venerdì 30 gennaio 2009

Marillion


I Marillion sono un gruppo neoprogressive britannico fondato ad Aylesbury, Inghilterra nel 1978.
Il gruppo si costruì, fin dall’inizio negli anni ‘80, una solida fama in patria grazie a numerosi concerti in locali di primo piamo come il londinese Marquee Club.
Dopo una serie di cambiamenti di line-up, la formazione con Steve Rothery (chitarra), Mark Kelly (tastiere), Fish (Derek William Dick, voce), Pete Trewavas (basso) e Mick Pointer (batteria) ottenne un contratto con la EMI e, dopo il primo singolo Market Square Heroes (1982), incise l’album Script for a Jester's Tear (1983), un lavoro ancor oggi molto amato dai fans per le sue atmosfere ora cupe, ora sognanti, sottolineate dai testi poetici di Fish e da musiche che ricalcano i maestri del genere (soprattutto Genesis ma anche Camel, Yes).


Dopo l’uscita dell'album il gruppo operò l’ultimo cambiamento di formazione, sostituendo Pointer con Ian Mosley, batterista noto nell’ambiente rock inglese per le sue collaborazioni, tra gli altri, con Steve Hackett.
Con questa formazione i Marillion incisero il successivo Fugazi (1984), che confermò e accrebbe i loro consensi anche fuori dalla patria.
Il maggiore successo fu però il terzo lavoro, il concept Misplaced Childhood (1985), che diede loro la fama planetaria trainato dal singolo Kayeleigh, un brano di facile presa commerciale che li fece conoscere ben oltre la ristretta cerchia degli amanti del prog.
I Marillion con Fish alla voce (4 album) sono generalmente accostati a gruppi di rock progressivo classico come Genesis, V.D.G.G., e Pink Floid.
Dopo l’abbandono del frontman scozzese il gruppo lo sostituì con Steve Hogarth(H), cantante, tastierista e compositore, con il quale finora ha sfornato 10 album in studio allontanandosi progressivamente dall’impostazione classicheggiante e avvicinandosi all’indie rock con venature psichedeliche.
Dal primo album dell’era H, Season End (1989), un disco che risente ancora dei lavori precedenti (parte delle composizioni erano già state provate con Fish), nel corso degli anni la produzione dei Marillion si è via via spostata prima verso atmosfere marcatamente pop (Holidays in Eden), poi verso ricerche in altri campi del rock. Album considerati eccellenti dai fan sono in particolare Brave (1993) e Marbles (2004).
Nel 2007, con Somewhere Else, i Marillion, che da un decennio non sono più nell’orbita delle major discografiche ma autoproducono i propri album (in passato hanno utilizzato la forma del pre-finanziamento attraverso il sito internet http://marillion.com/), sono tornati dopo tantissimo tempo nelle classifiche inglesi e di mezza Europa.

Kayleigh




Citazione d'autore:

"L'ambizione è una sorta di lavoro" (Gibran Khalil)



giovedì 29 gennaio 2009

Angie Stone


Angela Laverne Brown, meglio nota col nome d’arte di Angie Stone, nasce a Columbia il 30 gennaio del 1961.
Il suo esordio nel mondo della musica risale all’inizio degli anni ‘80, quando appena ventenne, col nome di Angie B, fa parte del trio femminile The Sequence, uno dei primi gruppi funk/hip hop a riscuotere un discreto successo nelle classifiche americane di musica nera del tempo. Successivamente collabora con il gruppo hip hop old school e elektro funk dei Mantronix e in seguito anche con Lenny Kravitz come corista e sassofonista.
Negli anni ‘90 entra a far parte del gruppo R&B Vertical Hold con cui pubblica due album: A Matter of Time (1993) and Head First (1995).
Nel 1996 si unisce al gruppo dei Devox e con questi scrive e registra Devox Featuring Angie B. Stone, pubblicato solo in Giappone nello stesso anno. Intanto collabora con D’Angelo alle liriche di alcuni brani dei due acclamati album Brown Sugar (1995) e Voodoo (2000), e lavora come corista per i suoi concerti.
Il suo album di debutto, Black Diamond, viene pubblicato nel Settembre del 1999 con l’etichetta Arista Records.



Successivamente, nell’ottobre del 2001 pubblica Mahogany Soul, e Stone Love nel Luglio del 2004, entrambi con la J Records.
Nel 2003 partecipa a alcuni brani della colonna sonora del film The Fighting Temptations, in cui ha anche recitato.
Nel 2005 pubblica una raccolta dei suoi successi Stone Hits: The Very Best of Angie Stone.
In pubblicazione dal 19 ottobre 2007 il suo nuovo album su etichetta Stax.
Diana Ross ed Aretha Franklin ispirano The Art of Love & War.
Il primo singolo estratto, Baby, vede la collaborazione di Betty Wright.
Ha due figli, una femmina e un maschio, avuto dallo stesso D’Angelo, di cui è stata per molti anni compagna negli anni ‘90.

Life Story




mercoledì 28 gennaio 2009

Alice Cooper


Vincent Damon Furnier, in arte Alice Cooper, nato a Detroit il 4 febbraio del 1948, è uno dei personaggi più ambigui e discussi nella storia della musica rock.
I suoi concerti sono autentici rock show assolutamente spettacolari.
Le sue performance live sono famose per la presenza delle scenografie all’insegna del macabro e del demoniaco.
Sin dagli inizi usa il corpse paint, trucco facciale per accentuare ulteriormente questa essenza “oscura”.


