“LAYERS OF STRATOSPHERE” è un album dei Raven Sad, gruppo
di cui presento una biografia a fine post, oltre ad una esaustiva intervista ...
a tre.
Per chi come
me si avvicina ad un nuovo album cercando di mantenere una sorta di rito, simile a quello del vinile del passato- ma
forse anche del futuro- la lettura delle note di copertina fornisce molte
chiavi di lettura, atraverso l’interpretazione delle immagini, la lettura
dei testi, i credits, la strumentazione utilizzata e i possibili commenti.
Anche i ringraziamenti sono per me oggetto di interesse. Tutto ciò indirizza e
condiziona l’ascolto e spesso è bello lasciarsi andare nel cercare di trovare
corrispondenza tra la musica che sgorga spontanea e l’immagine che ci si crea
attraverso l’art work.
Intanto evidenzio
che i “layers of stratosphere" indicati dalla band si dimostrano
incredibilmente coinvolgenti. Ci vuole sensibilità, desiderio di lasciarsi
andare, voglia di soffrire e gioire attraverso suoni che… penetrano. Non
occorre essere esperti di musica, magari giova pure essere “puri”, ma decidere di provare a
sintonizzarsi sulle onde dei Raven Sad significa partire per un viaggio che non
può lasciare indifferenti.
Tutto
contribuisce a rendere “LAYERS OF
STRATOSPHERE” un’esperienza musicale che porta verso … qualcos’altro. Un
musica che amo definire” liquida”, con un tocco “gilmouriano” e atmosfere tra
il cupo e il riflessivo, viene impreziosita dalla voce di Santanna (ma che
belli gli interventi di Camilla Gai!), che attraverso liriche in lingua inglese-
semplici e intuitive- fornisce una dimensione onirica che può mettere i
brividi. La fortuna di Samuele non é quella di possedere una bella voce, ma una
gran voce, dalla timbrica particolare e assolutamente adatta alla proposta.
Casualità o studio ad hoc?
Ho provato a
seguire i testi mentre la musica scorreva, senza pensare troppo, senza cercare
affinità musicali col passato, e ho
provato emozioni decisamente rilevanti. Questo è ciò che pretendo dai miei
ascolti… questo è ciò che vorrei spiegare a neofiti e pseudo esperti … un
dischetto, un lettore e un’ora da condividere con qualche amico virtuoso che
abbia la curiosità di scoprire il talento e le idee del vicino di casa.
Sono certo che
la versione live non deluderà l’audience!
L’INTERVISTA
B: SIMONE BORSI S: SAMUELE SANTANNA
Partiamo dal nome della band, elemento a
volte “folkloristico”, ma che è spesso
legato, magari inconsciamente, alla musica che si decide di proporre e
al feeling del momento. Perché “Raven Sad”?
B: L’idea del nome, Raven Sad, nasce prima della band
stessa, frutto della passione di Samuele Santanna per i racconti del mistero
(infatti, Raven e’ un famoso racconto di Edgar Alan Poe) e per l’atmosfere,
diciamo, non propriamente “allegre”.
Che cosa vi ha fatto innamorare della musica
e quali sono i vostri musicisti di riferimento?
B: Rispondere alla prima parte della domanda può essere
semplice e complicato allo stesso tempo, e la risposta può esser breve o
infinita. Addirittura, potremmo rispondere con un’altra domanda: ” Cosa ci fa innamorare della vita, del sole
e delle cose belle ?” Chiunque
ascolti musica viene investito da un mare di emozioni e sensazioni, beh fare
musica ti da’ qualcosa in più … perchè si e’ artefici di queste emozioni.
Possiamo tranquillamente ammettere di essere grandi amanti dei Pink Floyd, ma
molti sono i nomi che hanno influenzato il nostro fare musica, ne cito alcuni :
Porcupine Tree, Camel, Marillon, etc…
Raccontatemi qualcosa sulla vostra dimensione
live e sull’interazione che riuscite a creare con l’audience.
S:
Ci piacerebbe poterti raccontare molto sul live, ma non abbiamo avuto ancora la
possibilità di esibirci dal vivo, se non in un paio di occasioni all’indomani
dell’uscita di We are not Alone. Speriamo di poterlo fare presto.
Quanto spazio dedicate alla sperimentazione e
alle nuove tecnologie applicate alla musica?
S:
Siamo un gruppo vecchia maniera, ci ritroviamo come dei vecchi amici in una
sala prove in campagna, seppur ben attrezzata, ci attacchiamo all’amplificatore
e suoniamo sulle idee musicali che ci vengono in mente. Cerchiamo di suonare relegando alle macchine compiti
il più possibile marginali. Sui primi due album invece l’apporto della computer
music è stato più massiccio.
Che
cosa amate delle liriche in lingua inglese, oltre alla facilità della “metrica”?
B:Tale scelta nasce puramente dal
desiderio di comunicare le proprie emozioni
con un linguaggio universale e comprensibile da tutti.
“Layers of Stratosphere", dopo un paio
di ascolti, mi appare come “terapeutico”, nel senso dell’aiuto a lasciarsi
andare con la mente, almeno per un attimo. Si riesce a provare un feeling
simile anche davanti ad un pubblico, suonando le proprie creazioni?
Cosa significa per voi essere distribuiti
dalla Lizard Records?
B: E’ una grande
soddisfazione avere l’onore di essere appoggiati da un’etichetta simile.
Ringraziamo di cuore Loris per tutto.
