Non avevo idea
dell’esistenza di “Orchestra Panica”, e quindi mi sono
avvicinato al loro album, “Journey to Devotion”, sgombro da preconcetti.
L’ho ascoltato una
volta e ho formulato le domande a cui ha risposto Luca Vicenzi (ideatore
del progetto assieme a Francesco Agostoni) che nel corso
dell’intervista ci aiuta a capire la filosofia che muove lui e i suoi compagni
di viaggio.
Quello che infatti io
posso fare è solo fornire le sensazioni “del passante”, difficilmente
obiettive, ma di certo uno dei tanti possibili punti di vista.
Non necessariamente
il nome di una band deve identificarsi con l’ideologia musicale e quindi non
avevo dato estrema importanza al nome del gruppo, ma leggendo le note finali di
copertina ho trovato una citazione di Jodorowsky e ho collegato il tutto. Alejandro
Jodorowsky è uno dei promotori del “Movimento Panico”, ispirato
dal dio Pan (“Tutto”) e il “suo” significato di “panico” è un po’ più ampio
rispetto a quello di uso comune, ed è cioè inteso come “nostro rapporto con il
Tutto”.
“Journey to Devotion”
non ci regala una musica secondo canoni conosciuti, ma il primo senso che ho
avvertito, è la libertà. Tutto ciò sarebbe riduttivo, perché la libertà di
espressione la può esercitare ognuno di noi tra quattro mura, senza impedimento
alcuno, senza nessuna critica o apprezzamento, ma nel momento in cui “si viene
allo scoperto” e si da visibilità alla propria arte, sarebbe gratificante che
le sensazioni, positive o negative, che hanno guidato la creazione, fossero
inviate all’ascoltatore e percepite allo stesso modo, in questo caso passando
da una creazione “libera” da vincoli ad una ricezione “libera” da pregiudizi e
predisposta all’assimilazione.
Io ho provato lo
stesso feeling di quando ascoltai la prima volta Terry Riley in
“ A Rainbow In A Curved Air”. I concetti di minimalismo,
ripetitività, loop, possono trovare giustificazione in campi diversi, ma se
applicati alla musica riescono a sconvolgere gli usi comuni. E’ necessaria una
melodia, un motivetto di facile presa, o si possono anche fornire immagini,
emozioni, sentimenti attraverso l’evolversi e il progredire di note
“stagnanti”, che partono all’improvviso, quando lo si ritiene necessario?
Entrambe le cose…
secondo me, nel “Tutto” ci sta tutto e so che non ascolterò più “Journey to
Devotion” per… rinfrescarmi la memoria, ma solo quando avrò la necessità di
ritrovare qualcosa che ha più a che fare con lo spirito che con la carne, e non
sempre è così.
Difficile, forse,
definire cosa sia totalizzante in musica, ma ciò che questo gruppo di musicisti
propone ce ne da una esauriente spiegazione, condensando concetti importanti,
“toccabili” con mano nel quotidiano, in un insieme di brani che mi hanno dato
il senso della dinamicità intercalato dalla sensazione di staticità.
Le mie conoscenze
musicali specifiche non sono adeguate e non mi permettono di dare giudizi
assoluti, e mi limito a fornire il mio feeling da neofito (ben predisposto
all’ascolto). Non mi viene neppure da collocare “Orchestra Panica” e il loro
album in una delle tante categorie conosciute, che se da un lato può risultare
antipatico, resta comunque un modo efficace per dare indicazioni ai potenziali
curiosi.
Forse non è semplice
entrare in sintonia con “Journay to Devotion”, ma basta un doppio ascolto per
convincersi che ci saranno molti momenti in cui si sentirà il bisogno di
riascoltarlo … non sempre.. ma spesso.
L'INTERVISTA
Ho ascoltato con
piacere “Journey to Devotion”, un album non certo alla portata di tutti. Le
leggende metropolitane relative alla creazione di musiche note, nate
casualmente, magari frutto di un improvviso risveglio notturno, abbondano. Qual
è l’iter compositivo che normalmente accompagna la vostra musica? Quali sono le
vostre fonti d’ispirazione?
