Sono
molto interessato all’atmosfera dei primi anni ‘70, quella che ho vissuto da
adolescente con i primi concerti prog. Cosa ricordi con più piacere di quel
periodo?
Ho
iniziato a 16 anni, ero giovanissima quando formai il gruppo Rock- progressive
dei “Saint Just” e ricordo con molto piacere i lunghi viaggi in camioncino per
arrivare sui luoghi dei concerti e tutti i posti, tutte le città e la gente che
ho conosciuto grazie alla musica.
Dovendo
stabilire una graduatoria di importanza, tra testo e musica, cosa esprimeva
meglio, nel passato, il tuo modo di essere, e come è cambiato tutto questo nel
tempo?
Quando
componi e vuoi esprimere o descrivere un sentimento, una situazione, uno stato di
felicità o di malessere, una protesta, o qualunque cosa tu voglia dire, non
puoi mai scindere la musica dal testo e viceversa, è sempre tutto legato,
tutt’uno ed è così ancora adesso. Il mio modo d’essere lo esprime il testo, la
musica ma anche il canto, che va al di là dei soliti schemi… il mio vocalizzo
non è mai fine a se stesso, le mie improvvisazioni vocali sono immagini, sono”
un sentire”, non virtuosismi tecnici e basta. Ti dirò che a volte non mi serve
nemmeno la parola perché con il vocalizzo, che diventa suono, riesco ad
esprimere tutto.
In
"Rock Map", di Riccardo Storti, si evidenzia la differenza di
“scuole” musicali, in funzione della regione di provenienza degli artisti.
Esiste davvero una radicale differenza di gusti e di espressione, lungo l’asse
della nostra penisola?
Potrebbe
anche essere vero. Napoli è passione, ritmo, solarità ed ovviamente la scuola
musicale napoletana risente di tutto questo. Risente dell’energia del vulcano,
del mare e di tante altre cose…. ma credo che quando si vuole esprimere un
sentimento vero, una qualunque arte, che tu sia napoletano o milanese o
genovese se lo esprimi onestamente arriva comunque e nella maniera universale
al cuore di tutte le persone. Quindi a me personalmente non importa molto
sapere se quell’artista o musicista venga da Napoli da Verona o da Palermo. Se
quello che mi comunica arriva onestamente al cuore allora va bene. Nei miei
percorsi musicali ho sempre pensato che etnie musicali diverse possano
incontrarsi tranquillamente e camminare insieme. Credo nella contaminazione non
solo fra nazioni ma anche fra regioni e nella mia musica differenti culture si
uniscono sempre fra loro, addirittura quella araba(come nel brano “A stessa
terra” del mio ultimo disco”Burattina”) con quella napoletana oppure quella
gallese con l’africana.
Qual è lo
strumento che più ti rappresenta, quello con cui riesci a fonderti e
completarti?
Quando
compongo la voce innanzitutto e il piano, ma nel gruppo poi devo sentire la
chitarra elettrica e la batteria.
Sono
entrato da poco in contatto con tuoi conterranei, Vairetti (e Osanna), Gianni
Leone, Sophya Baccini. Il concerto visto a Savona, con questi musicisti, è
stato tra i più belli in assoluto, e non mi riferisco ad aspetti tecnici, ma
all’insieme della performance. Qual è il denominatore comune tra gli attuali
musicisti partenopei?
Beh, si
vede che non hai mai visto un mio concerto! Comunque forse quello che ci
accomuna è il fatto di aver vissuto (almeno per quanto mi riguarda) o di vivere
ancora in una città difficile come Napoli che da un lato ti dà un’energia
straordinaria dall’altro te la toglie.
Come
sintetizzeresti il percorso di vita e musicale di Jenny Sorrenti?
