Arrivare all’album n.9 significa avere
un discreto percorso musicale alle spalle. Gli Airportman evolvono in “Airportmen” e propongono “Modern”, che nel formato fisico si divide in 9 tracce audio, un DVD con commento visivo e
un dettaglio scritto che permette di seguire ogni passo con semplicità.
Il passaggio occasionale del nome della
band, dal singolare al plurale, si giustifica con la natura del progetto, un
disegno teatrale che prevede la somma di differenti arti e che viene messa in
scena attraverso un collettivo, e di questo team entrano a far parte vecchi e
nuovi amici, come Stefano Giaccone, leader dei seminali FRANTI,
e Aite Tinga, dedita all’arpa, alla voce e un po’ ispiratrice
dell’intera proposta.
Risulta
complicato evidenziare l’aspetto musicale dell’album, così come il recitato, e
altrettanto avviene per l’aspetto visual. Molto meglio provare a entrare in
sintonia con lo spirito di questo ensemble creativo, che decide di
rappresentare il disagio umano fotografato nel quotidiano, utilizzando una completa miscela
degli elementi disponibili.
L’opera di Giovanni
Risso e soci ha l’obiettivo, come lui sottolinea, di curare le ferite dell’anima
- le loro in primis - perché lo scopo e la denuncia presentano due fasi
distinte, quella del mettere a posto le coscienze proprie, e successivamente di estendere
a tutti gli interessati il racconto e le riflessioni, nella speranza di “smuovere”
e fare riflettere.
“Modern” è un
lavoro di grande impegno e spessore, ed è un vero peccato che certi segnali non
vengano mai colti da chi possiede le redini dell’insegnamento, perché il
rinnovamento culturale e civile potrebbe essere più rapido ed efficacie, se si
utilizzassero metodi propositivi differenti, capaci di arrivare al cuore e alla
testa dei nostri giovani.
“Modern” possiede
un lay out concettuale, con alla base la solitudine dell’uomo, nonostante la
folla che lo circonda. Il palcoscenico è l’aeroporto, luogo pieno di volti e di
cultura, di incontri sorprendenti, di drammi, a volte una vera città nella
città, animata da hotels e mezzi per raggiungerli, con rapidi scambi di passi,
e nessun contatto umano. E’ un luogo nella sostanza uguale in qualsiasi parte
del pianeta, dove si passano ore senza conoscere l’esatta dimensione temporale,
e dove capita di sentirsi privilegiati, cercando differenze che in realtà non
esistono. Ed ecco l’immagine forte, il contrasto… l’infelicità di chi crede di
avere il controllo della propria vita, la conoscenza rapida di ogni mossa
propria - ma anche altrui - collegata alla delusione dell’essere in una gabbia,
assieme a milioni di anime, anch’esse
circondate da un deserto di attenzione, e in questo stato di solo apparente
dinamicità la linea dell’orizzonte scompare, e con essa ogni certezza umana.
La musica e il
parlato conducono in una dimensione quasi spirituale, e l’accompagnamento delle
immagini, intrise di natura quasi mai gioiosa, spingono ad entrare nel mondo
che il collettivo Airportmen ha pensato per sé e per un pubblico apparentemente
di nicchia, ma potenzialmente enorme, per il denominatore comune degli intenti.
Ho annotato due
frasi che sono il simbolo di uno stato d’animo che percepisco nell’aria come molto
diffuso: “Gli accordi minori li
preferisco, ma solo perché esistono quelli maggiori. Un pensiero stupido, lo
so, ma questa è la… scala armonica che sappiamo usare”.
E ancora: “Oggi mi sento blues, ma è un sentire che
condividiamo, tra noi, da decenni”.
Un momento fondamentale
nel percorso di Airportman/Airportmen.
Sarà possibile
assiste alla performance di Airportmen nei seguenti giorni:
24, 25, 26,
28, 29 MAGGIO 2013
TEATRO SAN
PIETRO IN VINCOLI, TORINO
L’intervista
Prima di entrare nello
specifico vorrei chiarirmi le idee su musicisti che non conosco. Innanzitutto Stefano
Giaccone e FRANTI - band di cui non avevo mai sentito parlare … come nasce la
collaborazione?