E’ considerato tra i più importanti esponenti dello shock rock del quale è anche l’assoluto inventore avendo realizzato questo genere di performance sin dalla fine degli anni sessanta.
I suoi testi contengono elementi prettamente di genere horror seppure spesso con tocco ironico; tuttavia non si è mai esclusivamente limitato a questo ambito, cementando il suo stile con feroci accanimenti contro la bigotteria e la falsità della società americana.
La sua carriera quasi quarantennale è costellata di innumerevoli successi (tra i quali vale la pena di citare, tra gli altri,”Killer”, “Billion Dollar Babies”, “Welcome to My Nightmare”, “Alice Cooper Goes to Hell”), ma anche di clamorosi flop commerciali dai quali si è sempre saputo risollevare soprattutto dalla metà degli anni ‘80 con album quali:”Raise Your Fist And Yell” del 1987, il grande successo di “Trash” del 1989 con i singoli “Poison” e “Bed of Nails” che hanno scosso le classifiche di quegli anni.
Gli inizi degli anni ‘90 lo vedono alle prese con un album nel quale potrà vantare la presenza di collaborazioni con i più grandi esponenti della musica metal e hard rock tra cui Steve Vai, Joe Satriani, Vinnie Moore, Slash, Ozzy Osbourne e l’inseparabile Stef Burns.
È tuttora in fervida attività.
La sua musica e la sua presenza scenica hanno avuto un enorme influenza su innumerevoli artisti rock e pop, nonché su gruppi heavy metal come W.A.S.P., Guns N’ Roses, King Diamond, Twisted Sister, Motley Crue e tantissimi altri.


lunedì 26 gennaio 2009

Uriah Heep



Gli Uriah Heep sono un gruppo rock inglese nato agli inizi degli anni settanta.

In origine il nome della band era The Stalkers, mutato poi in Spice e successivamente, dopo l’aggiunta delle tastiere (prima Colin Wood poi Ken Hensley), in Uriah Heep, nome suggerito dal loro manager Gerry Bron, preso in prestito dal personaggio presente nel romanzo di Charles Dickens, David Copperfield.
Le prime formazioni comprendevano Mick Box (chitarra), David Byron (voce) e Paul Newton (basso) come elementi principali del gruppo che cambiava continuamente batteristi, fin quando nel 1970 uscì il primo lavoro chiamato Very ‘eavy…very umble, dove alla batteria si avvicendarono prima Ollie Olson (poi batterista con Elton John che in più era un carissimo amico di David Byron) e poi Alex Napier.
Nel 1971 esce Salisbury, un’opera rock monumentale, soprattutto per la suite omonima di 16 minuti suonata insieme ad un’orchestra di 24 elementi che conclude grandiosamente il disco.
Da notare anche Bird Of Prey, sicuramente progenitrice di tutto un genere che dalla fine degli anni ottanta verrà definito come Epic Metal.
Una caratteristica della band è sicuramente l’intrecciarsi delle voci che formano melodie d’effetto, metodo molto usato soprattutto nei primi anni sia per pezzi più “Prog” che per quelli più rock come nel bellissimo Medley Rock and Roll dell’album Live (1973).
Sempre nel 1971 esce Look At Yourself: il suono della band diventa sempre più pesante (Look At Yourself, Shadows of grief) e in certi casi anche “sporco” (Tears In My Eyes, Love Machine), ma nel disco sono presenti anche tracce come July Morning (con un assolo di moog di Manfred Mann) e What Should Be Done, splendido esempio del loro lato più soft.
In questi anni gli Uriah Heep sono guidati dal multi-strumentista Ken Hensley che oltre a suonare organo, pianoforte, moog, etc. e cantare, si offre come seconda chitarra (principalmente Slide) per molte canzoni di impatto più violento.

Nel 1972 esce quello che viene definito da molti il capolavoro degli Uriah, Demons & Wizards, album nel quale non troviamo più né Paul Newton né Ian Clarke (batteria) che sono stati rimpiazzati dall’ex-bassista di Keef Hartley, Gary Thain e dal batterista Lee Kerslake.
La band trova così la sua formazione più classica con cui registrerà anche The Magician’s Birthday (1972), Live (1973), Sweet Freedom (1973) e Wonderworld (1974.
Nel 1975 Gary Thain verrà escluso dal gruppo in favore di John Wetton (King Crimson e molti altri gruppi) a causa di problemi con l’eroina, di cui Gary abusava continuamente e che lo portò alla morte lo stesso anno.
Il gruppo proseguirà sino ai giorni nostri , con alterne fortune.
Mick Box risulta l' unico presente in tutte le line up.

Wizard



Citazione d'autore:

"Non conosco eccezione alla regola che comprare il latte è meno costoso che avere una vacca." (Samuel Butler)


venerdì 23 gennaio 2009

Patti Smith



Patti Smith nasce a Chicago, il 30 dicembre 1946.
É soprannominata la sacerdotessa del rock.
A ventotto anni entrò nel mondo della musica, dapprima con timidi readings di poesia e suoni (con il chitarrista Lenny Kaye) poi con carbonari singoli di etichette indipendenti, infine con un album prodotto da John Cale.
Horses del 1975 fece epoca: per la voce passionale e inebriata, per la visionaria qualità poetica (dylaniana, morrisoniana per certi versi) e per il taglio della sua musica , un nudo rock elettrico che qualcuno chiamò “punk”, anche se quel termine avrebbe preso poi un’altra piega con l’avvento dei Sex Pistols e delle band britanniche.
Per quattro anni, fino al 1979, Patti fu regina del rock più intelligente e nuovo, ammaliando i critici ma visitando anche le classifiche (“Because the Night”, scritta con Bruce Springsteen) e riuscendo a mantenere credibilità nei passaggi più spericolati, come quando nelle note al quarto album, Wave, inserì una foto di Papa Luciani e la scritta “la musica è riconciliazione con Dio”.



