giovedì 16 maggio 2013

Unreal City-La Crudeltà di Aprile


La Crudeltà di Aprile è il titolo dell’album di esordio degli Unreal City, giovanissima band parmense.
Sottolineo l’elemento età, perché il contrasto tra esso e la qualità/complessità dell’album è un valore da cui non si può prescindere.
Questa sorta di “anomalia positiva” - mi riferisco alla passione rivolta ad una musica nata una quarantina di anni fa - mi permette una considerazione più generale sulla musica progressiva, e cioè l’evidenziazione di un lecito parallelismo con quella classica, studiata e suonata senza alcuna distinzione generazionale e culturale. Tutto questo nobilita un genere che non è mai morto, il prog, anche se divenuto nicchia musicale, ma ormai utilizzato da chiunque decida di affrontare un percorso fatto di grosso impegno, senza avere come obiettivo principale il successo. 
Ma… quale è stata la scintilla che ha acceso gli Unreal City?

La risposta probabilmente è diversa per tutti i componenti. Sicuramente il fattore genitori è importante in tutti i casi, ma nell’era di internet, del download e dell’ informazione libera viene a mancare quella trasmissione del sapere che fino a pochi anni fa era monopolio della genitorialità. Ognuno segue la sua strada artistica e musicale, ma mai in linea retta, bensì tornando sui propri passi, ripercorrendo sentieri già battuti da altri prima della propria nascita, introiettando paradigmi e, nel limite del possibile (e dell’estetico) attualizzandoli. Si vengono a creare quindi nuovi modi di esprimere la propria creatività, incroci e sovrapposizioni originali di modelli standardizzati. Il tutto è elevato poi all’ennesima potenza, nel caso dell’esperienza gruppale”.

Gli Unreal City nascono nel 2008 e il primo traguardo è un EP, che viene utilizzato per farsi conoscere, anche se le liriche sono in lingua inglese, e ciò stride con la necessità di passare con chiarezza il messaggio. I testi de La Crudeltà di Aprile sono tutti in lingua italiana. Vale la pena approfondire, capire esattamente il significato e la concettualità di un album che profuma, anche, di cultura.

I testi, rigorosamente in Italiano, sono ricchi di citazioni letterarie e filosofiche che, utilizzando l’inglese, come nell’EP, sarebbero andate un po’ perdendosi. Il tema fondamentale è il divenire, l’effetto della temporalità sulle cose, che determina il loro essere, e sull’uomo, per quale si fa esistenza e mortalità. Le cose, gli uomini e gli spiriti soggetti al divenire corrompono continuamente la propria natura, fino a non riuscire mai veramente a definirsi in modo compiuto. Da qui, dalla disperazione dell’uomo per la propria mortalità e per la propria finitezza, nasce la tendenza ad estroflettersi  verso l’ignoto, tematica più volte affrontata con allegorie incisive all’interno dell’album, verso il non-umano. Questo tema principale è sviscerato tramite l’analisi dei suoi aspetti, parafrasati e simbolizzati in storie all’apparenza slegate, ma intimamente accomunate da quest’unico filo conduttore: la corruzione”.

L’incontro con Fabio Zuffanti, nell’estate 2012, fornisce la svolta, e la preparazione mentale degli U.C. spinge loro a guardare oltre, a tenere conto dell’aspetto tecnico, comunicativo e organizzativo, curando personalmente l’aspetto manageriale, ma con estrema umiltà, avendo cura di lasciarsi a tratti guidare da persone di piena fiducia.

La figura principale è stata senza dubbio quella di Fabio Zuffanti, nostro direttore artistico. Nel periodo di registrazione dell’album abbiamo assistito ad una vera e propria co-costruzione del sound del gruppo, attraverso un continuo scambio di idee e soluzioni musicali su tutti i fronti, da quello tecnicistico di base, armonico e melodico fino alle tematiche macroscopiche del concept. Un’altra figura importantissima è quella dell’ingegnere del suono Rossano “Rox” Villa, che ci ha condotto pragmaticamente attraverso l’esperienza della prima registrazione, alle volte fungendo anche da “porto sicuro”, stemperando lo stress e sdrammatizzando nei momenti critici delle registrazioni. Durante la nostra permanenza a Genova per la registrazione dell’album abbiamo avuto modo di  incontrare e collaborare con altre figure, come i ragazzi di Sibecomunicazione, con i quali abbiamo realizzato il videoclip di “Dove La Luce È Più Intensa”, una disamina psicoanalitica del rapporto fra uomo e società, e i musicisti de La Maschera Di Cera”.

