sabato 30 novembre 2013

JAMBURROCK: DAGLI ANNI ’50 AD OGGI


JAMBURROCK: DAGLI ANNI ’50 AD OGGI

FESTIVAL ROCK DALLE ORE 17,00 ALLE ORE 01,00
" 8 ORE DI MUSICA... E NON DI LAVORO" 


L’Associazione Culturale Jamburrasca presenta un nuovo incredibile evento, la Jamburrock che si terrà il 15 Dicembre al " Factory” di via Correlli,  a Milano:


A partire dalle ore 17.00, e sino alle 24.00, si alterneranno molte band,  con la partecipazione di un’ottantina di musicisti che suoneranno con il “sistema” JamBurrasca, caratterizzato da una lunga non stop sonora.
Il tema naturalmente sarà il Rock, a partire dagli anni '50 sino ai giorni nostri, attraversando tutte le sue espressioni hard, prog, rock'n roll, metal, rockbilly, etc. 
A seguire il dettaglio dei protagonisti.
L’incasso sarà devoluto, come sempre, in beneficenza, in favore delle fasce più deboli.

Il prezzo di ingresso sarà di 10,00 euro .



FORMAZIONI JAMBURROCK 

1)PINO SCOTTO   ( Franco Malgioglio-Jacopo Santini-Gianluca Tagliavini-Pino Montalbano-Roberto Cairo) 
2)OSVALDO DI DIO (Guido Block-Roberto Fabiani) 
3)DANIELE SARI(Giuseppe Cassarà-Renato Ruzza-Luca Paganoni-Francesco bellinzoni) 
4)FABRIZIO MALGIOGLIO- GIORGIO BELLIA -FRANCO MALGIOGLIO-GIORGIO DARMANIN-PINO MONTALBANO 
5)SIMON LUCA-VANNI COMOTTI-PINO MONTALBANO-GIGI COLOMBO -GILBERTO ZIGLIOLI-FRANCO MALGIOGLIO-GIORGIO DARMANIN 
6)STH(Joshua Tancredi-Tiziano Favata-Danilo Carnevali-Alessandro Cecconi-Ivan Padul) 
7)VANNI -COMOTTI-VALERIO VERONESE-GIANNI MINUTI-MIMMO SECCIA 
8)GARIBALDY 
9)OSAGE (Cucciolo-Bob Callero-Mattia Tedesco) 
10)ROBERTO TIRANTI-ALEX DEL VECCHIO-MATT FILIPPINI-GIORGIO BELLIA 
11)PURPLE SNACKE(Angelo Bari- Peppe Megna- Fabrizio Malgioglio- Mario Belluscio) 
12)GIORGIO FICO PIAZZA-BERNARDO LANZETTI-GIUSEPPE PERNA-SAVERIO CACCOPARDI -ANDREA BRAMBINI-PINO FAVALORO 
13)FRANCESCO PATELLA- 
14)ANN HARPER-GIGI COLOMBO-VANNI COMOTTI-GIORGIO FICO PIAZZA-GIUSEPPE PERNA 
16)RICKY PORTERA EXTRA BAND-VANNI COMOTTI-ANDREA ANZALDI 
17)ARENA 
18)ODESSA 
19)GIANNI DALL'AGLIO-PINO MONTALBANO-DAVE CICLOPE-GILBERTO ZIGLIOLI-TONINO CRIPEZZI 
20)NICCOLO' DE SANTIS-ANDREA DE SANTIS 
21)VALENTINA DONINI-MARTA MARASCO-ALICE PIOMBINO 
22)PEPPE MEGNA-FRANCO MALGIOGLIO-FABRIZIO MALGIOGLIO 
23) FABRIZIO MALGIOGLIO-EMILIO BIANCHI  -GIGI RAGUSEO -FRANCO MALGIOGLIO 
24)LEANDRO BARTORELLI-(Denis Chimenti-Luca Fuligni-Daniele Catalucci) 
25) I CAMALEONTI 
26) DELIRIUM 


MUSICISTI

BATTERISTI
GIORGIO BELLIA 
LEANDRO BARTORELLI 
SERGIO PESCARA 
CUCCIOLO 
VANNI COMOTTI 
GIANNI DALL'AGLIO 
PEPPE MEGNA 
JACOPO SANTINI 
GIUSEPPE CASSARA'(SARI) 
MAURIZIO CASSINELLI (Garybaldi) 
JOSHUA TANCREDI -STH 
ROBERTO FABIANI 
SAVERIO CACCOPARDI 
ALFREDO VANDRESI (DELIRIUM) 
TOTALE 14

BASSISTI
FRANCO MALGIOGLIO 
BOB CALLERO 
RENATO RUZZA(SARI) 
LIVIO MACCHIA 
ANGELO TRAVERSO (Garybaldi) 
ALESSANDRO PAOLINI(Garybaldi) 
DANILO CARNEVALI -STH 
IVAN PADUL-STH 
DANIELE CATALUCCI 
GUIDO BLOCK 
GIORGIO FICO PIAZZA 
ANDREA ANZALDI 
FABIO CHIGHINI(DELIRIUM) 
MARIO BELLUSCIO 
TOTALE 14 

CHITARRISTI
PINO MONTALBANO 
ROBERTO CAIRO 
GIGI COLOMBO 
GILBERTO ZIGLIOLI 
LUCA COLOMBO 
VALERIO VERONESE 
RICKY PORTERA 
OSVALDO DI DIO 
MATTIA TEDESCO (OSAGE) 
LUCA PAGANONI (SARI) 
DAVIDE FACCIOLI (Garybaldi) 
ALESSANDRO CECCONI-STH 
IVAN PADUL -STH 
DENIS CHIMENTI 
ROBERTO CAIRO 
ROBERTO SOLINAS(DELIRIUM) 
TOTALE 16 

