UNA COLLANA DI PERLE
I fan dei Jethro (perlomeno
quelli più “stagionati” come me) sanno bene che Ian non ha mai amato molto
suonare brani altrui o partecipare a jam session con altri artisti. Se si
eccettua qualche contributo al flauto in album di pochi colleghi o amici
(Steeleye Span, Fairport Convention, Richie Blackmore) ed un paio di
partecipazioni live (Uriah Heep e, più recentemente, PFM), Anderson ed il suo
enorme ego (giustificato visti i risultati!) hanno da sempre privilegiato solo
ed esclusivamente la propria musica. Eppure, volente o nolente, il 15 novembre
del 1983, a Monaco di Baviera, durante il live televisivo Rock Classic Night (aveva già
fatta la sua performance, smontato e riposto il flauto nella sua
custodia, ed era al bar tranquillo e rilassato) viene letteralmente trascinato
di nuovo sul palco, insieme a Jack Bruce, per una jam session con la band del
musicista africano Fela Kuti. Ancora
oggi la ricorda come un’esperienza orribile, lui a ricamare arrangiamenti e stacchi
solistici al flauto (riassemblato velocemente, come si vede nel video) su un
lungo brano che Ian definisce “just
musical bullshit which he passed off as avant garde playing” e Bruce
addirittura al… piano! Poor guy!
LP (Luoghi e Personaggi)
Nel 1970, Ian Anderson sposa la diciannovenne Jennie Franks (allora segretaria presso la Island Records di Chris
Blackwell). I fan dei Jethro sanno che fu lei ad ispirare i primi due versi di Aqualung, originariamente semplici didascalie
a foto che Jennie aveva scattato a homeless londinesi (il brano è infatti
co-firmato Jennie Anderson-Ian Anderson). Sempre Jennie fu la destinataria di
brani ormai mitici, tra i quali Reasons
for Waiting (da Stand Up, 1969), With
You There to Help Me, To Cry You a Song (da
Benefit, 1970), Wonderin’ Aloud (da Aqualung,
1971), Black Satin Dancer, Requiem
(da Minstrel in the Gallery,
1975). “Che fine ha fatto ?” vi sarete spesso chiesti. Dopo
il divorzio da Ian nel 1974 ed un periodo come attrice nei teatri d’avanguardia
del West End, la Franks si è trasferita prima a Los Angeles e poi, nel 1993,
con il secondo marito (lo sceneggiatore Jeffrey Price) a Telluride, una
deliziosa cittadina del Colorado, nata a fine ‘800 come città mineraria e oggi
stazione sciistica e sede di un celebre Festival del Cinema. Qui Jennie, che con il marito ha fondato la
Sparky Production, una società che si occupa di cinema e teatro, vive e lavora
ancora oggi. Da qualche anno è anche direttore artistico del Telluride
Playwrights Festival. Attivissima, quindi, e per nulla “sitting on a park
bench”!
A sinistra: Ian e Jennie Anderson nel 1970. A
destra: Jennie oggi
Il magnifico scenario delle montagne che circondano Telluride. Nel
riquadro: Colorado Street, la via principale, con la classica struttura
urbana delle mining town viste in tanti film western.
IPSE
SCRIPSIT-DIXIT
“Martin
is a born loser. He trips over things, gets tea over his shirts and gets
electric shocks from door handles” (“Martin
è uno sfigato nato. Inciampa sulle cose, si versa il tè sulle camicie, e prende scosse
elettriche dalle maniglie delle porte”).
Fin dall’inizio della loro collaborazione, Ian ha spesso preso in giro
– in modo ferocemente ironico ma in fondo con intento bonario – il povero
Martin Barre, remissivo e succube della personalità dominante di Anderson. Lo
stesso sottile umorismo di Fat Man
(da Stand Up, 1969) sembra avere come
bersaglio proprio Martin che in quel periodo, e per molti anni a venire,
esibirà un abbondante giro vita. Ma forse (e per fortuna!) è stata proprio
questa complementarietà caratteriale – insieme all’indubbia bravura del
chitarrista – a creare l’alchimia che ha fatto di Martin Lancelot Barre l’unico
musicista sopravvissuto dal 1969 ad oggi ai frequenti cambi di line-up del
gruppo voluti dal Pifferaio Pazzo.
A sinistra: Martin nel 1977. A destra: molti anni (e chili in meno…) dopo