Ho appena ascoltato il doppio album “ Prog Exhibition - Il festival della musica immaginifica,
sunto della kermesse romana di fine 2011, organizzata dalla D&D di Iaia De Capitani.
Non ero presente, ma
avevo partecipato con soddisfazione all’edizione precedente, la prima, e in
qualche modo riesco ad immaginare l’atmosfera generale, aiutato anche dai tanti
conoscenti, sul palco e non, che erano a Roma il 21 e 22 ottobre.
Nessun supporto digitale può eguagliare il fenomeno live
vissuto in diretta, ma il valore intrinseco non muta, e avere il CD tra le mani
significa poter godere di abbinamenti che, probabilmente, non avranno replica e
rimarranno quindi esempi isolati e per questo di estremo valore storico.
La formula adottata, ormai consolidata, prevedeva la presenza
di illustri ospiti stranieri a integrazione di band italiane. E se lo
scorso anno c’erano Ian Anderson,
David Jackson, John Wetton, David Cross
e Thijs Val Lear, nella più recente
occasione le special guests straniere non erano da meno: Steve Hackett, Martin Barre,
Mell Collins, Richard Sinclair e Maartin
Allcock.
Un po’ di Italia: Stereokimono,
Oak, Saint Just ( con la presenza di Alan Sorrenti come ospite), UT,
Balletto di Bronzo, Arti & Mestieri (con Gigi Venegoni), Il Bacio della Medusa, Vic
Vergeat Band, Garybaldi ( con Marco Zoccheddu), Biglietto per l’Inferno Folk
e New Goblin.
Un sacco di carne al fuoco!
Nel doppio disco trovano spazio i brani probabilmente più
rappresentativi, e provo ora a
descrivere ciò che mi ha colpito di ogni singola entità musicale al primo ascolto,
fornendo una possibile chiave di lettura e non sterili graduatorie di merito!
Stereokimono: presenti con un brano, “Zona d’ombra”.
Ho ancora nelle orecchie il loro recentissimo “Intergalctic Art Cafè e conosco quindi il loro valore. Il brano live è una conferma di quanto avevo captato, e non
sempre esiste corrispondenza di efficacia tra studio e palco.
Oak e Maartin Allcock: “Murfatlarst” e “Baba gaia”.
In questo caso nessuna sorpresa, apprezzo il repertorio di Jerry Cutillo e soci e so
dell’affiatamento con Maartin. Il valore assoluto non si discute e i due pezzi
danno buona evidenza del loro modo di concepire musica e … teatro.
Saint Just
Again di Jenny Sorrenti
con Alan
Sorrenti: “Il Cercatore”
e “Vorrei Incontrarti”.
Vera sorpresa per me. Jenny è una vocalist incredibile e
anche in questo caso regala momenti speciali, ma ciò che mi ha toccato è la
versione di “Vorrei Incontrati”. Ero
molto curioso di vedere il risultato perché qualche tempo fa, chiedendo a Jenny
di Alan, l’avevo trovata un po’ evasiva, e poi non avevo più l’abitudine a
sentire “Il figlio delle stelle” in
un ambito… impegnato. Da ciò che ho
letto nel post-festival e da quanto mi è stato raccontato, la riproposizione di
quel brano antico non era stata particolarmente brillante. Ascoltando la
registrazione del CD trovo al contrario un gradevolissimo duetto, con un po’ di
rammarico per ciò che poteva essere e non è stato. E mi riferisco ovviamente al
percorso musicale di Alan, ricco di visibilità, ma di dubbia qualità.
UT-L’anima
prog dei New Trolls:
“I cavalieri del lago dell’Ontario”
e “Nato Adesso”
Super formazione per due tracce di un antico percorso. Credo
una delle prime esibizioni della rinata band genovese, formazione che incarna
il vero spirito della musica progressiva, tra le tante sfaccettature possibili
che hanno caratterizzato la storia di Salvi,
Belleno e soci. Li ho visti da vicino
dopo un paio di mesi… classe, idee e ancora tanta voglia di proporsi in un
settore che, purtroppo, rappresenta la nicchia.