Nel 1979 dopo un trionfale tour italiano, Patti Smith annunciò a sorpresa il suo ritiro dalle scene.
Sposò Fred ‘Sonic’ Smith, chitarrista degli MC5 e per quasi un decennio fece la moglie, la mamma, nel guscio caldo della famiglia.
Nel 1988 pubblicò un disco gradevole ma sospeso a mezz’aria, Dream of Life, a cui seguirono altri anni di silenzio.
Negli anni novanta il paesaggio cambia drasticamente.
Patti perde il fidato pianista Richard Sohl e Robert Mapplethorpe, compagno della bohème giovanile, il fratello Tod e soprattutto il marito Fred, morto per un attacco di cuore.
Torna allora a fare musica e completa l'album che con Fred Smith da tempo progettava. Lo chiude nel 1996, con il nome di Gone Again.
Negli anni successivi continua con una produzione regolare e frequenti incursioni sui palcoscenici di tutto il mondo.
Le sue canzoni continuano a mirare ai dolori e alle follie del mondo: l'invasione cinese del Tibet, la morte di Ginsberg e Burroughs, il Vietnam, Madre Teresa e il mito di Ho Chi Minh, a cui Patti dedica il suo album del 2000, Gung Ho.
Il disco inedito più recente è Trampin’ (2004)), con una piccola apparizione della figlia Jessica.
Tra i brani contenuti anche "Radio Baghdad", improvvisato in studio con il suo nuovo compagno Oliver Ray, in cui immagina una mamma irachena che canta una ninna nanna al figlio una notte, mentre cadono le bombe.
Infine, nel 2005, in occasione del trentesimo anniversario del suo primo album Horses, pubblica una versione nuova dell'album che comprende due cd: il primo è lo stesso di trent'anni fa rimasterizzato e il secondo è l'intero album suonato dal vivo alla Royal Festival Hall di Londra con una band rivista: oltre ai "soliti" Lenny Kaye, Jay Dee Daugherty e Tom Verlaine, Tony Shanahan prende il posto dello scomparso Richard Sohl al pianoforte e va sottolineata la presenza di Flea( R.H.C.P.) al basso.
Nel 2006 entra a far parte della Rock and Roll Hall Fame.

Because the Night




giovedì 22 gennaio 2009

Ten Years After



I Ten Years After furono un gruppo rock inglese attivo tra il 1965 ed il 1973, anno in cui il chitarrista Alvin Lee abbandonò la band.
Appartengono alla stagione d’oro del blues-rock inglese.
Il gruppo si chiamava originariamente Jaybirds e nel 1961 sbarcavano il lunario ad Amburgo, come fecero in quegli stessi anni i Beatles.
Quando esordirono, suonavano ancora nello stile del blues di Chicago, condito da ritmi jazz. Figure principali erano il chitarrista Alvin Lee, l’organista Chuck Churchill e Leo Lyons.
Ten Years After (Decca Records, 1967) è considerato l’album più originale, ma il gruppo trovò il successo con il live Undead (Decca Records, 1968), forte della prima versione di Going Home.
A Space in Time del 1971 un amalgama di generi: blues, rock’n roll e rock psichedelico.
In origine A Space in Time doveva essere un best-seller anche grazie al pezzo I’d Love to Change the World, l’unico singolo prodotto nel 1971 e trasmesso dalle radio statunitensi, forse il brano più conosciuto dei TYA, dove convivono chitarra elettrica e chitarra acustica.
A Space in Time é il lavoro in cui Alvin Lee trovò maggiore spazio per mettere in mostra la sua capacità alla chitarra.

Qualcosa in più sul famoso chitarrista.


Alvin Lee è ancor oggi conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per la sua incredibile velocità d'esecuzione.
Alcuni critici hanno detto di lui: "Le sue dita si muovono come un lampo, è come vedere e sentire sette chitarre".
Memorabili le Jam da lui suonate con Hendrix e la Joplin.
Nato il 19 dicembre 1944 a Nottingham, in Gran Bretagna, iniziò all’età di 13 anni a suonare in band locali. A 15 anni lui e l'amico Leo Lyons formarono il nucleo della band che successivamente prenderà il nome Ten Years After..
L’apice della popolarità arriva dopo l’uscita del film "Woodstock" che documenta l'affair Ten Years After al festival del 1969, con le ormai leggendarie performance del chitarrista.
Nel 1973 Lee cominciò a seguire dei prodotti come solista: il disco "On The road to freedom" con il cantante gospel Mylon Le Fevre e un gruppo di rockstar come ospiti, tra cui George Harrison, Ron Wood e Steve Winwood.
Altre comparse famose si trovano nel successivo "In the light" (1974) con il sax di Mel Collins dei King Crimson.


Negli anni a seguire Lee crea un trio etichettato come Ten Years After per tre album, ma la formazione originale si ricompone con successo solo nel 1989, nonostante Lee continui a lavorare anche come solista.
Nel 1998, i quattro membri del gruppo trovano un nuovo manager e dopo un riuscito tour nel Brasile e la partecipazione a vari festival europei, nello stesso anno esce "Solid Rock".
Alvin Lee continua a far volare le dita sulla sua chitarra e sono frequenti le sua apparizioni in Italia.

