domenica 13 aprile 2008

Saint Just


Dopo l'indovinello, tappa fissa del fine settimana, provo una nuova (vecchissima) strada, che è quella di rispolverare le mitiche recensioni di Ciao 2001 per riproporre artisti di valore.
A Ciao 2001 ho già dedicato un post e non posso dimenticare ciò che ha rappresentato per me.
Di fatto la mia cultura musicale, seppur limitata, è nata da quelle pagine e da quelle recensioni che prendevo come oro colato.
Tra i "santoni" più seguiti ricordo soprattutto Enzo Caffarelli che "sfrutterò" utilizzando i suoi vecchi scritti.
Inizio dal pensiero DOC di Enzo su un disco dei "Saint Just".
Ecco cosa scriveva nel 1973.

SAINT JUST
Omonimo - Harvest (1973)

Anche il mercato italiano pare maturo per sfornare una rivelazione. I Saint Just sono tre ragazzi napoletani, di cui due, Robert Fix e Jane Sorrenti, sorella del più celebre Alan, per metà inglesi.
Tentando di esprimersi con un linguaggio veramente nuovo, e nello stesso tempo di allinearsi con quegli artisti britannici che hanno riscoperto e riattualizzato l'originario folk nazionale, i Saint Just compiono la medesima operazione, scandagliando nella cultura italiana e non, dei secoli scorsi, principalmente del Medioevo. In questo i tre possono essere ricollegati, cpiù che a formazioni quali i Pentangle o gli Steeleye Span, alla Third Ear Band, che essi ringraziano espressamente sulle note di copertina.
Certe tematiche meravigliosamente antiche non sono però che il pretesto per una musica totalmente nuova, completamente acustica, con una strumentazione ampliata da alcuni elementi di supporto.
Una nota particolare merita Fix, i cui contralto e tenore mi ricordano il miglior Chris Wood dei Traffic, e la voce di Jane, discepola del fratello maggiore (anche se sostiene di essersi formata artisticamente in maniera indipendente da Alan): ella alterna i toni con estrema sicurezza e con indubbia tecnica, anche se non ancora con la varietà e la flessibilità necessarie. Ogni brano meriterebbe un discorso particolare. Atmosfere rarefatte, pochi tocchi sapienti di ciascuno strumento per creare momenti affascinanti, una dolcezza pregna di contenuti appassionanti in ogni dove, e canti ora indefinitamente malinconici ora convulsi. Segnalo in particolare "Una bambina", in cui la voce maschile è proprio quella di Alan Sorrenti, e il titolo omonimo "Saint Just", cantato in lingua francese.
L'album necessita di parecchi ascolti prima di essere compreso appieno ed apprezzato quanto merita. Ma è eccezionale, specie considerando che il gruppo è all'esordio, e s'impone immediatamente come uno degli avvenimenti più nuovi e più interessanti della scena italiana.
Enzo Caffarelli


Non ho trovato filmati dell'epoca e allora propongo "La belle Se Sit", per me piacevole sorpresa , dal disco :

Medieval Zone,2001


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