giovedì 10 dicembre 2009

Fabrizio Fedele


L'arrivo della Prog Family degli Osanna, a Savona, mi ha regalato nuove conoscenze significative:
http://athosenrile.blogspot.com/search/label/Osanna%20a%20Savona
http://athosenrile.blogspot.com/search/label/David%20Jackson

Questa famiglia delle meraviglie non è solo piena di artisti/miti maturi, ma il 50% è composto da giovani talenti che ho avuto la fortuna di vedere e ascoltare da vicino.
Uno di questi è Fabrizio Fedele, di mestiere chitarrista, sotto diverse forme e con diversi gruppi, scrittore... e sicuramente molto altro.
E' appena uscito un suo disco, Brotherhood of the Wine, di cui ho inserito a fine post una delle tante presentazioni, quella di Rosario Scavetta.


Nonostante la giovane età Fabrizio può vantare una grande esperienza e per scoprire qualcosa in più di lui, ho provato a porgli qualche semplice domanda che contribuisce a formare un quadro che, pur non essendo esauriente, dovrebbe stimolare la curiosità e portare sulla strada dell'approfondimento:

L'intervista

A marzo, nel corso della presentazione di “Prog Family”, ho ascoltato Lino Vairetti dire che i musicisti dei nuovi Osanna incarnavano il vero spirito prog, quello che lui cercava.Cosa vuol dire per te, musicista anagraficamente lontano dalla musica progressiva, ascoltare, suonare e incarnare quella musica di inizio anni 70? Premetto che sfondi una porta aperta. Per me esistono due cardini, inscindibili e imprescindibili, nella musica pop (nell’accezione “popular”) di sempre: Jimi Hendrix e The Beatles. Quindi quel sound, quelle sonorità chitarristiche e non solo mi affascinano da sempre. Se ascolti Tomorrow Never Knows dei Beatles, su Revolver del ’66, capirai a pieno di cosa parlo. Il suono della band, il drumming di Ringo Star… sublimi!

Leggendo le note biografiche Fabrizio Fedele appare come un soggetto iperattivo, che spazia dalla musica alla scrittura, tra differenti gruppi e lavori diversi. Cosa pensi della mia banale teoria che il massimo a cui possiamo aspirare è far coincidere il lavoro con le passioni quotidiane? E’ esattamente ciò che faccio: la mia passione è il mio lavoro e viceversa. Qualcuno diceva “se ami il tuo lavoro non lavorerai un solo giorno della tua vita”. Beh, approvo in pieno. Tutti i progetti in cui m’immergo sono quasi sempre progetti “d’amore”.

Mi spieghi quale tipo di equilibrio occorre cercare in un gruppo quando dei giovani, seppur talentuosi, devono relazionarsi con mostri sacri della musica italiana e internazionale? Ah, saperlo! La chimica degli elementi (quelli della band, dico) è fondamentale. Sono profondamente convinto che la musica nasca e si faccia prima di salire sul palco. Se non c’è alchimia tra gli stessi componenti della band credo non accadrà mai nulla di veramente magico su nessun palco. Poi, il talento e la creatività fanno il resto.

Poter vivere di musica, di questi tempi, può anche voler dire scendere a importanti compromessi. Ti è mai capitato di avere preso una decisione esclusivamente “commerciale”, di cui poi ti sei pentito? Mai! Ecco perché non ho una lira (rido profondamente).

Suonare in un gruppo importante e realizzare un tuo album personale, credo siano cose che in maniera diversa diano enormi soddisfazioni. Ma qual è il vero sogno di Fabrizio Fedele? Continuare a vivere di musica! Per sempre!

Brotherhood of the Wineè la tua ultima opera. Cosa rappresenta per te: una continuazione, una maturazione, una novità? A questo non so rispondere. Ma forse è un po’ tutte e tre le cose che hai appena detto. Credo però sia più giusto che rispondano i fruitori attenti a questo. Io mi sento lo stesso di sempre. Scrivo, compongo, registro e lo faccio cercando di cesellare tassello per tassello affinché il lavoro sia perfetto almeno alle mie orecchie esigenti. Quello che poi ne viene fuori è semplicemente musica…

Credo che le canzoni, i racconti e le poesie, richiedano momenti differenti di ispirazione, e anche il tipo di concentrazione sia di diversa natura. Qual è la tua esperienza in proposito? Stati d’animo. E voglia di raccontare. Agitare bene prima dell’uso… et voilà!