Formazione:

Alvin Lee - voce, chitarra
Chick Churchill - tastiere
Leo Lyons - basso
Ric Lee - batteria, percussioni

Love Like a Man




Citazione d'autore:

"L'unica differenza tra un capriccio ed una passione che dura una vita è che il capriccio dura un po' più a lungo." (Oscar Wilde)


mercoledì 21 gennaio 2009

Hawkwind


Gli Hawkwind (il nome significa Vento del Falco) sono un gruppo space rock inglese formato nel 1969 dal leader storico Dave Brock ed ancora in attività, sebbene Brock sia l’unico rimasto del complesso originale.
Nel gruppo suonò per qualche tempo Lemmy Kilmister, in seguito fondatore dei Motörhead.
Note sono le reminiscenze occulte della band, che come i “cugini” Black Widow, il gruppo elabora testi e musiche spesso legate al mondo dell’oscurità.
Un singolare aspetto della band, testimonia il loro culto religioso, legato all’idolatria del demone Astaroth.
Gli Hawkwind godono di una vasta discografia; tornano alla ribalta durante la seconda metà degli anni ‘90 sotto la supervisione e la produzione della Black Widow Records di Massimo Gasperini, oggi considerata la più estrema delle etichette italiane.


Durante gli anni ‘70, gli Hawkwind collezzionarono numerosi tours in tutto il globo, eventi dal vivo caratterizzati dalla loro durata, interminabili concerti di 3-4 ore, suite lunghissime prolungate fino allo sfinimento agonizzante dei musicisti e del pubblico che alla fine “crollava” sotto l’incessante vortice di suoni, luci, sinistre coreografie, droghe allucinogene, in auge fra gli artisti e le masse giovanili dell’epoca.
Oggi gli Hawkwind sono considerati un cult-rock di indubbia grandezza, protagonisti nella nascita dell’ hard rock psichedelico, per certi aspetti concomitante allo “space rock underground” dei Gong di Daevid Allen.


Silver Machine







Citazione d'autore:
"La logica non trionfa sempre nel mondo e rare volte nelle assemblee." (Marco Minghetti)

martedì 20 gennaio 2009

John Mellencamp


John Mellencamp è conosciuto per una lunga carriera di successi avuti negli anni 80, e per il suo ruolo come organizzatore dei concerti benefici Farm Aid.
Vive a Bloomington, nell’Indiana, ed è sposato con l'ex modella Elaine Irwin Mellencamp.
Dopo una giovinezza travagliata, all’età di 24 anni decide di provare a sfondare nel mondo della musica, si trasferisce a New York, e firma il suo primo contratto.
Il suo agente DeFries (lo stesso di Bowie) insiste perché il primo album ,Chestnut Street Incident, una raccolta di cover, sia registrato con lo strano nome di Johnny Cougar, una mossa fatta all’insaputa e contro la volontà di Mellencamp.
L’album è un insuccesso e Mellencamp perde il suo contratto con la MCA Records.
Firma un nuovo contratto con l’etichetta Riva Records e registra nel 1978 A Biography, non edito negli USA, che però gli frutta un hit in Australia ("I Need A Lover"), che la Riva decide di aggiungere al suo album successivo, John Cougar (1979).

Dopo un altro album per la Riva, Mellencamp firma con la Mercury Records e registra l'album con cui si fa conoscere, American Fool, nel 1982.
I singoli "Hurt So Good" e "Jack and Diane" permettono all'album di scalare le classifiche.
Con questi successi al suo attivo, Mellencamp insiste per cambiare il suo nome in John Cougar Mellencamp, compromesso tra il suo nome d'arte e il suo vero nome, per l'album che esce nel 1983, Uh-Huh, che si dimostrerà un successo ed entrerà nella top-10 delle classifiche, collezionando parecchi singoli di successo, tra i quali "Pink Houses".
Apprezzati dalla critica e dai fans "Scarecrow" uscito nel 1985 (contiene la famosa "Small town"), ed il bellissimo "The Lonesome Jubilee" (1987) caratterizzato da atmosfere rock-folk.
Mellencamp, che ha sempre proclamato idee di sinistra, partecipa al tour "Vote for Change" per le elezioni presidenziali del 2004.
Nel 1994 è colpito da un infarto che tuttavia non ne rallenta l'attività artistica.
L'artista americano ha pubblicato numerosi lavori negli ultimi quindici anni, tra i più riusciti Human wheels nel 1993 e Freedom's road uscito nel 2007.
L'ultimo album, dalle atmosfere più intimiste, è "Life death love and freedom" uscito nell'estate 2008.

Small Town



Citazione d'autore:

"Una parola muore appena detta: dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento comincia a vivere." (Emily Dickinson)

lunedì 19 gennaio 2009

Heather Nova


Heather Nova è nata il 6 Luglio 1967 nei Caraibi.

Sua madre è canadese e suo padre è nativo delle Bermuda.
Nova ha passato gran parte della sua infanzia a navigare con la famiglia (ha anche una sorella ed un fratello Mishka, cantante reggae).
Ha iniziato a suonare la chitarra ed il violino in tenera età, ed ha scritto la sua prima canzone a 12 anni.
La sua famiglia si trasferì nel New England dove lei ha frequentato la Putney school a Putney, nel Vermont.
Dopo il diploma nel 1983 Heather si è iscritta alla Rhode Island School of Design) dove si è laureata nel 1989.
Dopo la laurea si è trasferita a New York (dove ha cercato un' etichetta senza successo, presentando delle demo).
Si è quindi trasferita nuovamente, ma stavolta a Londra.
Nel 1990 ha pubblicato il suo primo album, Heather Frith un EP. A quel tempo non aveva ancora cambiato il suo nome.
L'avrebbe fatto piu in la. Infatti nel 1993 il nuovo nome debutta con l'EP Spirit in You e l'acclamato album Glow Stars.
Il successo di questo secondo EP la porta, nello stesso anno, a pubblicare il primo album live, Blow, pubblicizzato poi con un tour europeo.


