Sono arrivato alla conoscenza dei Quanah Parker attraverso il leader
della band, e autore di tutte le composizioni dell’album Quanah!, Riccardo Scivales.
Band veneziana di lungo corso, nasce ad inizio anni 80 e per quattro anni si
dedica al Neo Prog, senza peraltro arrivare
alla realizzazione di alcun album.
Nel 2005 la voglia di riprovarci
emerge, e Riccardo ricostituisce il gruppo con correzioni alla line up,
arrivando così a Quanah!, 12 tracce di Art Rock - una definizione
davvero calzante quella fornita dal C.S. - che delineano una precisa immagine
dei Q.P.
Nel lungo periodo di “assenza”, il talentuoso Scivales
non è stato alla finestra, diventando uno dei più apprezzati
autori di libri di musica e trascrittori di brani pianistici jazz a livello
internazionale. Impossibile ricostruire sinteticamente la sua impressionante
biografia e rimando al sito personale per recuperare notizie supplementari:
Il nostro scambio di battute è davvero esaustivo e
chiarisce la filosofia musicale di Riccardo e della band.
I brani proposti rappresentano l’evoluzione temporale
dei Q.P., essendo stata realizzata
una miscela tra le “scritture” antiche - rivisitate - e quelle nuove, con una
incisione originale del 1984, la bonus track “Shenn Menn”.
Formazione dall’assetto tradizionale, ma con la
particolarità di una vocalist di prestigio, quella Betty Montino che, come ammette Riccardo, potrebbe rappresentare l’alter
ego femminile di Jon Anderson, omaggio inconscio al
punto di riferimento “YES”.
Nessuna copia, nessuna coverizzazione, ma stili e influenze diverse che
confluiscono in un lavoro pieno di fascino, anche se di non immediata
metabolizzazione.
Per apprezzarne i risvolti occorre prendersi il tempo corretto, afferrare
al volo le atmosfere cangianti e sognare sull'asse voce-tastiere.
Il ritmi non sempre lineari disegnati dalla sezione ritmica formata da
Giuseppe Di Stefano - basso - e Paolo "Ongars" Ongaro - batteria -
trovano il perfetto incontro con le trame chitarristiche inventate dalla
chitarra elettrica di Giovanni Pirrotta, e nasce spontaneo un ensemble
compositivo che a tratti mette i brividi.
Viene da rammaricarsi per la lunga assenza, e nasce la speranza che il
presente possa presentare un punto di partenza per la diffusione della musica
dei Quanah Parker, simbolo di una certa immortalità, ma
con una originalità che non sempre accompagna il talento, anche se elevato.
Chapeau!
L’INTERVISTA
La prima cosa che sorprende leggendo la
storia della band, è il contrasto tra la lunga esperienza, che inizia negli
anni ’80, e il fatto di trovarsi al cospetto di un primo album. Mi racconti
l’evoluzione del progetto?
La
formazione originaria, da me fondata e attiva dal 1981 al 1985, era formata da
Riccardo Scivales (tastiere e composizione di quasi tutti i brani), Roberto Noè
(chitarra elettrica, composizione di alcuni brani, lead vocals o back vocals
in alcuni brani), Roberto Veronese (basso elettrico, sostituito per circa un
anno da Giorgio Salvadego), Giuliano Bianco (batteria) e Roberto Lucano
(tecnico del suono). Abbiamo avuto vari cantanti: Alfio Bellunato (per un
brevissimo periodo iniziale), poi Alessandro Monti e Maddalena Cutaia.
