Il concerto del 4
luglio a Bergamo aveva lasciato l’amaro in bocca.
Location fantastica, Jethro Tull in forma, ma tempo infame e performance ridotta
a 12 brani, per un totale di un’ora e quindici minuti:
Mi ero lasciato con
tanti conoscenti ipotizzando un nuovo incontro per rivedere i Tull, a Riolo
Terme, in provincia di Ravenna, il 27 agosto.
Decido all’ultimo
minuto e alle 15.35 sono al cospetto del mitico Alessandro Gaglione, che
nell’occasione somma il ruolo di eminenza tullica a quello di autista: il suo
navigatore prevede un arrivo attorno alle 19.
Con noi una nuova e
preparata fan, Caterina, conosciuta casualmente a Bergamo.
Il mio concerto inizia
qui o meglio, è iniziato nel momento in cui ho deciso di partire.
Il viaggio di andata
non pesa, abbiamo tante cose da scoprire e soprattutto l’eccitazione da evento
imminente.
Escono fuori scalette
ideali e Ale la butta lì:” Sarebbe bello ascoltare dal vivo Rocks on the
Road!”.
Il navigatore ci aiuta
a conoscere le colline di Riolo e all’ora prevista siamo davanti al parco
fluviale, luogo in cui si svolgerà, forse il concerto.
Eh sì, forse, anche
oggi il cielo lampeggia e tuona e qualcuno incomincia a pensare (e a dire) che
sia io la causa di tutto ciò. Ma all’entrata in Riolo non c’era scritto “Città
dell’acqua?!”
In coda trovo Danila e
Ludovica, Giampiero/ Hamrin che non vedo da ottobre scorso, e Michele/Chea.
Mangiamo una piadina
con i ciccioli ed entriamo.
Il palco e lo spazio
antistante mi deludono un po’, così come l’insieme della location: a Bergamo,
acqua a parte, era tutta un’altra cosa.
Qualche goccia cade e
già prevediamo il peggio.
Alle spalle del
bancone del mixer, trovo il merchandise, dove ovviamente la fa da padrone il
gestore Wazza Kanazza, nell’occasione accompagnato dalla moglie Gemma.
Ad aiutarlo Maurizio
Traina direttamente da Bergamo e alcuni amici romani.
Le prime gocce cadono
e nell’attesa ci mettiamo al riparo in una fantastica discoteca all’aperto (ma
con tettoia), vicina al merchandise.
L’opinione comune è
che se le discoteche presentassero quel tipo di musica, anche noi personaggi un
po’ vintage, potremmo approfittarne.
Non c’è tecno, ma ciò
che viene diffuso dalle casse è il miglior stimolo al movimento:
Clapton, Free, AC/DC,
Bowie, ZZ Top e così via.
Finalmente conosco
Jacopo/Galeans e Debora e Simone, amici virtuali da anni, nomi che ora possono
associarsi a un viso.
Inizia il gruppo
spalla, i “MAMAMICARBURO” da Correggio, e abbiamo la possibilità di ascoltare
un po’ di rock italico.
Sono emozionati e la
gente é lì per i Tull. Ne sono consci e svolgono egregiamente la loro funzione.
In ogni caso resterà per loro un ricordo indelebile: non è da tutti aprire per
i Jethro!!!
Sento i commenti più
disparati, ma la sezione ritmica mi convince e il chitarrista mi sembra ottimo.
Non amo sentire
cantare il rock in italiano e ciò mi condizione nella valutazione del cantante,
ma se dovessi scegliere tra i “Mama….” e qualche loro famoso conterraneo che
riempie gli stadi come fossero bicchieri d’acqua beh… viva i Mamamicarburo.
I Jethro sono sul
palco e inizia la solita magia.
Debora mi dirà più
volte, nel corso della serata, che è sempre una grande emozione ascoltarli, e
che bastano pochi dettagli per giustificare la spesa del biglietto. Concordo.
La voce di Ian non è
buona (relativamente allo standard attualmente possibile), ma è forse un fatto
legato a esercizi preliminari, se e vero che man mano che i brani si susseguono
la qualità si stabilizza su livelli discreti.
Buono il lavoro del
service.
Appaiono tutti in gran
forma, e anche i nuovi arrivati O’Hara e Goodier, che non mi hanno mai
convinto, si dimostrano all’altezza e più sciolti sul palco.
I brani ricalcano
quelli ascoltati a Bergamo con alcune differenze, anche importanti, legate
anche a una performance più lunga. Eh sì … il tempo regge!
A memoria manca “King
Henry's Madrigal “, assoluta novità a Bergamo, ma ci sono le altre, Nothing is
Easy, A new Day Yesterday, Mother Goose, Bourèe, Heavy Horses, Farm on the
Freeway, This as a Brick.
A metà serata ciò che
era stato evocato si materializza e assistiamo a una bella versione di Rocks on
the Road.
A Bergamo Thick as a
Brick era un tutt’uno con Aqualung, ma questa volta è presentato separatamente,
sostituito dal mio brano preferito, My God.
E’ una versione
assolutamente fantastica e l’energia che da sempre mi colpisce, quella che
suggerisce i cambi di ritmo tra l’arpeggio iniziale e il successivo attacco
“duro”, mantiene intatto il suo valore e, se possibile, lo rafforza.
Il pubblico partecipa,
il pubblico canta, il pubblico balla e gradisce.
Il bis canonico arriva
quando è quasi mezzanotte. Per bis canonico intendo ovviamente Locomotive
Breath.
Concerto finito e coda
composta. Non c’era il pienone.
Mi sono fatto vendere
da Wazza un’altra maglia e il book sul tour del quarantennale e ho recuperato
un poster dell’evento di Riolo. I soliti trofei da “… io c’ero!”
All’uscita un
musicista da strada dall’aspetto poco rassicurante, imbraccia e amplifica la
sua chitarra e si lancia nella peggior emulazione possibile del bis dei Jethro,
e si scalda pure quando si accorge che lo sto riprendendo... e io che già
pregustavo un bel bootleg!
Salutiamo solo Debby e
Simone, gli altri sono ancora dalle parti del palco.
Il viaggio di ritorno
è meno euforico, ma regna una certa soddisfazione.
Commentiamo
positivamente la performance e ci divertiamo a disquisire su dettagli più o
meno tecnici.
Ogni volta potrebbe
essere l’ultima, e non è questa una visione pessimistica, ma solo la
consapevolezza che ad una certa età si potrebbe anche decidere di cambiare vita
e smettere di suonare con assiduità.
Sono le 4 del mattino
quando arriviamo a Savona. Alle 8 devo essere in ufficio. Solo la musica ha
questo potere!
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