Novi Ligure, 26 novembre 2010
Concerto benefico a favore della
Delegazione Novese L.I.L.T. (Lega Italiana per la lotta contro i Tumori).
A
venti giorni dalla Prog
Exhibition di Roma, ho
ritrovato alcuni di quei protagonisti (Tagliapietra, Di Giacomo, Maltese, Calderoni, D. Jackson) sul palco del Teatro Giacometti.
Non solo loro,
ovviamente, ma anche Clive Bunker, Bernardo
Lanzetti e … i padroni di
casa, la Beggar’s Farm.
L’elevato tasso
“mitologico” (nel senso della grandezza e non della vetustà) che Franco Taulino, leader del gruppo, riesce a raccogliere ogni volta
sul palco, fa spesso passare in secondo piano questa band alessandrina, che è
qualcosa di più di una cover band o di un valido supporto per chi si esibisce
di volta in volta, ma le qualità tecniche dei musicisti che la compongono fanno
sì che si tenda a considerarla ormai un tutt'uno con il resto degli artisti più
affermati.
La famiglia Beggar’s
Farm è abbastanza dinamica e attorno alla base (Taulino, Garavelli,Valle, Ponti, Chiaraluce) questa volta si sono alternati sul
palco Andrea Rogato, Massimo
Faletti, Matteo Ferrario, Simone Taulino, Franco Castaldo e “Martina” Simona Caligiuri (il nome “Martina” è quello con cui Francesco Di Giacomo l’ha ribattezzata nel corso della
serata).
Probabilmente nessuno
dei presenti, sul palco o in platea, riesce bene a realizzare, sul momento, che
cosa voglia dire una serata come questa, come quella di Oviglio, di Volpedo, di Acqui,
di Alessandria, di Alba…
Solo a distanza di
tempo, solo dopo attenta riflessione, si comprende appieno che è diventata la
normalità trovarsi davanti e conoscere personalmente chi è entrato nella storia
della musica, italiana e internazionale.
Personalmente cerco
sempre di creare stimoli e aspettative verso chi pensa di partecipare a questi
eventi, perché so che non potrà rimanerne deluso e ricorderà per sempre una
serata di musica: la condivisione è la mia maggior soddisfazione.
Alcuni amici, a fine
concerto, mi hanno confessato di aver avuto momenti di …”sbandamento”, tanta è
stata l’emozione: cosa si può chiedere di più a una performance live?
Tre ore e mezzo di
musica, con una sorta di suddivisione tra i protagonisti, nel rispetto della
produzione storica, con un finale da brivido, un “Non mi rompete” , antico brano del BMS, proposto con
tutti i musicisti on stage, visibilmente e comprensibilmente soddisfatti.
Prima parte di
spettacolo con Aldo
Tagliapietra che ripropone le
sue ballate, la parte più soft della storia delle Orme, coadiuvato dall’istrionico David Jackson e Calderoni,
oltre che dal gruppo di casa.
Le canzoni delle Orme
sono nel cuore di tutti, e di quel gruppo il timbro vocale di Aldo è elemento
imprescindibile; se poi si considera che l’inserimento di Jackson ha dato nuovo
volto e differente dimensione a quei brani( e non poteva essere altrimenti,
vista la grandezza di David, che non ha mai manie protagonistiche, ma tende a
mettere a disposizione dei compagni di viaggio il proprio genio musicale)il
risultato finale non poteva essere che un’ovvia conseguenza.
Mi auguro che le
dimostrazioni di amore e gradimento portino Aldo Tagliapietra (e Toni Pagliuca) a continuare
quel cammino, un tempo interrotto, e oggi nuovamente sul punto di decollare.
Per un cantante (e
bassista ) che si allontana (momentaneamente), un altro ne arriva, con Jackson
sempre attento e attivo testimone: Bernardo
Lanzetti.
Nel corso della
serata ci ha ricordato il nome del capostipite del branco vocalist-prog, Roger Chapman, da cui “nacque”,
ad esempio, lo stile di Peter
Gabriel. Credo che anche Bernardo faccia parta di quella sparuta categoria
di eletti, che unisce estensione vocale a timbrica non comune e a
sperimentazione, e il suo permanente “studiare” la dice lunga sulla sua grande
professionalità.