Nel 1994 ha pubblicato, come dicono in molti, il suo lavoro migliore, l'album Oyester che la porta in tour per piu di due anni.
Nel 1995 un altro album live, Live from the Milky Way.
Sire, il seguito di Oyester è stato pubblicato nel 1998.
Dopo la pubblicazione di Siren e un tour mondiale per promuoverlo, Nova fara una pausa, presenziando però in molti show televisivi.
In questo periodo Heather Nova pubblica molti singoli che vengono eseguiti in America, in Europa e in Canada.
Nel 2001, con la pubblicazione di South è tornata nella scena musicale con un' apparizione nella colonna sonora del film Serendipity, con alcuni video, e con la collaborazione con la band svedese Eskobar, con la canzone Something new.
Nel 2003 arriva Storm e nel 2005 Red Bird.
Nel dicembre del 2005 Heather Nova pubblica un EP, Togheter as One, per supportare la Bermuda Sloop Foundation.
Nel 2002 ha prodotto un libro di poesie di 72 pagine intitolato The Sorrowjoy. Un album con lo stesso nome uscirà nel Marzo 2006 dove Nova legge le sue poesie con un sottofondo musicale.
Nel settembre 2008 ha annunciato che pubblicherà un nuovo album che uscira ad Ottobre chiamato The Jasmine Flower.


London Rain







Citazione d'autore:

"Soltanto chi non ha bisogno né di comandare né di ubbidire è davvero grande." (Johann Wolfgang Goethe)

venerdì 16 gennaio 2009

Rainbow


I Rainbow furono un importante gruppo di hard rock inglese degli anni settanta, fondato da Ritchie Blackmore.
Appartengono alla medesima area di gruppi come Deep Purple, Whitesnake o Black Sabbath; spesso annoverati fra i padri fondatori dell’heavy metal, questi gruppi arrivarono a tratti ad avvicinarsi all’art rock e al progressive.
Analogamente a quanto accadde ai Deep Purple e i Black Sabbath, i Rainbow ebbero una carriera molto tormentata, caratterizzata da moltissimi cambiamenti di formazione; la formazione “classica” viene spesso identificata dai seguenti nomi: Ronnie James Dio (voce) Ritchie Blackmore (chitarra) Cozy Powell (batteria) Jimmy Bain (basso) Tony Carey (tastiere).
Dopo nove album in studio e due celeberrime incisioni live, nel 1975 Ritchie Blackmore decise di abbandonare i Deep Purple e di fondare un gruppo proprio, la cui formazione fu presa interamente dalla band americana Elf.


Questa band aveva realizzato, tra il 1972 e il 1975, tre album di hard rock non eccelso, ma impreziosito dalla straordinaria voce del cantante, Ronald Padovano, in arte Ronnie James Dio.
Il primo nucleo dei Rainbow contava Dio alla voce, Blackmore alla chitarra, Micky Lee Soule alle tastiere, Craig Gruber al basso e Gary Driscoll alla batteria, e incise per l’etichetta Oyster l’album Ritchie Blackmore’s Rainbow (1975).
Tutti i brani dell’album portano la firma di Blackmore e Dio; spiccano Catch the rainbow, The temple of the king e il monumentale riff di Man on the silver mountain.


The Temple of the King



Citazione d'autore:

"Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la vera felicità." (Aristotele)



martedì 13 gennaio 2009

Intervista a Jerry Cutillo



Da un po’ di tempo mancano dal blog le interviste che tanto mi divertono.
Anche in questa occasione, semplici quesiti riescono a completare l’immagine di un personaggio, di un gruppo, di un modo di vivere.
La mia cavia odierna si chiama Jerry Cutillo, leader di OAK, gruppo romano ascoltato alla Convention dei Jethro Tull ad Alessandria.
In linea generale posso dire che le domande fatte a Jerry, così come in passato quelle sottoposte a Lincoln Veronese e Giacomo Lelli, o più recentemente le testimonianze di Lorenzo Costantini, ovvero musicisti e non solo musicofili, raccontano di vite in cui io mi ritrovo, gusti musicali simili, modi di pensare affini, che hanno come denominatore comune la musica dei Jethro Tull.
Tornando a Cutillo, l’idea che mi sono fatta è quella di un musicista “aperto”, non fossilizzato su un filone particolare, a proprio agio sul palco, in bilico tra voce e differenti strumenti, ma molto sensibile agli aspetti più reconditi, legati alla parola “musica” .
Credo che ogni persona al mondo, indifferentemente dall’età , ceto sociale ed educazione, subisca il fascino di una melodia o di un ritmo, elementi che conducono alla “canzone cantata in compagnia” o alla necessità irrefrenabile di muoversi, ma la predisposizione alla ricezione degli stimoli musicali, la consapevolezza che il momento creativo è l’atto terminale di una situazione da “stato di grazia”, non è elemento allaportata di tutti.

Ma ascoltiamo il Jerrypensiero.

A.E. Gli OAK, alla Convention di Alessandria, hanno colpito tutti quelli come me, che ne avevano solo letto, senza aver avuto esperienza diretta. Come nasce il progetto OAK ?

J.C. Nasce 15 anni fa su mia iniziativa. Provenivo da diverse esperienze artistiche tra le quali una di notevole successo commerciale (We just, sigla di Discoring ai primi posti delle classifiche europee) ma avvertivo un forte richiamo per le atmosfere rock avanguardistiche con connotati etno-pscichedelici. Non fu affatto semplice motivare dei giovani e inesperti musicisti ( quelli appartenenti al primo line up) ad intraprendere un percorso così ambizioso ed impegnativo. Neanche l’inserimento nel repertorio di alcuni brani dei Jethro Tull (in quegli anni peraltro caduti in disgrazia ) sembrò facilitare il compito.Tuttavia in qualche modo cominciammo e, stringendo i denti, costruimmo una credibilità che si è protratta fino ai nostri giorni.