Alessandro Monti ha anche offerto l’ispirazione per vari testi. Questa
formazione diede vari concerti ed ebbe una certa notorietà (perlomeno in ambito
locale). Eravamo giovanissimi e pertanto senza finanze, quindi non pensammo mai
ad incidere un vero disco. Grazie alla bravura di Roberto Lucano, riuscimmo
però a registrare con un TEAC a 4 piste numerosi brani con una qualità sonora
abbastanza buona (queste registrazioni sono tuttora inedite, a parte Shen Menn, inclusa come bonus track nel CD Quanah!). Alla registrazione di due o tre brani parteciparono
anche dei musicisti ospiti: Stefano Covis (chitarra ritmica) e Stefano Sepulcri
(flauto). Nel 1985, i problemi legati al servizio militare (allora
obbligatorio) ci portarono allo scioglimento; dopo lo scioglimento, prendemmo
strade diverse (anche per motivi di studio e di lavoro) e persi di vista tutti
gli altri Quanah, eccetto Giuliano Bianco, che ha suonato per dieci anni
(1995-2005) nella mia band afrocubana “Mi Ritmo”. Quando ho rifondato i Quanah
nel 2006, ho scelto quasi tutti nuovi musicisti perchè molti dei componenti
originari ormai abitavano in città troppo distanti tra loro, per cui era
impossibile poter provare insieme; la formazione
attuale è stata rifondata nel 2006. Giovanni Pirrotta (mio collega nelle scuole
di musica) aveva manifestato interesse per le mie composizioni, e abbiamo
passato un’estate a lavorare insieme sulle vecchie registrazioni dei Quanah per
trascriverle e “ricostruirle”. Si sono poi aggiunti a noi Giorgio Salvadego
(uno dei due bassisti dei Quanah originali, e Presidente del fan club The
Italian YES Appreciation Society), il batterista Paolo “Ongars” Ongaro e Andrea
“Supercantante” Cuzzolin (voce, chitarra ritmica). (In seguito, per circa due
anni abbiamo avuto come bassista Francesco Calabrò, e per un brevissimo periodo
come cantante Sara Righetto). Come già sai, i componenti della formazione
attuale sono Riccardo Scivales (tastiere, composizione), Elisabetta “Betty”
Montino (voce), Giovanni Pirrotta (chitarra elettrica), Giuseppe Di Stefano
(basso elettrico) e Paolo “Ongars” Ongaro (batteria). Quando Ongaro non è
disponibile (causa motivi di lavoro nella stagione estiva), dal 2008 il nostro
validissimo alternate drummer è
Massimiliano “Max” Conti (altro grande estimatore dell’universo YES). A partire dal
2006, i “nuovi Quanah” hanno avuto una discreta attività live (vedi ad esempio Silly Fairy Tale http://youtu.be/7gBZid_iKwI) e hanno partecipato
con successo anche a varie rassegne importanti: su tutte “Musica Continua 2006-2007” (Mestre), che nella
stessa stagione aveva ospitato gli Hatfield and the North. Oltre a tutti i
brani vecchi e nuovi dei Quanah Parker, fino a tutto il 2010 abbiamo suonato
regolarmente in concerto numerose covers di Yes (Wurm, Roundabout, Soth Side Of the Sky, Long Distance Run Around, Owner Of A Lonely Heart), Rick Wakeman (Merlin The Magician), Jethro
Tull (Aqualung, Hymn 43, Locomotive Breathe), Genesis (Lilywhite Lilith), Pink
Floyd (Breathe), PFM (Impressioni di settembre) e Beatles (Come Together, Hey Jude).
Più recentemente abbiamo deciso di proporre soprattutto i nostri brani. Ci
siamo inoltre autoprodotti alcuni materiali, come un Demovideo DVD (2007, recensito molto favorevolmente da Donato Zoppo
in MovimentiProg) e un mini CD demo (After
The Rain, 2009).
Perché
abbiamo inciso così tardi Quanah!, il nostro primo disco “ufficiale”? Se
non vivi di sola musica “suonata” è molto difficile conciliare gli impegni di
lavoro e famiglia con le prove, le date ecc., e trovare anche un periodo in cui
tutti possono prendersi dei giorni liberi per entrare in sala d’incisione. La
svolta è arrivata a inizio 2011, quando ci siamo finalmente imposti di incidere
un vero CD presso l’eccellente HLK Studio (Caorle, VE) di Roberto Riosa.
Abbiamo inciso tutto in tempi brevissimi (due giorni), poi siamo andati un po’
per le lunghe con i missaggi, perché per i soliti impegni di lavoro potevamo
farli solo una volta a settimana (e di sera tardi). A missaggi completati, il
“vecchio Quanah” Alessandro Monti è venuto ad ascoltare un nostro concerto e ne
è rimasto così entusiasta che ci ha offerto di co-produrre questo CD Quanah! per la sua etichetta diplodisc.