I Franti sono una storica
band punk (ma che ha abbracciato più stili musicali non classificabili) di
Torino anni ’70. Se cerchi in internet trovi tantissima documentazione;
ritenuta dalla critica una band seminale, faceva capo a Stefano Giaccone e
Lalli, ma ti consiglio di trovare tutte le informazioni su internet.
E che mi dite di Aite Tinga?
Anche lei una novità per me!
Aite Tinga è una novità anche
per noi. Amica di Stefano, conosciuta in un viaggio, e musa ispiratrice del
progetto, come elemento femminile oltre che per l’apporto del suo strumento.
Mi spiegate la
trasformazione
“Airportman”-“Airportmen”?
Airportmen perché Airportman si è trasformato per Modern in un collettivo di lavoro per un progetto che è diverso da
un disco; nasce infatti come progetto teatrale dove la parte musicale è una
parte insieme alla parte visiva e narrativa. Partecipano infatti, oltre agli Airportman
stessi, Stefano Giaccone, Aite Tinga (per arpa e immagini), Sonia Ponzo (per la
parte video) e Romano Lorenzo per il montaggio.
Se non sbaglio siete al nono
impegno discografico. Che tipo di collocazione possiamo dare al nuovo album,
immaginando un percorso musicale in cui l’evoluzione sia in parte legata a
maturazioni personali e in parte ad una precisa scelta artistica?
Modern nasce dall’amicizia con
Stefano. Le collaborazioni con Stefano sono diventate ormai una costante per
gli Airportman, ed è nato così il desiderio di lavorare a quattro mani su un
progetto collettivo. Modern è un
lavoro a suo modo concettuale, una finestra sulla società odierna, partendo dal
sogno della modernità nata negli anni 70, il progresso, le nuove tipologie di
comunicazioni, ma anche l’isolamento umano che il progresso ha inevitabilmente
causato. In tutto questo l’uomo nell’aeroporto è emblematico.
I voli in partenza e il
popolo che li anima, mi hanno sempre affascinato. Come si vive nell’aeroporto
di cui parlate nel disco?
Come ti dicevo la condizione
dell’uomo nell’aeroporto è la condizione dell’isolamento umano, è circondato di
persone, ma non conosce nessuno, vede tutti partire ed arrivare in modo
frettoloso, ma lui rimane immobile; l’aeroporto diventa un non luogo,
l’immagine autentica di una non casa, e rappresenta lo smarrimento che l’uomo
oggi si trova ad affrontare pur avendo a disposizione mezzi che gli consentono
di interagire con l’intero pianeta in tempo reale.
Ciò che offrite in “Modern”,
non è solo musica, ma al contempo immagini, poesia, storia e teatralità.
L’impatto è molto forte ma… come si può riprodurre il tutto, fedelmente, in
fase live?
Abbiamo collaudato “Modern”
in due date (una a Cuneo e una San Polo d’Enza) e in realtà abbiamo ricreato
esattamente lo spettacolo proposto nel cd/dvd. Suoniamo tutto live con la
proiezione del video sul palco con Stefano che si occupa della parte recitata e
delle canzoni vere e proprie.
Guardando il video annesso a
“Modern”, il parlato proposto - nella tonalità e nelle liriche - intriso di
elementi naturali, ha il potere di “trasportare” e di far viaggiare con la mente,
e ognuno può arrivare alla sua meta. Io ho fatto il mio viaggio accompagnato da
una velata tristezza. Quale il vostro
intento?
“Modern” vuole, in un certo
modo, aprire una finestra sulla società moderna con le sue caratteristiche di
isolamento personale che il progresso ha provocato. Una amara riflessione
sull’effetto negativo provocato dai nuovi mezzi di comunicazione (internet,
social, telefonia, etc..) che ti permettono di comunicare in tempo reale con
tutto il mondo, ma che hanno causato un totale impoverimento dei rapporti
interpersonali; in questo l’uomo che vaga nell’aeroporto risulta emblematico.
“Nino e l’inferno” … Modern”… i disagi
della nostra società, che colpiscono particolari categorie… non tutte.