TASTIERISTI
GIORGIO DARMANIN 
FRANCESCO BELLINZONI(SARI) 
GIUSEPPE PERNA 
TONINO CRIPEZZI 
GIANNI MINUTI 
EMILIO BIANCHI 
MARCO JOHN MORRA(Garybaldi) 
TONINO CRIPEZZI 
GIANLUCA TAGLIAVINI 
ETTORE VIGO(TASTIERISTA) 
TOTALE 10 

CANTANTI
TIZIANO FAVATA 
ANN HARPER 
PINO SCOTTO 
ROBERTO TIRANTI 
DANIELE SARI 
SIMON LUCA 
FABRIZIO MALGIOGLIO 
VALENTINA DONINI 
MARTA MARASCO 
ALICE PIOMBINO 
NICCOLO' DE SANTIS 
ANDREA DE SANTIS 
DAVE CICLOPE 
MIMMO SECCIA 
BERNARDO LANZETTI 
PINO FAVALORO 
LUCA PERONI 
FRANCESCO PATELLA 
LUCA FULIGNI 
TOTALE 19 

PERCUSSIONI 
GIORGIO PALOMBINO 
LUCIANO PIGA 
TOTALE 2 

FLAUTO-SAX 
MARTIN GRICE 

TOTALI 77
 

venerdì 29 novembre 2013

Il Rumore Bianco-Mediocrazia


Mediocrazia è l’EP appena uscito de Il Rumore Bianco, evoluzione dei SIDE C di cui avevo scritto un po’ di tempo fa. Una buona mezz’ora di puro prog che lascia intravedere potenzialità interessanti per questi giovani veneti.
Formazione corposa e varia, per strumentazione e insieme di idee, appare già arrivata ad un buon grado di maturità/amalgama, con una evidente capacità nell'inserire messaggi importanti all’interno di un contesto musicale di per sé molto impegnativo. Ma i brani proposti hanno la peculiarità di favorire una facile metabolizzazione, cosa spesso difficile in area progressiva.
Una buona premessa che lascia ben sperare per l’imminente futuro.
La prova live risulterà, come sempre, determinante, e per chi fosse in zona, sarà possibile vedere Il Rumore Bianco -  e gli Unreal City - il 10 gennaio, al Club Il Giardino di Lugagnano.
Ma è bene prevenire i tempi e leggere e ascoltare la filosofia musicale di questa nuova band.


Qualche scambio di battute…
Perché “Il Rumore Bianco”? Nome casuale o legato a particolari della vostra filosofia musicale?
Il nome non è casuale. Il rumore bianco è un concetto fisico che può essere immaginato come la sovrapposizione di infiniti segnali acustici con frequenza variabile, tale da coprire tutto lo spettro delle frequenze. Al di là di definizioni fisiche e matematiche, musicalmente per noi questo concetto rappresenta la sovrapposizione di idee, di sperimentazioni e di stili musicali diversi, che cerchiamo di far confluire in maniera armonica e sinergica nella nostra musica.
“Il Rumore Bianco” rappresenta l’evoluzione dei SIDE C, progetto precedente, o è una novità assoluta?
È sicuramente l'evoluzione del progetto precedente.L’innesto di un nuovo chitarrista (Federico Lonardi), ha permesso a Michele Zanotti (già chitarrista nl progetto Side C) di utilizzare il sax in aggiunta alla chitarra. Ciò, unito alla possibilità di avere una tastiera/sinth in più grazie al nuovo cantante (Eddy Fiorio), ci ha reso senz’altro più versatili rispetto ai Side C, aprendo i nostri orizzonti a nuove sonorità. Si è aggiunto inoltre un nuovo batterista (Umberto Sartori), mentre tastiere, chitarra e basso sono rimasti gli stessi del progetto precedente.

Come descrivereste la vostra musica a chi non vi conosce?

Rock progressivo italiano è probabilmente la descrizione migliore. Jazz, fusion ed elettronica, inoltre, è quello che amiamo inserire nel nostro stile.Tuttavia, l'obbiettivo è quello di allargare il più possibile la visione d'insieme, così da non etichettarci troppo, tenendoci aperta la possibilità di plasmare brani sempre diversi dai precedenti, in uno stile musical in continua evoluzione.

Qualche nota sulla line up, please.

Eddy Fiorio (voce, synth), Michele Zanotti (chitarra, sax), Federico Lonardi (chitarra), Umberto Sartori (batteria), Alessandro Danzi (basso), Thomas Pessina (testiere, voce).
Il fatto che il gruppo sia composto da 6 membri, e il fatto di avere a disposizione vari strumenti da inserire all’interno delle nostre composizioni, come si diceva, rappresenta senz’altro un punto di vantaggio dal punto di vista delle opportunità compositive.

Mi parlate dell’EP appena uscito, Mediocrazia?

Mediocrazia è un EP di 4 brani che alterna tematiche di vita sociale odierna ad altre più intimistiche. Nel complesso si viene a definire il quadro globale della società, visto attraverso gli occhi di personaggi astratti e immersi in una condizione di mediocrità. Quest’album per noi rappresenta il frutto di un lungo percorso che ci ha portato dall’abbandono del progetto musicale precedente (Side C), e alla creazione di brani completamente nuovi. Rappresenta inoltre la volontà della band nel promuovere la propria musica, rendendo partecipe delle proprie creazioni un pubblico di ascoltatori più ampio. La nostra speranza è che quest’EP sia l’anticipazione di un album di futura pubblicazione.

