venerdì 3 ottobre 2008

Intervista a Carlo Aonzo

All’interno di questo contenitore, ci sono diverse pagine dedicate a domande e conseguenti risposte.

I quesiti sono posti da me e le risposte sono fornite da amici, musicisti e non, persone che si prestano al gioco e accettano di soddisfare la mia curiosità.
Sono riuscito a carpire aneddoti da chi vive oltreoceano, così come dall’uomo della porta accanto, ovvero, è importante che ci siano gli argomenti, e non i personaggi di spessore conclamato.
Tecnicamente si tratta di interviste, ma essendo fatte da un dilettante e via mail, non so se si possono definire tali.
E’ una cosa che mi diverte moltissimo e credo che alla fine ne esca sempre fuori un degno e rappresentativo ritratto dell’interlocutore del momento.
Oggi propongo un’altra “immagine”, ma con modalità differente.
Intanto la tecnica: ho abbandonato per un attimo il virtuale e ho utilizzato un registratore digitale, confrontandomi “face to face”.
Altro elemento non trascurabile, il personaggio, cioè la vittima della situazione, e in questo caso lo spessore c’e’.
Sto parlando di Carlo Aonzo, il mandolinista che ultimamente ha trovato largo spazio in questo blog, semplicemente perché ha aperto nuovi orizzonti ( non esagero) ad un gruppo di suoi novelli seguaci, io compreso, ovviamente.
Nel corso della settimana mandolinistica , descritta il 15 settembre, chiesi a Carlo se, in futuro, sarebbe stato possibile avere con lui un piccolo scambio di opinioni .
Naturalmente accettò, ma francamente pensavo che, tra i suoi mille impegni, la cosa gli sfuggisse, e sicuramente avrei dovuto ricordarglielo alla prima occasione.
E invece mi chiama, e mi chiede se sono sempre intenzionato a realizzare l’incontro.
I tempi stringono, dopo pochi giorni è prevista la sua partenza per Nashville, e mi propone di andarlo a trovare il giorno successivo.
Alle 11 del sabato sono da lui .
Mi presenta immediatamente il suo amico Marco, mandolinista di Milano, in videocollegamento, e poi partiamo a briglia sciolta.
Rileggendo ciò che ne è venuto fuori, mi sono reso conto che spesso le domande sono risultate troppo articolate, ma ho vissuto questa ora con Carlo come una reale miscela di diversi punti di vista, e forse non esercitare esagerate operazioni di taglio e cucito darà un'idea più completa del dialogo realmente avvenuto.

Quindi, lo scambio di battute sarà... oceanico.

La scaletta che mi sono appuntato viene per un attimo accantonata, perché parlare del suo viaggio in America introduce subito l’argomento “progetti” .


Carlo, raccontami cosa hai in serbo per l’imminente futuro?

Il primo impegno riguarda la mia partecipazione al “The Time Turns Elastic Project”, realizzata dalla Nashville Orchestra e Trey Anastasio . Nell’occasione mi esibirò assieme a Matt Flinner .
Ad ottobre andrò a Montreal per dirigere la CMSA Classical Mandolin Society of America, per l’annuale Convention.
A febbraio sarò a Taiwan, per cercare di “seminare” anche in quella terra e poi, una cosa a cui tengo particolarmente, è il disco in uscita, quello realizzato insieme ad Elena Buttiero, alla spinetta.
E poi... c’e’ da pensare a come proseguire ed espandere il lavoro iniziato con voi pochi giorni fa!

Mi riaggancio all’ultimo pensiero.
Dopo la tua iniziazione all’uso dello strumento, sono riuscito a far emergere piccole cose personali rimaste a lungo latenti, che vanno al di là della conoscenza dello strumento.
E proprio questa mattina, un mio caro amico musicista, i cui figli hanno partecipato al tuo corso, mi raccontava di una “ventata d’aria fresca”, chiedendosi se non sarebbe interessante una valutazione psicologica di un fatto simile.
Cosa pensi di queste reazioni?