Abbiamo cercato di curare anche l’aspetto visuale del CD: in tal senso, Betty
Montino ha creato il suo bellissimo artwork della copertina e del booklet. Il
CD è stato presentato ufficialmente il 24 novembre 2012 all’importante rassegna
“MusicaContinua” di Mestre (dove avevamo già suonato nel 2007), e per l’occasione
io e Betty abbiamo suonato vari brani del CD in arrangiamenti per voce e
tastiera, e sono stati anche proiettati due promovideo gentilmente realizzati
da Roberto Noè e da Alessandro Pizzin
(organizzatore della rassegna):
Limits
Of The Sky
Riguardo ai nostri materiali
pubblicati, una cosa forse importante e di cui vado particolarmente orgoglioso
è che (almeno per quanto ne so io) probabilmente siamo l’unica Prog band
italiana i cui spartiti sono stati stampati e pubblicati all’estero: infatti,
gli spartiti per piano solo di varie mie composizioni per i Quanah (Chant Of The Sea-Horse, Flight, After The Rain e Prelude To
“Sailor Song”) sono stati pubblicati nelle prestigiose riviste statunitensi
“Keyboard Classics” e “Piano Today” (ora purtroppo chiuse dopo trent’anni di
gloriosa attività). Così anche per altri due brani del nostro repertorio live,
un mio arrangiamento in 5/4 di Jingle
Bells (intitolato Take Five Jingle
Bells) e un mio arrangiamento in 3/4+3/8 di Amazing Grace (ispirato a una bellissima versione di questo brano
di Rick Wakeman nel suo DVD omonimo), entrambi pubblicati nella rivista
statunitense “Sheet Music Magazine” (anch’essa purtroppo ora chiusa dopo
trent’anni di attività). Sempre nella rivista “Piano Today” sono stati inoltre
pubblicati i miei arrangiamenti per piano solo di South Side Of The Sky (Yes) e Merlin
The Magician (Wakeman), accompagnati da miei articoli introduttivi sul Prog
e sullo stile di Wakeman. “Piano Today” era uno straordinario magazine “a tutto
campo”, rivolto a un pubblico di pianisti sia classici che jazz che Latin, e la
cosa bella è stata l’immediata reazione positiva dei lettori di questa rivista:
alcuni di loro, infatti, hanno scritto delle lettere di grande apprezzamento
alla pubblicazione di questi miei materiali Prog. Inoltre, ho ricevuto una
lettera personale di apprezzamento per il mio Chant Of The Sea-Horse da parte del grandissimo pianista jazz Dick
Hyman, che tra le altre cose è autore di uno dei primissimi dischi storici di
Moog (Moog: The Electric Ecletics Of Dick
Hyman, Command Records, 1968, contenente il brano The Minotaur, una hit che all’epoca influenzò profondamente Keith
Emerson e il suo assolo di Moog in Lucky
Man).
Il contenuto del disco è una miscela tra
antico e nuovo, una sorta di recupero del passato con l’aggiunta di nuove idee.
Quali sono le differenze fondamentali che trovi ascoltando, a lavoro terminato,
periodi storici inevitabilmente a confronto?
Essendo
tutti i brani di mia composizione, mi è difficile trovare grandi differenze: la
band attuale è semplicemente la naturale prosecuzione di quella iniziale. Ad
ogni modo, c’è senz’altro una certa differenza di sonorità, dovuta:
-
alle mie attuali tastiere, che sono digitali, mentre quelle che usavo nel
periodo 1981-1985 erano analogiche. Intendiamoci: adoro le sonorità analogiche,
mi piacerebbe poter suonare circondato da tastiere analogiche, e con i vecchi
Quanah usavo quattro tastiere (un organo, un piano elettrico, un pianoforte
elettronico e una tastiera d’archi). Ma motivi eminentemente pratici non
rendono più possibile tutto ciò. Ora faccio tutto (anche live) con un unico
pianoforte digitale Casio Privia PX-300 (talvolta con l’aggiunta di un expander
Korg): ci ho lavorato davvero molto su, cercando di creare dei “miei suoni” personali
mediante la sovrapposizione di timbri e il loro balance (in Quanah! ascolta ad esempio Chant Of The Sea-Horse e le Intro di After The Rain, People In Sorrow e Silly
Fairy Tale). In tal senso, mi hanno molto influenzato le sonorità usate da
Rick Wakeman in DVD recenti (suoi o degli Yes) degli anni 1990s e 2000s (tipo The Ultimate Anthology, Songs From Tsongas, ecc.), sonorità che in qualche modo ho ritrovato anche in alcuni
brani nello stupendo DVD Ciò che si vede
è del Banco.
