“Dopo il silenzio, ciò che si avvicina di più nell'esprimere ciò che non si può esprimere è la musica." (Aldous Leonard Huxley)
Mi capita spesso, soprattutto se mi trovo all’estero, di acquistare musica al buio.
A volte mi guida il nome, a volte “l’involucro”, magari i colori o il basso prezzo che non sempre significa poca qualità.
Tutto questo mi induce a errori sporadici e a frequenti soddisfazioni.
Non so se avrei mai acquistato “Logos”, primo disco di G.C. Neri, perché non so se casualmente ci sarei inciampato.
Quando qualcuno mi ha detto:”… prova a sentirlo, è una musica tipo...” non mi è sembrato vero, perché la mia maturità anagrafica mi spinge alla ricerca del nuovo mentre continuo ad apprezzare il vecchio, facendomi al contempo amare brani rock da tre accordi e musiche articolate.
La musica progressive è musica complessa.
In questi giorni che precedono Sanremo, festival di canzoni che si scrivono in un giorno, bisognerebbe costruire un monumento a chi riesce a realizzare un disco come “Logos”, ma con tutti gli auguri che posso fare a Neri, resta scontato che la qualità non si vende altrettanto bene che le canzonette di cui sopra.
Grazie alla tecnologia, nello spazio di una settimana, sono entrato in contatto con questo artista, l’ho casualmente incontrato, e ho realizzato una piccola intervista che credo possa aiutare a capire il personaggio e il suo lavoro.
Innanzitutto una breve biografia da lui fornitami.
Sono nato a Genova nel 1965, ho studiato chitarra con Bambi Fossati, chitarra classica con Josè Scanu, e jazz con Marco Tindiglia.
Amo disegnare, leggere, ho studiato filosofia all’università, senza terminare gli studi, per lungo periodo ho insegnato chitarra privatamente, ho inoltre composto una ventina di colonne sonore per teatro.
Ho anche composto le musiche per un progetto di spettacolo musicale-teatrale Pangea insieme al cantante genovese Francesco Tallevi, con proiezioni e danzatore.
Da più di vent’anni lavoro come fonico ed elettricista in teatro, lavoro interessante ed umile, dietro le quinte ma responsabile dello spettacolo.
Le mie sensazioni
Logos è un concept album che non saprei a cosa ricondurre.
Si è sempre portati, per semplicità, a ricercare le similitudini e a incasellare la musica e gli artisti, ma io proprio non sono capace di ritrovare qualcosa di simile.
Le influenze sono chiare e da lui dichiarate.
Il rock dei Led Zeppelin, il prog di YES e King Crimson, Gong, Orme e così via.
Se proprio dovessi dare un’identità al lavoro di assieme direi che la musica di Giorgio ricorda quella di Oldfield.
La peculiarità di questo CD , forse anche un limite se si pensa alle performance live(nell’intervista emerge), è che Neri fa praticamente tutto da solo. Se si esclude la batteria, affidata a Roberto Maragliano, tutto il resto è a suo appannaggio .
I suoi talenti e le sue competenze tecniche sono chiare… è un musicista con la M maiuscola.
Ma le capacità e la preparazione non sempre coincidono con l’eccellenza di risultato, come invece avviene in questo caso.
Ho ascoltato tre volte di fila “Logos” . Ho insistito dopo la prima volta perché non riuscivo a capire, ricercavo qualcosa di già ascoltato, provavo venirne a capo pensando a come parlare dei singoli brani .
Impossibile l’opera di sezionamento.
Nonostante i testi non siano quantitativamente importanti, la mono concettualità dell’insieme risulta ovvia e immediata.
Al secondo ascolto, i virtuosismi tecnici non si ricercano più e nemmeno si auto evidenziano.
Si rimane colpiti dal misticismo , dalle atmosfere, e le “dotte citazioni” rappresentano il collante e danno significato a tutto il pensiero di Neri.
A me pare il lavoro di una vita, l’espressione di quanto accumulato per lustri, prima accatastato, poi lasciato stagionare e infine rilasciato come una liberazione e un’affermazione del proprio pensiero.
C’e’ tutto il credo di Giorgio e la sua concezione di vita, musica, spirito e materialismo.
Raramente si ascolta un lavoro così pregevole, sicuramente non un disco per tutti, ma per palati più… sensibili.
Però… se fossi un insegnante, di musica ma non solo, lo utilizzerei a scopo didattico… forse sarebbe un modo alternativo per “seminare”.
Ancora una nota di merito alla Black Widow, l'etichetta che propone musica di qualità.
L’intervista
Innanzitutto, chi è, musicalmente parlando, G.C.Neri?
