lunedì 26 marzo 2012

Pablo e il mare-Miramòr


Miramòr è il secondo album di Pablo e il mare, il primo in trio acustico.
Nell’intervista a seguire, tra le tante cose interessanti emerge la motivazione del titolo del “disco”, un gioco di parole che sottointende un certo modo positivo di vedere la vita. Ulteriore riflessione può derivare dal nome “Pablo e il mare”. Entrare per un attimo nel mondo di una nuova  band, significa avere a disposizione molteplici ingredienti tra cui attingere, e l’idea riassuntiva non tiene solo conto della musica e dei testi, ma di  una serie di “dettagli”-art work, credits, collaborazioni, immagini, biografia ecc.-che contribuiscono a formare una picture ben definita.
Torino, città nativa della band, ha dei contorni delineati, magari in parte frutto di stereotipi, ma la si idealizza con un certo grigiore londinese difficile da scrollarsi di dosso, abbastanza austera, a tratti operosa e concentrata su cose concrete. L’argomento viene affrontato nello scambio di battute tra me e Paolo Antonelli, ideatore del progetto, ma è rilevante il gap tra “luogo di partenza” e nome e musica proposti. L’evidenziazione è necessaria per introdurre l’argomento “canzoni”.
Le trasformazioni che riguardano la filosofia musicale sono il frutto di grandi cambiamenti delle esigenze personali. Fu inizialmente drammatico il passaggio di un famosissimo cantautore, Dylan, da acustico ad elettrico. In tono ovviamente minore, anche il tracciato inverso-da elettrico ad acustico- di Pablo e il mare, è il percorso che deriva, mi immagino, da importanti maturazioni personali. La sintesi di tale stato è racchiusa in  Miramòr, undici tracce che pennellano situazioni quotidiane che sanno di pop rock.
Melodia, ritmo e una voce che sembra fatta apposta per il mood della proposta, sono gli ingredienti che accompagnano i messaggi e la cura dei dettagli. D’impatto l’album potrebbe sembrare rivolto ad un pubblico giovane, ma risulta gradevole sotto ogni punto di vista e quindi adatto ad ogni amante del pop e della musica che riesce a infondere positività, anche se per pochi attimi.
In fondo dovrebbe essere questo il ruolo della musica, far stare bene chi decide di fruirne, e in questo senso Miramòr mi sembra possa fare centro.




L’INTERVISTA

Come ti sei avvicinato alla musica, quale è stata la scintilla che ti ha fatto capire quale fosse la tua vera passione?

Come per tanti ragazzi che fanno musica, le scintille iniziali sono due: un’esigenza espressiva e una vibrante passione. Riassumendo la genesi di Pablo e il mare, negli anni ’90 ognuno di noi militava in giovanissimi gruppi torinesi (io e Marco negli Avenida Perdida e nei Mystica, Andrea nei Trait d’Union). Io scrivevo le mie prime cose e suonavo la chitarra, ma il ruolo mi stava un po’ stretto. Per questo motivo nel 2002 ho costituito intorno alle mie canzoni il progetto Pablo e il mare.

Esiste un musicista o una band che vi  ha influenzato in maniera decisiva?

Un musicista? Duemila direi. Di sicuro l’impronta pop d’autore di artisti italiani come Mario Venuti, Daniele Silvestri, La Crus, ascoltando Pablo e il mare un po’ si percepisce.  Ma il retroterra è profondo: il gusto per il rock degli anni 60 e 70, la new wave anglosassone. E poi la scoperta di nuovi registri, la scoperta della musica mediterranea e contaminata, del reggae, la patchanka, e la nu-acoustic americana, Jack Johnson in testa.  E rimaniamo sempre dei gran curiosi. Io ultimamente ascolto Nick Drake.

La formula acustica è quella che preferisci, ma esistono momenti musicali “elettrici” nella tua vita quotidiana, non obbligatoriamente pubblica?

Assolutamente sì. Ho una predilezione per vibranti chitarre “tarantiniane”, vibrati e riverberi profondi. Ho nel cassetto idee elettriche che chissà se un giorno vedranno luce. Devi sapere che Pablo e il mare è stato una rock band in quintetto/sestetto per anni; “Onde”, il nostro primo disco del 2006, era un disco elettrico. La svolta acustica è arrivata nel 2009, un po’ per scelta, un po’ per “comodo”, vista la situazione asfittica del settore, che dal vivo rende più facili le esibizioni di situazioni “snelle”. Poi, a dirla tutta, la soluzione attuale in trio ci piace: il cajòn al posto della batteria, legato al pianoforte e alla chitarra acustica, sulla mia voce, rappresentano il sound Pablo e il mare. “Onde” conteneva ottime canzoni ma non dava un’idea musicale di insieme coerente con gli stessi risultati di “Miramòr”.

