Buddy Holly
Surf Ballroom, Clear Lake, Iowa, 2 febbraio 1959
A inizio 1959 la celebrità sembrava aver girato le spalle a Buddy Holly.
Dopo Il magistrale colpo di “That’ll Be The Day”,
numero uno negli USA nel 1957, i successi si erano andati diradando proprio in
coincidenza con i primi segni di crisi nella love story fra l’America e il
R&R.
Al momento di partire per una tournèe di tre settimane nel
Midwest (ribattezzata “Winter Dance Party”)
insieme a Richie Valens, Big Bopper, Dion And The Belmonts e il meno noto
Frankie Sardo, Holly aveva da poco troncato i rapporti con il suo gruppo di
accompagnamento, i Crickets. A deprimere non poco l’artista contribuivano anche
lo scarso comfort offerto dall’autobus destinato ai musicisti e una serie di
concerti che sembravano sbarchi di alieni in cittadine circondate da paesi
insignificanti.
“E’ disgustoso”,
disse nel corso di una telefonata alla moglie Maria subito prima
dell’esibizione a Clear Lake. Ma lo spettacolo doveva continuare. Dopo che
Richie Valens aveva inaugurato la serata con “La Bamba” e Big Bopper aveva fatto scattare in piedi la platea con
“Chantilly Lace”, l’uomo con i
celebri occhiali con la montatura nera, vestito spiegazzato e farfallino salì
sul palco da solo imbracciando la chitarra elettrica. Come di consueto
pronunciò poche parole di saluto per lanciarsi subito nell’esecuzione di “Gotta Travel”, un brano country che
sarebbe di lì a poco diventato un successo nell’interpretazione di Billy
Grammer.
Quando entrò in scena il gruppo di accompagnamento, di cui
faceva parte anche un giovane Waylon Jennings, Holly inanellò in rapida
sequenza tutto il repertorio più amato dal pubblico: “Peggy Sue”, “Heartbeat”,
“Rave on” e, naturalmente, “That’ll Be The Day”. Le circa 1500
persone presenti in platea lo osservarono entusiaste mentre scandiva con i
movimenti della testa il ritmo di quelle canzoni coinvolgenti e ben
strutturate. Il concerto terminò intorno a mezzanotte e a quel punto i pensieri
di tutti erano rivolti agli oltre 600 chilometri del faticoso viaggio verso il
Minnesota. Holly invece era più sereno, anzi, quasi soddisfatto. Per il
trasferimento di quella notte aveva prenotato un aereo privato. Dopo una serie
di litigi per stabilire chi avrebbe avuto il privilegio di viaggiare insieme a
lui, ad averla vinta furono gli altri due musicisti più celebri, Rchie Valens e
Big Bopper. Poco dopo il decollo, avvenuto alle 00.30 dalla vicina Mason City,
l’aereo si schiantò in un campo di grano a solo otto chilometri da Clear Lake.
(Mark Paytress, “Io C’ero”)
Anni dopo “American Pie”, di Don McLean, rese omaggio a quella tragica vicenda definendola “ il giorno in cui morì l’America”.