La musica in generale è un qualcosa che aggrega e, come hai scritto tu, annulla le possibili differenze.
Nel caso specifico, il mandolino è lo strumento di casa.
E’ come se ci appartasse da sempre, indipendentemente dalla nostra volontà. Di questi tempi si usa dire, relativamente a qualcosa che è legato a noi profondamente, che fa parte del “ DNA”.
L’elemento che invoglia è la semplicità nel far uscire suoni gradevoli e quindi anche persone inesperte, alle prime armi, trovano lo stimolo giusto per proseguire.
Quello che avete fatto voi, il risultato che avete ottenuto in una sola settimana, e il gradimento che mi avete manifestato, unitamente alla richiesta di continuare, mi fanno capire che ho intrapreso la strada giusta, una specie di missione che è quella di diffondere l’uso del mandolino.

Una domanda banale ma d’obbligo, come nasce la tua passione musicale?

Ho iniziato a suonare il mandolino all’età di nove anni, ed ovviamente “la colpa” la si può attribuire a mio padre, mandolinista prima di me.
La musica classica è quella che mi ha maggiormente impegnato, ed il conseguimento del massimo risultato, al termine del Conservatorio, ne è la conferma.
Ma questa educazione “condizionata” non mi impedisce di amare qualsiasi tipo di musica io reputi stimolante.

Ma papà suona ancora?

Come no! Guarda tu stesso.
Nel pomeriggio passato assieme ai componenti dell’Orchestra Israeliana, c’e’ stata l’occasione per far loro assaggiare il frappè( il mitico frappè di piazza Chabrol, del papà di Carlo n.d.r.).
Nell’occasione papà non ha esitato nel dar dimostrazione della sua destrezza, davanti agli amici israeliani incuriositi.


Quindi vi divertite ancora insieme? 
Difficilmente, per mancanza di tempo.

Mi pongo sempre il problema del seminare e del dare stimoli alle nuove generazioni, nella musica certo, ma anche in ambito più ampio.
La cosa più semplice da fare, secondo me, è partire dal proprio orticello e quindi iniziare dai figli, come tuo padre ha fatto con te.
Ho visto l’aiuto oscuro da parte di tua moglie Piera e ho notato la presenza costante delle tue figlie.
Come girano realmente le cose in casa tua, ti seguono in modo spontaneo?

Come hai visto, Piera è un ausilio prezioso e le bambine partecipano perché restano coinvolte dalle mie iniziative.
Ho sempre cercato di condividere con loro le emozioni che ho la fortuna di vivere, perché come dicevo prima, la musica non può essere un fatto isolato ma partecipativo.
L’aria che si respira in casa è naturalmente contaminante, ma in ogni caso cerco di garantire, ogni volta che risulti possibile, la loro presenza.
A Nashville, purtroppo, andrò da solo…
Comunque il tempo dirà se si è trattato di una buona semina.

Questa impegnativa lista di progetti futuri, deve intersecarsi con quello che è il tuo lavoro ufficiale, il vigile del fuoco.
Come riesci a far convivere i due aspetti? Immagino tu sia agevolato dai responsabili del Corpo, essendo un elemento di vanto per il Corpo stesso!

Al momento ho risolto da solo tutti i miei problemi, cercando di gestire al meglio le ferie ed i riposi, per ottenere il tempo libero necessario all’attività mandolinistica.
Mi auguro in futuro di sollevarmi un po’ da questa fatica organizzativa, anche se in ogni caso, il mio lavoro mi piace e lo faccio con passione.
Ogni volta che mi trovo in altre città, cerco sempre l’appoggio al Corpo presente sul sito e sono orgoglioso di farne parte.
E poi credo che le mie competenze musicali, messe al servizio della mia comunità lavorativa possano avere dei risvolti positivi per la comunità stessa.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali più importanti?