A.E. Prima di vedervi sul palco, ho avuto modo di passare qualche ora con voi, le vostre famiglie e i vostri amici arrivati da Roma, e mi è rimasta l’impressione di un forte coinvolgimento e di un “cemento”, a mio avviso tipico degli appassionati di musica. Cosa pensi di quella che io chiamo “la magia delle note ?”.


J.C. Il coinvolgimento della sera a cui ti riferisci mi è sembrato piuttosto “alimentare” anzichè “magico” o “passional musicale”. La “magia delle note” è un’altra cosa, e mi riferisco ai rituali che rappresentano il mistero della creazione e dello scopo dell’uomo nell’universo, alla trance sciamanica nelle pratiche di guarigione, ai riti che sublimano la percezione d’unione, alla partecipazione e alla condivisione di eventi altamente culturali e spirituali e al potere della musica, evocatrice di ricordi.

A.E. Sul palco pomeridiano ho visto musicisti giovani alternarsi a più “maturi”, il tutto miscelato ad elementi storici ed inossidabili. Il risultato è sempre stato ottimo e allora ti chiedo, esistono differenze tecniche marcate, tra un bassista che ha suonato a Wight (nell’occasione con cresta tricolore) ed uno che non ha avuto questa chance, o è solo la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto ?

J.C. Innanzi tutto il mio pensiero va a tutti i componenti degli OAK che non hanno potuto partecipare all’evento (e sono più di una dozzina), poi riguardo alle eventuali differenze tecniche potrei aggiungere che non sempre ci sono o sono udibili all’orecchio di un ascoltatore medio. Nel caso specifico invece del nostro spettacolo le differenze in alcuni casi si sono sentite eccome, in altri un po’ meno. Dobbiamo anche considerare il fatto che i miti a cui facevi riferimento non sono più certo quelli di una volta, comunque sia la loro brillante carriera continua a fare la differenza.Il discorso diventa invece più complesso in relazione alle chances di successo. C’è un brano dal nostro ultimo cd “Filosofisenzalibri” che è stato ispirato dalle teorie casualistiche di Jaques Monod. Tutto sembrerebbe accadere per una rete straordinaria di fenomeni che interagiscono e progrediscono orientati dal caos magmatico dell’universo. Le volontà umane ne rappresentano soltanto la cornice anche se alcune volte possono risultare determinanti. Tornando ai riferimenti musicali è indubbio che, agli albori del rock e della nascita del business musicale su vasta scala, fosse favorevole sotto tanti aspetti formare una band e intraprendere la carriera artistica .

A.E. Dal dopo Alessandria ho instaurato una fitta corrispondenza con un tuo chitarrista, Lorenzo Costantini, persona con cui parlerei per ore. Proprio ieri, mi faceva notare che tipo di energia avesse dimostrato sul palco Barlow, nonostante anche per lui gli anni siano passati.
Mi è venuto spontaneo raccontargli di come mio padre, attorno ai cinquant’anni, avesse ormai raggiunto lo status mentale di pensionato, e quindi assolutamente sedentario. Cosa comune per quei tempi. Mi riallaccio ad una domanda già fatta: è la musica che apre orizzonti infiniti, o è solo il momento storico e culturale che è favorevole ?

J.C. In base alla mia esperienza di musicista direi che principalmente è una questione di materia prima, di energia, di fantasia, di creatività, di capacità organizzativa e di coinvolgimento che rappresentano il collante che unisce e spinge verso traguardi ambiziosi.
Chi è in possesso di tali requisiti riesce a cavalcare le 7 note, a fare miracoli e a trascinare chiunque e comunque.
Certamente se si è molto fortunati e intervengono altri elementi favorevoli si diventa primi con riconoscimenti assoluti molte volte ben al di là dei propri meriti, se invece si è particolarmente sfigati l’entusiasmo scemerà con il relativo ritardo nelle gratificazioni e subentrerà un senso di forte frustrazione. Poi tra le due ipotesi ci sono anche le mezze misure che sono accettabilissime e di cui ci si può vantare ed essere ugualmente orgogliosi.

A.E. Mi sei sembrato il trascinatore del gruppo, come ogni frontman che si rispetti, e forse anche quello che più si avvicina al personaggio di Anderson, relativamente alla tipologia di strumenti utilizzati. Alla fine tua sorella mi diceva, rispondendo al mio positivo stupore: “E’ sempre stato così lui, con la musica e con le lingue…..”
Chi è Jerry Cutillo ?

J.C. Per rispondere a questa domanda dovrei essere estremamente sincero ma poi diverrebbe tutto così estremamente soggettivo….per cui preferisco tralasciare questa risposta. 
Tuttavia, per non fare scena muta posso semplicemente dire che Jerry Cutillo è quello che avete visto.

A.E. Parlando di cloni, ho ascoltato una voce che mi ha fatto ritornare a Ian da giovane, quella di Paul Forrest dei Sossity. Anche nel parlare mi sembrava uguale ed è stata una piacevole sorpresa. Cosa mi dici di Paul e Marcie, dal punto di vista musicale, visto che sulla simpatia non si può discutere ?

J.C. Riguardo alla verosomiglianza “clonica” (ho coniato un nuovo termine) di Paul rispetto a Ian Anderson….beh….dovremmo scomodare il leader massimo per un suo commento personale (che comunque molto sinteticamente c’è anche stato da dietro le quinte durante l’esibizione dei Sossity sul palcoscenico principale). Invece per quanto riguarda la simpatia sono pienamente d’accordo con te infatti ho cercato sin dal principio di mostrarmi umile e amichevole con loro (forse anche troppo perché così si rischia di diventare unprofessional) e sono stato fortunatamente ricambiato con teneri sorrisi.
Con maggior tempo a disposizione potrei anche tracciare un profilo più particolareggiato 
della loro produzione ma … pazienza !