Qual è il ricordo più bello, musicalmente parlando della tua storia musicale? Tutte le sante volte che salgo su di un palco. E il prossimo sarà ancora più bello… almeno me lo auguro!

Riesci ad avere una sorta di separazione tra lavoro e vita privata? Questo dovresti chiederlo a mia moglie. A parte gli scherzi, è veramente difficile scindere le due cose. I miei migliori amici sono musicisti, giornalisti musicali, scrittori. Mia moglie danza e ama fotografare rock shows (la maggior parte dei miei scatti sono opera sua, lo stesso Lino Vairetti ne sa qualcosa). Per cui anche nella vita privata è difficile che non si parli di “lavoro”.

Cosa regala Napoli a un musicista, qualunque sia la musica che lo appassiona? Il background formativo. La grinta. E soprattutto la voglia di lasciarla. Quando nasci in una metropoli difficile come la mia devi imparare a difenderti. Io lo faccio con la mia strato e i miei ampli valvolari sparati a tutto volume.



La Presentazione dell'Album
Un nuovo viaggio sonoro per il trentottenne musicista napoletano: 11 tracce sospese tra gli echi di John Fante, l’esperienza-prog con gli Osanna e l’omaggio a Carlos Santana. In una lettera all’amico giornalista Carey McWilliams del 1974, il grande scrittore John Fante descrisse gli elementi-chiave del suo romanzo La confraternita dell’Uva, la storia di Nick Molise e “di quattro italiani vecchi e ubriaconi” come amava definirla lo stesso Fante.
Ed è proprio una leggera variazione del titolo originale di questo libro a dare il nome al quarto album di FABRIZIO FEDELE, Brotherhood of the Wine. Il trentottenne musicista napoletano - chitarrista, compositore, autore di colonne sonore e scrittore – giunge al suo quarto capitolo discografico completando idealmente il percorso affrontato con i precedenti THE INVISIBLE PART OF ME, IF I HAD MECHANICHAL WINGS e GLUE.
Il disco è stato prodotto e registrato dallo stesso Fedele presso il suo Cellar Studio, mentre il mastering è stato affidato a Steve Fallone del prestigioso studio statunitense Sterling Sound di New York. Otto tracce composte dal chitarrista e tre riletture d’autore, Bella del leggendario Carlos Santana e gli strumentali Variazione VI e Variazione VI (reprise) firmata negli anni Settanta dal Premio Oscar Luis Bacalov e dagli Osanna, formazione di cui Fedele è oggi chitarrista ufficiale.
Ed è proprio la voce di Lino Vairetti, frontman storico degli Osanna, nel brano Danzami negli Occhi, composto da Fabrizio Fedele ad aprire Brotherhood of the Wine: lo stesso brano è poi riproposto con un testo in lingua inglese – The Patchwork Lion – nell’intepretazione vocale di Fedele come ultima traccia del disco.
Pubblicato dall’etichetta Afrakà e distribuito dalla BTF, Brotherhood of the Wine è un disco ambizioso sotto il profilo sonoro e compositivo, impreziosito da una bella copertina e da un delicato artwork dell’artista Lucia Franciosa. Questi i musicisti che hanno preso parte alla lavorazione del disco: IRVIN VAIRETTI e SOPHYA BACCINI (backup vocals), SIMONA COSCIA FEDELE (french vocal), NELLO D’ANNA (electric bass), FABIO CENTURIONE (violoncello), ADRIAN EVANGELISTA (glass percussion / Hammond organ), ENZO VACCA (electric bass), PINO CICCARELLI (saxophone), MARCO CALIGIURI (drums), SASA’ PRIORE (Hammond organ / Rhodes piano) e i due compnenti del FABRIZIO FEDELE TRIO SERGIO SCALETTI e PINO REGA (coautore del brano Rush of Blood).



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