Ho
iniziato con il Rock-Progressive, vengo dall’avanguardia napoletana, quella del
folk studio, e dei locali così detti”Underground” dove nasceva la
“Psichedelia”. Vengo da quel movimento musicale napoletano che voleva cambiare
la società attraverso la musica quando non c’era nemmeno una donna che cantava
e suonava, e io ero alla guida del gruppo “Saint Just”, ma non amo vivere del
passato e sono andata avanti con lo spirito di sempre, quello della
"ricerca”, per scoprire nuovi percorsi musicali e nuovi mondi. Così dopo i
primi quattro dischi, di cui due solisti, ho approfondito lo studio della musica
medievale, in particolare del 1200/1300 dell’area mediterranea cantando e componendo in galiziano portoghese
antico, catalano, spagnolo ebraico, latino, italiano. Nel 2003 è uscitoquindi “
Medieval zone” e nel 2006 “Com’è grande Enfermidade”. Nel 2009 è uscito
“Burattina” pieno di energia e di passione , dove canto in egiziano, in
napoletano, in gallese, in italiano e dove è molto forte anche il messaggio dei
testi. Tutti i brani di “Burattina” sono stati composti da me e da Marcello
Vento,grande batterista e percussionista(ha fatto parte di gruppi come “Albero
Motore”, Carnascialia,Canzoniere del Lazio etc…). Tutti i brani sono suonati da
“Orchestrina Malombra” (Piero Viti, Vincenzo Zenobio, Vittorio Pepe,Jenny
Sorrenti e Marcello Vento).
Esiste
l’amicizia nel tuo mondo artistico?
Sì, può
esistere.
Esiste un
musicista, italiano o straniero, che ti ha influenzato più di altri?
Italiani sicuramente no.
Per quanto riguarda gli stranieri, beh quando sei molto giovane e devi trovare
la tua strada è inevitabile avere dei modelli musicali. Quando ho incominciato
a comporre la mia musica ascoltavo molto Sandy Danny dei Faiport Convention, i
Third ear band, gli Incredible String band, i Jefferson Airplane. Quando poi
trovi la tua strada nessuno può più influenzarti.
Provo
sana invidia per chi riesce a vivere, materialmente parlando, di qualche sua
passione, ovvero chi guadagna senza che il lavoro possa pesargli, anzi, il
contrario. Consiglieresti a un giovane di buttarsi anima e corpo in un
“mestiere” difficile come quello del musicista?
Forse può
guadagnare chi fa musica a tavolino e lo fa solo pensando che poi dovrà
vendere. Per me fare musica non è un” mestiere” e non si guadagna. Si fanno
tantissimi sacrifici, invece, ma ne vale la pena perché quando scendi da un
palco e la gente ti dice che la tua musica, la tua voce fa stare bene, che
incoraggia a vivere, che dà speranza ed arricchisce, io credo che non ci sia un
prezzo per questo. Non è un mestiere, ma se si sente davvero forte il desiderio
di esprimere qualcosa, allora bisogna buttarsi anima e corpo, ma soprattutto
metterci il cuore, la coerenza e l’onestà. Nel mio ultimo cd “Burattina” dico
che nella vita siamo un po’ tutti burattini, ma non dobbiamo mai dimenticare
che abbiamo sempre la possibilità di scegliere e di essere comunque artefici
del nostro destino e decidere quale strada seguire per essere felici.
Cosa ci
regalerà il futuro di Jenny?
Di sicuro
c’è che il mio settimo album (potrebbe uscire anche ad ottobre 2010) sarà un
ritorno al Rock – progressive, ma potrei anche essere di nuovo alla guida dei
“Saint Just”con una formazione totalmente nuova. Non dico altro.
Jenny
Sorrenti
BURATTINA
(Odd
Times Records/Egea Distribution, Aprile 2009)
Burattina è il quinto album solista
di Jenny
Sorrenti.
La
cantante, compositrice e musicista di madre gallese e padre napoletano continua
il suo percorso musicale e linguistico d’incontro attraverso la musica delle
tradizioni folk e popolari dell’Europa e del Mediterraneo.
Questo
suo viaggio era iniziato nel 2001 con Medieval Zone, continuava
in Com’è grandeenfermidade del 2006 e ora viene sviluppato e
arricchito grazie alle sue ultime esperienze musicali e di vita. I testi
infatti esprimono in maniera travolgente la voglia di solidarietà tra i popoli,
la forza delle persone più semplici ma capaci di grandi gesti d’ amore,
l’attenzione verso gli altri che possono essere i poveri lontani a noi ma anche
i più fragili che ci sono vicini, e fanno percepire una fiducia in un futuro
diverso e migliore dell’ intera umanità.