Quando avevo 15 anni circa, un mio cugino più grande mi fece ascoltare il primo album dei Led Zeppelin: fu un’emozione così intensa che mi ha alimentato per tutti questi anni, e continua a farlo. Ricordo che dissi a me stesso che avrei fatto parte di questo, non ho mai saputo il come ma ho sempre saputo il perché.
Ho letto quali sono le tue influenze dichiarate e qualcuno, per darmi un’immagine della tua musica, mi ha parlato dei Gong . Premesso che il tuo lavoro mi sembra “un unico pezzo”, difficilmente collocabile in categorie, se io dovessi dare un giudizio da “bignami” della musica, mi verrebbe più in mente la similitudine con Mike Oldfield, almeno quello che sentivo anni fa.
Ti ritrovi in questa immagine?
Si senza dubbio, anzitutto perché Oldfield ha cercato da sempre uno stile suo, almeno chitarristicamente non assomiglia a nessuno, e poi perché, pur circondato da ottimi musicisti, rimane unico fautore e responsabile della sua visione. Logos è nato così, in solitudine, forse in maniera pretenziosa, ma è il mio cammino, è la mia personale visione della musica e delle cose.
Mi sarebbe piaciuto un gruppo, ho inseguito quel sogno per anni, ma la mia realtà mi ha portato a concepire il mio album da solo, per il quale ho dovuto pensare non solo da chitarrista ma da polistrumentista.
Forse in una rock band si cerca parità e democrazia? Nulla di più falso, gli stessi Zeppelin sono una creatura di Jimmy Page, e dove c’è creatività c’è la forza e la visione di uno solo, a volte coincide con la visione di un compagno di viaggio ma Beethoven era solo ed isolato dal mondo… lui e la sua visione del suo cosmo sonoro.
Avvicinarsi al lavoro di un artista che non si conosce, per “raccontarlo”, ha il pregio che non esiste condizionamento alcuno, ma si rischia anche di non entrare in sintonia e allontanarsi quindi dall’intendimento del’artista. Aiutami. Cosa ti spinge ad utilizzare il pensiero di autorevoli filosofi?E ancora, i brevi testi a cui accennavo, si sposano, a tratti, con un’atmosfera che definirei mistica. Che tipo di cultura hai avuto, e quanto ha condizionato la tua musica?
Il mio carattere è sempre stato malinconico, non mi è mai bastata la realtà, in ogni cosa ho sempre cercato l’origine, come se volessi ribellarmi alla caducità delle cose, cercare un qualcosa che rimanesse intatto dal tempo, oltre il tempo. Siccome ho avuto un’educazione cristiana mi è parso naturale trovare ciò che cercavo in Dio, e la musica mi è parsa da subito l’ultima sua voce. Il cammino mistico mi ha sempre affascinato, amo chi cerca oltre le sue scarpe, chi spinge il cuore fino alle porte dell’infinito. Infatti i due filosofi che cito sono, a modo loro due grandi mistici. La filosofia è un linguaggio che come la musica spinge oltre, pone domande ma dà risposte; mi iscrissi all’università, mi mancano solo due esami e la tesi, ma per motivi di lavoro non portai mai a termine i miei studi. Ora ho idea di finire anche perché avevo quasi tutti trenta e lode.
In ultima istanza Dio è quello che amo e che cerco, con infiniti alti e bassi; la musica è il mezzo che ho scelto, oppure sono io il mezzo che ha scelto lei… vado avanti in assoluta sincerità, come è sincera la mia musica.
I due testi che cito danno comunque adeguate risposte: la prima citazione è di Platone che ci avverte che nelle cose umane o si procede a stenti, affidandosi all’umano, oppure si cerca una rivelazione divina, o si aspetta una rivelazione. Come per il comporre, o ti credi artefice delle note o sei suonato dalle note; la musica, come perfezione divina esiste a prescindere dalla mia esistenza… allora la mia musica esisteva già in un altrove.
La seconda è di Nietzsche, che si augura la pazzia, ma la purezza della sua ricerca, la solitudine a scapito del comune del banale, orgoglio, follia, solitudine è il prezzo da pagare. Nel mio piccolo è ciò che ho cercato di fare.
Le influenza di un musicista fanno parte del suo background , e non credo si possano rinnegare o ci si possa infastidire per la ricerca di similitudini con altri artisti. Io in “Logos” sento l’odore della musica prog , quello internazionalmente conosciuto, ma anche qualcosa di casa nostra. Nell’unico brano cantato,”Tuona il Cannone”, le atmosfere, non i testi, mi riportano alla PFM. Sono fuoristrada?