Innanzitutto gli Inti-Illimani.
Negli anni ottanta 80 vennero a Savona, e si esibirono vicino alla statua di Garibaldi, e rammento di aver sognato di poter suonare con loro. Poi il desiderio si è avverato . Ricordo le prove pomeridiane, prima dell’esibizione al Testaccio.
Io ero già soddisfatto, non miravo alla dimostrazione pubblica, alla vetrina serale, ma ero interessato alla condivisione della loro musica, alla presenza poi del mio mito, Horacio Salinas.
Tra i miei riferimenti c’e’ ovviamente la musica classica e poi… ho ascoltato soprattutto musica “Bluegrass”.


Gli esempi che fai hanno in comune l’utilizzo del “tuo “ strumento.
Hai anche avuto l’occasione di spaziare
 in altri generi , non obbligatoriamente come esecutore, ma come ascoltatore?

Come dicevo prima, non ho limitazioni alcune e non rilevo barriere tra i generi, l’importante è che la musica sia stimolante e di buona qualità.
Riesco a trovare cose interessanti anche nella musica “Dance”, agli antipodi rispetto alla classica da cui provengo, ma non ho mai approfondito.
Frank Zappa, ad esempio è un’acquisizione recente.

Ma almeno ti è piaciuto? 

Sì, molto, ma non sono sceso in profondità.
In generale apprezzo il virtuosismo, l’assolo di mandolino, in qualsiasi genere musicale venga utilizzato.

Per un appassionato di rock quale io sono, per un ammalato delle atmosfere e non solo dei suoni, risulta “obbligatorio” indagare su due aneddoti, gli unici di cui ho sentito e letto, legati a personaggi appartenenti ad un mondo che non è esattamente il tuo.
Il primo riguarda i ringraziamenti di John Paul Jones, bassista dei Led Zeppelin ed il secondo è relativo alla tua conoscenza con Jorma Kaukonen, ex Jefferson Airplane.
Come sono nati questi contatti?

Partiamo da Kaukonen. Suona con un mio amico, Barry Mitterhoff.
Ogni volta che venivano in Italia Barry mi invitava e, durante le visite nel backstage, è nata un’amicizia iniziata dallo scambio di informazioni sul mandolino. Tra l’altro ho potuto suonare il suo, davvero fantastico.
Nella foto che ti ho inviato, mentre chiacchieravamo, è proprio lui che sta fotografando me e Mitterhoff. 


L’incontro con John Paul Jones è avvenuto in Francia, vicino a Montpellier, in occasione di un festival di mandolino .

Io facevo parte del programma ufficiale ed ero naturalmente in un contesto appropriato, mentre lui era stato invitato come ospite. Tra l’altro era un periodo “caldo” in cui si parlava di una possibile reunion degli Zeppelin.
Francamente sapevo poco del gruppo, anche se mi era noto un loro sporadico uso del mandolino.
Dopo le presentazioni lui mi ringrazia per la creazione della “scala Aonzo”, risultata per lui di grande aiuto.
La “scala” arrivata alle orecchie di J.P.J., nasce da un fatto vero, poi trasformato e diventato leggenda.
Le prime volte che mi sono recato negli USA, per insegnare il mandolino, ho trovato alcune oggettive difficoltà.
Lo strumento era diffusissimo ma era considerato Folk, appartenente alla gente, e in questa ottica appreso in modo autodidatta, a orecchio.
Per riuscire a raggiungere tutti ho ritirato fuori una vecchia scala creata da mio padre, una sequenza visiva, che non necessita della conoscenza delle note, e l’ho un po’ sviluppata, ricorderai anche tu il “semitono mobile” visto assieme.
La prima volta che ho utilizzato questo “strumento di lavoro”, un amico mi chiama dall’Italia dicendomi che, a distanza di un giorno, si era sparsa la voce dell’accaduto, e quindi la creazione della ormai famosa “Scala della Famiglia Aonzo” nasce dall’esigenza americana di alimentare il mito utilizzando gli aspetti più efficaci dell’arte comunicativa.
E’ una cosa simpatica divertente, ed è arrivata appunto all’ex bassista dei Led Zeppelin, che l’ha usata con profitto.