A.E. Avete presentato un brano vostro, e se ricordo bene è il primo da te scritto.
Esiste un’attività parallela rispetto agli O.A.K. ?
E ancora... 
come dicevo, alla Convention abbiamo assistito ad una miscela di musicisti OAK, 
ma esiste uno zoccolo duro nel gruppo ?

J.C. Ho già parlato dell’intento originario della band e di come tutto questo non sia, ad oggi, cambiato di una virgola. I due aspetti del gruppo, anche se apparentemente diversi tra loro, hanno da sempre convissuto e interagito creando un tessuto musicale variegato e senza limiti. Raramente vi sono state delle separazioni tra l’attività creativa del gruppo ed il suo medesimo tributo ai Jethro ma sono state delle pause momentanee nello sviluppo naturale e identificativo del gruppo. 
Ogni percorso artistico è puntellato da capitoli che tracciano il progredire di un lavoro e quindi, introducendo la tua ultima domanda, vi sono stati tanti zoccoli duri all’interno del gruppo e tante contaminazioni e finalità che hanno contribuito alla realizzazione di numerosi obiettivi degni di nota. Le esigenze del pubblico ed il dovere professionale di offrire sempre qualcosa di nuovo e di migliore prevalgono comunque sulla monotonia. Questa spinta verso nuovi orizzonti è la materia prima su cui si basa la longevità di un gruppo e necessariamente al suo interno vi deve essere una costante trasformazione.

A.E. Come e quando nasce la tua passione per la musica ?

J.C. Nasce nella mia stanza in una giornata di pioggia. Non potendo correre giù a giocare a - football provai a far funzionare l’anonimo regalo che si trovava all’interno di un pacco dono per la Befana recapitato a mio padre da parte del suo ufficio: Una fisarmonica !! Non nutrivo alcun interesse per quell’oggetto (ho sempre preferito un genere diverso di giocattoli) ma si rivelò comunque molto efficace contro la noia di quella giornata uggiosa e malinconica e velocemente riuscii a suonare tutte le melodie riportate nel foglietto illustrativo allegato.

A.E. Quali sono i tuoi riferimenti musicali più importanti ?

J.C. Sono tanti, troppi per essere menzionati ma forse, primo su tutti, il progressive anni ’70.

A.E. Qual è l’artista/gruppo a cui sei più legato ?

J.C. Affettivamente sono molto legato ai Jethro Tull perché il caro amico che mi introdusse alla musica rock aveva “Aqualung” ed il primo volume di “Litp”. Lui preferiva ascoltare la title track di quest’ultimo e i riverberi natalizi di “A Christmas song” per cui quelle atmosfere erano già familiari alle mie orecchie. Poi una sera in Piazza Farnese, in una delle mie prime sortite urbane insieme a lui (vivevamo in periferia) ci trovammo in una piazza affollata di freaks. In un angolo le note di una chitarra coloravano la nebbia d’autunno mescolandosi al canto di una figura esile e barbuta avvolta in un pastrano.
Più tardi, sulla via del ritorno, il mio amico mi rivelò che ciò che avevamo ascoltato erano le strofe di “Aqualung”. Pochi giorni dopo acquistai l’album e mi precipitai ad ascoltarlo all’interno della mia stanza momentaneamente spoglia di mobili e suppellettili per via del riverniciamento delle pareti.
Chi ama la musica sa che cosa vuol dire l’ascolto di un vinile con un buon impianto stereo all’interno di una stanza completamente vuota ! E chi conosce bene l’album in questione sa che cosa vuol dire la sua apertura con il riff iniziale della title track. Ricordo che la prima facciata scorse via tra lo stupore causato dai suoni e l’ipnosi indotta dall’immagine sulla copertina. Poi quando voltai il vinile non feci in tempo a razionalizzare e ragionare su quanto appreso che un altrettanto stravolgente riff mi proiettò nuovamente in un'altra dimensione !

A.E. La musica è anche la tua fonte di vita o hai attività parallele ?

J.C. Lo è stata per parecchi anni con fortune alterne e retribuzioni molto dissimili. 
Ho avuto infatti esperienze di spettacoli con cifre esagerate per un playback ed altre, veramente deprimenti, di episodi di grande impegno e preparazione senza però alcuna gratificazione economica. Per cui, infine, ho cercato e fortunatamente trovato un attività lavorativa stabile ed equilibrata che tuttavia mi lascia il tempo anche per altre cose.

A.E. Come riesci a far convivere la tua passione per la musica con gli impegni quotidiani (se hai anche un lavoro fuori dalla musica).

J.C. Con molta fatica ma anche in maniera molto naturale perché la musica è qualcosa di connaturato ed imprescindibile da sempre nella mia vita.

A.E. Come è cambiato nel tempo il tuo rapporto con la musica ?

J.C. E’ semplicemente aumentata la mia capacità produttiva e finalizzatrice.

A.E. Cosa giudichi importante… il testo, la musica, entrambi ?

J.C. Direi entrambi, anche se il mio background è prevalentemente musicale, considerata l’enorme mole di dischi inglesi e americani da me ascoltata ed il relativo handicap legato al discorso sulla madre lingua.

A.E. E’ importante essere costantemente presenti per restare a galla (riferito agli artisti) ?

J.C. Sono tendenzialmente una persona schiva e faccio vita riservata (quando posso). 
Tuttavia cerco di non mancare agli appuntamenti più importanti e quando necessario mi butto nella mischia e sciolgo le briglia alla parte più solare del mio carattere.

A.E. Meglio il Vinile, il CD o l’MP3 ?

