Danila Satragno è un’artista vulcanica, piena zeppa di progetti e di
attività parallele.
Pianista, cantante, vocal coach affermata,
talent scout, scrittrice… e chissà cos’altro frulla nella sua testa!
Potrei accostarla a personaggi noti, da De Andrè alla Vanoni, passando per Annalisa
Scarrone, ma il disegno di cui parlo oggi è tutto suo, e la vede nell'habitat più confortevole, quello che profuma di jazz.
Danila è una jazzista innanzitutto, ma
spesso questa etichetta si accosta ad un genere definito di “nicchia”, perché apparentemente
complicato, perché gli stereotipi sono un muro duro da abbattere.
Non so quale sia l’intimo intendimento di
questa artista, la profonda motivazione che l’ha spinta verso l’album “Sanremo in Jazz”,
certo è che rendere accessibile a chiunque una musica che spesso si giudica
ostile a prescindere, assume anche un valore didattico.
Chiunque sia in grado di modulare tre
accordi di chitarra si sente autorizzato nel proporre un qualsiasi brano
cantato, con un minimale accompagnamento ritmico. Difficilmente viene in mente
di trasformare il motivetto che frulla nella testa in una trama jazz.
Danila lo fa, e prende il luogo migliore … il
vestito più elegante, quello del Festival
di Sanremo, estrapola qualche
perla e la dipinge a sua immagine e somiglianza.
C’è piena trasversalità di epoche, dagli
anni ’60 del Quartetto Cetra sino al
più recente Alex Britti, dalla Caselli a Mia Martini, da Modugno
alla Vanoni, da Dalla ai Ricchi e Poveri.
E ogni tassello sorprende per classe e
genuinità, e accade ciò che non avremmo mai pensato come "fatto semplice", e cioè che anche il beat,
il pop e la canzone “leggera”, riescono ad assumere una nuova anima e, udite
udite, anche il jazz diventa cibo per tutto il popolo.
Il ritmo, lo swing, - il muoversi a tempo fa normalmente parte del nostro
DNA - si appiccicano a melodie che hanno contraddistinto epoche, ma che hanno sempre
regalato una sola facciata, e oggi Danila Satragno fornisce prove che la buona
musica ha un valore intrinseco, capace di emergere in ogni situazione
propositiva.
In “Sanremo
in Jazz” c’è poi il ricordo di chi il jazz l’ha sempre vissuto, Louis Armstrong e Nicola Arigliano (ultima versione), ma questa è storia a sé,
omaggio ad artisti guida e assoluti ispiratori universali.
In questo viaggio Danila è accompagnata da
fior di musicisti: Dado Moroni al
pianoforte, Rosario Bonaccorso al
contrabbasso, Nick Angelucci alla
batteria, Max Ionata al sax tenore
ed un cameo per il grande Franco Cerri.
Ho provato a curiosare e Danila mi ha
accontentato…
L’INTERVISTA
Da
dove nasce l’idea di omaggiare e “trasformare”
la musica italiana, fotografata all’interno della sua rassegna più
importante?
Mi ha sempre divertito molto il fatto di unire trasversalmente i
generi musicali e creare contaminazioni. Del resto sono una jazzista che deriva
da un percorso di studi classici molto rigorosi e che è stata comprimaria di un
grandissimo poeta cantautore come Fabrizio De Andrè. Quindi nel mio DNA deve
necessariamente esserci scritto un amore incondizionato per la bella musica, senza
pregiudizi ne ghettizzazioni.
Ho pensato ai songs di Sanremo perché rappresentano una parte
molto popolare e conosciuta della musica italiana e in particolare quest’anno
ero molto coinvolta sul Festival sia come giornalista che come coach di
Annalisa.
Come
hai operato la selezione, tenendo conto dell’ampia scelta?
