Lo
scorso mese ... sono stato una settimana in America.
Avevo
un sacco di intenzioni bellicose che culminavano con un acquisto di una Fender o di
una Gibson, nel
luogo più appropriato.
Il
cambio favorevole e l’emozione di fare una compera del genere, laddove quei
marchi sono nati, erano elementi allettanti.
Chitarre
così importanti sono sprecate nelle mie mani, ma qualche sogno ogni tanto
bisogna pur realizzarlo!
Per
riuscirci contavo sul fatto di trovare un po' di tempo libero, la sera, ma non
mi è stato possibile, e ho concentrato tutte le mie speranze in un tardo
pomeriggio di un venerdì, giorno antecedente il ritorno in patria.
In
quelle poche ore ho vissuto momenti indimenticabili, come sempre mi accade
negli States.
In
primis la visita a Graceland, dimora di Elvis, argomento
che tratterò a parte, per intensità e varietà di emozioni.
Quando
sentivo parlare in tv della tanto decantata Graceland, meta di pellegrinaggi
continui, mai avrei pensato di essere uno dei futuri visitatori.
Dopo la
rapida visita, un taxi mi porta nella downtown.
La
downtown di Memphis si riassume in Beale Street, ovvero
musica e blues, blues e musica.
Ovunque,
ad ogni angolo, capannelli di improvvisati ballerini pronti a seguire i guitar
heroes da strada.
Artisti
da marciapiede, cantanti straordinari, polistrumentisti pronti a soddisfare
ogni palato musicale.
In
un’ora di registrazione (purtroppo di qualità scadente) ho “beccato” di tutto e
di più.
Quella
sarebbe la mia via ideale, la perfezione, la completezza!
Dividerò
il materiale registrato per presentarlo a spezzoni in momenti diversi.
Inizierò
a raccontare di Richard
Jonsthon, l’unico musicista di cui ho scoperto il nome.
Erano
circa le 18, c’era il sole e almeno 25 gradi.
Camminando
per la via, allungando le orecchie ad ogni nuova forma di sonorità, mi sono
soffermato su Richard, attirato dallo strumento che aveva in mano, e di cui non
riuscivo proprio a capire il verso. Stava mettendo a punto
l’amplificazione e l’assetto degli strumenti. A vederlo così sembrava un
suonatore da strada che vive di tips.
A
posteriori ho scoperto che ha suonato sui palchi di tutto il mondo, assieme a
virtuosi blues dall’importanza mastodontica.
Ma
quali erano gli strumenti di questo uomo tutto solo … completamente solo?
Quello
che poteva sembrare un ukulele elettrico era in realtà una “cigar box guitar”.
Un
passo indietro.
Chi è
davvero Richard Johnston?
Raccolgo
alcune informazioni dal sito :
Richard
Johnston è un bluesman contemporaneo che porta la sua musica in giro per il
mondo e si accompagna da solo. Sì, perché Johnston è un one-band-man, che
sul palco presenta la sua attrezzatura tecnica, consistente in una batteria con
cassa (piede destro) e due pedali sul sinistro che azionano contemporaneamente
un charleston ed un rullante posto in verticale (a cui e’ collegata una
“bacchetta”), amplificatori e una "cigar box guitar", una sorta
di chitarra
realizzata con una scatola di sigari, due manici di scopa e tre corde.
Chiudendo gli occhi
si ha l'impressione di essere davanti a una band intera.
Incredibile la
quantità di suoni che riesce a tirare fuori da solo con quel tipo di
strumentazione.
Oltre alla
"cigar box" suona anche la chitarra ed è un grande trascinatore.
Ovviamente canta.
Biografia
Nasce nel 1965 a Houston, in Texas.
A Memphis, nel 1997
,trova la consacrazione, grazie alla sua prima autoproduzione “Official Bootleg 2”.
Questo disco contiene
tutta l’energia già che contraddistingue i suoi “live set”.
Nel 2002 arriva il
primo disco in studio ,”Foot Hill
Stomp”.
Anche grazie ad
alcuni importanti ospiti presenti in questo album (la compianta Jessie Mae Hempill su tutti), il
musicista di Beale Street si
presenta come il risultato più interessante della scena musicale di Memphis .
Un grosso riscontro
sia tra i canali radiofonici che nel pubblico , nonché tra la critica, rende “Foot Hill Stomp” uno dei migliori album
indipendenti blues di sempre.
One-Man-Band di razza, Johnston, con voce, chitarra e batteria, riassume tradizione e modernità.
One-Man-Band di razza, Johnston, con voce, chitarra e batteria, riassume tradizione e modernità.
Cresciuto,
musicalmente parlando, a fianco di gente come Otha Turner e Jessie Mae Hempill, ad oggi è uno degli eredi diretti dei grandi maestri
blues dell’ultima generazione.
Sono quindi davanti a Richard e resto sbalordito dalle sue prove.
Sono quindi davanti a Richard e resto sbalordito dalle sue prove.
E’ l’unico della via
che non raccoglie denaro, ma vende i propri prodotti, CD e DVD.
Mi avvicino al suo
banco di vendita presidiato da una ragazza che mi da spiegazioni sullo
strumento e mi racconta di avere una sorella che vive in Italia.
Non voglio perdere
tempo. Mi levo il pensiero del mangiare nell’Hard Rock Cafè, a pochi metri
di distanza. E poi di nuovo in strada, mentre il buio fa capolino.
Dopo tanti giri mi
ritrovo davanti a Johnston. Una miriade di persone balla davanti a lui,
maestro nel coinvolgere i passanti. Difficile da spiegare chi sia davvero
questo musicista e cosa sia in grado di dare a chi ama il genere. Meglio
delle parole, le immagini. Non utilizzerò le mie perché ne ho trovate in
rete di migliori, capaci di ricreare la stessa identica situazione da me
vissuta quella sera.
Ne sono certo,
chiunque si trovasse a sentire questo musicista per strada (ho letto che è
avvenuto recentemente a Roma) resterebbe ammaliato da tanta maestria che
sconfina nel magnetismo puro… io da quel marciapiede di Beale Street non mi
sarei più staccato…
Ma io... ammalato di
musica, faccio testo?
Lieto di sapere che hai incontrato quel guascone di Richrad Johnston. Lo conosco bene. Veramente un grande, nonchè capostipite ( ovviamente lui si è ispirato a molto altri )di una giovane sequela di musici che si esibiscono in modo simile a lui.
RispondiEliminaGianluca ( myspace.com/mojostation )