Dopo aver pubblicato un elevato numero di “giudizi critici” su nuovi lavori musicali, credo di aver trovato, cammin facendo, almeno una certezza sul come è corretto presentare qualcosa di nuovo. Creare quadri idilliaci o dipingere disastri, può essere solo dettato da convenienza personale, cosa di per se condannabile, ma è comunque una giustificazione. La nascita di questo assioma (assioma per me) è legata alla consapevolezza che l’amore per una determinata musica è del tutto irrazionale. Possiamo anche pontificare e determinare i canoni secondo cui i Genesis sono “la nobiltà” e i Jalisse ( se ancora esistono) sono “la miseria”, ma ogni essere umano sarà attratto da ciò che irrazionalmente lo colpisce, musicalmente parlando, e anche se non lo dichiarerà apertamente, nel buio della sua camera seguirà in ogni caso l’istinto. Ergo, cerco di fornire elementi oggettivi spingendo il curioso verso la scoperta, senza interferire con un gradimento personale, che è solo affar mio.
Perché questa noiosa considerazione di carattere generale?
Mi sono trovato nelle mani “Memorie Nacoste”, dei genovesi “Tenebrae”, e ho scoperto una cosa talmente nuova, originale e profonda, che mi sento in obbligo di parlare del “pacchetto completo”, senza esaltarne i particolari, ammesso che di dettagli si possa parlare.
Inutile soffermarsi sulla musica, a cui potrebbero “incollarsi” molteplici etichette, che alla fine riconducono a un rock molto ricercato e variegato nell’’espressione. Perché inutile? Ritorno a bomba, la musica dei Tenebrae può piacere o non piacere, dipenderà dalla predisposizione personale, ma ciò che propongono, nella globalità, non può e non deve passare inosservato.
Loro si definiscono Art- Rock, il che tradotto significa che l’obiettivo è quello di presentarsi al mondo utilizzando differenti espressioni, che uniscono i suoni alla pittura, al teatro, alle arti grafiche, al romanzo.
La prima cosa che mi è venuta in mente, dopo l' impatto iniziale, è che un’idea simile dovrebbe assumere maggior consistenza se proposta dal vivo, perché un album, seppur curato nei particolari, impedisce “l’alimentazione visiva”, fondamentale per questa band.
Ma per porre rimedio a questo aspetto si è “investito” molto sull’elemento grafico e su una sorta di prologo di presentazione. Se dalle note di copertina si ricavano tutte le liriche (santo vinile… quanto spazio avevi!) il disco è accompagnato da un fumetto illustrato, la cui genesi si evince dall’intervista a seguire.
Tutto questo mi ha dato molta soddisfazione, perché in un momento in cui molti nuovi gruppi attingono alla musica progressiva, la vera novità, comune a molti di questi artisti, è il raccontare storie a tema, quelli che un tempo chiamavamo concept album, attraverso differenti modi espressivi.
Nel caso specifico l’idea geniale è quella di prevenire la “storia suonata”, facendo entrare con estrema cautela il personaggio nella lunghezza d’onda dell’ascoltatore.
Inquietante la grafica, inquietanti gli attori e “preoccupante” il personaggio principe.
D’altra parte l’elemento “dark” è parte essenziale del progetto di “Tenebrae”.
Il loro rock, le parti recitate e le atmosfere cupe sono lo sfondo di un racconto che non può non indurre a riflessioni, e con un po’ di realismo e senso critico, sarà naturale una sorta di immedesimazione, da cui fuggire, per pudore, ma talmente vera che ogni singolo uomo potrebbe onestamente dire di “starci dentro”, e a proprio agio.
Riconoscere, rivedere, rivivere e mettere in piazza “gli scheletri” da tempo nascosti nell’armadio, quelli che nemmeno i ricordi riescono a lambire, perché li abbiamo accantonati con impegno, certi che non sarebbero mai più riaffiorati… questo può far vacillare! Ma è il prezzo che prima o poi occorre pagare perché alla fine, il conto, rimane sempre da saldare.