Vale la pena ricordare le origini del nome della band:

Il nome del gruppo deriva dal comune amore, di Emanuele e di Francesca, per l’opera di T.S.Eliot e in particolare per il poema “La Terra Desolata”, in cui “Unreal City” apre, come un’invocazione, la sezione più celebre. Il tema principale è l’alienazione dell’uomo moderno, il suo essere una monade isolata che impazzisce di fronte al mistero della relazionalità, della complementarietà fra gli uomini”.

La line up a quattro, abbastanza classica nelle fondamenta, presenta una piacevole sorpresa rappresentata da Francesca Zanetta, chitarrista elettrica. Sono davvero poche le figure femminili che si cimentano con questo genere, soprattutto con uno strumento, ma la cosa che stupisce di Francesca - e della band  in genere - è la cultura musicale di base, una attenzione per i dettagli che si può spiegare con una sola parola: passione estrema.
Oltre a lei, sono presenti il cofondatore Emanuele Tarasconi alle tastiere e voce, Francesco Orefice al basso e Federico Bedostri alle percussioni.
Quasi un’ora di musica utilizzata per descrivere la condizione umana, un concentrato di sonorità vintage proposte attraverso tecnologia avanzata, mista a tradizione, e diventa caratterizzante l’utilizzo del Liuto rinascimentale, così come il Theremin - lo strumento elettronico più antico - utilizzato per arricchire l’effettistica. Dal punto di vista strumentale è di assoluta rilevanza quella del violinista Fabio Biale.
La voglia di sperimentare e di provocare reazioni conduce all’invenzione di una lingua, l’atlantidese, priva di significato - e quindi indecifrabile per l’ascoltatore -  ma dal sapore antico, e nell’occasione voce del popolo di Atlantide.
Ma un idioma reale antico viene davvero impiegato, il greco, e gli U.C. utilizzano il verbo di Platone per descrivere la distruzione di Atlantide.
Tutto ciò per fissare lo sguardo su di uno sforzo culturale che porta  a mischiare le arti -  letteratura, storia, musica e immagini. E’ come se gli Unreal City, dopo una ventina d’anni di cammino, fissassero un primo paletto, un racconto di vita che, normalmente, richiede esperienze molto più ricche, per  avere la certezza di una buona maturazione - e quindi di risultati più solidi.

Ma come definiscono la loro musica gli U.C.?

“…  Prog Sinfonico con, soprattutto per quanto riguarda la parte testuale, forti influssi dark e gotici. A questo fine abbiamo cercato di utilizzare strumenti adeguati a questa definizione, soprattutto sul versante tastieristico con l’utilizzo di organi Hammond e Liturgici, Mellotron, Moog, Clavinet, Rhodes, ma anche su quello chitarristico e bassistico mediante l’utilizzo di effettistica vintage come riverberi, spring e delay a nastri. Un discorso a parte crediamo meriti il ruolo di Federico, le cui linee di batteria hanno il sicuro merito di traghettare le musiche scritte da Emanuele in molto, forse troppo, seventies, all’interno di un contesto meta musicale più (post) moderno e accattivante, pur mantenendo ovviamente fissate certe modalità e strumenti irrinunciabili per il nostro genere”.

La proposta degli Unreal City non può prescindere dalla fase live:

Abbiamo sempre cercato di proporre la nostra musica dal vivo, anche in contesti con cui all’apparenza c’entriamo poco o nulla. Troppo spesso il prog si auto ghettizza dentro i suoi templi sacri, snobbando le realtà concertistiche di altra estrazione. Con nostra grande sorpresa continuiamo sempre più a trovare appassionati anche in contesti “neutri”, alla faccia del genere di nicchia. La grossa difficoltà, alle volte frustrante, è l’attrito che molti contesti live mostrano con il nostro genere. Francesca, il nostro componente che più si occupa del versante live, lo sa fin troppo bene: C’è diffidenza nei confronti del nostro genere, con il quale, da parte di certi organizzatori di eventi, è difficile rompere il ghiaccio e giungere al completamento dell’ accordo”.

Un album davvero godibile, ed una band promettente, da subito sotto i riflettori.
In attesa  di vederli dal vivo, ecco il succo della loro musica…



 “La Crudeltà Di Aprile” è in distribuzione dal 24 aprile


La video intervista: http://youtu.be/sqG0oZj9vlE


Informazioni:
Unreal City




Mirror Records

www.mirrorrec.com



Hilary Studio



BTF
www.btf.it