Per la seconda volta in un breve lasso di tempo scopro
atmosfere musicali talmente belle e complete da apparire come poste su di un
gradino superiore, inattaccabili e lontane da una delle tante collocazioni
tradizionalmente riconosciute.
Mi era accaduto con i Sursumcorda, ed oggi ritrovo nei Notturno Concertante una filosofia
musicale simile, basata sull’estrema qualità -tecnica e compositiva-, sul gusto e
su di una sorta di apparente semplicità espressiva, difficilmente riscontrabile
e, a mio giudizio, elemento vincente.
Canzoni allo Specchio è il nuovo album, realizzato a dieci anni di distanza dal
precedente, e nell’intervista a seguire questo aspetto, assieme ad altri, viene
affrontato compiutamente.
Dieci brani in cui l’ensemble formato da otto
musicisti si produce in un vasto repertorio, tra musiche con liriche e
strumentali (con The Price of Experience
in lingua inglese).
La strumentazione utilizzata è prevalentemente
acustica, l’estrazione classica è evidente e anche la “forma canzone” assume il
carattere di piccola orchestrazione, con la creazione di “gemme musicali”,
sintesi di lavoro e impegno enormi.
Le quattro tracce solo musicali si prestano
perfettamente al ruolo di colonne sonore, attività tipica di parte del gruppo, ma
sono portatrici di messaggi sonori che si integrano perfettamente con l’album,
tracciando una sorta di viaggio a tema, tipico dei concept.
I testi affrontano temi sociali e argomenti personali
tipici di ogni vita umana, ma risulta assai difficile sezionare “Canzoni allo Specchio”, perché nulla
sembra fuori posto, e il disco appare un mosaico fatto di tanti dettagli curati
in modo maniacale, ma talmente ben miscelati che l’aspetto che più emerge è
l’omogeneità.
Ma Canzoni allo
Specchio va oltre la musica e le oltre cinquanta
pagine del booklet hanno una forte valenza supplementare. Non credo di aver mai visto
tanta completezza in un “contenitore” che, se è vero che è spesso ben curato dagli
artisti, difficilmente riesce a dare le possibilità fornite dal vinile… mera
questione di spazi e dimensioni.
Nell’occasione le illustrazioni sono curate da Fabio Mingarelli, artista poliedrico di
assoluto livello. Disegni, fotografie, liriche, note… tutto concorre per
sommare qualità a quantità, e l’art work risulta parte integrante ed essenziale
dell’album, così come le storie raccontate, il folk, il jazz, il classico e
tutte le contaminazioni etniche che rendono magica la musica di Notturno
Concertante.
Nelle note di fine post è segnalato il sito ufficiale
della band, spazio in cui è possibile ascoltare le differenti tracce.
Ma Canzoni allo
Specchio ha una dedica precisa e molto importante. Il disco è infatti
realizzato con la presenza spirituale del giovane bassista Antonio D’Alessio, scomparso
prematuramente nel 2008, e di fatto ancora presente, come dimostra la line up
inserita nel booklet, che lo vede come nono componente.
“Quando abbiamo
ricominciato a suonare con maggiore determinazione e abbiamo messo in piedi la
nuova formazione nel 2002, Antonio è stato il nostro primo incontro. Ha avuto
la capacità di fare da catalizzatore perché grazie a lui abbiamo conosciuto i
ragazzi che poi sono entrati nel nuovo Notturno Concertante. E’ stato un
bassista formidabile, sempre preparato, e anche negli ultimi giorni lo abbiamo
trovato straordinariamente sereno.”
Amicizia, amore, musica, poesia, immagini… e chissà
cosa potrà mai accadere su di un palco!
L’INTERVISTA
La prima
cosa che mi ha colpito, non conoscendo Notturno
Concertante, è il lungo periodo trascorso dalla pubblicazione del
precedente Riscrivere il passato. Che
cosa vi è accaduto, musicalmente parlando, nel corso degli ultimi due lustri?
Beh,
in realtà tra un cd e l’altro abbiamo composto musiche per vari cortometraggi e
film. Vorrei ricordare in particolare i brani per il corto di Giorgio Diritti Con i miei occhi, ma abbiamo fatto
qualcosa anche per Rai1, Canale 5 e svariate altre colonne sonore. Credo, tra
l’altro, che le sonorizzazioni siano il futuro della nostra attività musicale.