Per il mese di gennaio è previsto un vostro concerto al Club Il Giardino, assieme agli Unreal City: sarà questa l’occasione per presentare ufficialmente il vostro lavoro?

Gli Unreal City sono un gruppo giovane che come noi cerca di far emergere la propria realtà musicale in una società che sempre più ostacola le sperimentazioni in campo musicale e le composizioni originali. Si può dire che loro abbiano raggiunto il loro obiettivo, e auguriamo loro il meglio per quanto riguarda il futuro. Non c’è dubbio che il concerto di Verona sarà un’ottima occasione per favorire uno scambio di idee e di opinioni, oltre che una grande vetrina per promuovere la nostra musica. Come sempre, speriamo di divertirci e di divertire.


INFO UFFICIALI

Il Rumore Bianco è un progetto che nasce nell’estate del 2012 e si concretizza sul finire dello stesso anno per volontà di Thomas, Michele e Alessandro, che sono alla ricerca di sonorità più complesse ed elaborate. Per fare ciò reclutano Federico, Eddy e Umberto. I riferimenti sono precisi e si radicano nel rock progressivo anni ’70, ma sono presenti influenze jazz, elettroniche ed ambient.



giovedì 28 novembre 2013

R-Evolution Band-The Dark Side of the Wall


La tecnologia offre ormai possibilità incredibili e credo che un articolo come questo sia quanto di meglio si possa proporre, in termini di disegno generale e di presentazione, ad un pubblico che… ancora deve scoprire. E in tutto questo ovviamente io c’entro ben poco!
Nel corso dell’intervista a seguire, molto precisa ed esaustiva, ponevo come sempre l’accento sul versante live, ricevendo la risposta di Vittorio Sabelli. A fine scrittura, come sempre accade, provavo a cercare un filmato adeguato, che potesse dare un assaggio dell’album che presento oggi. Nella rapida ricerca sono immediatamente inciampato in un video live, di oltre un’ora, di ottima qualità - immagine e sonora - e così… non ho resistito e l’ho inserito ( a fine post). Da guardare per intero!
Ma di cosa sto parlando? Di una assolutà novità, The Dark Side of the Wall della R-Evolution Band.
Nel titolo ci sono indizi palesi, ma per capire il succo della proposta occorre spendere qualche parola (in questo caso direi non troppe, vista la qualtità di oggettività presente), da aggiungere al pensiero dell’ideatore del progetto, appunto, Vittorio Sabelli.
La band è di costituzione recente, ma quello appena realizzato è già il terzo album. Percorso davvero inusuale, se si pensa che questo " The Dark..." segue i primi due dischi inediti.
Originale l’idea, ma non credo l’esigenza sia quella di stupire, di stordire un popolo, quello dei pinkflodiani, che non ha ancora subito momenti di crisi da accettazione. Appare invece una sorta di esigenza personale, quella di riprendere in mano un amore giovanile, smontarlo pezzo dopo pezzo, aggiungere tutti gli ingredienti e le contaminazioni accumulati nel tempo, e provare a ridisegnare le 26 tracce fornendo una visione totalmente differente da quella originale. Nessuna coverizzazione, ma un atto di estremo coraggio, una sfida ed un tributo personalissimo a chi, probabilmente, ha contribuito a creare la colonna sonora di una vita.
Il risultato è sorprendente, emozionante e il veder applicato un importante know how - fatto di “scuola”, di jazz, di rock, di tecnologia - ad un simile tema, fa emergere qualcosa di unico, e credo  che la R-Evolution Band sia la prima entità musicale che si cimenta con un progetto simile.
Proviamo a pensare di inserire gli elementi “antichi” in un miscelatore, e dopo avere stabilito la nuova formula rivediamo la logica musicale, esercizio facile da descrivere a parole, ma è molto più complicato ricostruire una nuova struttura  - tenendo conto della possibile critica per eccesso di velleità - pittosto che creare dal nulla.
The Dark Side of the Wall è in realtà un disco assolutamente nuovo, complicato, piacevole, che sottolinea, al di là di ogni considerazione, l’amore, la devozione  e la gratitudine per chi è stato capace di regalare enormi emozioni, durature nel tempo: ci vuole cuore per fare musica simile!



L’INTERVISTA, risponde Vittorio Sabelli/R-Evolution Band

Chi è la R-EVOLUTION BAND? Che tipo di percorso musicale avete alle spalle?

La R-Evolution band nasce nel 2010 con lo scopo di rompere gli schemi ripetitivi e standard di cui si abusa a dismisura da tempo, e allo stesso tempo intaccare forme pre-esistenti, fondendo generi e materiali sonori in un blend in cerca sempre di soluzioni nuove. La band parte da un discorso improntato su un jazz moderno che apre all’avanguardia, al rock e alla musica etnica. L’incontro tra i componenti della R-Evolution Band  è stato a volte casuale, altre meno, ma l’impulso e la voglia di sperimentare  ci ha subito accomunato e portato a scoprire ed esplorare nuove formule che andassero al di là dei singoli generi musicali. È ovvio che per affrontare questa sfida era essenziale che ciascun membro si mettesse in gioco dando prova di grande  flessibilità e sacrificio, fondamentali per creare la giusta sintonia tra di noi e dar vita a un’amalgama di più generi e sottogeneri.

Leggendo la vostra discografia si avverte una sorta di percorso inverso, il passaggio da composizioni proprie a materiale già esistente, seppur rielaborato, vedremo come: è una sensazione sbagliata la mia?