La sua
voce armoniosa e incantevole, potente ma delicata, esprime ed evoca alla
perfezione le musicalità che partono dall’Africa, circumnavigano il
Mediterraneo, arrivando fino al Nord Europa e mantenendo Napoli come fulcro di
tutto il disco. La Sorrenti crea, infatti, una nuova e moderna forma di canzone
d’autore napoletana, ospitando anche nel brano “Nessuno è più forte di chi non
ha nulla più da perdere” una voce emblematica della musica partenopea quale
Enzo Gragnaniello. Tutte le canzoni sono suonate live in studio con pochi
arricchimenti attraverso sovraincisioni e manifestano una profonda volontà
espressiva e comunicativa, consolidando il valore e il significato che
l’esperienza di Jenny Sorrenti ha nella canzone d’autore italiana e
internazionale. Ad accompagnarla alla voce, piano e tastiere, c’è l’Orchestrina
Malombracapitanata dall’istrionico Marcello Vento, autore insieme a lei di
tutte le musiche del disco, alla batteria e percussioni (percussioni varie
visto che il suo ingegno lo porta anche ad inventare degli strumenti ispirati
da quelli tradizionali di altre etnie o all’utilizzo di materiali
impropri); Piero Viti alla chitarra, oud e mandola; Vincenzo
Zenobio alla fisarmonica e ciaramella; Vittorio Pepe al basso.
La
ricerca di Jenny Sorrenti è sempre stata anche linguistica alternando l’uso
della lingua italiana come in Ali in prestito - canzone nata
durante i concerti dal vivo - con quella gallese, lingua della madre scomparsa
che si può sentire in Bachgen bach o dincer, brano ispirato da una
filastrocca gallese per bambini ed è il viaggio di ritorno di Burattina alla
musica celtica. E ora anche per la prima volta in un suo disco c’è il
napoletano di Maronna mia dedicata a Manina Consiglio,
insegnante napoletana organizzatrice del progetto I bambini di Manina che aiuta
i bambini dell’isola di Nosy be, nel Madagascar, ad andare a scuola e a
collaborare con gli adulti a costruire case e scuole.
Importantissimi anche i suoni e la loro diversità: Burattina ha
una visione bandistica, di insieme della musica; le percussioni di Marcello
Vento sono invece risaltate nel brano eseguito con Enzo Gragnaniello, Nessuno
è più forte di chi non ha nulla più da perdere. Qui è
presente una delle invenzioni ovvero: il ventolo. L’unione della
voce dei due artisti rappresenta il vero incontro tra Mediterraneo, Napoli e
l’Europa del Nord e il viaggio ritorna in ‘A stessa terra, cantata
in egiziano e in napoletano, che s’ispira a un viaggio in Egitto dove culture
diverse di due città, Napoli e il Cairo, camminano insieme, s’incontrano e si
rispondono.
Fragili, dedicata agli esseri umani diversi o meglio non capiti dalla
società, è stata registrata in diretta in studio solamente con
Jenny alla voce e al piano, brano che svela tutta il suo vigore e la sua
energia, ma anche il suo stile forte e allo stesso tempo discreto; Stella
luntana, nata con le melodie di una beguine e dalla melodia
struggente sulla confusione della vita, della paura che soffoca ma che può
essere spazzata via da un piccolo gesto che illumina ogni timore. Ricostruirenasce
dalla speranza di un nuovo mondo che potrebbe nascere in Africa se la
consapevolezza dell’essere umano arrivasse a comprendere gli errori commessi e
si sapesse ricostruire dal risveglio della coscienza di tutti, permettendo così
alla natura di ricominciare a cantare.
Track list:
1. ‘A stessa terra
2. Ali in prestito
3. Burattina
4. Maronna mia
5. Nessuno è più forte di chi non ha nulla più da perdere
6. Fragili
7. Stella luntana
8. Bachgen bach o dincer
9. Ricostruire
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