Il mare mi pare argomento sempre presente nel tuo modo di esprimerti. La terra in cui vivi ne è priva. Effetto “compensazione”, obiettivo da raggiungere o cos’altro?

Bella domanda. Ti deluderò, ma non ho ancora trovato risposte. Anzi, l’occasione è buona per cercare di rispondere: di sicuro sono uno di quelli che, fin da bambino, in macchina sulla strada per il  mare, provava quel  “dietro una curva improvvisamente il mare” , come cantava Fossati.  Ma non è una sensazione che provano tutti, questa? In secondo luogo, il mare è quello che a Torino non c’è, e quel che non c’è sta nella sfera dell’immaginazione, della libertà, illusione, visione. E per finire c’è un fatto culturale: il mare è per me un richiamo naturale, ancestrale. Sono nato a Torino ma le origini sono a Sud. Aggiungi a questo che ho viaggiato molto, e questo mi ha dato l’opportunità di vedere mille modi di abitarlo, di viverlo, di amarlo, questo mare.

5)Quanto ti ritieni lontano, o diverso, dai cantautori degli anni ’70?

Ma dai… Il solo pensiero di confrontare la mia scrittura con certi mostri sacri mi imbarazza. Provo a spiegarla così: le canzoni di Pablo e il mare sono pop, con attenzione alla buona scrittura. Mentre per alcuni di questi cantautori vale il contrario. Poi ci sono gli inarrivabili, per i quali la musica e il testo sono entrambi di altissimo livello e nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso. Ma è una vecchia discussione, questa…

Riesci a concepire il  passaggio di un messaggio, o comunque di emozioni, attraverso una musica priva di liriche?

Certo, è questo il potere della musica. Chi non si emoziona ascoltando Morricone? Chi non si emoziona ascoltando Misirlou, il tema di Pulp Fiction? Quanto a noi, al momento Pablo e il mare ha in scaletta il tema de “la valse d’Amelie”.

Che giudizio dai dello stato della musica, riferito ai talenti in circolazione?

Alcuni nuovi nomi italiani mi piacciono molto per la sensibilità e l’ironia che mettono. Prendi Brunori o Dente. Bravi anche dal vivo, sono molto espressivi. Quello che per me è il loro limite (parere personalissimo) è questo raccontare sempre  il “particolare”. Io preferisco l’ “universale”, che però sembra non essere più di moda. Parlano sempre un po’ “della loro cameretta”…
Voglio dire, a un trentenne Dente che già scrive: “non mi toccano le cose che non ho mai sentito” preferisco un Lorenzo Jovanotti, che malgrado l’età anagrafica scrive ancora della sua voglia di scoprire, della sua ricerca, del suo istinto navigatore.

 E cosa ti senti di dire a proposito del business musicale?

Non sono la persona più adatta con cui parlare di questo. Se ascolto ” Anima Latina” di Battisti, che è del 1974, capisco che oggi nessun artista da classifica potrebbe permettersi simili libertà compositive. Ma oggi di artisti da classifica ce ne sono pochini. C’è un bel sottobosco indie, che arriva ad alcuni, ma non a tutti. C’è tantissima offerta. Arrancano tutti.

Qual è la tua maggior fonte di ispirazione quando crei una nuova canzone?

Miramòr, il titolo del disco di Pablo e il mare, gioca con le parole Mirar- Mar-Amor.  Mar come Mar, Amòr come Amòr, ma Miràr come apprezzare, immaginare, scoprirsi capaci di sorprendersi. E’ un tema ricorrente, che emergerà anche nei brani della prossime produzioni.

 E ora sogna. Cosa vorresti ti accadesse, musicalmente parlando, nei prossimi tre anni?

Dammi un attimo per pensarci… vado?  Vado! Vivere questo mondo, senza perderne un secondo. E cercare di raccontarne qualche frammento a modo mio, indipendentemente dai riscontri. Ah… Nel breve,  invito tutti a non perdersi Miramòr, il nostro disco. I torinesi lo trovano nei negozi di dischi, il resto del mondo può scrivere a mail@pabloeilmare.it  o cercarlo su Amazon e I-Tunes.