Per quel che mi riguarda ho registrato due cd di chitarra classica (My favourite e AMELIA and other favourites rispettivamente nel 2004 e nel 2009). Abbiamo tenuto qua e là dei
concerti e varie esibizioni acustiche nel corso di presentazioni di libri o
dischi. Inoltre abbiamo collaborato al disco di Bernardo Lanzetti, Gigi Cavalli
Cocchi e Cristiano Roversi. Quindi non è stato certo un periodo di completa inattività.
La musica
che proponete mi pare di livello superiore, capace di superare generi ed
etichette. Che cosa vi soddisfa maggiormente dell’unione di otto elementi, tra
l’altro, di questi tempi, non facilmente collocabili in situazioni live?
Grazie!
L’idea è proprio quella di creare una sorta di cross over tra vari generi, una
contaminazione mirata di varie influenze musicali. Anche per questo Canzoni allo specchio ha avuto una fase
di elaborazione particolarmente lunga e complessa. La possibilità di interagire
con validi strumentisti ci ha consentito di sviluppare in maniera più
articolata le nostre idee, aggiungendo ai temi da noi composti l’estro e la
creatività di strumentisti che hanno portato un’aria di novità e freschezza
nelle nostre composizioni. I nostri brani sono spesso congegnati come piccole
(e semplici) partiture che si incastrano l’una nell’altra e questo è possibile
grazie ad un attento lavoro di ricerca in studio e accurate prove per i
concerti. Suonare dal vivo in otto, in questo momento, per svariate ragioni che
è facile immaginare (budget risicati, problemi nel coordinare le esigenze dei
vari componenti del gruppo, ecc.) può essere piuttosto complicato. Ma è pur vero che proprio dal vivo le cose
spesso sembrano funzionare meglio grazie ad un approccio leggermente più rockistico e alla versatilità
dei musicisti di cui ti dicevo.
I vostri
brani alternano tracce strumentali a brani con liriche, e la parola non pare
l’unico elemento utile al trasferimento dei messaggi. Che tipo di rapporto
esiste tra testi e musiche, in fase di creazione?
Quasi
sempre nasce prima la musica. Il testo è spesso un’aggiunta. In realtà quando
scriviamo un brano non ci poniamo preclusioni di sorta. Vediamo come evolve, di
volta in volta, la situazione. È come se il pezzo ci guidasse, in un certo
senso, a compiere determinate scelte. Spesso qualche brano strumentale è stato
poi cantato, difficilmente è accaduto il contrario.
Un brano è
cantato in lingua inglese e ogni song è presentata sul book in doppia lingua.
Sono solo esigenze di mercato o la lingua di Albione si dimostra
particolarmente funzionale ad alcune vostre canzoni?
No
il mercato non c’entra nella scelta dell’inglese per il testo di The price of experience. Francamente
abbiamo cercato sempre la libertà di scegliere in tutta autonomia quel che fare
senza condizionamenti di presunti santoni, tanto più adesso visto le condizioni della grande
industria discografica. La doppia lingua nel booklet è stata una scelta,
invece, concordata con Radici Music perché contiamo di poter avere attenzione
alla nostra proposta musicale anche all’estero.
La
“confezione” che racchiude il CD è davvero bella e, soprattutto, utile. Come
nasce la collaborazione con Fabio Mingarelli?
Fabio
è un mio vecchio compagno di scuola media. L’ho rincontrato dopo svariati anni
in una di quelle presentazioni di libri di cui ti dicevo. Abbiamo visto le sue
opere e ne siamo rimasti affascinati. In un certo senso la nostra musica si
completa con le sue opere (o, se vuoi, può essere vero il contrario). È stato
naturale proporgli una collaborazione che speriamo possa continuare anche per
il futuro. Magari anche in qualche happening che sottolinei la sinergia
pittura/musica.
Che tipo di interazione
riuscite ad instaurare in fase live con l’audience?
È
molto importante in questo caso la presenza di un frontman abituato a dialogare
e a stimolare il pubblico. Giuseppe Relmi ha proprio queste caratteristiche ed
altre qualità. Prima fra tutte quella di fornire un contributo creativo alla
nostra musica. Non a caso è lui a firmare assieme a me e ad un altro componente
la title track del nostro nuovo cd. Giuseppe, pur essendo giovane, ha una lunga
esperienza di concerti in svariate situazioni: per noi è importante la sua
disinvoltura dal vivo.
La vostra
musica prevede l’utilizzo -anche- di strumenti classici. Che tipo di rapporto
avete con le nuove tecnologie? La sperimentazione strumentale è qualcosa che fa
parte del vostro modo di creare?