Non è affatto una sensazione sbagliata! Dopo due dischi composti esclusivamente di miei brani originali (“One way… no way!” del 2010 e “Versus” del 2011), ho voluto provare a mettere in campo degli esperimenti su materiale pre-esistente, e la scelta tra tante opere che avrei potuto manomettere è caduta quasi inevitabilmente su “The Wall”. Il disco ha subito un processo di destrutturazione e solo in un secondo momento abbiamo iniziato a rimettere insieme i vari mattoni per ricostruire il ‘lato oscuro’. Naturalmente il materiale usato è di vario tipo e il fatto di miscelare i diversi generi rispecchia la mia esperienza musicale, dall’orchestra sinfonica al jazz, dalla musica metal a quella contemporanea, e da quando ho iniziato a comporre mi diverte far convivere i generi con cui mi sento più a mio agio, sperimentando dei blend che possano risultare più o meno fruibili, ma che non sono mai prevedibili e scontati, soprattutto se inseriti in un contesto già pre-esistente come “The Wall”.

Come siete arrivati a “The Dark Side of the Wall”… quale l’anima del progetto?

Arrivare a compromettere “The Wall” in maniera irreversibile è stato prima di tutto un lungo (e faticoso) processo d’interiorizzazione dell’opera originale che ha coinvolto aspetti non solo musicali, ma anche concettuali e grafici. Ad esempio l’opera in parallelo di Scarfe per la creazione dei vari personaggi, il film di Alan Parker e tanti piccoli dettagli che hanno richiesto oltre sei mesi di solo studio per poi affrontare il passo seguente, cioè quello della distruzione completa di tutto ciò seguito dalla sua lenta e lunga ricostruzione. Quel che c’è dietro The Dark Side Of The Wall va ben oltre il solo mondo floydiano, e spazia da Brahms al reaggae, dall’hardcore al blues al free jazz come in un frullatore di idee.   

Rivisitare un’opera rock che è entrata nella storia potrebbe essere un tributo ad un gruppo di riferimento… una sfida, un atto di incoscienza … o qualcos’altro?

Un po’ tutte queste cose, direi! Senz’altro il tributo ai Pink Floyd e in particolare a Roger Waters è pagato in termini di profondo rispetto e studio accanito dell’opera originale prima della sua trasformazione e della scoperta del suo ‘lato oscuro’. La sfida è stata senz’altro affrontare quest’opera in tutta la sua enormità, e allo stesso tempo è rivolta ai fan dei Pink Floyd che pensano di conoscere tutte le varie sfaccettature di “The Wall”. L’incoscienza è abbastanza evidente, ma con cognizione di causa. Non è stato semplice affrontare il disco integralmente, soprattutto a causa della sua lunghezza, cercando di tenere unite le sue 26 tracce attraverso un nuovo sottile filo conduttore che andasse a sostituire quello originale ben visibile in “The Wall”. In ‘altro’ metterei il lavoro immenso fatto dai musicisti che mi hanno ‘assecondato’ in questo lavoro e mi accompagnano in questa entusiasmante avventura. Insieme abbiamo cercato le migliori soluzioni per arrivare al risultato finale, mettendoci molta farina del nostro sacco. 

Di cosa parla il concept e come si differenzia dall’originale?

Come detto in precedenza abbiamo cercato di differenziarci il più possibile dal disco originale, pur conservandone le caratteristiche principali trasformate sotto nuove forme e concetti.  Di cosa parla il nostro concept? Sarebbe come chiedere a un regista di svelare il nome dell’assassino alla ‘prima’ del suo ultimo thriller! Diciamo che l’idea di un nuovo concept che legasse tutte le sue tracce è stata necessaria per mentenere affinità col disco originale. Tenere separati i diversi episodi che si susseguono nel disco sarebbe stato impensabile. Il nostro concept non è un’entità tangibile ed evidente come lo sono le idee intime e personali di Waters sul disco originale, ma ognuno può cercarlo nei suoi 67 minuti.

Avete già avuto occasione di presentarlo dal vivo?

Abbiamo fatto dei concerti estivi in alcuni festival Rock e Jazz, constatando un’ottima reazione da parte del pubblico, e ricavando nuovi stimoli per il nostro prosieguo. Siamo coscienti che il primo impatto potrebbe essere sconvolgente, l’importante è lasciare a casa i pregiudizi e lasciarsi trascinare. Ora siamo più coscienti delle nostre potenzialità e in futuro potrebbero esserci alcuni cambiamenti e diverse sorprese in sede live.

Che tipo di sorprese possiamo aspettarci nell’immediato dalla R-EVOLUTION BAND?

Di soprese ce ne saranno eccome, a iniziare da un nuovo progetto che abbiamo già iniziato in parallelo con la promozione di “The Dark Side Of The Wall”; quel che è certo è che dopo aver stuzzicato The Wall molte band potrebbero non dormire sogni tranquilli. 


R-EVOLUTION BAND: biografia tratta dal comunicato stampa
                                                                                 
La R-EVOLUTION BAND nasce nel 2010 da un’idea del polistrumentista e compositore Vittorio Sabelli. L’obiettivo della band è quello di distruggere forme pre-esistenti e rivoluzionarle con elementi contemporanei (da qui il nome R-E Revolution/Evolution Band).
Nel 2011 la band ha inciso il primo disco Versus per l’etichetta Wide Sound, costituito interamente da brani originali. Ha partecipato a diversi Festival e tenuto concerti in Club da Bari a Milano, e a novembre 2012 un live con intervista per Rai Radio3. Dopo vari avvicendamenti in line-up la band finalmente riesce a trovare la giusta quadratura per mettere in campo il suo potenziale. Il nuovo progetto The Dark Side Of The Wall mette in risalto l’apertura a 360 gradi da parte dei musicisti, che riescono a spaziare tra vari generi, esaltando le sonorità e le forme più adatte ai vari contesti, pur tenendo ferma l'idea di base.

