Compie oggi 64 anni Ryland Peter Cooder, più noto come Ry Cooder.
Cooder porge un tributo commosso al popolo della Grande Depressione, alle Hoovervilles dei disoccupati, alla Dust Bowl della grande siccita` degli anni '30.
La cover di Dark End Of The Street (1972), su Boomer's Story (1972), è forse il brano più esemplare del modo in cui Cooder estrae emozioni da un trattamento umilissimo della fonte originale.
Il passo successivo fu di imparare a usare lo studio di registrazione.
Una produzione molto più accurata fece di “Paradise And Lunch” (1974) un album più accessibile.
Benché questo album fosse dedicato al gospel, Cooder lasciava le dimensioni del blues revival e si concentrava sul compito astratto di rievocare il passato (Jesus On The Maialine, proposta nel filmato a fondo post).
Cooder si immerse poi nella musica hawaiana con “Chicken Skin Music” (1976), trascinante excursus a tempo di valzer e di bolero, con la partecipazione del grande fisarmonicista boliviano Placo Jimenez e di un grande chitarrista hawaiano.
Analogamente, “Jazz “(1978) prende di mira il jazz prima del jazz, quello degli inizi del secolo.
Il tema centrale dell'opera di Cooder è l'umiltà.
Mentre la sua abilità di arrangiatore e di produttore gli consente voli sempre più creativi, Cooder si avvicina sempre più al rhythm and blues e al rock and roll con gli album “Bop Till You Drop” (1979), “Borderline” (1980) e “ The Slide Area” (1982), sempre con risultati suggestivi per autenticità .
Il terzo e` insolitamente ricco di composizioni di Cooder.
A partire dall'epica western dei cowboy e dei fuorilegge affrescata su “The Long Riders “(1980), Cooder dedicò gli anni '80 alle colonne sonore.
Vennero, fra gli altri, “Southern Comfort “(1981), “Border” (1981), “ Streets Of Fire” (1984), “Paris Texas” (1985), “Alamo Bay” (1985), etc.
Ciascuna di queste opere ne mette in luce la personalità di archivista e topo di "discoteca", di artigiano del "fatto a mano con il gusto d'una volta".
Il suo approccio è un misto di nostalgia e filologia.
L'intensa poesia di queste colonne sonore costituisce il clou della sua opera.
Sono fantasie popolari capaci di immergere l'ascoltatore d'acchito nello spirito autentico di un microcosmo etnico.
La sua inesauribile passione per le "oldies" continuava intanto a riempire album come “Get Rhythm” (1987) e soprattutto “Johnny Handsome” (1989).
Ry Cooder fece anche parte dei Little Village (1992) con John Hiatt e Nick Lowe.
E` di Hiatt (tornare indietro di due post per leggere di lui) il singolo Solar Sex Panel.
Ma la musica strumentale gli si addice decisamente di più.
“Music By Ry Cooder “(1995) è un'ottima antologia delle colonne sonore.
Anche quelle composte incollando contributi altrui, come “The End Of Violence” (1997) e “Buena Vista Social Club” (1997), sembrano quasi delle meditazioni esistenziali sulla condizione umana.
Emarginato dal suo alto magistero, Cooder appartiene a stento alla storia della musica popolare per quanto si sia dedicato anima e corpo soltanto alla musica popolare.
Vediamolo e ascoltiamolo.
Nasce a Santa Monica il 15 marzo 1947, e oltre ad essere un incredibile chitarrista (la rivista Rolling Stones lo colloca al numero 8 della speciale classifica dedicata ai migliori di tutti i tempi) è anche cantante e compositore.
Come dimostrato nel filmato a seguire è anche un ottimo mandolinista.
Inizia a studiare chitarra in tenera età (a soli tre anni), rimanendo comunque autodidatta, anche se a lungo a stretto contatto con lo spagnolo Vincent Gòmez: sarà quest'ultimo a trasportarlo definitivamente nel mondo della musica.
Incomincia però ad impegnarsi in altri generi musicali come il folk, il country, ma soprattutto il blues, frequentando l'Ash grove di Los Angeles, dove incontra Gary Davies, il quale gli insegna i rudimenti della chitarra bottleneck e a lo avvicina al banjo.
Ry Cooder e` uno dei costruttori di suono piu` ispirati di tutti i tempi.
La sua carriera iniziò nell'ambito del blues revival ma presto Cooder si afferma come arrangiatore e compositore, capace di creare le atmosfere piu` tormentate.
Non a caso finira` per prediligere la forma della colonna sonora.
A soli 17 anni si unisce alla Magic Band di Captain Beefheart.
A 19 anni forma con Taj Mahal i Rising Sons e a 21 lavora alla sua prima colonna sonora.
Come virtuoso della chitarra slide, divenne presto session-man richiesto da tanti, compresi i Rolling Stones.
Per loro Cooder suonò il mandolino in "Let It Bleed", nella versione che gli Stones fanno di "Love in vain" di Robert Johnson (collaborerà ancora con gli Stones - stavolta con la chitarra slide - per il pezzo Sister morphine).
Quando finalmente pubblicò un disco solista, “Ry Cooder” (1970) fu quasi una delusione: Cooder si limitava a rispolverare vecchie canzoni rimaste dimenticate per decenni.
In realtà quello era il modo più elementare di ricostruire un'epoca, come dimostrò, suonando con più partecipazione, sul successivo “ Into The Purple Valley” (1971).
Grazie ai rintocchi della sua chitarra, alla scarna semplicità dei suoi arrangiamenti, alla timidezza malinconica della sua voce, le canzoni di quel disco costituiscono altrettante "fotografie" di mondo che non esiste più.