-
al fatto che i musicisti attuali sono diversi, ovviamente, da quelli del
periodo 1981-1985, e quindi usano
anch’essi strumenti e sonorità diverse. Riguardo alle diversità stilistiche: 1)
Paolo Ongaro ha un forte background Prog e “rock” (il batterista originale era
più legato al jazz e alla fusion); 2) oltre a un grande background Prog,
Giuseppe Di Stefano ha lo stesso background jazzistico e fusion del bassista originario, però usa un
basso a 6 corde e ha una sonorità particolarissima (è un vero cultore del
suono!); 3) Giovanni Pirrotta (che è anche un eccellente chitarrista country) ha un background rock diverso
rispetto a quello (sempre rock, ma più legato al Prog) del chitarrista
originale, e ha anche una diversa concezione timbrica dello strumento. Dopo
avermi conosciuto si è però accostato con entusiasmo al Prog, con eccellenti
risultati; 4) un elemento importante che caratterizza la band attuale è
sicuramente la cantante Betty Montino, in virtù delle sue grandissime capacità
tecnico-interpretative e del suo particolare “colore” timbrico. Betty sa
spaziare dal rock alla musica classica al jazz, e uno dei suoi principali
modelli di riferimento è Kate Bush.
Riguardo
alla miscela “old&new” e al recupero del passato con l’aggiunta di nuove
idee e lo sviluppo di idee precedenti: nel riproporre i brani della vecchia
formazione, dove lo abbiamo ritenuto necessario abbiamo mantenuto praticamente
intatte quasi tutte le idee originali—nel CD Quanah!, questo è il caso
di Quanah Parker, Sailor Song e The Garden Awakes. Vari altri brani sono stati invece sviluppati o
rielaborati, con l’aggiunta di nuove Intro e Finali, nuovi temi o controcanti,
e l’aggiunta (o l’ulteriore sviluppo) di sezioni aperte
all’improvvisazione: nel CD, è il caso ad esempio di After The Rain, No Time For
Fears, Flight e Silly Fairy Tale. Sempre nel CD in
oggetto, Chant Of The Sea-Horse è un
brano completamente nuovo e vari altri (The
Limits Of The Sky, People In Sorrow e
Asleep) sono a tutti gli effetti
delle nuove creazioni della band attuale, elaborate partendo da semplici vecchi
abbozzi “piano e voce”, registrati da me e Alessandro Monti nel 1985. Ad ogni
modo, per sottolineare la continuità con i Quanah originali, nel CD abbiamo
incluso una bonus track registrata
nel 1984 (Shen Menn).
Leggendo nel booklet annesso al CD la nota di
Alessandro Monti, si arriva ad una bella definizione di Art rock, all’interno
della quale si evidenza la non curanza dell’aspetto consumistico. Perché
secondo te è diventato quasi impossibile vivere di sola musica, se si sceglie
la via della qualità e dell’impegno musicale?
Per la verità, nelle liner notes in italiano c’è scritto che
l’Art rock “è apparentemente privo di valenze consumistiche”:
un’affermazione su cui vale la pena di riflettere se solo pensiamo agli album
di Art rock che hanno venduto decine di milioni di dischi, come Tubular Bells di Mike Oldfield, Journey To The Centre Of The Earth di
Wakeman e The Dark Side Of The Moon dei
Pink Floyd solo per citare alcuni esempi. Ad ogni modo, penso che oggi sia
diventato quasi impossibile vivere di sola musica “di qualità e impegno
creativo” per mille motivi: il “semideserto” culturale che sembra imperante, la
crisi economica che ha colpito anche i locali che propongono musica dal vivo, e
(non ultimo) il fenomeno delle “tribute band”, che purtroppo rende sempre più
difficile proporre musica propria nei locali.
Il tuo amore per il mondo “YES” è dichiarato.
Quanto conta tutto questo nella scelta di una vocalist come Betty Montino, che
potrebbe ricondurre ad un Jon Anderson in versione femminile?
A parte l’immenso Jon Anderson
e il mio amore per il mondo “YES”, mi ha sempre affascinato l’uso della voce
femminile (e in particolare del vocalizzato femminile) nel rock, nel
Prog e nella musica folk inglese e celtica (altre mie influenze importanti).
Tra i primi esempi che mi vengono in mente, brani come Catherine Of Aragon e Anne
Boleyn di Wakeman, The Great Gig In
The Sky dei Pink Floyd, l’album The
White Ladies dei Trace di Rick Van Der Linden, i primi Renaissance (quelli
con Annie Haslam li ho ascoltati poco), l’immensa India di Llegò la India via Eddie Palmieri, gli irlandesi Clannad e le cantanti del folk inglese, nonché la
fantastica “rock women band” Cheetah. Ad ogni modo, a pensarci bene, molto
probabilmente hai proprio ragione tu nell’ipotizzare che la scelta di una
vocalist donna come Betty Montino potrebbe avermi ricondotto (magari
inconsciamente) a un Jon Anderson in versione femminile! E anche qui c’è una
continuità con i Quanah originali, che come ho detto prima avevano anche una
cantante donna (Maddalena Cutaia), per certi versi affine a Betty. Direi
inoltre che la voce femminile conferisce al rock un’aura “spirituale” (e in
qualche modo “fatata”): il che ci riporta ancora—e daje!—a Jon Anderson e al mondo “YES”!