Due parole mi sono rimaste più di altre: “maschera” e “quadro”, legate a doppio nodo tra di loro. I differenti quadri sono gli episodi di una vita, dipinti sul momento svogliatamente e senza particolare attenzione, ma pesanti come macigni una volta riscoperti da chi li ha eseguiti o da chi fa opera di immedesimazione. Ma non sempre si è preparati alla visione, soprattutto se è fatto estemporaneo, e allora occorre mettere la giusta maschera per nascondersi a se stessi e agli altri, per non soffrire oltre, cercando di correggersi, se si è virtuosi, o di dimenticare se prevale la mediocrità.
“Memorie Nascoste” è un grande esempio di “lavoro di gruppo”, nucleo dinamico che oltrepassa l’ovvio blocco formato dal “compositore/musicista” e agglomera talenti multifunzione. Il risultato è a mio avviso di grande rilievo e sottolineo l’unicità del progetto e la competenza, il gusto e l’intelligenza di chi lo ha ideato.
Trovarsi al posto giusto nel momento giusto è elemento fondamentale e può essere la linea di demarcazione tra l’Olimpo e gli Inferi, ed è sempre più consolidata in me l’idea che molti giovani artisti rimarranno per sempre “minori” per essere nati in tempi sbagliati.
Il mio augurio è che questo mio "triste" pensiero non riguardi Tenebrae, ma sia magari lo spunto per un nuovo, unico, complesso lavoro artistico.
BIOGRAFIA:
INTERVISTA
ATH: Partiamo dal nome della band, spesso casuale, se si guarda alla storia, ma a volte incluso nel progetto musicale. Da dove nasce il nome “Tenebrae”?
TEN: Il nome della band fa parte del nostro progetto musicale, rispecchia la parte più oscura dell’animo umano, la parte più tenebrosa, tutto ciò che spesso viene forzatamente nascosto perché ci fa paura o ci fa vergognare. La storia del nostro album, Memorie Nascoste, rivela queste intimità usando l’allegoria del pittore, un personaggio che rappresenta l’inconscio o in qualche modo la coscienza che prepotentemente ci sbatte sulla faccia tutto quello che nascondiamo.
ATH: Non amo molto la suddivisione in categorie, ma a volte è utile per inquadrare una tendenza e fornire indicazioni a chi si avvicina per la prima volta a un artista. “Art Rock” porta immediatamente sul sentiero dell’unione di più discipline, cosa che ritrovo spesso nelle proposte “giovani”. Da dove nasce il vostro progetto … qual è il retroterra culturale che vi spinge su di una strada originalissima, ma anche complessa?
TEN: Neanche noi amiamo molto la suddivisione in generi, ma, come abbiamo scritto in un post sul nostro sito (http://www.tenebrae.it/),è più facile rispondere alla domanda “Che genere fate?”. La scelta comunque non è stata solo per convenienza, infatti il genere ci si addice molto, un po’ per il tipo di sonorità progressive, da cui nasce la definizione di “Art Rock”, un po’ per la presenza di forme d’arte differenti che abbiamo aggiunto al nostro prodotto musicale; nello specifico parlo della presenza di quadri, dipinti da Désirée Nembri, di parti recitate da Alessandro Barbero durante gli spettacoli e del fumetto, realizzato da Gabriele Ghio e Marta Olezza. Da dove nasce tutto ciò, non te lo sappiamo dire di preciso, è un insieme di influenze variegate; ognuno di noi ama generi e realtà diversi, forse è stato questo che ci ha spinto a scegliere la “strada originalissima” benché complicata. Ciò che sicuramente è presente nel disco, sono le nostre emozioni e sensazioni, le discussioni che abbiamo affrontato tra di noi e qualche vicenda autobiografica, che però non ti sveliamo.
ATH: Che tipo di interattività riuscite a realizzare col pubblico nel corso delle vostre performance live?
TEN: Durante gli spettacoli in cui presentiamo tutto il nostro concept, quindi con i quadri e le parti recitate, spesso le persone che non ci conoscono o che ci vedono per la prima volta dal vivo rimangono molto attente, a volte anche immobili ad ascoltarci; è l’interazione che preferisco (Davide), è quella più profonda. Ovviamente, purtroppo, non ci capita con tutti. Se invece presentiamo solo alcuni spezzoni dello spettacolo, per mancanza di tempo o spazio, allora l’interazione è più scherzosa e amichevole, non ci immergiamo completamente nella storia, ma creiamo volutamente un po’ di contrasto, diventando dei narratori piuttosto che dei personaggi.