Sono stati in realtà Stefano Senardi e la mia attuale
collaboratrice Chiara Cattaneo a stimolarmi nelle scelte, nonché il desiderio
di dedicare ad una cara amica Ornella Vanoni ‘LA MUSICA E’ FINITA’, un brano da
lei stessa reso celebre.
Esiste
un brano tra quelli proposti che ha creato maggiori difficoltà realizzative
nella fuga verso il jazz?
Il jazz è in realtà un linguaggio, per cui ogni concetto è
assimilabile ad una lingua… avevo qualche riserva su 7000 caffè di Alex Britti,
un brano di concezione assolutamente pop ed
inoltre, non avendo cambiato il testo,
il risultato lirico è stato quello di una canzone d’amore di una donna
per un’altra donna. Invece ad oggi è uno
dei brani che amo di più del mio SANREMO IN JAZZ.
Tra i
dieci brani proposti ce ne sono un paio che si rifanno a grandi jazzisti del
passato, Louis Armstrong e Nicola Arigliano. Lo si può
considerare… “un omaggio nell’omaggio”?
Certo non potevo farmi mancare un’occasione del genere! Certo
si, un omaggio a due grandi jazzman. Oltretutto avevo cantato anni fa con
NICOLA proprio nella mia Liguria, e gli ero molto affezionata. L’amicizia in
comune con Cerri ed il grande Gianni Basso è stata importante.
Coverizzare”
brani altrui è azione che rientra nella norma, meno usuale fornire la canzone
popolare di un abito per molti complicato. Si può considerare “Sanremo in
Jazz”, anche, un disco … didattico, che utilizza un patrimonio conosciuto e
comune come opera di avvicinamento ad una musica spesso tenuta ingiustamente a
distanza?
Sicuramente in me esiste un forte desiderio di comunicare che il
jazz è solo un modo di far musica e non UNA MUSICA A SE STANTE, DIFFICILE E
SOLO PER POCHI. Nel mio album non si sa dove inizia il jazz e dove continua il
pop, proprio per questo motivo si ascolta facilmente e volentieri.
Come
è avvenuta la scelta dei musicisti? E’ il tuo normale team di lavoro?
Dado e Rosario sono i miei abituali compagni di viaggio e grandi
amici… è difficile suonare bene con qualcuno se non lo ami. E poi anche Max,
Nicola e Franco Cerri sono persone
straordinarie.
Tra
le tue tante attività (vocal coach, pianista, vocalist, scopritrice di
talenti), riesci a stabilire una graduatoria di… soddisfazione?
Impossibile. Ho ragionato a lungo sulla questione…sono diverse
facce della medesima medaglia e una alimenta l’altra….anche se il mio nuovo
produttore dice che quando suono e canto ho un’espressione diversa, molto più
intensa.
L’album
termina con un brano di oltre 50 anni fa, “I Ricordi della Sera”: quanto jazz
c’era nella musica del Quartetto Cetra?
Erano imbevuti di swing e possedevano un gusto ed una classe
straordinariamente unica.
Riesci
a fare una fotografia dell’attuale stato della musica italiana?
Se ci riuscissi sarei miliardaria! Oppure il nuovo guru della
discografia….
Scherzo ovviamente, ma credo che nel sottobosco musicale ci sia
una nuova ricerca di sostanza e di novità.
Progetti,
progetti, progetti…
Continuare a lavorare come ora con energia, entusiasmo e serenità.
Amo stare accanto ai giovani ed aiutarli nella realizzazione dei loro sogni,
cosi come prendermi cura delle voci dei professionisti arricchendo il mio
bagaglio di esperienze. Sul palco ho la fortuna di poter sperimentare le mie
follie e d’ora in poi mi vedrete spesso al pianoforte.
I progetti più nuovi sono
quelli di ‘esportare’ all’estero la mia metodologia vocale sull’onda del
successo dei centri VOCAL CARE di ROMA E MILANO e quelli che si stanno
costituendo in diverse parti d’Italia e anche un programma televisivo basato
sul potere della voce …