Cerchiamo
di utilizzare sempre strumenti acustici visto che abbiamo la possibilità di
collaborare, adesso, con musicisti davvero
in gamba. La tecnologia è molto importante soprattutto perché ci offre la
libertà di sperimentare senza costrizioni di tempo. Abbiamo un piccolo studio
nel quale possiamo smontare e rimontare i pezzi, cercare le soluzioni più
disparate, tornare sui nostri passi. In questo senso la tecnologia è un aspetto
per noi centrale che consente di esprimerci con libertà e con tempi più rilassati
(anche troppo…). Insomma ci aiuta a realizzare meglio le nostre idee musicali. Credo
che l’informatica in musica abbia realizzato una rivoluzione copernicana. Qualcosa
da cui è difficile prescindere.
Il disco è dedicato alla memoria di Antonio
D’Alessio, scomparso prematuramente. Non esiste modo migliore per ricordare un
amico ma, senza entrare nel personale, cosa vi ha lasciato dal punto di vista
strettamente musicale?
Antonio
era una persona splendida, mite, tollerante, comprensiva. Il suo approccio musicale
era, in una parola, versatile. Riusciva a spaziare con gusto tra diversi generi
musicali, che è appunto quello che ci proponiamo di fare ancora adesso. Poi è
stato grazie a lui che abbiamo potuto conoscere altri musicisti poi entrati a
far parte in pianta stabile del gruppo.
Che giudizio
potete dare dell’attuale stato della musica, riferendovi a potenziali talenti
in circolazione?
In
giro c’è molta musica interessante ma che devi andare a cercare col lanternino
perché l’industria discografica (o quel che ne resta…) punta su proposte
che possano produrre forti guadagni in
tempi brevi. Una strategia miope e suicida che ha determinato una
desertificazione culturale che è sotto gli occhi di tutti. E che
paradossalmente ha portato a un drastico calo di vendite, di cui il download
illegale tramite internet è solo un aspetto, tutto sommato, marginale.
Cose c’è nel vostro
libro dei sogni alla voce “da realizzare al più presto?
Personalmente
un bel cd strumentale che scali le classifiche americane. Tanto sognare non
costa niente.
Note dal
sito ufficiale
Il Notturno Concertante ha al suo attivo sei cd (The Hiding Place
pubblicato originariamente dall’etichetta francese Musea nel 1989 e ristampato
su cd dalla Mellow Records tre anni dopo, Erewhon edito nel 1993, News From
Nowhere pubblicato nello stesso anno, The Glass Tear realizzato nel 1994)
Riscrivere Il Passato (2002), Canzoni allo specchio (2012). Da segnalare la
pubblicazione del brano ”Nocturne” nell’ambito di una compilation europea
(Double Exposure). A tale compilation ha partecipato, fra gli altri, anche l’ex
chitarrista dei Genesis Anthony Phillips. Inoltre hanno collaborato con Tony
Pagliuca (storico tastierista delle Orme),e con il poeta bolognese Stefano
Benni. Il gruppo si è esibito dal vivo in varie città italiane (Firenze, Roma,
Napoli, Benevento, Torino, Milano), e in prestigiosi festival e teatri. Nel
corso degli anni la band ha ottenuto numerosi passaggi radiofonici, articoli e
interviste sulla stampa specializzata italiana ed estera. I componenti storici
del Notturno Concertante sono Raffaele Villanova cantante e chitarrista e Lucio
Lazzaruolo chitarre e tastiere, ma da anni si avvalgono della partecipazione
fissa, in studio e live di svariati collaboratori.
Dal 1994 Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova compongono musiche che sono utilizzate da Rai International nei documentari della serie Radici (in onda su Raisat), da Raiuno (per la P.T. Productions) e da Canale 5 (La clinica degli animali). Inoltre hanno composto parte della colonna sonora del film “Natale rubato”con Patrizio Rispo.
Dal 1994 Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova compongono musiche che sono utilizzate da Rai International nei documentari della serie Radici (in onda su Raisat), da Raiuno (per la P.T. Productions) e da Canale 5 (La clinica degli animali). Inoltre hanno composto parte della colonna sonora del film “Natale rubato”con Patrizio Rispo.
Informazioni:
Notturno Concertante:
http://www.notturnoconcertante.it
Chromazone Club:
http://www.chromazone.it
Notturno Concertante:
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Ufficio
stampa Synpress44:
http://www.synpress44.com
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