Intanto grazie
dell' ascolto. Diciamo che le leggende metropolitane contengono spesso delle
verità parziali; il percorso in cui si è sviluppato questo disco è nato
sicuramente da improvvisi risvegli notturni, momenti di abbandono e di
sperimentazione (e dunque generazione di errori che in realtà diventano
specchio interessante di quell' attimo), ma anche da un' idea di fondo,
passando per attimi importanti di disciplina mentale e tecnica per poter
realizzare stati immaginati o sognati, dunque organizzando in maniera più
organica quella che spesso è un' improvvisazione o lo sviscerarsi di un
concetto interessante (anche non musicale). In questo senso possiamo dire che
il processo compositivo non ha mai un iter uguale ogni volta; in questo caso
siamo partiti da una mia idea di fondo di “miscelare” certe sonorità vicine a
Steve Reich e a certa musica minimale, con un apporto invece sostanziale di
Francesco sul versante invece più “Radioheadiano” e psichedelico
tradizionale. Lunghi ragas
registrati in presa diretta, poi sovraincisi con altri strumenti e editati
senza mai snaturare l'atmosfera di partenza. Le fonti di ispirazione sono
spesso legate alla letteratura, al cinema, all' arte visiva più che di
carattere musicale, fermo restando che abbiamo i nostri gruppi e artisti
preferiti che spaziano tra generi anche molto diversi tra loro, dalla musica
etnica all' elettronica al rock al jazz.
I musicisti che
compongono il vostro gruppo hanno una formazione musicale analoga o esiste
varietà di esperienze, raccolte in un unico progetto? Qual è il filo conduttore
che vi lega?
Le contaminazione
provocate da una pluralità di ascolti possono a volte a portare verso un
sentiero originale, figlio di quanto assimilato nel tempo, ma allo stesso tempo
nuovo. Qual è nel vostro caso l’artista, o il gruppo di artisti, che
rappresentano il vero riferimento musicale?
Quanto è dura la vita
di chi vuole fare musica innovando e uscendo dagli schemi?
Semplifico un
concetto utilizzando una proporzione a cui manca un termine noto: “Il blues sta
al dolore come il jazz sta a…?”
Se fossi un
professore di lettere, tra i tanti esperimenti da condurre con gli alunni,
metterei un brano musicale senza testo, e alla fine chiederei di esprimersi
liberamente descrivendo i sentimenti provati e il significato captato. Non
pensate che la musica “scolastica” ( e in alcuni siti è materia seria) debba
intersecarsi con altre discipline e fornire stimoli differenti ai nostri
giovani? Non sarebbe utile scrivere “un tema” partendo da suoni e “immagini
musicali”?
Quanto può dare
valore aggiunto alla vostra musica il progredire della tecnologia?
Esiste un aneddoto
musicale, positivo o negativo, che vi è rimasto dentro e amate ricordare?
Beh credo tra i
tanti il fatto che avevamo registrato più di due ore di musica per questo disco
proprio durante le registrazioni di “volume 2” di Zita Ensemble, di cui
Francesco era fonico. Lui registrò tutti questi minuti che al tempo erano sorta
di “outtakes” del
disco, che poi decidemmo
di lasciare da parte per poi sviluppare in futuro;. cosi mi telefona lui mesi
dopo dicendomi: “Sai che ho editato e sistemato tutta quella musica e pare
stupenda, che facciamo?” Io risposi: “quale musica?”. Beh lui
impiego diversi minuti a ricordarmi di cosa stesse parlando e poi a convincermi
a farci qualcosa; trovavo tutto il materiale impresentabile e di discutibile
interesse, ma alla fine è uscito questo disco. Un aneddoto negativo, beh
diciamo che più volte mi sono scontrato con personalità del “nostro giro” che
anche tu conoscerai, credo affette da bipolarità evidente, poco avvezze a un
dialogo appassionato reale e troppo ferme su posizioni vecchie e
oltranziste.... a parte tutto... ma non si è accorto nessuno che più si và
avanti e più la cosa bella è questa mescolanza enorme tra generi? È cosi
brutto? E che palle! Ci sono cose dette e pensate da persone, dj ed etichette
che dovrebbero rappresentare una certa avanguardia musicale che non hanno in
realtà davvero interesse in questo, ma hanno ancora voglia di sminuzzare tutto
in generi e cataloghi…
Il 5 e 6 novembre, a
Roma, si celebrano i 40 anni di prog italiano, con reunion dei mostri sacri
dell’epoca. Io trovo che questi musicisti abbiano ancora molto da dire e gli
anni che passano siano solo dati anagrafici che non incidono sulla qualità
della proposta.
Cosa pensate della
mia idea che quanto parliamo delle “nostra” musica ogni tipo di barriera
generazionale è destinata a cadere?
Cosa vorreste che vi
accadesse, musicalmente parlando, nei prossimi 5 anni?
Autore: ORCHESTRA
PANICA
Titolo album:
Journey To Devotion
Nazionalità: Italia
Etichetta: Lizard
Records
Anno di pubblicazione: 2010