L’ultima volta che ho scritto di Marcello
Milanese era il maggio
scorso e l’occasione era l'uscita era l'uscita dell’album “solo” Goodnight to
The Bucket; ricordo di aver rimarcato la sua volontà di
spogliarsi di ogni possibile aiuto e tecnologia per proporre una musica che, da
tutti i punti di vista, potesse ricondurre - lui e il pubblico virtuoso - alle origini,
alla “povertà” di contributi esterni, al minimalismo assoluto.
L’album di cui parlo oggi, Still Alive At Mag Mell, racconta di un pezzo di vita di un fantastico Power Trio -
Marcello Milanese, Roberto Re e Stefano Bertolotti - ma trovo un forte legame con la filosofia musicale
precedentemente descritta, perché alla base c’è la necessità di racchiudere in
un disco un momento di estrema verità, un “buona la prima” che presenta i suoi
rischi, ma regala la vera immagine di alcuni musicisti e del genere che propongono:
una performance live, ovvero la presentazione del fine ultimo di ogni sincero artista,
la condivisione.
Veniamo alle note obiettive.
Il Mag Mell di Alessandria è locale magico per Milanese, luogo in cui ha prodotto due album, prima di affrontare questa nuova sfida. Il concerto registrato il 19 settembre del 2013, è stato mixato da Re e Bertolotti negli studi dell’ULTRASOUND records, etichetta a cui si fa accenno nell’intervista a seguire.
Le esibizioni live sono solitamente i cavalli di battaglia
di una storia musicale, o la pubblicizzazione di un nuovo album, quasi sempre
materiale già conosciuto dal pubblico ed esistente su supporto registrato, ma
in questo caso la set list è composta per metà da inediti, a cui sono abbinati
brani della pregressa produzione di Milanese.
Che dire… il mix è vincente, l’idea ancora di più; ho visto
più volte dal vivo Re e Bertolotti e so esattamente che tipo di incredibile
sezione ritmica costituiscano, ma il naturale completamento con Milanese - che purtroppo ancora mi manca in fase live -
è qualcosa che appare chiaro ed evidente ascoltando Still Alive At Mag Mell.
“Beale Streat,
Memphis: mi fermo al primo palco e ascolto il blues come Dio comanda.
Passa il tempo, mi
sposto, e trovo un’altra situazione, ma… cavolo, è lo stesso chitarrista!”
Un piccolo ricordo personale per provare a fornire l’immagine
del musicista che arriva, attacca il jack all’ampli e parte, senza trucco e
senza inganno.
E’ questa l’atmosfera che colgo nell’album, una sorta di
momento reale in un mondo che vive di finzione, con l’energia che sgorga a fiumi,
tra blues, rock e movimenti affini… con una voce che riporta a Woodstock e a “With a little help from my friends”, e
una terrificante potenza ritmica.
Sottolineare la capacità tecnica del trio sarebbe esercizio
di retorica, perché il successo del progetto risiede nel risultato finale che
dipende dalla miscela degli ingredienti, e il feeling che MRB riescono a creare ha
poco a che vedere con il know how, ma va ricercato nella capacità di esprimersi
liberamente, in un fantastico gioco di squadra che arriva al pubblico in una frazione
di secondo.
Istruzioni per l’uso:
1. togliere il CD dalla confezione; 2. Inserirlo nel
lettore. 3.iniziare a muoversi, come fosse necessità impellente.
Mi rendo conto che questa descrizione potrebbe essere
appiccicata ad un qualsiasi album “da ballo”, ma… sto parlando di blues, e il
movimento ha motivazioni ben precise!
Non resta che provare ad immergersi nell’ascolto di… Second Han Man, My Life in Ruin, Friday Mood, Between Heawen and Hell,
I love my Baby’s Home, Frank Castle Blues, Dark e Darker, Pay the Band,
Mooshine Boogie, Bring me Alcohol, Medicine Man, Hey Mama e Me and my Gun, che consiglio anche per gli
spostamenti in auto… aiutano a idealizzare un “coast
to coast”!
In allegato al CD un book le cui foto sono state realizzate
dalla fotografa Genovese Chiara Saitta.
Intervista
a Marcello Milanese…
Still Alive at Mag
Mell” è il
terzo album che realizzi dal vivo - inizialmente in veste di regista e ora di
protagonista - sempre nello stesso luogo, il Mag Mell di Alessandria: possiamo
dire che la dimensione live è quella in cui riesci a trovare maggiori
soddisfazioni?