J.C. Per i miei improvvisi flashbacks preferisco ovviamente il vinile. Per i samples da usare nelle mie produzioni sicuramente il cd e per un giro con la mountain bike nel bosco il meno ingombrante MP3.

A.E. La musica deve necessariamente essere divisa in categorie ?

J.C. Sì, da quelli che non la suonano.

A.E. Esiste musica per differenti età ?

J.C. Sì, per quelli che sentono di appartenere ad una data di nascita.

A.E. Cosa cercheresti di cambiare (sempre riferito alla musica) se potessi riscrivere la tua storia ?

J.C. Questa domanda mi fa tornare in mente la riflessione di un uomo in punto di morte. 
In un primo momento rinnega l’intero corso degli eventi pensando di aver potuto fare meglio o diversamente ma poi, infine, il suo pensiero si focalizza su tutte le vicende della sua vita fino a volerle rivivere una ad una così come sono avvenute.

A.E. Immagina una tua diversa collocazione: palco ? Produzione ? Solo ascolto ?
Organizzatore ? Scrittore ?

J.C. Non vorrei sembrarti presuntuoso ma mi piacerebbe interessarmi a tutte le attività sopraelencate.

A.E. Cosa salveresti della tradizione musicale italiana ?

J.C. Alcune cose, non troppe !

A.E. Perché ci siamo innamorati, da bambini, di canzoni di cui non capivamo una parola ?

J.C. Perché per innamorarsi non servono le parole.

A.E. Blues, Progressive o Jazz ? 25) Classica, Hard Rock o Punk ?

J.C. Di tutto un pò.

A.E. Provi a gettare il seme con la nuova generazione ?

J.C. Direi proprio di si. Ho buona memoria e ricordo ancora tutti i miei maestri di musica e di vita.

A.E. Musica scaricabile da internet o…..a costo contenuto, per vie tradizionali ?

J.C. Da ragazzo ero tra quelli che gridavano “La musica si sente e non si paga !”
Purtroppo questo determinò l’allontanamento dei gruppi dal nostro paese e io fui tra i 
più penalizzati dall’isolamento determinato da quelle contestazioni.
Il mio seguente professionismo non sciolse il nodo di questa spinosa questione e a tutt’oggi questo dibattimento mi sconcerta e io rimango per certi versi contraddittorio.

A.E. Fatti una domanda a cui non ho pensato !
J.C. Perché hai una volpe tatuata sul braccio ?
La volpe, con il suo spirito di adattamento e il suo rendersi invisibile rappresenta uno
straordinario esempio d’equilibrio tra integrità e contaminazione.

A.E. Sono solito dire che mi bastano 30 secondi di ascolto per capire se non risentirò mai più un brano, o lo risentirò per sempre.

J.C. Anche per me è la stessa cosa, ma vorrei aggiungervi che, inspiegabilmente, a volte questa percezione si verifica anche prima dell’ascolto stesso. Forse, a far da collante emotivo, dipendono anche i nostri stati d’animo e le vicende nelle quali siamo coinvolti in quel determinato periodo ?

A.E. Nel mio resoconto della Convention ho messo in evidenza come sia stato, a mio giudizio, l’avvenimento di tutti, potenzialmente possibile anche senza il Re in persona. 
Il mio sogno nel cassetto parla di una giornata da dedicare ai Jethro Tull, nella mia città, Savona, con tanta gente e gli OAK, il Lincoln Quartet, la Beggar’s Farm, tanto per citare chi già conosco. Avrebbe successo, secondo te, senza i big del regno di Ian ?

J.C. Successo di pubblico o di musica ?
Con Lincoln ci conosciamo dal ’98 e abbiamo fatto insieme molti spettacoli (è stato il nostro chitarrista per diverso tempo) riguardo agli altri invece, pur non conoscendoli benissimo, sono sicuro che ci sarebbe un piacere reciproco a dividere il palco in un evento simile.


A.E. Ho notato un forte link col fan club spagnolo. C’è qualche motivazione precisa ?

J.C. Il motivo principale è che Josè e Gabriela sono artisti di caratura internazionale ed abbiamo molte similitudini sotto il profilo umano, della creatività e dell’organizzazione.
E’ stato come incontrare di nuovo dei vecchi amici perché l’intesa è stata istantanea.
Paradossalmente gli OAK sono stati l’ultima band ad essere ospitata alla loro, Convention ma la prima ad ottenere diritto di replica anche per il loro prossimo raduno.

A.E. Cosa ci riserverà in futuro O.A.K. ?

J.C. Ancora tanta musica, perchè i nostri progetti rimangono molto ambiziosi. 
Sono infatti in corso i preparativi per il “Befana party” e i 40 anni dell’uscita di “Stand up”, poi riprenderemo la lavorazione del nostro nuovo cd interamente dedicato alle tradizioni siberiane (dove confidiamo nella partecipazione di membri storici dei Jethro), cercheremo di fare il nostro meglio per promuoverlo adeguatamente con un nuovo spettacolo multimediale (siamo in contatto con la compagnia di danze etniche siberiane “Aurora Borealis”) ed infine, la prossima estate, esordiremo con la prima ufficiale convention romana dedicata ai Jethro Tull replicando subito dopo con quella spagnola.


L'intervista è stata fatta alcuni giorni prima della celebrazione di Stand Up.
Io non avevo ancora avuto modo di ascoltare i lavori di Jerry, quelli che non sanno di pregevole cover, ma sono lavoro originale.
L'ascolto mi ha... sorpreso .
Non mi aspettavo musica così unica e difficilmente collocabile in una categoria (se proprio fosse necessario
In ogni caso , fornisco gli elementi per arrivare a O.A.K.





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