Line-up:
Vittorio Sabelli: clarinetto, voce, sax alto e baritono, arrangiamenti
Marcello Malatesta: keys, cpu programming
Gabriele Tardiolo 'Svedonio': chitarre, bouzuki, lap steel
Graziano Brufani: basso, contrabbasso
Oreste Sbarra: batteria

Info:

R-Evolution Band:




mercoledì 27 novembre 2013

KEITH TIPPETT e JULIE DRISCOLL in concerto


A Piacenza l'unica data italiana dello show 'Couple in Spirit' ad ingresso gratuito.

Venerdì 29 novembre alle ore 21 presso in Conservatorio di Piacenza si esibiranno Keith Tippett, il mitico pianista dei King Crimson assieme a Julie Driscoll, vocalist leggendaria che al fianco di Brian Auger infiammò le platee del rythm’n'blues londinese alla fine degli anni 60 e sua moglie da tanti anni.

Keith & Julie Tippetts si esibiscono assieme in show che raggiungono intensità emotive più uniche che rare, sfiorando atmosfere mistiche.  non a caso, il titolo del loro disco migliore in duo e del loro concerto. Ingresso gratuito.


martedì 26 novembre 2013

BASTA!-Oggetto di Studio


Quando un appassionato di musica (Buon Vecchio George) mi propone un nuovo artista/band sono sempre ben predisposto, immaginando che le affinità personali possano condurre a nuove scoperte, o almeno a situazioni piacevoli. Dopo 30 secondi di ascolto di Oggetto di Studio, avevo già deciso che avrei cercato di saperne di più dei BASTA!
Tutti gli elementi a seguire, dall’intervista in poi, potranno in parte fornire spunti oggettivi di valutazione, ma la sensazione è quella di aver trovato una band originale, fuori dagli schemi, che naturalmente ha urgenza di trovare visibilità, uscendo rapidamente dal contesto locale, per promuovere l’album citato.
I BASTA! presentano qualcosa che “prende”, e raggiungono l’obiettivo passando per l’originalità, utilizzando strumenti musicale inusuali per il genere che propongono - diamonica e clarinetto - e il risultato finale è sorprendente per efficacia e resa generale. Già… il genere, di cosa sto parlando?
Se è vero che ogni tratto  musicale complicato va quasi di diritto all’interno della famiglia progressiva, la musica dei BASTA! rispecchia realmente certi canoni, il che non è di fondamentale importanza per l’eventuale gradimento, ma aiuta a fotografare il gruppo.
Ascoltandoli … sono tornato indietro nel tempo e ho colto semi di una band che in un mondo pieno di tribute band pochi riescono a clonare, quei  Gentle Giant in grado di mettere la spaventosa tecnica al servizio di idee innovative, capaci di trasformare un palco rock facendo ammutolire l’audience tramortita dal muro sonoro che non trovava modo di essere comparato e assimilato ad altre entità del momento.
L’ecletticità di questa giovane band è premiante. Indossare la maschera della follia e della goliardia in alcuni casi significa coprire le falle, cercare rimedi a carenze compositive o espressive; nel caso dei BASTA! parlerei di “ingrediente”, o meglio, di ingredienti, perché ogni azione ha un peso, e la somma ponderale conduce ad un risultato che io giudico di estrema qualità.
Dopo l’audio mi sono concesso un po’ di video, di cui il loro sito è pieno e …. vedendoli … si è rafforzata la mia idea di talento espresso con modestia, semplicità e perizia tecnica. Anche nelle situazioni minimaliste, estemporanee, tutto appare chiaro, almeno a me.
La fase live è divertimento - quando la si sa sostenere - e in quei momenti emergono le differenti anime, e anche il funky può essere vissuto al di fuori degli stereotipi.
Un bella sorpresa, una band da seguire, un gruppo di giovani con le idee chiare, disposti a soffrire -  e soffriranno tanto - per arrivare ad una corretta dimensione e alla corrispondente visibilità. E noi aspettiamo di vedere l’evoluzione.


L’INTERVISTA

Sento la necessità di pubblicizzarvi: riuscite a sintetizzare la vostra storia musicale, il percorso, il know how e i vostri musicisti di riferimento?

Siamo nati due anni e mezzo fa quasi per scherzo (vedi domanda 6), ma abbiamo subito sentito che stavamo facendo qualcosa di nuovo e bello, almeno per noi! La nostra originalità, a quanto pare, è stata premiata: abbiamo fatto molte date, nelle occasioni più disparate (dalle feste della birra ai concerti con le orchestre!), e l’anno scorso è uscito il nostro primo album, “Oggetto di Studio”, che stiamo cercando di promuovere al meglio... ad esempio con questa intervista!) Fino a settembre 2013 eravamo in quattro, poi ci siamo arricchiti di un bassista, Giacomo. Se proprio vogliamo parlare di know how, possiamo dire che cerchiamo di coniugare la perizia con l’ironia, soprattutto con l’auto-ironia... e non dobbiamo sforzarci troppo. Veniamo da formazioni musicali piuttosto diverse, ma sintetizzando possiamo dire che i nostri musicisti di riferimento sono i Dream Theater, la PFM, i Rush, i King Crimson, Elio e le Storie Tese.

Come potreste etichettare la vostra musica, uscendo dalla generica definizione di prog?

Qualcuno ci ha detto che in realtà non facciamo prog, ma noi ci ostiniamo a crederlo! Se vogliamo trovare un’etichetta diversa, diciamo “strambo rock strumentale con influenze metal”.

Ho ascoltato i vostri brani ma non mi è chiara la vostra situazione “discografica”, a che punto è il vostro album, che strada avete scelto per proporlo. Potete illuminarmi?