Una cosa su cui ho riflettuto spesso è la valenza dei testi.
Da ragazzi ci siamo letteralmente innamorati di artisti di cui non capivamo una sola parola, acquistando dischi su dischi e canticchiando le loro canzoni.
Sembra inopportuno porre la domanda ad un mandolinista, ma ti chiedo di astrarti un attimo dal tuo strumento e dare un giudizio generale, cosa è più importante, il testo o la musica? O è l’insieme delle due cose?

Mi pare sia Bregovich che ha detto che la musica è un linguaggio molto più profondo di qualsiasi altro tipo di comunicazione e si autoalimenta. La parola viene dopo la musica, e la musica è il modo di esprimersi più... interiore.
La parola aumenta l’intensità di ciò che si propone, ma arriva dopo la musica. 


Un tuo lavoro è in uscita.
Ultimamente noto un ritorno al vinile, forse perché abbiamo bisogno di ritrovare le nostre radici, forse perché usare il vinile ci riporta ad un antico rito fatto di azionipreparatorie all’ascolto, forse la qualità è maggiore? Tu per cosa parteggi, disco antico, CD o MP3? 

In questo momento penso soprattutto all’aspetto divulgativo, e quindi prediligo il mezzo che mi permetta di raggiungere tutti, nel modo più veloce ed efficace possibile.
Apprezzo ovviamente la qualità e la purezza del suono, ma sono più concentrato sulla diffusione dell’uso del mandolino, e della musica inerente.
L’MP3 mi sembra il mezzo più adatto a questa mia filosofia.
Chi si occupa oggi dello strumento è un’elite e focalizzarsi esclusivamente sulla qualità può ridurre ulteriormente gli interessati .
Quando sarà stata creata una buona base ci si potrà rivolgere alla qualità.


La musica deve obbligatoriamente essere divisa in categorie?

Domanda difficile.
La suddivisione aiuta a comprendere .
Io non faccio testo in quanto mi trovo a mio agio in ogni ambito, non solo classico, purché stimolante.
Ma in genere credo che la giusta identificazione dei generi aiuti a comprendere “lingue diverse”, e perché no, a riconoscersi in una particolare etichetta.

Esiste una musica per differenti età? 

Assolutamente no.
E’ una questione di educazione.
Le mie figlie, ascoltano normalmente “Barocco” , perché sono abituate a farlo, nonostante la tenera età.
Anche nel campo musicale i giovani hanno la tendenza ad essere” spugne”, e ad assorbire tutto ciò con cui vengono a contatto.

Se potessi avere la possibilità di riscrivere la tua storia musicale, cambieresti qualcosa? 

Probabilmente mi occuperei molto prima dell’aspetto divulgativo, nel senso più “capillare” del termine , e questa è una filosofia che ho abbracciato solo ultimamente.
Durante gli anni del conservatorio e anche quelli successivi, sono sempre stato molto concentrato su me stesso e sui miei progressi.

In questo vedo una grossa analogia col mondo del lavoro, qualunque esso sia.
Inizialmente si ha l’entusiasmo e la voglia di fare, abbinati all’esclusione di ogni elemento che possa distrarre dall’obiettivo.
Ma col passare del tempo la maturità ci regala la possibilità di vedere le cose con una certa chiarezza e di agire con una discreta saggezza. 

E’ vero, ed il credito, l’autorevolezza, il carisma, sono aspetti che si acquistano col tempo e non arrivano per grazia ricevuta, non si possono inventare.
Ma visto che parliamo di sogni e di bacchette magiche... sì, inizierei prima a seminare.

L’applicazione e lo studio aiutano e aprono porte chiuse a doppia mandata, ma se tu fossi stato innamorato della musica , tanto da farne ragione di vita , ma fossi stato privo di talento, che tipo di collocazione immagini: produttore, scrittore, organizzatore…? 

Il ricercatore.
E’ un aspetto che ho un po’ messo da parte perché credo sia una strada percorribile anche quando si è avanti con l’età , quando si ha pazienza e tempo disponibile da dedicare ad aspetti meno dinamici, ma altrettanto gratificanti.

