo incancellabile,
meraviglioso, da ringraziare… un punto da cui partire per partorire novità
musicali.
E agli sforzi progettuali seguono i risultati, quelli legati ad un
album che sorprende, che regala spunti creativi di alto livello, con una grande
capacità di legare ai contenuti - parole e idee - la corretta atmosfera, una
perfetta liason tra verbo e trama musicale, fatto non certo scontato.
Gli amori giovanili a cui accennavo sono evidenti, per fortuna
aggiungerei, ma il tentativo di superamento del know how personale, con la mano
tesa alla ricerca/scoperta di combinazioni alternative, porta a casa buoni
frutti, quei punti positivi che fanno ben sperare che questo sia solo l’inizio
di un percorso, difficile, ma carico di risultati.
Intervista a Michele Antonelli
Domanda d’obbligo, come nasce in sintesi il progetto “Astrolabio”?
Il progetto Astrolabio,
e vorrei sottolineare che mi fa molto piacere definirlo così, anziché “gruppo”,
prende vita sul morire del 2009 per impulso mio (Michele) e di
Alessandro che, dopo una pausa sabbatica fatta di bizzarre esperienze musicali
conseguenti allo scioglimento di Elettrosmog (2003-2007), causa una precoce
perdita di stimoli nonostante le moltissime soddisfazioni assolte, contattammo
due degli ex compagni di viaggio: Massimo e Paolo per raccogliere insieme il
filo del discorso da dove lo avevamo lasciato due anni prima. Forse è proprio
questo il motivo per cui a differenza di tutte le altre vite musicali
precedenti, già dall'inizio fu subito chiaro a tutti e quattro quale sarebbe
stata la via da percorrere. Il progetto prese così via via forma senza
particolari aspettative iniziali ma col serbatoio pieno di cose ancora da dire
e risme di fogli bianchi da riempire.
Che cosa proponente dal
punto di vista musicale? Possibile dare una definizione che possa aiutare a
comprendere chi si avvicina a voi per la prima volta?
Astrolabio è il nome
che abbiamo pensato di dare al nostro progetto, e questo per molte ragioni che possono
riassumere al tempo stesso ciò che ci piace ascoltare, creare e perché no,
pensare. Anzitutto “Astrolabio” evoca un meraviglioso disco di Garybaldi
dell'immenso Bambi Fossati, e più in generale tutto un mondo musicale, che
troppe volte si è dato erroneamente per estinto, che per noi è il genere di
riferimento: il Rock Progressivo Italiano. Evito qui elenchi di gruppi perché
ritengo che quelli degni di nota siano troppi e non esistano dei “minori”.
Questo non significa certamente che la nostra proposta musicale si esplichi in
un bieco revival di stilemi prog. Il nostro Astrolabio, antico strumento per la
misurazione delle distanze celesti, poggia su solidi riferimenti, ma punta
dritto verso l'inesplorato. Non a caso è il concetto che esprimiamo nel brano
di apertura del disco, “E' stato detto tutto”. Dal titolo provocatorio, è il
nostro piccolo manifesto d'intenzioni e afferma che far tesoro degli
insegnamenti dei grandi maestri del passato non esclude affatto la ricerca di
originalità. Non è affatto “stato detto tutto”. Ascoltare per credere!
Mi spieghi che cos’è per
voi il “Rock Degressivo”?
Senza giungere alle
vertiginose altezze del Rock Patafisico dei Soft Machine, devo ammettere che ho
sempre avuto un debole per i neologismi. Il Rock Degressivo, dietro la sua
patina di inscindibile senso dell'umorismo che avvolge tutto ciò che è
Astrolabio, ha un significato reale e affatto irrilevante. Con questa
denominazione infatti vorremmo sintetizzare che nella nostra proposta poniamo
la questione del senso originario che aveva la “musica nuova”, il Rock
Progressivo, ovvero lo spirito col quale gli artisti, nella prima metà dei '70,
si scagliavano contro la stantia tradizione melodica per gettarsi “oltre la
storia”. Tale pionierismo è stato poi, lentamente standardizzato e definito in
un genere rigidamente costituito, eliminandone quindi quello spirito
avanguardista che ne era l'anima. “Degressivo”
quindi, corrisponde al nostro tentativo di esortare ad un ritorno a quel senso
di intendere il sano slancio in avanti, alla ricerca di nuove forme
d'espressione musicale, ed al contempo prendere le distanze da tutto ciò che
imbriglia il proprio modo di sentire.