Come dimostrato nel filmato a seguire è anche un ottimo mandolinista.
Inizia a studiare chitarra in tenera età (a soli tre anni), rimanendo comunque autodidatta, anche se a lungo a stretto contatto con lo spagnolo Vincent Gòmez: sarà quest'ultimo a trasportarlo definitivamente nel mondo della musica.
Incomincia però ad impegnarsi in altri generi musicali come il folk, il country, ma soprattutto il blues, frequentando l'Ash grove di Los Angeles, dove incontra Gary Davies, il quale gli insegna i rudimenti della chitarra bottleneck e a lo avvicina al banjo.
Ry Cooder e` uno dei costruttori di suono piu` ispirati di tutti i tempi.
La sua carriera iniziò nell'ambito del blues revival ma presto Cooder si afferma come arrangiatore e compositore, capace di creare le atmosfere piu` tormentate.
Non a caso finira` per prediligere la forma della colonna sonora.
A soli 17 anni si unisce alla Magic Band di Captain Beefheart.
A 19 anni forma con Taj Mahal i Rising Sons e a 21 lavora alla sua prima colonna sonora.
Come virtuoso della chitarra slide, divenne presto session-man richiesto da tanti, compresi i Rolling Stones.
Per loro Cooder suonò il mandolino in "Let It Bleed", nella versione che gli Stones fanno di "Love in vain" di Robert Johnson (collaborerà ancora con gli Stones - stavolta con la chitarra slide - per il pezzo Sister morphine).
Quando finalmente pubblicò un disco solista, “Ry Cooder” (1970) fu quasi una delusione: Cooder si limitava a rispolverare vecchie canzoni rimaste dimenticate per decenni.
In realtà quello era il modo più elementare di ricostruire un'epoca, come dimostrò, suonando con più partecipazione, sul successivo “ Into The Purple Valley” (1971).
Grazie ai rintocchi della sua chitarra, alla scarna semplicità dei suoi arrangiamenti, alla timidezza malinconica della sua voce, le canzoni di quel disco costituiscono altrettante "fotografie" di mondo che non esiste più.
Cooder porge un tributo commosso al popolo della Grande Depressione, alle Hoovervilles dei disoccupati, alla Dust Bowl della grande siccita` degli anni '30.
La cover di Dark End Of The Street (1972), su Boomer's Story (1972), è forse il brano più esemplare del modo in cui Cooder estrae emozioni da un trattamento umilissimo della fonte originale.
Il passo successivo fu di imparare a usare lo studio di registrazione.
Una produzione molto più accurata fece di “Paradise And Lunch” (1974) un album più accessibile.
Benché questo album fosse dedicato al gospel, Cooder lasciava le dimensioni del blues revival e si concentrava sul compito astratto di rievocare il passato (Jesus On The Maialine, proposta nel filmato a fondo post).
Cooder si immerse poi nella musica hawaiana con “Chicken Skin Music” (1976), trascinante excursus a tempo di valzer e di bolero, con la partecipazione del grande fisarmonicista boliviano Placo Jimenez e di un grande chitarrista hawaiano.
Analogamente, “Jazz “(1978) prende di mira il jazz prima del jazz, quello degli inizi del secolo.
Il tema centrale dell'opera di Cooder è l'umiltà.
Mentre la sua abilità di arrangiatore e di produttore gli consente voli sempre più creativi, Cooder si avvicina sempre più al rhythm and blues e al rock and roll con gli album “Bop Till You Drop” (1979), “Borderline” (1980) e “ The Slide Area” (1982), sempre con risultati suggestivi per autenticità .
Il terzo e` insolitamente ricco di composizioni di Cooder.
A partire dall'epica western dei cowboy e dei fuorilegge affrescata su “The Long Riders “(1980), Cooder dedicò gli anni '80 alle colonne sonore.
Vennero, fra gli altri, “Southern Comfort “(1981), “Border” (1981), “ Streets Of Fire” (1984), “Paris Texas” (1985), “Alamo Bay” (1985), etc.
Ciascuna di queste opere ne mette in luce la personalità di archivista e topo di "discoteca", di artigiano del "fatto a mano con il gusto d'una volta".
Il suo approccio è un misto di nostalgia e filologia.
L'intensa poesia di queste colonne sonore costituisce il clou della sua opera.
Sono fantasie popolari capaci di immergere l'ascoltatore d'acchito nello spirito autentico di un microcosmo etnico.
La sua inesauribile passione per le "oldies" continuava intanto a riempire album come “Get Rhythm” (1987) e soprattutto “Johnny Handsome” (1989).
Ry Cooder fece anche parte dei Little Village (1992) con John Hiatt e Nick Lowe.
E` di Hiatt (tornare indietro di due post per leggere di lui) il singolo Solar Sex Panel.
Ma la musica strumentale gli si addice decisamente di più.
“Music By Ry Cooder “(1995) è un'ottima antologia delle colonne sonore.
Anche quelle composte incollando contributi altrui, come “The End Of Violence” (1997) e “Buena Vista Social Club” (1997), sembrano quasi delle meditazioni esistenziali sulla condizione umana.
Emarginato dal suo alto magistero, Cooder appartiene a stento alla storia della musica popolare per quanto si sia dedicato anima e corpo soltanto alla musica popolare.
Vediamolo e ascoltiamolo.
Jesus On The Mainline
Citazione del giorno:
"L'immaginazione governa il mondo!" (Napoleone Bonaparte)
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