Mi hai dato la tua preferenza alla divisione della musica in categorie.
Scegli ora tra Blues Progressive e Jazz. 

Del Blues non posso dire niente.
Lo ascolto, mi piace, ho amici che utilizzano il mandolino per questo tipo di musica, ma non vedo una mia collocazione.
Gradisco anche il Jazz, ma ci sono già altri che lo fanno molto bene e… lo lascio fare a loro.Opto per il Prog, che vedo molto legato alla sperimentazione e alla  ricerca della difficoltà tecnica, quindi sicuramente appassionante e, riutilizzo il termine “stimolante”, quanto mai appropriato.
E’ un tipo di musica ormai di nicchia e un po’ datato, ma di grande valenza.

Domanda apparentemente retorica: Classica, Hard Rock o Punk? 

La risposta sembrerebbe scontata ma ricorda cosa ti ho detto prima , se la musica mi da degli input, non è importante la direzione da cui i segnali arrivano.
Ti racconto un aneddoto.
Poco tempo fa si è svolto a Savona un concorso di band emergenti ed io facevo parte dei giudicanti.
Di tutta la giuria sono risultato l’unico ad aver sostenuto il gruppo più “duro” in assoluto, tra lo sconcerto generale. Non solo note , ma spettacolo nel suo insieme.
Quindi, oltre al mio ovvio gradimento per la musica Classica, cioè il mio retroterra culturale, c’è un’assoluta apertura a tutto ciò che è qualità e lavoro duro. Ovviamente il talento è sempre ben accetto.

Di mestiere non faccio il promoter (purtroppo) e se hai notato non esiste un filo di pubblicità nel mio blog, e quindi è solo per amore della musica che mi piacerebbe avere un tuo giudizio spassionato su quanto segue.
Un amico del forum “ Itullians” (chiamare “amico uno che ha 30 anni meno di me rafforza l’idea che io e te abbiamo, di quanto la musica sia un collante ineguagliabile) mi ha fatto sentire sei tracce in cui fa tutto da solo , suona tutti gli strumenti , canta e… ci vedo dietro quello a cui tu accennavi poco fa, capacità, voglia di lavorare e idee chiare. 

Sì, lo sentirò con piacere, ma non stupirti, ricordati che i Mozart esistono anche al giorno d’oggi, anche se è difficile trovarli.
Chris Thile è il mandolinista massimo del momento ed ha 27 anni, e già da teenager era al top.
I “cervelli “ musicali esistono, ma purtroppo fanno fatica ad acquisire notorietà. 


Forse hai ragione , ma mi chiedo spesso come sia possibile che in un determinato periodo storico siano nati contemporaneamente tanti artisti, ancora oggi a galla, tutti assieme, magari nella stessa città. L’ analisi dei differenti periodi storici e culturali può spiegare tutto, ma se non ci fosse stato reale talento , Clapton ,Townshend, Jagger, e potrei citarne altri 1000 , non potrebbero resistere ancora!
Io non vedo gente, specialmente in Italia, che abbia la stessa statura. E’ solo perché non sono promossi nella maniera giusta o i talenti latitano?

Anche nel periodo da te citato è probabile che sia uscita solo parte di quel movimento, e non necessariamente quella migliore, se parliamo di qualità.
Ci vuole molta fortuna, il trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
In quell’era i "sentieri" che permettevano di venire a galla erano pochi, ma chi riusciva a incanalarsi veniva “sparato” nell’olimpo, di cui entrava a fare parte a pieno titolo, con immediata visibilità mondiale. 
Oggi tutti gli artisti hanno un my space ed ognuno si promuove autonomamente, come più gli aggrada. Ma non esiste più il canale unico, il monopolio, e quindi non c’è più la possibilità di diventare famosissimi e ricchissimi in un batter di ciglia, come invece accadeva negli anni 70. Ognuno crea il proprio microcosmo e tutto ne risulta ridimensionato.