Da dove nasce la “L’isolamento dei numeri pari”? Perché questo
rifiuto di tempi… regolari?
Il titolo del disco
nasce in un post-prove piuttosto alcolico, nel quale, come spesso accade gli
Astrolabio si lanciano in brain-storming surreali e non-sense. Alla deriva
della ragione è uscita questa cosa, che parallelamente all'idea di realizzare
una veste grafica che la rappresentasse sotto forma di un rebus, ci ha
entusiasticamente convinti. Il gioco di parole sul bel romanzo di Paolo
Giordano, è il nostro ironico inno all'abbandono dei “tempi pari”, in quanto
simbolo delle convenzioni, nella musica ma non solo, e di lasciarsi trascinare
da quell'immaginifico flusso creativo che reclama la patria potestà della vera
arte. Il parto dei nostri brani infatti è sempre vissuto come un flusso libero,
nel quale ognuno interviene “di getto” attraverso un processo creativo
partecipato davvero sorprendente. Di tanto in tanto ci piace scherzare: “Ehi,
ma questa cosa è in 4/4!… Facciamola, per noi è Prog!”.
Che importanza hanno per voi le liriche e quanto l’impegno sociale?
Molto, e molto. Scrivo
buona parte dei testi per Astrolabio e ho sempre ritenuto che questo sia un
aspetto cardine della nostra proposta. In effetti non ho mai capito in fondo il
perché, nella musica Rock, in Italia vi sia spesso una cura così approssimativa
delle liriche. Senza risultare tedioso, ho sempre infatti ritenuto che fare
Rock, anche tecnicamente impegnativo come il Prog, non escluda affatto la
possibilità di curare forma e sostanza nei testi, nonostante la nota poca
versatilità di genere della nostra lingua. Affrontare temi riguardanti le
difficoltà sociali, dai problemi d'identità contemporanea alla disfatta dei
moderni modelli di welfare, pare a noi un dovere più che una banale scelta
stilistica. L'impegno è l'unica via possibile per un'artista (oops) che vive
quest'epoca di pochezza culturale. Probabilmente i dischi di Astrolabio non
cambieranno il mondo, ma l'etica esige che ogni piccola consapevolezza faccia
la propria parte.
Che cosa contiene il vostro disco d’esordio? Trattasi di concept album?
Non è un concept
album. O perlomeno non nel senso stretto del termine. “L'isolamento dei
numeri pari”, come “Monologando” (quando ci chiamavamo Elettrosmog)
segue una sua coerenza stilistica che allaccia le difficoltà dell'uomo
post-moderno alla crisi del sistema amministrativo ed istituzionale. Chi
ascolta l'album perciò non si trova di fronte alla trama di una storia, ma
tuttavia può seguire il percorso che abbiamo tracciato in dieci+una tappe che
secondo noi delineano un po' il panorama di cui sopra. Il lavoro, registrato in
due giorni, che abbiamo scelto di eseguire in buona parte dal vivo per rendere
al meglio le caratteristiche del nostro sound, contiene come molti dischi
d'esordio, brani molto recenti, praticamente terminati in studio, ed alcuni dei
nostri primi lavori ai quali eravamo particolarmente affezionati (Fotografie,
Non ricordo). Tale eterogeneità, a mio avviso, conferisce al disco una
discreta ampiezza di prospettive: dai brani “prog-mossi” alla Jethro Tull,
all'hard-prog-blues, a momenti delicati tra ballata e catarsi psichedelica.
L’ultimo brano proposto è
“Pugni Chiusi”, ufficialmente utilizzato per omaggiare il “Maestro della voce”:
che cosa lega una band giovane ad un grande del passato come Demetrio Stratos?
Nel '94, uscì per
Repubblica una straordinaria raccolta di CD dal titolo “L'Italia del Rock”. In
casa mia, mai capito il perché, giravano due copie del volume 6, così una
capitò tra i miei dischi: “Alla ricerca del nuovo: il Rock Progressivo”.
La prima traccia era “Luglio, Agosto, Settembre (nero)” degli Area.
