I giovedì sera di questo caldo luglio hanno regalato intense e
variegate serate di musica agli indigeni savonesi.
Le piazze e piazzette
della downtown si riempiono di artisti e la vita serale si movimenta, grazie
agli appassionati del genere e a famiglie che sperano, e si illudono, di
trovare fazzoletti di aria fresca, fuggendo da case che, se “condizionate”,
sono il vero rimedio alla calura.
Ma nessuno porta nelle
nostre case i concerti e quindi … non c’è alternativa. E meno male.
Savona,
come credo tutte le città, si
trasforma quando è viva e
vissuta. Spuntano luoghi di raccolta in ogni angolo dell’isola pedonale e si
fanno incontri che spesso sono piacevoli, tra dehor improvvisati e negozio
aperti. La musica è l’essenza dell’aggregazione e da questo punto di vista chi
ha il compito di organizzare ha fatto centro.
Ieri sera, 22 luglio, quarta e ultima serata di “Metti una sera a Savona nel Centro
Storico”, sono arrivato con un po’ di ritardo in Piazza Sisto IV, dove era di scena Ray Gelato e i suoi Giants.
Ecco il link ad una
sua piccola biografia:
Ricordo numerose
apparizioni di Ray alla televisione italiana negli anni passati.
Nonostante la sua
proposta musicale non coincida esattamente con i miei gusti personali, è
impossibile non apprezzarne lo swing, le abilità tecniche, il modo di “tenere
il palco” e la capacità di rivisitare vecchi brani, molti dei quali legati
anche alla tradizione italiana. Tutto ciò vale per Ray ma anche per la sua
band, composta da grandi musicisti.
C’è qualcos’altro che
mi “tocca” nel profondo ed è la sua “americanità”, che è un po’ una mia
malattia.
Mentre mi avvicinavo
al palco per cercare di inquadrarlo da vicino, ho avuto la sensazione di
entrare nella Little Italy newyorkese, nei suoi bar, nelle sue strade piene di
tombini fumanti, nei suoi piatti pieni di uova strapazzate. Questa è l’immagine
che usciva dalla mia TV quando ero bambino, ed è stato piacevole scoprire da
adulto che era tutto reale, che non era una fiction.
Eppure Ray Gelato non è americano, ma un inglese nato a Londra nel 1961, figlio
di un italo americano militare in GB.
Appassionato di Jazz e
Swing, Ray ama miscelare le sonorità italiane, soprattutto della tradizione
partenopea, reminiscenze della cultura italo americana degli anni 40-50
riproposte in uno slang che è qualcosa che sembra ci appartenga da sempre.
In Italia Gelato è a
completo suo agio e non è un caso che proprio nel nostro paese abbia registrato
il suo primo disco live.
Ho ascoltato parte del
concerto in una zona defilata della piazza, ma questo non mi ha impedito di
captare il feeling e le vibrazioni, trasmesse al pubblico.
“Everybody Loves
Somebody”, “Just a Gigolo”, “I Ain't Got Nobody”, “ O Marie”, “Tu Vuo' Fa
l'Americano”, sono alcuni dei brani presentati.
Ray Gelato è un
maestro anche al sax, così come immensi sono i Giants.
Il pubblico ha
dimostrato completo gradimento, e non solo quello più … nostalgico.
Alla fine si fa a gara
per fare una fotografia con lui. Mi avvicino e colgo la smorfia tipica di Robert De
Niro in decine dei suoi film
… per una sera Savona profuma
di Brooklyn!