Al Mag
Mell di Alessandria ho prodotto due dischi live, uno di Dodo Harmonica Kid e
l'altro di Bobby Soul & the Blind Bonobos. Entusiasta dei risultati, sia
qualitativamente che di pubblico, ho scelto di registrare anche io dal vivo,
invece di andare in uno studio. Il rischio del live, del “buona la prima” è
grande, ma proprio la tensione dell'esibizione è quella che volevamo catturare.
Il disco dal vivo solitamente è una rivisitazione di vecchi brani, invece in “Still Alive” la metà della scaletta è
composta di inediti. Io, come musicista e autore, trovo che l'esibizione dal
vivo sia il fine ultimo del proprio lavoro, dove l'emozione arriva direttamente
al pubblico.
Restando sul discorso “piacere”, come collocheresti questo
ultimo live in relazione agli altri? Si può considerare evolutivo o episodio a
sé?
In
confronto ai miei precedenti dischi questo è con la classica formazione “power
trio”, chitarra basso e batteria. I miei primi dischi sono stati con formazioni
allargate, poi l'esperienza americana in duo e infine due dischi one man band:
questo CD, essendo live con inediti, è sia un punto e a capo sulla mia
produzione e sia un punto di partenza per nuovi esperimenti. Ho compiuto 40
anni e la mia voglia di mettermi alla prova è continua: in questo disco, tra
l'altro, abbiamo scelto di tenere la strumentazione al minimo, strumenti negli
amplificatori senza effetti elettronici, tutto elettrico ma semplice e senza
ritocchi in studio o sovraincisioni. La volontà non quella della pura
rievocazione, è solo un modo per ripercorrere strade antiche calzando scarpe
scomode, per godere più del viaggio e dare un colore diverso alla propria
musica.
Come definiresti l’affinità musicale che si è creata con
Roberto Re e Stefano Bertolotti?
Loro due
sono il motivo principe che mi ha spinto a comporre questo ultimo lavoro in
questa maniera: sono la migliore sezione ritmica con cui abbia mai collaborato:
siamo tre musicisti che con la loro storia ed esperienza formano una entità unica
ed è proprio per questo che ho scelto di
mettere i nostri nomi e cognomi alla pari, a firma sulla copertina. Fin dalla
nostra prima jam session, nel 2011, avevamo già capito tutti e tre che avremmo
fatto presto un primo disco insieme.
All’interno del CD c’è una citazione precisa che si lega ad
un brano, “Pay the Band”, che evidenzia le sofferenze che tutti i musicisti,
non solo quelli che suonano blues, devono patire quotidianamente, qualunque sia
il luogo in cui vivono: riesci ad intravedere la luce oltre al tunnel per chi
vorrebbe vivere di musica?
Pay the
Band è una canzone ironica, non è un incitamento alla violenza contro chi non
paga i gruppi! Non dovrebbe esserci nessuna “guerra tra poveri” tra locali e
musicisti, si dovrebbe lavorare insieme per dare qualcosa al pubblico, che è
l'unico motivo per il quale facciamo tutto questo. I sacrifici dello “show
business di qualità” sono tantissimi e solo collaborando possiamo ottenere dei
risultati. Comunque no, non c'è nessuna luce, né per chi suona e neppure per
qualsiasi altro lavoro... possiamo solo tenere duro, tirarci su le maniche e
suonare musica sempre onesta.
Puoi dire qualcosa sull'etichetta discografica Ultrasound che
distribuisce il disco? E’ specifica per un certo genere musicale, cosa
abbastanza rara in Italia, non è vero?".
Risponde Stefano Bertolotti…
USR è un'etichetta discografica che dal 2001 si
occupa di edizione e produzione musicale in tutti i generi concentrandosi in
particolare su jazz e blues. La distribuzione digitale è curata e seguita
dall’etichetta stessa, mentre la distribuzione fisica è in mano al
distributore IRD. Non credo che sia una realtà rara, vi sono tante etichette
indipendenti che lavorano molto bene in Italia. Una cosa è certa, USR in questi
anni è riuscita a far parlare di se anche tra i grandi musicisti del Jazz e del
Blues Italiano ed internazionale (www.ultrasoundrecords.it).
Un‘ultima domanda legata ad un evento doloroso; in questi
giorni è venuto a mancare Roberto Ciotti, un musicista che ha dedicato la sua
vita al blues. Hai un ricordo particolare per i lettori?
La prima
volta lo vidi in concerto al Palomar di Valenza, più di 20 anni fa, ricordo il
suo show benissimo e fu molto gentile nel dare una birra e dei consigli ad un
ragazzino di Alessandria che si era innamorato del Blues.