Musica scaricabile da internet o a costo contenuto, per vie tradizionali?

Devo tornare al concetto di prima , quello legato al favorire la divulgazione e quindi sono per l’utilizzo delle nuove tecnologie, con la necessità di una regolamentazione avente come obiettivo il rispetto dell’utente e la consapevolezza che per taluni la musica è anche un lavoro con cui campare.

In questi giorni in cui abbiamo passato momenti comuni, ti ho visto quasi coccolato da chi ti circonda , ma nessun atteggiamento mi è sembrato “interessato”. Ho visto la tua iniziativa dei testimonial VIP , immortalati con il mandolino tra le mani e tu mi confermi il loro entusiasmo incondizionato e fuori da ogni tua aspettativa. Che tipo di rapporto hai con le autorità locali?

Hai citato il caso principe, almeno dal punto di vista cronologico.
Tutti si sono prestati con fare collaborativo, magari alcuni con una punta di umana vanità, ma l’entusiasmo è stato indistinto. 
Impensabile sino a pochi anni fa.
Mi sembra di essere compreso e favorito nella mia attività, non tanto per rappresentare un potenziale fiore all’occhiello della città, ma per le iniziative che propongo.

Hai anche tu l’impressione che nella città di Savona sia cambiato qualcosa in ambito musicale?

Sì, e penso che l’elemento principale sia l’attività intrapresa dalle scuole ad indirizzo musicale. Si è creata la giusta sensibilità tra i giovani e questo non significa automaticamente che avremo tanti futuri musicisti, ma sicuramente nuovi fruitori di musica, in senso lato. Questo amplia le possibilità, per chi fa musica, di "fornirla" a molte più persone, quelle cioè che hanno incrementato la loro sensibilità musicale, grazie all’atmosfera e alla proposta quotidiana. Gli stessi ragazzi troveranno poi lo spunto per creare gruppi, cantare nei cori, impegnarsi in qualcosa che provoca sempre emozioni e mai indifferenza.

Grazie Carlo

Abbiamo finito dopo un’ora di chiacchiere, interrotte dal caffè che Piera ci ha portato.
Parlerei ancora 4 o 5 ore, ma... questo è un mio problema. Facciamo una foto ricordo davanti ad una teca che si trova nell’entrata, ad evidenziare “il vizio” di famiglia. 
Chi si trovasse ad entrare in casa di Carlo, privo di una normale conoscenza, non farebbe comunque grossa fatica a comprendere che tipo di passione pervade la casa. Dietro alla vetrina un numero imprecisato di mandolini, probabilmente di valore , non solo economico, ed una delle figlie di Carlo ci immortala con quello sfondo.


Per il giorno 10 ottobre è previsto un incontro tra corsisti e docenti, per ricordare i bei momenti vissuti nel corso della settimana mandolinistica, e per parlare del futuro.
Ci sarà forse un impegno supplementare per tutti, difficile da incastrare tra mille problemi quotidiani, e forse qualcuno dovrà accontentarsi di un ricordo indelebile, ma per chi riuscirà a far convivere famiglia, lavoro e diletto, quella che si prospetta è un’ occasione unica.
Ma sono certo che non c’era bisogno di scriverlo!


3 commenti:

  1. molto interessante, soprattutto la parte in cui parla della divisione dei generi che, a differenza di quello che uno banalmente possa pensare, trova proficua; significativa anche la successiva risposta "assolutamente no" quando gli chiedi se esiste una musica per generazioni.

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  2. Athos, le tue interviste sono sempre interessanti e mai banali, questa con Carlo Aonzo, se possibile, è ancora migliore delle altre. Aonzo è un artista di calibro internazionale che è rimasto attaccato alle sue origini e alla semplicità, ma anche un grande comunicatore e divulgatore, senza mai alzare la voce, quasi con timidezza; quindi è uno di noi a tutti gli effetti. Grazie Maestro e grazie a te, Athos per la tua incontenibile passione.
    Ciao
    Franco P.

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