Che cosa ha in più, e in meno, la band
attuale rispetto a quella di inizio anni ’80?
Difficile risponderti senza
fare un torto a qualcuno dei componenti passati o attuali dei Quanah! Dico
questo perché ho avuto la fortuna di lavorare sempre con musicisti bravi e
sensibili, e ognuno di loro ha portato un proprio importante contributo alla
band.
Che cosa accade nei vostri live show? Cosa
c’è oltre alla musica?
Oltre alla musica utilizziamo
dei fondali video che vogliono dare una suggestiva ambientazione alla musica
stessa. Soggetti dei fondali sono numerosi quadri di grandi paesaggi o di
soggetti pellerossa dipinti dai vedutisti statunitensi dell’Ottocento, alcune
foto del capo pellerossa Quanah Parker, alcuni sfondi delle copertine di Roger
Dean per gli Yes, e anche delle immagini astratte (ad esempio vedi i Link ai
promovideo, e i video nel nostro sito www.quanahparker.it ).
Ho letto di una tua collaborazione con Tony
Pagliuca. Progetti top secret?
Nel 2010 ho curato l’editing e
il Music Engraving tramite software degli spartiti di tutti i brani del
bellissimo disco di Tony, APRES MIDI
piano solo. Stiamo cercando un editore che pubblichi questo album di
spartiti, e uno di questi (Gioco di bimba)
è stato finora pubblicato in proprio, in tiratura limitata. Sempre nel 2010,
per Tony ho anche arrangiato per duo pianoforte/tastiera Felona, Ritratto di un mattino
e Frutto Acerbo, che abbiamo
suonato insieme dal vivo alle Fiere di San Donà di Piave. Riguardo alla mia
collaborazione attuale in duo con Tony, per il momento non posso dirti di più:
speriamo che si concretizzi, e in quel caso credo che sarà una bella sorpresa!
Sempre seguendo la bio del gruppo, viene
descritta la tua intensa attività didattica e compositiva anche al di fuori dai
nostri confini. Mi racconti qualcosa di più?
Molte informazioni - e
materiali esemplificativi importanti - li trovi nel mio sito www.riccardoscivales.com cliccando sui tasti
Reviews, Music Books, Compositions, Transcriptions, Arrangements, ecc. (Il sito
è rimasto indietro a qualche anno fa, e devo aggiornarlo). Inoltre, nella mia
attività di insegnante di Pianoforte Moderno nelle scuole di musica propongo
spesso ai miei allievi migliori delle versioni per piano solo di classici del
Prog come South Side Of The Sky, Catherine Parr, Catherine Of Aragon, Anne
Boleyn, Jane Seymour, Trilogy, Tarkus, Knife-Edge, A Salty Dog, Repent Walpurgis, Profondo
Rosso, Gioco di bimba, Wait For Sleep, ecc.: hanno una grandissima validità didattica, e dovresti vedere
come entusiasmano gli allievi! Alla faccia di chi dice che il Prog è un genere
“di nicchia”, ecc.
Come vedi il futuro della musica di impegno e
qualità?
Penso che potrebbe avere un
futuro senz’altro migliore se ci fosse un’educazione musicale decente (e
intelligente e aperta) nelle scuole e nei media. Per quanto riguarda la mia
personale esperienza didattica, ho notato che quando mi arrivano dei nuovi
allievi cresciuti a “X Factor” ecc., non appena faccio loro conoscere qualcosa
di bello (tipo la grande musica rock del periodo 1966-1975, ma anche altri
generi musicali), questi allievi si entusiasmano, e se ne hanno le doti, nel
giro di qualche anno cominciano essi stessi a formare le loro band e a creare
qualcosa di bello.
E dopo questo primo album… cosa farete da
grandi?
Quest’anno incideremo un
secondo album. Il materiale è già pronto: abbiamo molti brani nuovi, e dobbiamo
ancora incidere vari vecchi brani del primo periodo dei Quanah, che abbiamo già
rielaborato e suonato spesso live!