Biografia

Le canzoni di Pablo e il mare prendono il largo a Torino nel 2002, guidate dalle idee di Paolo Antonelli, autore di testi e musiche. Il nome della band è preso dal titolo di una delle canzoni più rappresentative, che richiama uno scenario mediterraneo, contaminato, latino e trasognato. Una proposta dalla spiccata vena d'autore, valorizzata dal suono degli strumenti acustici. In una parola: Canzoni. Apprezzate sia dal mondo della canzone d’autore “tradizionale” che dalla fervente scena indipendente.
Le prime tappe vedono Pablo protagonista di "Colonia Sonora" e un progressivo intensificarsi dell'attività live. La partecipazione ad alcuni importanti festivals dedicati al panorama indipendente suscitano curiosità da parte degli addetti ai lavori, che nel 2005 premiano il progetto con la vittoria della XVI edizione di "Rock Targato Italia", il prestigioso concorso indetto da Divinazione, che nelle precedenti edizioni portò alla ribalta i nomi di Timoria, Scisma e Marlene Kuntz.
Nel 2006 vede la luce "Onde", il disco d'esordio legato al clip di "All'alba di ogni giorno" diretto da Tak Kuroha (già regista per Gianna Nannini, Morgan, ecc.). La band suona in diversi locali della penisola e prende parte a vari festivals di rilievo in tutta Italia, a fianco di realtà quali Casino Royale, Africa Unite e Meganoidi.
Nel 2009 parte una nuova era di Pablo e il mare, in trio acustico e rinnovata vena d’autore.
Il tour estivo porta Pablo e il mare in Slovenia. Nel 2010 La band figura nel cast estivo di Spaziale, insieme a Marta sui Tubi, The Niro, Perturbazione.
Il 2011 è l’anno di Miramòr, atteso secondo disco registrato da Pippo Monaro e coprodotto da Luigi Giay/Blumusica.  Il tour promozionale di Miramòr ha preso il via il 25/04 a Torino, in apertura di Subsonica e Niccolò Fabi, davanti a 5000 spettatori, ed è proseguito con venticinque date in Italia.

Formazione
Paolo Antonelli: voce e chitarre (classica, acustica ed elettrica)
Andrea Ferraris: piano elettrico
Marco Ostellino: cajòn e percussioni


COMUNICATO STAMPA

Miramòr è il nuovo disco di Pablo e il mare, trio d'autore e contaminazioni.
Canzoni d'amore e di mare, di acqua passata e vita ancora da navigare.
Un inno alle passioni e all'arte della coltivazione della suprema arte della meraviglia.
Amòr, Màr, Miràr... Miramòr!


Dal 1 settembre disponibile:
- ai concerti di Pablo e il mare
- a Torino, in tutti i negozi di dischi
- sui principali store digitali
-  mail order: mail@pabloeilmare.it

Secondo capitolo della discografia del progetto nato nel 2002 a Torino dalle creazioni di Paolo Antonelli, Miramòr è una ricetta i cui ingredienti  sono il sound acustico e contaminato, l'attenzione al testo e la decisa attitudine pop. Canzoni come intimi effetti personali, che affondano le proprie radici nel cuore del mediterraneo ma volgono lo sguardo oltreoceano. Il lavoro arriva a cinque anni esatti da "Onde", esordio discografico che sulla scia della vittoria della XVI edizione di Rock Targato Italia ottenne larghi riconoscimenti di critica e portò Pablo e il mare sui palchi di importanti festival nazionali. Il secondo capitolo di questa storia, apprezzata dal mondo della canzone d'autore più tradizionale e dalla fervente scena indie nostrana, si compone di 11 brani registrati da Pippo Monaro negli studi subalpini di Blumusica, sotto la supervisione e la coproduzione di Luigi Giay.
La voce e le chitarre di Paolo Antonelli, autore di musiche e testi, sono accompagnate dal ricco set di percussioni di Marco Ostellino e dalle tessiture di Andrea Ferraris, pianoforte e rhodes.
Tra le collaborazioni di Miramòr, il clarinetto di Andrea Sicurella (Banda Elastica Pellizza), le preziose chitarre di Enrico Fornatto, la voce di Emanuela Struffolino e il tocco mediterraneo di Francesco Coppotelli (violini, oud e bouzuki).


Info …

PABLO E IL MARE
Canzone d’autore e contaminazioni in trio semiacustico
sito:   http://www.pabloeilmare.it