ATH: Quanto siete interessati alla sperimentazione strumentale?
TEN: Poco a dir la verità, preferiamo forse la sperimentazione concettuale tematica. Ci piace giocare sui punti di vista diversi e sulle sensazioni particolari.
ATH: Avere visibilità significa anche poter passare messaggi con più efficacia, a maggior ragione per artisti come voi che non si limitano alla sola musica. Sentite la responsabilità del ruolo?
TEN: Forse non ci sentiamo ancora nella situazione in cui il nostro messaggio possa influenzare l’ascoltatore, ma in effetti pensandoci è una bella responsabilità comunicare il proprio messaggio in pubblico; siamo consci che le parole, esaltate inoltre da altri mezzi comunicativi come la musica e la recitazione, possono essere molto potenti. Grazie della domanda, ora ne saremo sicuramente più consapevoli e responsabili.
ATH: Mi ha sorpreso il vostro “fumetto”. Come si incastra nel vostro percorso una storia raccontata da una mano che … disegna?
TEN: Hai centrato il punto chiave, per il disegnatore Gabriele Ghio, disegnare una storia come la nostra, in cui ci siamo permessi di fare salti temporali e digressioni psicologiche, dove quindi il tempo narrativo è molto diverso da quello reale, non era una cosa fattibile; quello che invece ci ha suggerito, azzeccando l’idea con un’intuizione che abbiamo apprezzato molto e che abbiamo poi utilizzato, era la creazione di un prequel alla storia, una sorta di introduzione in cui vengono narrate alcune vicende del protagonista e delineate le sue caratteristiche e le sue debolezze. Suggeriamo dunque di leggere prima il fumetto, capire di che personaggio si sta parlando, rischiando anche di immedesimarsi, e poi ascoltare l’album.
ATH: Esiste una band, un artista che si può considerare il riferimento comune di Tenebrae?
ATH: Come ti dicevo prima, abbiamo poche influenze comuni soprattutto in termini musicali, quindi non sapremmo dirti un gruppo di riferimento, ma giriamo intorno a band come i Litfiba e i Timoria dei primi anni, passando dai Black Sabbath e i Faith No More fino al Prog in generale. Questi sono solo alcuni.
ATH: Che tipo di aiuto (o freno) avete avuto dalle vostre famiglie, in questo che ormai non è più un sogno?
TEN: Sicuramente nessun freno, ci hanno lasciato fare, hanno visto che ci credevamo fino in fondo. Ora vogliamo andare avanti e vedere cosa succede!
ATH: Autoproduzione o etichette mirate? Come vedete l’evoluzione del businnes?
TEN: Il mercato discografico è cambiato molto, sono nate migliaia di etichette indipendenti che possono aiutare i gruppi ad emergere dall’underground, ma sono cambiati e migliorati gli strumenti che i gruppi hanno a disposizione per la propria produzione e distribuzione. Con un minimo di dimestichezza con Internet si ottengono risultati eccellenti; esistono siti, servizi e social network che ti danno tutto a disposizione. Gli ostacoli più grandi sono due, considerando ovviamente che il prodotto da presentare sia fatto al meglio: avere la costanza di cercare i canali giusti e riuscire a convincerli senza avere un nome importante come potrebbero avere le etichette.
ATH: Proviamo a immaginare il futuro di Tenebrae, da oggi al 2016.
TEN: Ok proviamo. “2 febbraio 2016. Caro diario Memorie Nascoste, siamo un po’ ubriachi, ma ieri sera abbiamo festeggiato l’uscita del nostro quarto album! Ora se i fumi dell’alcol ce lo permettono ti raccontiamo com’è andata: il locale era strapieno di persone che ci aspettavano, alcuni non riuscivano ad entrare eppure il posto era molto grosso, tutti hanno ascoltato il nostro concerto fatto interamente di pezzi inediti e poi hanno letteralmente assaltato il banchetto del merchandise. Chissà quanto venderanno i negozi? Mentre ci facevano un sacco di complimenti, all’improvviso ci è venuta in mente una cosa buffa, ci siamo ricordati di quando Athos, in una intervista di qualche anno prima, ci aveva chiesto di immaginare questo momento... dobbiamo ricordarci di chiamarlo e farglielo sapere.