Balletto di
Bronzo con Richard Sinclair:
“Plan it Heart” e “Primo incontro”.
Del Balletto che dire… l'entrata di Gianni Leone rappresenta sempre uno dei momenti più alti di un qualsiasi
spettacolo a cui partecipa, e ascoltare “Primo
incontro” sapendo cosa accade sul palco in quel preciso momento mi condiziona nel giudizio… difficile
per me essere obiettivo. Sono invece rimasto estasiato dalla voce di Sinclair.
In una precedente occasione lo avevo trovato un po’ … svagato al basso, ma la
sua particolare timbrica vocale mi pare sia ancora in grado di ammaliare
l’ascoltatore e “Plain it Heart” è
uno dei momenti più significativi.
Arti &
Mestieri e Gigi Venegoni
con Mel Collins:
“Gravità 981”, “Valzer per domani” e “Il figlio del Barbiere”.
Ecco una picture da non dimenticare. Ritorna a distanza di un
anno Furio Chirico (nella precedente
occasione con i Trip di Vescovi e del compianto Wegg), ma questa volta con la band di
Torino. Lui e Bepe Crovella si circondano di pari storia, con l’elettrica di Gigi Venegoni e il sax tenore dell’ex
Crimson Mel Collins. Grande e fortunata
miscela. Particolarmente toccante “Il
figlio del barbiere” che non conoscevo.
Il Bacio
della Medusa: “Simplicio”.
Ensemble umbro di buona esperienza, è presente nell’album con
un tipico brano rock folk, caratteristico della propria produzione. Nell’unica
occasione in cui ho visto un loro concerto ho potuto constatare una novità
assoluta, almeno per me, e cioè il batterista - Diego Petrini - impegnato contemporaneamente alla batteria e alle
tastiere. E’ successo anche a Roma?
Vic Vergeat
Band con Mel Collins:
“Rain or Shine” e “Cry”.
Ancora Mel Collins
al sax per accompagnare uno sconosciuto - per me - Vergeat.
Accidenti che risultato! Non mi è dato di sapere con quale criterio è stato scelto
questo gruppo, essendo un po’ fuori contesto. Trattasi infatti di rock blues, ma di ottima fattura ed
estremamente coinvolgente. Sono subito partito alla ricerca della sua storia,
sulla via di quell’effetto domino che non dovrebbe mai mancare negli
appassionati di musica un po’ curiosi.
Garybaldi con Marco Zoccheddu: “Moretto da Brescia suite” e “ La mia scelta”
Avevo visto ed ascoltato Zoccheddu
un giorno prima, su di un palco genovese assieme a Paolo Siani, e lo avevo trovato estremamente “carico”. I Garybaldi
hanno un’anima rock e un uomo di peso da non far rimpiangere. Mi riferisco
ovviamente a Bambi Fossati,
nell’occasione indisposto. I due brani oscillano quindi tra prog e rock,
regalando differenti versioni della storia della band.
Biglietto per
L’Inferno Folk con Martin Barre:
“Ansia”, “Confessione” e “Aqualung”.
Non esiste un accettabile “Aqualung “ senza Barre, nonostante la ricerca di cloni da
parte di Anderson, e questa versione
più mediterranea ne è l’ulteriore prova. Mi è capitato di vedere in rete un
filmato in cui Martin suona un brano
del/col Biglietto e ciò mi è bastato
per capire che tipo di miscela si sia realizzata on stage, fatto poi
confermatomi da Giuseppe Cossa,
il tastierista del gruppo. E poi, per un
repertorio rock folck, esiste un chitarrista più adatto di Barre?
New Goblin con Steve Hackett: “Profondo Rosso”, “Improvvisazione”
e “Watcher of the Skies”.