Vorrei una
vostra opinione sullo stato attuale della musica, dai “talent”, a internet, al
businnes in generale.
Per uno strano fenomeno che reputo più
culturale che economico, in Italia si fa fatica a far pagare il giusto prezzo
per un concerto, mentre ad esempio in oriente, è la norma sborsare cifre
consistenti per della musica, magari anche di estrema nicchia. E’ solo
questione di minor disponibilità o c’è sotto di più? Esiste una speranza per la
musica, che io definisco di qualità, di venire completamente allo scoperto?
B:Questo paese pecca in tutti i
campi culturali, maggiormente in quello musicale. Sicuramente i giovani non
vengono aiutati affatto a dare una svolta a questo imbarbarimento. Come si
dice?! La speranza e’ l’ultima a morire… e allora, speriamo !
Ed ora il solito sogno di fine intervista.
Cosa vorreste realizzare, musicalmente parlando, nei prossimi tre anni?
B:Realizzare almeno un altro CD
ed essere soddisfatti nel riascoltarlo !
LAYERS OF STRATOSPHERE
1. DOOR ALMOST CLOSED
2. LIES IN THE SAND
3. FIRST LAYER
4. MIND FLIES
5. THE HIGHEST CLIFF
6. SECOND LAYER
7. LULLABY FOR
A SON
Line up
Giulio
Bizzarri - Bass
Simone Borsi - Drums, Percussions, Gong
Samuele Santanna - Vocals, Electric and Acoustic
Guitars, Gong, Synth
Fabrizio Trinci - Piano, Organ, Hammond, Synth,
Backing Vocals
Guest Musicians: Claudio Carboni - Soprano & Tenor
Sax on “Lullaby for a Son”
Camilla Gai - Backing Vocals on “Lies in the Sand” and
“The Highest Cliff”
Biografia
Il progetto
Raven Sad nasce nel 2005 da un'idea di Samuele Santanna, musicista pratese di
estrazione psichedelico/progressiva, da diversi anni inserito nel circuito
underground toscano. Il primo demo "Raven Sad and other stories"
viene inciso in pochi giorni ed inviato alle più importanti etichette
discografiche indipendenti. Sono in molte a rispondere, ma Lizard Records rapp...resenta la scelta
più idonea. La musica di Samuele è infatti stilisticamente aperta e
difficilmente catalogabile e questo ben si sposa con la filosofia
dell'etichetta di Loris Furlan. Quest'ultimo propone a Samuele la
collaborazione con Marco Tuppo (già leader dei Nema Niko), con lo scopo di dare
alle sue composizioni un tocco maggiormente elettronico ed alienante, senza
snaturare le inclinazioni psych/prog/folk di Samuele.
Da questa esperienza nasce il primo studio-album ufficiale targato
Raven Sad, "Quoth", che oltre a Marco Tuppo vede la partecipazione di
molti altri musicisti. Non a caso Samuele riferendosi a Raven Sad parla spesso
di "Laboratorio di sperimentazione emozionale", volendo evidenziare
l'apertura del progetto verso collaborazioni con altri musicisti, con lo scopo
comune di percorrere insieme le vie delle emozioni. "Quoth",
riscuotendo ottime recensioni e raggiungendo le finali di Progawards nella
categoria "Best debut album", veicola il nome Raven Sad nell'ambiente
Progressive italiano, ed anche in quello internazionale.
Senza perdere tempo, Samuele, forte dell'esperienza del primo album e
col piglio tipico del polistrumentista/produttore, compone e registra un altro
album, "We are not alone", pubblicato da Lizard nel luglio del 2009.
Si tratta di un concept basato su interrogativi di carattere cosmico, in cui
l'autore si domanda se i terrestri siano l'unica razza intelligente ad abitare
l'universo. Non si vuole fornire risposte scientifiche a riguardo, piuttosto
"We are not alone" si pone come ideale colonna sonora di possibili
riflessioni su questo tema. Musicalmente, in questa nuova opera, vengono
maggiormente marcati i ricordi pinkfloydiani ed ambient, da sempre nel
background dell'autore. Anche se in modo meno massiccio, anche "We are not
alone" vede la partecipazione di altri musicisti, tra i quali si
distinguono Fabrizio Trinci, Marco Chiappini dei Gandalf's Project e il
jazzista Gilberto Giusto, quest'ultimo al sax. La critica accoglie benissimo il
disco e viene nuovamente nominato da Progawards nelle categorie "Best
Italian Album" e "Best Artwork".
Intanto si programmano attività live e nuove collaborazioni
artistiche. Con l'intenzione di portare il progetto dal vivo, Samuele comincia
a pensare ad una vera e propria band. E' cosi che quindi Raven Sad diventa una
vera e propria band abbandonando di fatto lo status di one man project. Il
tastierista Fabrizio Trinci che già aveva prestato le sue tastiere sia su Quoth
che su We are not alone, entra in pianta stabile e con lui si aggiungono Simone
Borsi alla batteria e Leonardo Barontini al basso. Con questa nuova
configurazione i Raven Sad partecipano al record store day a prato, registrano
una puntata di SONAR per la web tv UNOTV e si accingono a comporre e registrare
il terzo e nuovo album. Proprio alla vigilia delle registrazioni del terzo
album Leonardo Barontini lascia la band e al suo posto entra Giulio Bizzarri,
un vecchio amico della band, col quale terminano le registrazioni di
"Layers Of Stratosphere", l'ultimo lavoro dei Raven Sad uscito a
Dicembre 2011.