Janis Joplin vista da Carlo Montana
Il “Just Like a Woman” ha chiuso, come
tradizione, con la finalissima del premio “Janis Joplin”, cantante di cui
ricorre quest’anno il quarantennale della sua scomparsa.
Dopo una selezione
itinerante, protagoniste dodici cantanti, sono arrivate sul palco del Priamar di Savona le tre finaliste che si sono
avvicendate con la seguente cadenza:
la cantautrice Valeria Caputo, che si è esibita da sola, voce e strumenti ( chitarra
e dulcimer); Carmen Cangiano, interprete e ora
autrice di brani propri, accompagnata da un duo di virtuosi chitarristi; la
frontwoman “Rose”, Tara Degl' Innocenti, assieme al suo
gruppo, in perfetto stile “Joplin”.
La serata conclusiva
di questa edizione, che ha visto ancora Ezio
Guaitamacchi nel ruolo di
organizzatore e direttore artistico, avrebbe meritato ben altro pubblico
(elemento che mi ritrovo a rimarcare sempre più spesso), perché la qualità
degli artisti presenti è stata davvero elevata.
Tre situazioni molto
diverse tra loro con un denominatore comune, una voce da mettere in mostra
unitamente ad una presenza scenica e a una personalità che non rappresentano il
termine di paragone con l’icona rock Janis, ma che da questa cercano di trarre
spunto e ispirazione, sviluppando una propria immagine.
Inizia Valeria Caputo, emozionata,
probabilmente non completamente a proprio agio sul palco, come normalmente
accade quando si è molto giovani.
Ha
le idee chiare ed un discreto percorso musicale alle spalle e, soprattutto,
molti progetti nitidi.
E’
da sola on stage, con la sua voce e i suoi strumenti.
Inizia
con una cover di Janis… e prosegue con un suo brano, The Next Train (Sometimes it’s better than fly), scritto alla
stazione, in attesa di una partenza.
Terminerà
con un brano difficile di Joni
Mitchell, “California”, accompagnandosi al dulcimer.
Nonostante
un po’ di impaccio legato all’inesperienza, dimostra di avere la grinta … nelle
idee, e una buona dose di talento potenziale, in attesa dello sviluppo che
spesso è legato al “sangue e sudore” (e quindi all’esperienza) che accompagnano
chi intraprende una strada così difficile.
Il
suo amore per la pittura (non solo per la musica) dimostra una propensione alle
arti con ampi scenari in prospettiva.
Carmen Cangiano ha già partecipato ad
una precedente edizione di questa manifestazione.
Si presenta assieme a
due musicisti notevoli, chitarristi entrambi, e ciò che realizzano è una
piccola magia che esula dalle valutazioni finali, aventi come unico obiettivo
le interpreti.
Carmen ha della
“scuola” alle spalle, ha calcato palchi e macinato chilometri rodando la
propria ugola e affinando una personalità probabilmente già spiccata.
Propone cover( Tom Waits, Nina Simone,
Janis Joplin) e brani suoi, in italiano e inglese.
Alla fine le viene
chiesto un parere sui “Talent” e lei dimostra una certa refrattarietà,
asserendo che "... ce
la si può fare anche senza".
Io poco prima avevo
commentato con amici consenzienti.” … ma
pensa se fosse nata in un altro periodo
storico e in un altro luogo!”, ovvero, pensa se una cantante simile si
fosse trovata Oltreoceano o Oltremanica a inizio anni settanta … che successo
avrebbe avuto!
Tara Degl' Innocenti si presenta assieme
alla sua band, chitarra, basso e batteria. Anche lei scalza( come Carmen), è la
reincarnazione di Janis, e non è un caso se proprio i primi musicisti
accompagnatori della Joplin abbiano pubblicamente speso parole per Tara e il
suo gruppo.
Anche in questo caso
nasce una piccola alchimia sul palco.
E anche in questo
caso i miei amici concordano con me che la picture fornita dai protagonisti
rispedisce direttamente sul palco di Monterrey Pop. Ma c'è molta sostanza ...
c'è la sua/loro musica!
Tara ha una
bellissima voce e si muove sul palco con disinvoltura, senza emulare a tutti i
costi Janis, ma cercando di mettere qualcosa di proprio.
Appassionata anche di
musica celtica (sembrano contraddizioni, ma nella musica tendono ad azzerarsi)
rivela una tecnica e una timbrica vocale notevole e il suo gruppo … funziona.
Emozionante anche il
suo brano eseguito “a cappella”.
Per banali problemi
tecnici sono costretto a mostrare un video di repertorio, anziché una
testimonianza della serata.
Tre brave, seppur
molto differenti artiste.
I
voti finali sono un obbligo a conclusione di una manifestazione che “chiede”
una vincitrice, ma nessuna esce sminuita dalla performance, come d’altronde è
normale che accada in una finale.
La
simbolica “Pearl” di Swarovsky viene donata alla vincitrice, Carmen Cangiano, ovviamente
felice di aver raggiunto quel traguardo a cui si era solo avvicinata in
passato.
Ciò
che doveva essere giudicato era chiaro. Serviva metaforicamente chiudere gli
occhi, dimenticare il contesto e concentrarsi sulle peculiarità che una
vocalist deve avere, che vanno oltre la tecnica e la tipicità della voce. Ci si
è provato.
Qualunque
sia il futuro immediato di queste ragazze, artiste, studiose, strumentiste(
anche la voce è uno strumento), l’impressione è che la musica avrà parte
preminente nel corso della loro vita.
Il
mio augurio personale è quello che riescano a ottenere lo stato di grazia, la
perfezione assoluta, non legata a qualche performance da ricordare o a un album
da vendere, ma al raggiungimento di ciò che dovrebbe essere un grande obiettivo
per qualsiasi essere umano, il far coincidere la passione della vita col
proprio lavoro.