Fotografia di Marcello De Gregorio
I concerti di Frabosa Soprana si sono susseguiti freneticamente nelle due settimane centrali di agosto, con il denominatore comune della qualità, pura variando ogni sera il genere.
Il 17 era di scena il jazz, non troppo “di nicchia”, ma contaminato da un po’ di rock e da una traccia di blues, il tutto condito dalla rivisitazione della tradizione melodica italiana.
Proposta non certo semplice per un pubblico “di passaggio”.
Eppure il gradimento è stato altissimo e, nonostante alcune difficoltà ambientali (difficile trovare la concentrazione se attorno esiste movimento) il quartetto “Evening Song” è riuscito a creare la giusta atmosfera nella suggestiva piazzetta centrale, chiusa al traffico per l’occasione.
Di scena “la musica in piazza”.
Grande affiatamento tra Claudio Bellato (chitarre), Dino Cerruti ( basso e contrabbasso), Maria Grazia Sgarzella (voce) e Lorenzo Capello (batteria), quest’ultimo aggiunto per l’occasione, ma di certo musicista di alto livello.
“The Evening Song” è il titolo dell’album uscito da qualche mese, presentato dal vivo in questa occasione.
Brani di produzione propria e rivisitazioni di canzoni “mondiali”, passando da Nino Rota a Sergio Endrigo, da Lucio Battisti a Madonna, con attenzioni verso la tradizione di altre culture (“Amazing Grace”).
Un vero spettacolo per palati fini e poco importa se non tutti erano in possesso degli strumenti per “capire”, perché chi fa musica ad alto livello, senza particolare cura del mero aspetto commerciale ha, più o meno consciamente, una funzione di educatore, e dai commenti ascoltati, soprattutto il giorno a seguire (anche la musica ha bisogno di tempi di metabolizzazione), questi quattro talentuosi musicisti hanno colpito nel segno.
Claudio Bellato è uno dei più bravi chitarristi in circolazione… Dino Cerruti è un contrabassista e bassista tecnico di valore… Maria Grazia Sgarzella unisce la sua connaturata dolcezza al carattere necessario richiesto dal genere … Lorenzo Capello… una bella sorpresa, batterista “creativo”, nonostante le percussioni siano generalmente deputate al mantenimento della parte ritmica.
Ma il Jazz (in questo caso “… e dintorni”), è un genere da cui spesso si prendono le distanze, immaginando qualcosa di “troppo specifico” e difficile da digerire.
Anche una calda serata di mezzo agosto, trascorsa in un piccolo paese di montagna, può regalare qualche sorpresa e motivi di soddisfazione, per il pubblico che assiste casualmente ad un concerto, e per i musicisti che regalano un pezzo di se.
Nessuno avrà riconosciuto una spruzzata di “Sweet Home Alabama”, scappata dalle dita di Bellato, ma resterà per sempre il ricordo di una serata di buona musica, in una piazzetta suggestiva, piena di neve in inverno, e colma di anime vogliose di aggregazione in estate.
E speriamo che sia un arrivederci.