Abbiamo vinto l’edizione 2012 dell’U-Festival, un concorso toscano di musica emergente. Il premio era l’incisione e la stampa di un cd, con la storica etichetta “Materiali Sonori” (la prima etichetta dei Litfiba): ne abbiamo approfittato per condensare la nostra idea di musica in un concept album, e stiamo cercando di utilizzarlo come “biglietto da visita” per farci conoscere fuori dai confini della nostra zona, della nostra regione, e magari anche della nostra nazione!

Uno degli elementi che vi contraddistinguono è l’utilizzo di strumenti non comuni in ambito rock (è la famiglia musicale che preferisco!): mi raccontate come nasce il mix strumentale?

Damiano ha sempre avuto una passione per la diamonica (era l’unico modo per portarsi una tastiera in montagna!), Andrea è un mastro clarinettista professionista diplomato, Saverio nella vita precedente era una Fender e in quella attuale è un uomo-chitarra, Roberto vive in una minuscola camera occupata per l’80% da una batteria (l’altro 15% è il suo letto, il restante 5% è lui stesso), Giacomo abbraccia il basso... anzi no, è il basso che gli salta in collo. Insomma, quando il gruppo è nato, ognuno ha suonato lo strumento per cui è portato.

Altra cosa che salta agli occhi è una buona dose di sana follia e voglia di trovare soluzioni fuori dagli schemi… sto sbagliando nel giudizio?

No, ma non siamo sicuri che la nostra follia sia effettivamente sana.

Ma… perché BASTA!

La storia è questa: Damiano e Saverio suonavano in un gruppo metal chiamato “Anomalia”, piuttosto conosciuto in zona Valdarno (tra Arezzo e Firenze). Ai concerti degli Anomalia solitamente c’era un gruppo d’apertura, e le locandine erano del tipo “Anomalia e.....” (con il nome del gruppo spalla). Capitò una volta che, a due settimane dal concerto, il gruppo d’apertura previsto disse che non poteva venire. Così nella locandina dell’evento venne scritto: “Anomalia e Basta!”, come a dire che quella volta non c’era nessun gruppo d’apertura. Invece Saverio e Damiano pensarono in extremis di riunire una compagine di musicisti loro amici, di metter su qualche pezzo iper-improvvisato in due settimane, e di presentarsi al concerto con il nome di “Basta!”, come fossero loro il gruppo d’apertura. Tutto è nato così.  Poi questo nome si è rivelato vincente: incuriositi, molti ci chiedono perché ci chiamiamo così; inoltre, ai concerti chiediamo al pubblico di gridare “Basta!” invece che applaudire, così anche se lo dicono per farci smettere noi ci esaltiamo e continuiamo a suonare.

Che cosa accade nei vostri spettacoli live? Avete la capacità di coinvolgere l’audience?

Non è facile facendo questo tipo di musica, ma stiamo migliorando sempre più. Spesso usiamo dei video, a volte suoniamo le colonne sonore dei videogames facendoli giocare in diretta alla gente (e aumentando la velocità con l’aumentare della difficoltà); ultimamente abbiamo curato la gestualità e l’interazione col pubblico, inserendo alcune gag nei pezzi e chiedendo alle persone di cantare alcune melodie. In più, ci capita di riarrangiare colonne sonore celebri o motivetti simpatici. Non siamo noi a dover giudicare, ma il fatto è che ci chiamano a suonare, per cui crediamo di non risultare troppo ostici.

È inusuale che io vada a … cercarmi il lavoro, ma mi è bastato l’ascolto di un brano - mi siete stati segnalati - per restare incuriosito e quindi voglioso di approfondire. Il colpire all’impatto fa parte del vostro DNA  o è fatto minimamente pianificato?

I nostri gusti musicali sono piuttosto diversi, e forse proprio per questo siamo riusciti a creare una buona alchimia tra la sperimentazione, il tecnicismo, il “groove” (o come si dice da noi il “tiro”), e le melodie accattivanti... questo mix fa sì che al primo ascolto si rimanga incuriositi, al secondo interessati, al terzo o schifati o nuovi fans!

Mi è piaciuto molto il video in cui improvvisate partendo da “… una chitarra scordata, un bidone, un bicchiere, una ciotola e due legnetti”, molto più di un gesto estemporaneo. E’ questa l’essenza della musica?

Se per essenza della musica si intende il saper(si) divertire padroneggiando la tecnica, allora forse sì. Comunque il gesto era veramente estemporaneo: Saverio e Roberto erano a dare una mano al campo estivo degli scout (sì, lo ammettiamo, molti di noi gravitano in quel mondo!), e dopo aver finito di scavare la buca dei cessi sentivano la necessità di svagarsi: si sono guardati intorno, hanno creato una batteria con quello che trovavano, Saverio da bravo nerd ha acceso la videocamera dell’iPhone, ed è nato quel video!

Provate a sognare… realisticamente: cose vorreste realizzare nel futuro immediato, restando in ambito musicale?

Vorremmo registrare nuovi brani col bassista, e soprattutto suonare ovunque, magari fare un bel tour come gruppo d’apertura... dopotutto, siamo nati come gruppo d’apertura!