Ho amato molto gli Yes al pari dei Led Zeppelin, e quindi l’approccio inglese, ma anche l’approccio italiano, qui vivo e mi alimento culturalmente. Mi piace la Premiata, ma su tutti Orme ed Osanna, e a dire il vero Tuona il Cannone è stata più ispirata dal capolavoro dei Led Zep “Battle of Evermore”, con le mandole,il folk inglese, il sapore acustico. Molti ci hanno sentito la P.F.M. , non è così, ma meglio loro che Jovanotti!
Ho trovato anche dei loop e delle atmosfere tipiche della musica new age, ed è per questo che il tuo mi pare un lavoro difficilmente paragonabile ad altri. Sei riuscito a creare qualcosa di assolutamente originale, attraverso componenti musicali conosciute, quelle che normalmente fanno parte del DNA dei “malati di musica”. Tutto questo nasce spontaneamente, d’istinto, attraverso il talento, o è il frutto di fatiche e sudore?
Tutte e tre le cose, quando si vive non si separano. Gli ingredienti, passione, talento, dolore, frustrazione, istinto, amore, paure, giornate dove le dita volano sulle corde, ed altri momenti che vorresti tagliarle le dita… preghiera, speranza, pianto e gioie. La musica è la mia vita!
Il tuo lavoro, nonostante i testi siano ridotti quantitativamente parlando, da la sensazione immediata di “album concetto”. La miscela tra musica e parole mi pare solida e si avverte un filo conduttore che guida l’ascoltatore dall’inizio alla fine. Ti pare sia una definizione calzante?
Assolutamente sì.
Torniamo ai testi e alle citazioni. “Logos”, il nome dell’album( mi piace chiamarlo così), è un termine che nel tempo ha assunto diversi significati. Per Eraclito, da te citato, il logos è visto come una legge universale che regola il fluire delle cose. Qual è il significato che tu attribuisci alla parola “logos” e come va vista in funzione dell’intero lavoro?
Per Eraclito è la forza che anima il cosmo, ma anche per san Giovanni; infatti la traduzione dal greco del vangelo dice PAROLA, ma io credo che si debba intendere SUONO: il timbro allo stato puro non è il vero responsabile della musica prima di qualsiasi evoluzione? E’ già musica profondamente evocativa il timbro, prima dell’armonia, della melodia. Quindi il suono è dentro il cosmo, è origine del cosmo, suono/amore che crea. Nel mio disco voglio dire questo: tutte le culture del mondo sono in accordo, non c’è prima né dopo ma SUONO. Sostanza che permea il cosmo, dentro il tempo ma con origine fuori dal tempo.
Sono solo all’inizio, Logos è il primo capitolo, la ricerca ed il sogno continuano.
Ho visto pochi musicisti che collaborano, e sembra quasi un lavoro autonomo. Riesci dal vivo ad avere la stessa resa che si riscontra nell’incisione?
Mi sono trovato da solo a concepire ed realizzare questo lavoro ma conto di trovare i musicisti giusti per portare live Logos, e siccome lavoro in teatro, mi piacerebbe uno spettacolo più che un semplice concerto. Il batterista è Maragliano che ha suonato sul disco, ho un bassista che collabora con me per un altro progetto, Agarthi Sound Factory e ho un chitarrista che mi aiuterà ad arrangiare le chitarre, ma cerco un tastierista.
Mi ha incuriosito la voce di Vittorio Ristagno, di grande effetto? E’ un timbro naturale o artefatto?
Vittorio è un carissimo amico attore di circa 53 anni e la sua voce è assolutamente naturale.
1. INTRO 2:25
2. ID & TRAD 4:38
3. ALLEANZA 4:03
4. SECONDA NAVIGAZIONE 1:33
5. ADDIO 1:00
6. LE BRACCIA E LE ALI 6:04 (brano proposto a seguire)
7. GUERRA 1:23
8. GODINUS 7 (a) 4:31
9. GODINUS 7 (b) 6:19
10. TUONA IL CANNONE 7:02
11. PER TUTTI E PER NESSUNO 1:14
12. L’ULTIMA DANZA 9:17
13. SIPARIO 3:05
Giorgio Cesare Neri: chitarre acustiche 6 e 12 corde, chitarra classica, chitarree elettriche, basso, mandola, dulcimer, piano, tastiere, monofonico, sequencer, flauto, percussioni, composizione e arrangiamenti.
Hanno collaborato:
Roberto Maragliano: batteria
Giuseppe Alvaro: voce in “Tuona il cannone”
Gian Castello: flauto in “Tuona il cannone”
Vittorio Ristagno: voce in “Seconda navigazione” and “Per tutti e per nessuno”
Roberto Tiranti :controcanto in “Tuona il cannone”
Le Braccia e le Ali
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