Ecco: per me fu una folgorazione! A parte la mia esperienza, comunque
imprescindibile in ambito Astrolabio, ritengo che il percorso umano, artistico
e di ricerca di Stratos, rappresenti una vetta mai più raggiunta, almeno in
Italia, da alcuno. Ritengo altresì che sia scandalosa la poca memoria del suo
lavoro, ma come dicevamo in precedenza, la cultura non smuove masse, e neppure
denari (sigh). Era doveroso includere nel disco la nostra versione del pezzo
anche per gratitudine: infatti ci consentì di vincere un festival, che in
qualche misura segnò l'inizio del progettare la realizzazione di un album.
Mi raccontate qualcosa dell’artwork dell’album?
Come ti ho raccontato
in precedenza, l'idea di costruire una veste grafica che esprimesse il titolo
dell'album sotto forma di rebus è nata in concomitanza con la gestazione del
titolo stesso. Per la realizzazione di ciò sapevamo di poterci appoggiare ad
Andrea Sbrogiò, giovane amico, artista per ogni stagione ed anche gran
batterista. Andrea aveva curato anche la veste grafica di “Monologando”
per Elettrosmog e perciò sapevamo bene essere all'altezza di rappresentare la
non facile immagine che gli avremmo chiesto di finalizzare, sia per quanto
riguarda il tratto, con una rappresentazione vagamente “fumettistica”, che per
molti versi ricorda le copertine degli Yes di Roger Dean e molta
dell'iconografia del Prog nostrano, sia per le tonalità blu-verdi. Col senno di
poi, mi pare: ottimo risultato. Nella nostra idea iniziale, la grafica doveva
essere totalmente spoglia di ogni seppur minima scritta, affinché il fruitore
dell'opera, il titolo, se lo dovesse sudare un po'... Poi è stato necessario
qualche compromesso discografico.
Come sono gli Astrolabio dal vivo?
Rari, nel senso, che di questi tempi è davvero dura riuscire a
ritagliarsi uno spazio nel circuito live in Italia. I locali e music hall,
hanno chiuso o stanno per chiudere, i numerosi festivals di provincia sono
stati spazzati via dalla crisi e le manifestazioni/eventi, solitamente
rimangono circoscritti alla cricca di musicisti vicini alle solite associazioni
organizzatrici; senza negare che l'interesse delle nuovissime generazioni è
scarsetto. Quindi? Quindi raccogliere le briciole con molta fatica e spesso
scarse gratificazioni. Non parliamo della paga (quella non esiste più da una
vita), che per noi non è mai stata un aspetto determinante, ma spesso ci si
trova in situazioni degradanti, assolutamente incapaci di organizzare e gestire
una serata di musica. Archiviato questo piccolo sfogo; com'è Astrolabio dal
vivo? Naturalmente posso solo esprimere il mio punto di vista, che è quello dal
palco e dai feed che ricevo da lì. Credo che ascoltare Astrolabio sia
un'esperienza di energia pura. Di Rock a colori saturati tra il rosso e il
viola acido. Come uno di quei pellegrinaggi che “almeno una volta nella
vita...”.
Che tipo di rapporto avete con la rete, in funzione dei precisi obiettivi
musicali?
Beh, mi pare
lapalissiana l'ammissione riguardo al fatto che oggi come oggi, la diffusione
di tutto ciò che è comunicazione, comprese musica ed arte in generale, debba
obbligatoriamente misurarsi con il media che sta cannibalizzando tutte le altre
forme tradizionali di espressione di massa. Purtroppo molti cedono alla
tentazione di farne il fine non limitandosi a ciò che è: un semplice mezzo. Il
progetto Astrolabio, dunque è necessariamente presente nella rete, senza
abusarne, sia sul social più diffuso: Facebook, con un gruppo ed una pagina
dedicate; sia con il proprio website: www.astrosito.it,
dove l'astropopolo ha la possibilità di tenersi aggiornato riguardo le attività
della band, ascoltare ed acquistare musica (compreso “L'isolamento dei
numeri pari”) e scovare curiosità e quant'altro relative all'astromondo.
Guardiamo oltre: cosa avete
programmato per il futuro prossimo, restando ovviamente in tema di Musica?
Astrolabio
sono:
Michele Antonelli – voce, chitarra, flauto traverso;
Alessandro Pontone – batteria;
Massimo Babbi – tastiere;
Paolo
Iemmi – voce, basso
L’'album è
distribuito dalle etichette Andromeda Relix e Lizard
Records in Italia, Europa e Giappone, e disponibile direttamente dal sito della band: www.astrosito.it
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