Compie gli anni Robin Trower, nato il 9 marzo del 1945 a Catford, South East London. Il
suo nome è legato principalmente al gruppo dei Procol Harum, ma è intensa la sua attività che si è dipanata tra
Robin Trower Band, Bryan Ferry e Jack Bruce.
“… è uno dei pochissimi chitarristi inglesi assoluti signori del
tocco e dell’espressione. Non solo li ha fatti suoi, con una consapevolezza
istintiva del loro potere, ma anche sono essi ad aver scelto di vivere fra le
sue dita. Viene criticato per le sue influenze (Hendrix): non mi interessa.
Girai l’America nel 1974 con i Ten Years After come
attrazione principale, i miei King Crimson secondi e il suo
gruppo in apertura, e quasi ogni sera mi ritrovavo ad ascoltare quest’uomo che
vive per cose che vengono da molti considerati dettagli: la qualità del suono,
le sfumature di ogni singola nota e svisata, l’abbandono costante alla
sensazione del momento. Conoscerlo mi ha salvato la vita. Tornati in
Inghilterra, pensai bene di prendere lezioni di chitarra da lui.”
Queste ammirate parole rilasciate da Robert Fripp, chitarrista dall’approccio musicale agli antipodi rispetto a Trower, e forse per questo
ancora più avvertito e consapevole del tipo di talento in possesso del suo
collega, condensano al meglio quanto di speciale compete a questo schivo
maestro della Fender Stratocaster.
Io ho un ricordo personale, avendo assistito ad un suo
concerto un anno e mezzo fa, quando si esibì a Savona in trio, con Jack Bruce e Gary Husband:
Metà di quel concerto lo vidi praticamente sul palco e
osservare da vicino musicisti di tale valore è davvero una grande emozione. Ero
a un metro da loro, in un angolo quasi buio, in attesa che rientrassero per il
bis e… chi avrebbe mai immaginato
potesse accadere!
Alla fine Trower fu il più gentile, un campione...
anche di semplicità.