La loro musica si può ascoltare…

e vedere…


Biografia dal sito

Ci chiamiamo Basta!, ma non ci fermeremo!
Da due anni solchiamo palchi, scaldiamo cuori, interroghiamo cervelli, sudiamo e ci agitiamo, mangiamo insieme prima delle prove, beviamo insieme durante le prove, ridiamo senza senso insieme dopo le prove. Pensavamo di fare prog, ma non ne siamo più così sicuri: nell'attesa di avere un'etichetta per la nostra musica, metaforica ma anche discografica, noi continuiamo a suonare strambamente i nostri curiosi strumenti, miscelando le note pungenti della diamonica con il groove del drum'n'bass, facendo dialogare le melodie del clarinetto basso con i riff incalzanti della chitarra elettrica. Ascoltateci, poi però non demordete e ascoltateci di nuovo: per capirci serve tempo, servono una mente al lavoro e un cuore desideroso di novità. È un amore globale quello che vi chiediamo. Noi proveremo a farvi nostri, voi provate a farci vostri.
Buona esperienza

LINE UP

Damiano Bondi - Diamonica Hammond 44
Saverio Sisti - Chitarra Elettrica, Chitarra 8 corde
Giacomo Soldani - Basso
Andrea TinacciClarinetto - Basso, Clarinetto
Roberto Molisse - Batteria, Percussioni



lunedì 25 novembre 2013

DarkUpside-Taste of Unknown


Arrivano da Genova i DarkUpside, giovani, ma con una buona esperienza alle spalle, anche se la loro costituzione in gruppo risale al 2011. In breve tempo trovano le giuste idee e il corretto amalgama, che passa  - anche -  attraverso un’evoluzione della formazione (da quattro elementi a tre), che porta a suddividere diversamente i compiti e a riproporzionare le singole responsabilità. Si arriva quindi al primo vero album  - dopo un demo - dal titolo A Taste of Unknown - che prevede comunque la partecipazione dosata del cantante originario, Luca Asfalto.
Trattasi di album concettuale, cosa di per sé usuale in certi contesti, ma meno frequente in un’area che genericamente definirei “metallica”. E tutto questo rappresenta una buona novità. E’ bene capire come certe filosofie siano spesso solo pretesti che, utilizzando mode o stereotipi, creano il giusto alone di presentazione, e così si può arrivare a pianificare a tavolino un album concettuale che, tra mitologia e books contemporanei, troverà un’ampia gamma di stimoli e segnali pronti per essere trattati e manipolati, si spera, con adeguata competenza. Stop.
A Taste of Unknown, mi appare al contrario qualcosa di estremamente serio e personalmente mi affascina l’argomento. Le tracce proposte simboleggiano i vari passaggi che codificano un NDE (Near Death Experiences), ovvero un’esperienza pre morte, quella sorta di viaggio andata e ritorno raccontato da milioni di persone che, dopo essere state ad un passo dalla completa definizione di stato, ritornano in vita, con iniziale delusione, perché il “tocco di sconosciuto”  provato ha lasciato un segno positivo ed indelebile.
Musicare una serie di sensazioni che accompagnano step by step un simile viaggio ha a che fare con la ricerca dell’espressione totalitaria, mettendo la musica che si ama al servizio di percorsi e idee personali - inutile sottolineare che spesso il confezionamento a tavolino si sintetizza in forzature di scarsa qualità - utilizzando argomentazioni che oscillano tra religione e morale, tra materia e spirito, tra orizzontale e verticale, come direbbe Battiato.
E in questo intenso -  e corto - viaggio verso spazi e tempi dilatati - che la musica ci permette di ripetere più volte - si lascia sempre aperta la porta della speranza, felici di essere ancora su questa terra, ma sollevati al pensiero che, davvero, tutto avrà un senso, in un’altra dimensione.
Diego Cazzaniga, Davide Incorvaia e Davide Di Marco presentano una musica che a dispetto  dell’aggettivo “metallica”, da me utilizzato in precedenza, miscela esperienze e gusti differenti, unendo la durezza del power trio a melodie e trame oniriche, pescando nell’area progressiva, tra tempi dispari e organizzazioni armoniche che determinano una difficile collocazione in una delle caselle di genere conosciute, ed è questa una testimonianza di originalità che lascia ben sperare per la continuazione del progetto in corso.
Non resta che leggere il loro pensiero e ascoltare un po’ di musica, in attesa di un concerto dal vivo, per poter toccare con mano l’impatto sul pubblico.


L’INTERVISTA

La storia dei DarkUpside è recente ma intensa: possibile sintetizzare due anni di vita in poche righe?

Esattamente, breve ma già intensa!  I DarkUpside nascono come quartetto a fine 2010 dalle ceneri degli Zembus, band prog metal genovese. Nel giro di pochi mesi è già pronta una demo di 4 tracce intitolata semplicemente “Demo 2011”.  Dopo solo circa 9 mesi di attività, il singer Luca Asfalto (che figurerà come ospite nell’album di debutto “A Taste of Unknown”) decide di lasciare la band, che inizia immediatamente a cercare una nuova voce.  A seguito di prove con alcuni cantanti, non essendo giunta ad alcuna decisione definitiva, la band si fa una domanda: perché non continuare come trio? La voglia di cimentarsi nella nuova avventura “vocale” del chitarrista Diego Cazzaniga prevale; dunque, dopo circa un anno di assestamento della nuova line-up, i DU entrano in studio per registrare il primo full-length, disponibile da ottobre 2013.

 Qual è il vostro background musicale e... come è nata la vostra passione?

Nessuno di noi è un musicista professionista, ma tutti e tre abbiamo cominciato a suonare verso i 18-20 anni (ora, ahinoi, siamo tutti ultra-trentenni). È difficile spiegare come nasca la passione per la musica o per uno strumento: semplicemente, credo che scatti quella “scintilla” che ti fa emozionare all’ascolto di un album o di un brano in particolare e che ti porta, quasi senza accorgertene, in qualche cantina a strimpellare con altri “innamorati” come te. A me, ad esempio, è successo ascoltando un certo “Images and Words”…

 Esistono band o artisti che potete considerare vostri punti di riferimento?