Oltre al repertorio
PFM (vorrei ricordare la grandezza del chitarrista Marcello Chiaraluce in “Out on the roundabout”)
ho assistito all’esecuzione di due brani a cui sono molto legato, “Refugees”
e “Killer”, “conditi dalla presenza di Jackson, esecutore
originale dei due pezzi. Non sto citando canzoni di facile esecuzione, ma che
al contrario richiedono concentrazione massima e … voce, tanta voce, e…
coraggio, un po’ di coraggio, caratteristiche che di certo non mancano a
Lanzetti.
Come al solito non ci
sono state delusioni, ma solo conferme.
Cosa dire di Clive Bunker e della Beggar’s, uniti insieme?
Li avevo ascoltati da
poco, in quel di Alba, con la rivisitazione del set dell’Isola di Wight, e ancora una volta lo
zio Clivio, come viene chiamato dagli “intimi” italiani, ha fatto fermare il
tempo, sbalordendo chi non lo aveva mai visto dal vivo o chi lo ricordava con i JethroTull.
Sul palco si è
alternato a Calderoni (che ha eseguito Aqualung per la prima volta nella vita)
e a Sergio Ponti, e la
miscela dei componenti non ha in alcun modo inciso sul risultato, ma lo ha
semmai incrementato con vero valore aggiunto.
L’ultima parte a tema
era quella dedicata al Banco
del Mutuo Soccorso.
Rodolfo Maltese si è ripreso dopo i
problemi fisici dello scorso anno, e il suo essere presente, il suo suonare,
non potrà che aiutarlo nella completa ripresa. Il pubblico ha gradito e ha a
lungo applaudito.
La “terza grande
voce” della serata è stata quella di Francesco
Di Giacomo.
Non solo musica, ma
considerazioni personali, spesso amare e tendenti a evidenziare una sorta di
fallimento riservato a tutti quelli che come lui avevano pensato/sperato, che
attraverso la musica il mondo poteva essere migliorato, se non cambiato.
A fine concerto un
bambino di una decina di anni, partito da Genova col padre, con un CD del Banco
in tasca, chiedeva timidamente una firma di ricordo e Francesco, con evidente
soddisfazione, domandava al piccolo il nome, per una dedica personalizzata.
“Cambiare il
mondo era oggettivamente impresa titanica, Francesco, ma il tuo, il vostro, non
è stato tempo perso!”.
Contrariamente
all’esibizione di Roma, nessun problema per l’ugola e il set è stato ancora una
volta emozionante.
Dopo un nuovo “riassunto”
della varie band, si arriva all’atto finale, con quel “Non mi rompete” a cui
accennavo inizialmente, che ha visto sul palco l’intero gruppo di amici… nostri
amici.
Un pieno successo di
pubblico, un vero gradimento, e un’altra impresa che viaggia sull’asse Taulino-Castaldo.
E’ vero, questi
eventi, numerosi e di qualità, non sono il frutto del lavoro di uno o due
persone, e senza impegno e volontà di gruppo ci si ferma alle prime difficoltà,
ma senza la scintilla il fuoco non si accende, senza una guida sicura si perde
la rotta.
Non possiamo che
ringraziare, noi appassionati di musica, per vedere realizzate cose a cui mai
avremmo pensato di assistere.
Organizzare un
concerto di qualità è cosa difficilissima, e parlo per conoscenza diretta.
Realizzarli senza
peso per le tasche del pubblico ( anche in questo nobile caso si trattava di
un’offerta) è cosa ardua per chiunque.
Ciò che si riesce a
creare in questa zona d’Italia, musicalmente parlando, ha coordinate precise e
forse sarebbe bene che i vari organizzatori di eventi, quelli che non hanno in
testa solo un tornaconto personale, andassero a scuola da Taulino e amici…
Noi “modesti” amanti
della musica, di certa musica, in quel caso, saremmo sempre in prima fila,
pronti ad applaudire e ad alimentare la voglia di stare sul placo, giovani e
meno giovani, con un unico obiettivo … inutile rimarcare quale!