Esiste per voi qualche aspetto del nostro mondo attuale, per cui si potrebbe rispolverare una certa gioiosa
espressione musicale?
Per questo ci pensano altri,
Airportman è un collettivo di lavoro che scrive musica per curare le ferite
dell’anima, ovviamente le nostre, l’esigenza nasce sempre quindi con questo
fine. Troviamo sollievo nel fare musica e suonarla risulta curativo per le
nostre esistenze.
Quali sono stati i maggiori
problemi tecnici e organizzativi per un lavoro così corposo?
Rispetto ai precedenti lavori
c’è, ovviamente, meno improvvisazione, le parti sono precise e il lavoro ha
richiesto più attenzione, ma non direi maggiori problemi.
Cuneo è un bel posto per
trarre ispirazione e raccontare il malessere in senso lato?
Cuneo è come ogni altro posto
al mondo, quello che descriviamo fa parte di noi stessi, non penso che un
determinato luogo possa influenzare molto la dimensione di lavori come i nostri
(ovviamente mi riferisco esclusivamente a tipologie sociali di una provincia
qualunque come la nostra). Cerchiamo di descrivere ciò che siamo, soprattutto
per ottenere, per noi stessi intendiamoci, delle istantanee che possano fissare
determinati momenti della vita in modo che questi rimangano indelebili anche
per il futuro. L’importanza della memoria storica insomma, senza presunzione.
Un’ultima domanda… avete già
in mente nuovi progetti?
Stiamo
lavorando ad un nuovo progetto dal titolo “Il giorno di David”. Avrà una
direzione diversa, con molta improvvisazione, uno nuovo modo di lavorare che
sta prendendo forma e che ci sta davvero coinvolgendo. Non so ancora che
direzione musicale avrà ma sarà caratterizzato da una maggiore spontaneità
delle parti. Il tutto ruoterà attorno ad una scena con protagonista David… ma è
ancora presto.
collettivo AIRPORTMEN
FRANZO ALLOA - PAOLO
BERGESE - STEFANO GIACCONE - MARCO TIBU LAMBERTI - GIACOMO ORO -
SONIA PONZO -
GIOVANNI RISSO
Produzione scenica promossa da IL
MUTAMENTO ZC
Info e booking: giaccone.franti@gmail.com
BIOGRAFIA ESTRATTA DAL COMUNICATO STAMPA
La band
“AIRPORTMAN” nasce nei primi anni 2000 da musicisti della Provincia di Cuneo.
L’impianto sonoro e’ preciso fin dagli esordi: musica strumentale, giocata su
intrecci ora improvvisativi ora di attenta costruzione armonica. Musica da
film, se si vuole. Certamente rivolta verso l’evocazione di paesaggi sonori
legati alla tradizione rock e popular music, nella sua accezione piu’ vasta. Da
John Fahey ai Calexico e...ritorno.
La band pubblica
i suoi lavori (nove CD a tutt’oggi) presso la label trevigiana LIZARD e ha
collaborato con vari musicisti della scena indie italiana tra i quali Tommi
Cerasuolo (Perturbazione), il poeta lionese Marc Porcu (pubblicato e tradotto
in varie lingue) e Stefano Giaccone (Franti, Kina, ecc). Il suo ultimo lavoro
“Nino e l’Inferno” e’ concepito come colonna sonora al racconto omonimo
(scritto da Giovanni Risso). Temi difficili e dolorosi: la società odierna, la
malattia improvvisa, la solitudine...
Il CD contiene
un traccia video e inoltre uno spoken word di Giaccone sottolineando la
direzione attuale della Band, quella piu’ ambiziosa e multimediale del reading
musicale “MODERN”. Alla voce cantante e
recitante di Stefano infatti, si sono aggiunti nuovi musicisti (Giacomo Oro e
Franzo Alloa) e Sonia Ponzo, autrice del video Modern (www.soniaponzo.com)
STEFANO GIACCONE
“Stefano è
considerato uno dei più rilevanti musicisti della scena indipendente italiana
con una storia artistica affollata di eventi ed esperienze sia come
solista sia in gruppo”