La passione che accumuna tutti e tre i membri del gruppo è, ovviamente, il metal: detto così sembra facile, ma ti assicuro che ognuno ha delle preferenze molto differenti dagli altri!  Sinteticamente, posso dire che i nostri riferimenti partono da un metal/rock melodico o progressivo fino ad arrivare al metal più estremo, ma senza dimenticare generi molto distanti come il funky o l’elettronica. Facendo dei nomi: Porcupine Tree, Alter Bridge, Faith No More, Fates Warning, Foo Fighters… come detto, gruppi molto variegati!

Non amo molto le catalogazioni e la suddivisione in generi, ma ne riconosco l'utilità: potete descrivere la vostra musica con un'etichetta e... qualcosa di più?

Condivido pienamente la mancanza di amore verso le catalogazioni, anche perché per noi è molto difficile descrivere la nostra musica, che è - a parer nostro - molto varia. Di solito, comunque, ci definiamo “alternative/progressive metal”: nei nostri brani si riconoscono infatti elementi progressivi, ma non intesi in modo tradizionale. Da qui l’aggettivo “alternative”, in riferimento anche alle sfumature di metal moderno e musica elettronica.

Veniamo all'album, “A Taste of Unknown”: che cosa rappresenta nel sentiero musicale che avete pensato di percorrere?

Potrei dire che puntiamo tutto su questo disco. Abbiamo cercato di curarlo fin nei minimi particolari per offrire un prodotto il più professionale possibile, anche grazie ad Andrea Torretta, ossia il “sound engineer” che ha curato tutto il processo di registrazioni, sino al master finale.

 Qual è l'anima del disco? Ha carattere concettuale?

In effetti “ATOU” è un concept album. Si tratta della narrazione di un’esperienza pre-morte a seguito di un incidente: numerose testimonianze da parte di chi ha sperimentato tale “viaggio” hanno permesso di identificare 9 passi, dalla perdita di conoscenza sino al risveglio e alla consapevolezza di aver vissuto qualcosa che può cambiare la propria vita. Ogni canzone, a parte l’intro “Waving steps”, rappresenta appunto uno di questi 9 momenti che scandiscono tale esperienza.

 Che importanza hanno per voi le liriche?

Per questo album in particolare direi fondamentale, vista la scelta di costruire un “concept”. In questo caso, è nata prima l’idea generale della storia, quindi abbiamo scritto i testi ispirandoci a tale tematica: è stato, per certi versi, più facile rispetto al creare un album composto da tracce indipendenti tra loro.  In generale, reputo le liriche molto importanti, perché permettono di esprimere e condividere le tue sensazioni più profonde.

 Parliamo un po' della produzione: che tipo di rapporto esiste con Andrea Torretta?

Conosciamo Andrea da molti anni: oltre ad essere un ottimo ingegnere del suono è un grande chitarrista, ed è proprio in quest’ultima veste che l’abbiamo conosciuto un po’ di anni fa (coi Daedalus, prog band genovese). Lavorando con lui per questo album, abbiamo avuto la conferma delle sue competenze musicali - davvero elevate! - oltre che, ovviamente, della sua grande disponibilità e passione.

 Avete pianificato una pubblicizzazione live di “A Taste of Unknown”?

Ovviamente siamo sempre alla ricerca di nuove possibilità di suonare dal vivo, ma purtroppo è molto difficile, soprattutto per una band che suona pezzi originali non proprio immediati per l’ascoltatore medio… Il 15 novembre scorso abbiamo presentato ufficialmente il disco all’Angelo Azzurro Club di Genova e per il 2014 abbiamo già qualche data fissata, ma esclusivamente in territorio genovese.

Provate ad esprimere un desiderio... realistico per l'immediato futuro?

Avere la possibilità di portare la nostra musica a chi ancora non ci conosce, magari anche fuori dall’Italia. Non è facile ma… ci proveremo!


BIOGRAFIA UFFICIALE

I DarkUpside nascono nel 2011 con l’intento di proporre un alternative metal con sfumatu- re progressive: sin dal primo demo di 4 brani è chiara l’intenzione di proporre qualcosa di leggermente diverso dagli stilemi del genere. All’esordio, la formazione è composta da quattro elementi, ma ben presto la band diventa un trio, trovando così il proprio equilibrio e il definitivo assetto: Diego Cazzaniga (chitarra, voce e programming), Davide Incorvaia (batteria e programming) e Davide Di Marco (basso e e voce). Attualmente i DarkUpside sono impegnati nell’attività di promozione e nella dimensione live, nella quale propongono il loro primo full-length “A Taste of Unknown” (2013) dove, parafrasando una celebre citazione cinematografica, danno il loro benvenuto nel “Dark Upside”. A Taste of Unknown, registrato e mixato presso lo studio di Andrea Torretta, è un “assaggio di ignoto”, Nove passi suddivisi nelle dieci tracce del full length che compongono il quadro di un concept particolare. Nove capitoli alternative/prog in cui si possono apprezzare le varie influenze della band (dai Porcupine Tree ai Foo Fighters, dai Rush ai Faith no More, dai Fates Warning agli Alter Bridge). A tale proposito i DarkUpside e l’ex singer Luca Asfalto sono stati selezionati con il brano Working Man per “Silent Echoes: A Tribute to Rush”, omaggio ai Rush uscito l’11 giugno 2012, dove partecipano le migliori tribute band al trio canadese provenienti da tutto il mondo.

LINE UP

Diego Cazzaniga-chitarra, voce e programming
Davide Incorvaia -batteria e programmino
Davide Di Marco-basso e voce

I DarkUpside sono presenti su tutti i principali social network: