Progetto inusuale quello de “La costituente”, ed è bene partire
da qualcosa di oggettivo per poi approdare all’album d’esordio “Per quanto vi prego”.
Dal comunicato stampa…
… La
Costituente nasce nell'anno 2011 dalle ceneri dei Rosso Rubino.
Della vecchia formazione Pasquale Pedicini e Lorenzo Catillo,
autori delle prime canzoni proposte, insieme ad alcuni vecchi amici e a tanti
nuovi, decidono di cominciare una nuova esperienza musicale creando La Costituente come un nuovo
laboratorio aperto per la composizione di canzoni.
A
fine post è visibile l’intero team che ha partecipato alla costruzione
dell’album, compresi ospiti illustri, come Luca
Aquino, Antonio Jasevoli e Leon Pantarei.
Accennavo
inizialmente a qualcosa di inusuale, perché la band campana propone una
filosofia di lavoro, un contenuto ed un modo di proporlo in controtendenza,
particolarmente legato ad una voglia di rinnovamento e di cambiamento di cui
sono quasi tutti propositori in questi momenti socialmente così difficili.
La costituente appare come un gruppo musicale altamente democratico,
aperto a tutti coloro che, dotati di talento, siano in grado di contribuire
alla causa comune.
Partendo
dal DNA di stampo jazzistico, gli aspetti acustici si intrecciano a quelli più
elettrici, il tutto ancorato alla tradizione popolare, elemento che, come
spesso accade, diventa valore aggiunto.
Se
è abbastanza comune il racconto del sociale, termine che racchiude in sè tutti
i disagi del quotidiano, non è altrettanto consueto trovare chi apertamente
dichiara di essere ”ammalato di politica”, travasando conseguentemente tale pulsione
in musica.
In
un mondo in cui il compromesso diventa spesso un’ esigenza di base,
condizionando scelte di vita e professionali, trovare esempi di coerenza così
spinta è fatto sorprendente.
Come
emerge dall’intervista a seguire, nel disco esiste una certa concettualità,
perché le storie raccontate partono proprio da spunti e tematiche “serie”, che
vengono sviscerate attraverso tutta la potenza che solo la musica sa dare, e
unite dal file rouge della denuncia.
E
in questa fase “costituente”, il senso della creazione unito a quello della
dinamicità risulta particolarmente coinvolgente per l’ascoltatore attivo,
quello che non si accontenta della superficialità, ma cerca di
approfondire, aiutandosi con tutti i mezzi a disposizione.
L’art
work è uno di questi, e ciò che propone Vinzela con la sua cover - ma anche con
lo splendido poster inserito nel booklet - è di forte impatto, e il conseguente
rogo della sua opera riporta alla
necessità di una ricostruzione, nella speranza che il punto più basso sia ormai
stato oltrepassato.
Entrare
in contatto con “Per quanto vi prego”,
porta quasi a nascondere un fondamento dell’album, e cioè il valore dei
protagonisti, la tecnica mista all’espressività.
Ad
una mia precisa domanda sull’importanza della musica priva di liriche emerge la
convinzione, dal mio punto di vista condivisibile, che il messaggio possa
arrivare sempre e comunque, non necessariamente attraverso la sola parola, e
tutto dipende dalla sincerità dell’atto creativo.
Dodici
i brani presenti, un contenitore con un inizio ed una fine, due preghiere di
natura differente, tra laicità e spiritualità, due antipodi solo apparenti,
perché giunti ai nodi intrappolati nel pettine, qualunque siano la fede e le
profonde convinzioni, la voglia di giustizia sociale e di serenità personale
sono tutto quello che le persone sensibili e dotate di buon senso vorrebbero
raggiungere, e anche la musica, soprattutto quella nobile negli intenti,
potrebbe essere un buon mezzo per arrivare alla meta.
L’INTERVISTA
Su cosa si basa il progetto “La costituente”?
Su passione e amicizia. La Costituente è un
concetto, aperto a chiunque voglia dare un contributo o proporre idee nuove.
Nel nostro lavoro abbiamo riassunto le nostre esperienze precedenti, per il
futuro abbiamo intenzione di fare esperimenti sulla canzone, abbiamo tanta
voglia di riformare, ma le riforme hanno bisogno di spiriti liberi e aperti a
ogni cosa.
Leggendo la lista dei musicisti che partecipano a “Per quanto vi prego”
si ha l’impressione di un gruppo di artisti aperto e dinamico. Esiste la
necessità di trovare un equilibrio oppure il buon gioco di squadra è
sufficiente per raggiungere il vostro obiettivo musicale?
Il gioco di squadra è fondamentale, e tramite l'affiatamento,
che c'è tra tutti i musicisti presenti essendo tutti nostri cari amici, si
trova anche l'equilibrio giusto.
Difficile trovare musicisti che dichiarano di mettere al centro la
politica, cosa che invece accadeva in un lontano passato. E’ sempre stata una
vostra passione, mischiata alla musica, o il difficile momento che il nostro
paese sta attraversando ha amplificato certe pulsioni tendenti al sociale?
E' sempre stata una nostra passione, abbiamo fatto
molte battaglie in piazza e nelle sezioni perché io credo sia impossibile non
occuparsi della politica o definirsi apolitici. La Politica regola il nostro
vivere quotidiano, la nostra etica, le nostre scelte, è come l'aria che
respiriamo, magari non la vediamo ma è ovunque.
Il vostro
album si può considerare concettuale?
Credo di si, anche perché è nello stesso tempo
familiare nelle atmosfere ma sconosciuto nei significati. Non vuole e non è un
album rivelatore, anzi forse è pieno il non-sense.
Che cosa accade nei vostri spettacoli live? Quanto amate l’interattività?
I concerti sono molto diversi dal disco,
innanzitutto abbiamo una formazione atipica, senza basso e con due strumenti
armonici (pianoforte e fisarmonica) con flauto/sax e batteria. Interagiamo
molto tra di noi, preferiamo chiamarlo, secondo tradizione jazzistica, ambiente
da dove veniamo, interplay. Per noi è più una caratteristica fondamentale,
altrimenti se non ci fosse non ci sarebbe la musica e il divertimento.
Se doveste definire la vostra musica, utilizzando una delle solite categorie
o con un’immagine a voi più congeniale… cosa ne uscirebbe?
Un quadro espressionista del '900 può andare bene,
colori forti, contorni marcati e tanti argomenti, ma mai rivelati da un
piedistallo.
Per l’art work avete usufruito dell’opera di Vinzela e l’immagine
immediata è quella di copertina. Esiste però un mini poster interno al booklet
che è di forte impatto. Come nasce la scelta?
La scelta è l'attinenza del tema. La figura è un
povero cristo che inginocchiato e torturato sembra quasi voler dire “per quanto
vi prego, accomodatevi e continuate a farmi del male”. Il poster è un omaggio e
un ricordo visto che quel quadro non esiste più, infatti la copertina è la foto
del quadro mentre brucia e dentro ci sono le foto della cenere, e l'arte che
era rappresentata sulle tele si è trasformata attraverso questo processo di
combustione in video arte o fotografia. Durante il rogo è stato girato un
documentario che sta partecipando a festival di arte visiva.
Esistono luoghi comuni, mezze o complete verità, che attribuiscono
connotazioni precise ai vari generi musicali, e così si arriva a stabilire, ad
esempio, “… no pain no blues…”. Chi è invece autorizzato a suonare il jazz?
Tutti possono suonare jazz. Il jazz è una
sensazione differente dal sentire classico, e ha più un metodo di apprendimento
empirico che teorico, va ascoltato tanto prima di suonarlo.
Si può realizzare una musica di denuncia priva di liriche, in senso
assoluto e in particolare nella vostra filosofia musicale?
Ti ripeto, il nostro disco vuole essere anche di
denuncia, ma senza comizio, senza un piedistallo dove urlare le nostre idee,
non ci piace fare i capipopolo, facciamo musica politica e questa non
necessariamente si fa urlando slogan di rappresaglia, ma anche facendo
semplicemente pensare o emozionare.
Diamo uno sguardo al futuro. Che cosa vorreste realizzare,
musicalmente parlando, nel corso di questo anno, che per molti aspetti si
preannuncia poco felice?
Vorremo suonare in giro e portare la nostra musica
ovunque ci sia una minima voglia di ascoltare canzoni atipiche, e poi vorremmo
cominciare a pensare al secondo disco, che vuole essere qualcosa di diverso.
Fino ad ora abbiamo riassunto, ora abbiamo una gran voglia di fare esperimenti
e il nome che portiamo non è certo un nome leggero, tocca rispettarlo.
LA COSTITUENTE
LORENZO
CATILLO: Voce
PASQUALE
PEDICINI: Pianoforte, Organi e Synth
LUCA
AQUINO: Tromba e Flicorno
SERGIO
CASALE: Flauto, Ottavino e Sax Tenore
LUCIANO
CIARAMELLA: Clarinetto
GIUSEPPE
FERRANTE: Eufonio
CARMINE
IOANNA: Fisarmonica
GIOVANNI
FRANCESCA: Chitarra Classica
ANTONIO
IASEVOLI: Chitarra Elettrica e Classica
FABIO
MACERA: Chitarra Acustica ed Elettrica
DARIO
MIRANDA: Contrabbasso
LEON
PANTAREI: Percussioni
ALDO
GALASSO: Piatti e Tamburi
SELENE
PEDICINI: Violino
NHARE
TESTI: Violino
NATALIE
ROSSI: Voce
LUCA
ANNESSI: Orchestrazioni Virtuali
Informazioni:
La Costituente:
http://www.lacostituente.it
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Vinzela