Mai avrei pensato in vita mia di sentire Simonetti (anche lui già presente lo scorso anno con la Raccomandata con Ricevuta di Ritorno)
ed Hackett assieme… grandi musicisti
entrambi, non c’è dubbio, ma affinché certi incontri avvengano occorre
l’occasione, e anche di questo occorre rendere merito a D&D. Belle le due versioni simbolo di Goblin e Genesis, mentre
l’improvvisazione mi pare al di fuori degli schemi di Steve, piuttosto misurato e tendente al risultato globale, senza
sfoggio di virtuosismi estremi.
Manca forse qualcosa, un siparietto che non ha trovato posto
nel CD, forse troppo lungo, magari giudicato inadeguato, ma probabilmente
rappresentativo dello spirito della manifestazione.
Mi riferisco a quanto evidenziato nella cover, parole e
immagini, e cioè la jam tra i grandi ospiti a cui si è unito Franz Di Cioccio,
“… un vortice di ritmo e note dedicate a
chi è rimasto in teatro dopo cinque ore di musica. Così, just for fun…”.
Un assaggio “rubato” dalla rete…
Mi scuso anticipatamente per le probabili inesattezze, purtroppo questa volta non ero presente!
L’ INTERVISTA
a Iaia De Capitani…
Non ho partecipato
all’ultima P.E. ma ho vissuto totalmente quella entusiasmante del 2010. Che
tipo di bilancio si può fare nel comparare le due situazioni?
Non si
possono comparare per più motivi. La prima edizione, che sarebbe dovuta
rimanere unica in quanto nata per festeggiare il “compleanno” della musica
progressive, ha presentato un concentrato di grandi nomi del mondo progressive
italiano. La seconda edizione, voluta fortemente dagli amanti del prog, pur
avendo un alto livello artistico, non ha avuto il successo della prima forse
anche per la mancanza di questi grandi nomi. In più, un grande nubifragio si è
abbattuto su Roma proprio nei giorni del festival quindi… Il pubblico non è
stato quello del 2010. Artisticamente sono però state due grandi edizioni.
A distanza di qualche
mese dall’ultima kermesse romana, c’è qualche cosa che, se si potesse tornare
indietro, andrebbe secondo voi modificato?
No, non
direi. La macchina organizzativa è andata benissimo. Mi è dispiaciuto non avere
Darryl Way che, come è noto, non si è sentito bene proprio in aeroporto a
Londra, prima della sua partenza per l’Italia. Se potessi tornare indietro,
conoscendo il futuro, eviterei il nubifragio. L’unico dispiacere vero è la
mancanza delle istituzioni in un progetto come questo, ma si sa, l’Italia
considera poco la cultura, soprattutto quella musicale.
Qual è stata la vostra
più grossa soddisfazione, meramente dal lato musicale? Qualche sorpresa?
Qualche conferma?
Senza
dubbio gli incontri tra band italiane e musicisti stranieri. Avere i guest che
suonano anche nei brani italiani è stata un’idea vincente.
Un’insieme di anime che
si ritrova a convivere per qualche giorno, spesso conoscenze antiche, dovrebbe
dare luogo - anche - a momenti di serenità e piacevole condivisione. Esistono
aneddoti significativi che hanno fatto emergere uno spirito aggregativo,
favorito probabilmente dalla musica?
Ce ne
sono stati tanti… l’incontro con gli amici del prog, alloggiati nello stesso
hotel delle band ha portato a pranzi ai Castelli romani, cene, scambi di
opinioni e… la jam-session del 2011, nata e provata (solo a parole) a tavola.
C’era proprio la voglia di stare insieme sul palco per SUONARE. Devo dirti però
che dopo i festival sono poche le band che sono rimaste in cordata. Nel mondo
del prog purtroppo ognuno pensa solo a se stesso. Penso che sia per questo
motivo che il progressive non ottiene il successo di pubblico della musica
metal (solo per fare un esempio).
Esistono i presupposti
per poter pensare ad una terza edizione di P.E.?
Sì certo,
anche se dopo i due Prog Exhibition, i festival prog in Italia sono aumentati,
quindi… forse lascerò lo spazio ad altri
organizzatori, come sto facendo per il festival di luglio a Viterbo.